Sussidio Quaresima 2013 - Il Giorno del Signore - 29 marzo - Venerdì santo 
29 marzo - Venerdì santo   versione testuale
"Passione del Signore" (Gv 18,1-19,42)
Il mistero pasquale inaugurato nel Sangue: il Venerdì santo
 
Strutturata come una liturgia della Parola, la celebrazione della Passione del Signore ruota attorno al concetto giovanneo di esaltazione: mentre il Figlio muore ucciso, egli riceve gloria dal Padre. La sua morte è la proclamazione della vittoria di Dio sul male e sulla morte come si evince dalla lunga contemplazione di Isaia sulle sofferenze del Servo del Signore che, dopo i dolori e le angosce, «vedrà la luce» (53, 11). Su questa radice così forte si innesta la solenne preghiera universale dove l’assemblea intercede per la salvezza di tutto il mondo associandosi così alla grande intercessione di Cristo morente sulla croce: nessun uomo è solo, ma è unito all’amore di Cristo che ha dato la vita per noi. Ciò che si celebra nella Parola salvifica e nell’intercessione fiduciosa si contempla nella fede attraverso il rito dell’ostensione e dell’adorazione della croce. Nel segno glorioso di Cristo innalzato, non si indulge a toni doloristici o funebri, ma si celebra la gloria della sua passione d’amore. Lo strumento della vergogna ora è portato solennemente, svelato e mostrato: è icona gloriosa della nostra vittoria e della nostra speranza. Per antichissima tradizione in questo giorno non si celebra l’Eucaristia nell’attesa di celebrarla nella notte sacramentale per eccellenza, la notte della risurrezione. Tuttavia, è prevista la comunione eucaristica: possibilità offerta a tutti per unire la propria vita al sacrificio di Cristo.
 
·         «In questo giorno in cui “Cristo è stato immolato”, la Chiesa con la meditazione della passione del suo Signore e sposo e con l’adorazione della croce commemora la sua origine dal fianco di Cristo, che riposa sulla croce, e intercede per la salvezza di tutto il mondo».
(Preparazione e celebrazione delle feste pasquali, 58)
Mentre l’assemblea radunata ascolta il testo profetico di Isaia (52, 13-53,12) sul Servo del Signore trafitto per le nostre iniquità, la meditazione della lettera agli Ebrei (4, 14-16; 5,7-9) sull’obbedienza di Cristo nella sua sofferenza e il racconto giovanneo della Passione non si limita a garantire la continuità tra “questo” e “quel” Venerdì santo, ma nell’ottica della fede riconosce nella morte cruenta di Cristo la sua origine e adorando il legno della croce riconosce i frutti di salvezza che scaturiscono da quell’albero di vita.
Tale consapevolezza deve poter emergere nella prassi celebrativa con alcune attenzioni concrete.
 
-          La proclamazione della Parola di Dio sia veramente “liturgica” attraverso la scelta di ministri preparati nella lettura dei testi biblici e nei canti previsti. Dove ciò è possibile, non si accantoni la possibilità dell’esecuzione in canto del testo della Passione dandogli così il giusto peso celebrativo. L’omelia, per quanto breve, non venga omessa e contribuisca a irrobustire la fede dei credenti nel dono d’amore di Dio in Cristo.
-          L’ostensione e l’adorazione della croce sia svolta «con lo splendore di dignità che conviene a tale mistero della nostra salvezza» (Preparazione e celebrazione delle feste pasquali, 68). Dopo l’ascolto e la supplica, la fede della Chiesa prende la forma del gesto adorante: la contemplazione con lo sguardo, l’acclamazione corale, la prostrazione nel silenzio più eloquente di ogni parola e, infine, la partecipazione di tutti attraverso il bacio o un altro gesto di intima venerazione e il canto. In una sequenza rituale, sobria e solenne ad un tempo, il corpo è protagonista dell’adorazione, le emozioni trovano il loro posto e, soprattutto nell’offerta testuale del Messale, la fede ecclesiale si esprime con accenti lirici di vera bellezza e profondità: «Adoriamo la tua croce, Signore, lodiamo la tua risurrezione. Dal legno della croce è venuta la gioia in tutto il mondo».