Ufficio Nazionale per l'educazione, la scuola e l'università della Conferenza Episcopale Italiana
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Relazione di Don Cesare Bissoli   versione testuale
Gesù educatore






 1. Per una giusta comprensione
 Iniziamo non con una premessa cui seguirebbe la sostanza del tema, ma proponiamo ciò che è centrale dell’argomento, cui seguono dei tratti illustrativi e delle conseguenze per la pratica
 
 1.1 Partiamo dal  fatto che lungo la storia della pedagogia ed educazione cristiana, dal Gesù didaskalos di Clemente Alessandrino fino ai nostri giorni, in particolare nel periodo 1950-1970), sempre si conservò nei cristiani l’aspirazione di poter riferirsi a Gesù come modello di educatore (da grande) e di educando (da ragazzo).  In questo ci dà un esempio la ricerca appassionata di Gesualdo Nosengo.  Gesù - afferma Nosengo - ci insegna un magistero incomparabile che si caratterizza per  “la serenità del rapporto educativo, l’arte di partire dal concreto,l’arte di interrogare, l’arte di correggere… Un modello accessibile, concreto, imitabile”. In fondo il Nosengo, e con lui tanti altri, finisce con il qualificare come  educativo ogni tipo di rapporto vissuto da Gesù con gli altri. Una verità suggestiva e  profonda, però portata avanti però sul filo di una inevitabile  ambiguità e ciò per una lettura non pienamente corretta  dei  vangeli,  dato che si rischia di misconoscerne o sottacerne  la vera identità del messaggio che esprimono: Gesù è salvatore o educatore? Educare è eguale a salvare? Come ci coniugano correttamente salvezza ed educazione?