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Enfatizzazione su arrivo "disperati"   versione testuale
Il vescovo di Perugia mons. Gualtiero Bassetti

(12 aprile 2011) - ''Ciò che sorprende è l'enfatizzazione mediatica dell'arrivo di queste persone 'disperate', quando ospitarle dovrebbe essere un gesto spontaneo, naturale, soprattutto per chi si professa cristiano''.(ASCA)
A dirlo è l'arcivescovo di Perugia-Citta' della Pieve e vice presidente della Conferenza episcopale italiana, monsignor Gualtiero Bassetti, delegato dei Vescovi umbri al Servizio regionale per i Migranti, nel commentare l'arrivo dei primi profughi provenienti da Lampedusa. ''Non possiamo non aprire le nostre porte a queste persone 'disperate' - prosegue - tra l'altro è un gesto che ci viene chiesto in un momento particolare dell'Anno liturgico. Ci stiamo preparando alla Pasqua del Signore. Ci sono persone e famiglie delle nostre comunità parrocchiali - evidenzia ancora - che hanno detto ai loro parroci di volersi far carico, insieme agli operatori e ai volontari delle Caritas, di accogliere ed ospitare al meglio queste persone in fuga dalle loro case alla ricerca di giustizia e di pace. E' una bella testimonianza di fede e di pedagogia della carità che non deve passare in secondo piano, rispetto a coloro - a quanto risulta sono pochi - che temono la presenza di questi disperati in mezzo a noi''.
Il presule aggiunge ''come Chiesa offriamo ai profughi, innanzitutto, un tetto dignitoso e tanto calore umano per il periodo di tempo che resteranno tra noi, secondo le nostre possibilità, dal momento che moltissime delle nostre strutture sono già al completo, per la presenza di persone che soffrono di vari disagi. Se tra i profughi c'è qualcuno che ci chiederà aiuto per integrarsi nella nostra comunità attraverso la ricerca di un lavoro onesto, di certo non ci tireremo indietro, perchè quest'opera la Chiesa la svolge da sempre''. Inoltre, monsignor Bassetti sottolinea quanto detto dal segretario generale della Cei mons. Mariano Crociata, sulla ''necessità di misure e interventi capaci di far fronte all'emergenza in maniera appropriata, che vada verso soluzioni durature e non generi e poi alimenti situazioni di parassitismo e di disordine sociale''. C'e' il rischio concreto che ''da accoglienza e aiuto si trasformi nel suo contrario, cioè di mantenere migliaia e migliaia di persone senza offrire loro una prospettiva''. Per questo anche l'arcivescovo di Perugia è del parere che ''occorre intervenire direttamente in quei paesi da cui provengono gli immigrati per contenere con lo sviluppo economico e sociale nei luoghi di partenza i flussi di immigrazione e per chi è in Italia già da tempo, gestire i processi di integrazione con la capacità di affrontare questioni complesse di carattere non solo economico e sociale, ma anche legislativo e politico''.