15 marzo
IV domenica di Quaresima   versione testuale

Colletta
O Padre, che per mezzo del tuo Figlio operi mirabilmente la nostra redenzione, concedi al popolo cristiano di affrettarsi con fede viva e generoso impegno verso la Pasqua ormai vicina. Per il nostro Signore...
 
Liturgia della Parola
2 Cr 36,14-16.19-23 Con l’esilio e la liberazione del popolo si manifesta l’ira e la misericordia del Signore.
Sal 136 Il ricordo di te, Signore, è la nostra gioia.
Ef 2,4-10 Morti per le colpe, siamo stati salvati per grazia.
Canto al Vangelo  (Cf Gv 3,16) Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito; chiunque crede in lui ha la vita eterna.
Gv 3,14-21 Dio ha mandato il Figlio perché il mondo si salvi per mezzo di lui.

In breve
L’uomo nuovo supera la struttura di punizione e condanna, per entrare nella mentalità nuova della misericordia e del perdono. L’uomo vecchio ragiona solo ed esclusivamente in termini di opposizione e inimicizia. L’unico modo per opporsi al nemico è distruggerlo; l’unico modo per opporsi al peccato è annientare, punire il peccatore; Gesù porta la novità della riconciliazione e del riscatto, per cui anche il nemico può essere amato, il peccatore perdonato, ogni persona è chiamata ad essere rinnovata e guarita. Troppo facile? Troppo comodo? Il passaggio per avere accesso al perdono è guardare a Gesù, crocifisso e innalzato: per chi vive nel suo orgoglio non è un passo agevole… diventa semplice solo per chi ha un cuore purificato.

Il popolo in esilio
L’esperienza amara del popolo in esilio diviene ammonimento per tutti i popoli, anche per noi oggi: disprezzare gli inviti del Signore a convertirsi conduce alla rovina. Tuttavia appare anche che l’ammonimento e la minaccia non sono sufficienti a provocare la conversione. La vicenda del popolo infedele e duro di cuore appare come una drammatica escalation in cui ci si precipita ostinatamente verso la rovina, pur avendo avuto il dono della Legge, pur avendo avuto il dono della profezia che attualizza la Legge, pur ricevendo l’esperienza delle catastrofi che derivano dal non ascoltare la voce di Dio. Nessuna minaccia di punizione e di condanna è sufficiente di per sé sola a distogliere dal male. Ciò che si è verificato in Israele vale anche per noi oggi.
 
L’inutilità del castigo
Guardiamo in Italia: si sono moltiplicate le sanzioni e i controlli; si sono inasprite le leggi; ma la corruzione persiste. Guardiamo nel mondo: negli ultimi decenni si sono iniziati conflitti feroci, sapendo che avrebbero portato solo distruzione e morte per molti e guadagni solo per alcuni; eppure si si sono iniziati, si sono protratti, si sono lasciati aperti senza mai concluderli. Nessun castigo, nessuna catastrofe sembra sufficiente a distogliere dal male.

La novità di Gesù
Perciò Gesù non viene per condannare, ma per salvare. Dopo la necessaria esperienza dell’alleanza antica, dopo la lezione salutare della Legge di Mosè, dopo il riconoscimento dell’ostruzione insormontabile costituita dal peccato e dalla durezza di cuore, egli viene a far compiere il salto decisivo. L’accento principale non insiste più sulla minaccia e sulla possibilità di punizione: si annuncia l’amore misericordioso del Padre, che salva chi è semplice e puro di cuore, chi si affida al suo Figlio, Gesù Cristo e rinuncia alla prevaricazione e alla forza nei confronti degli altri uomini e donne che stanno intorno a lui: i quali non sono più semplicemente “gli altri”, ma sono tutti potenziali fratelli e sorelle, tutti accomunati dalla sua infinita compassione.

La semplicità della fede
Per spiegare un accesso così diretto e facile alla salvezza si evoca l’immagine biblica del serpente innalzato nel deserto da Mosè. Esso assicurava la guarigione dai morsi dei serpenti a chiunque lo guardasse. Allo stesso modo Gesù salva dal peccato divenendo lui stesso come un maledetto, morendo della morte dei condannati. La sua croce è però anche la base della sua glorificazione, del suo essere alla destra del Padre. Partecipare alla sua gloria è semplice come rivolgere lo sguardo all’immagine innalzata da Mosè: è sufficiente credere in lui, lasciarsi amare da lui.

Lasciarsi amare da Dio
L’uomo vecchio ragiona in termini di condanna, punizione, opposizione. L’uomo vecchio rifiuta di essere amato, non vuole essere perdonato. Accettare la misericordia, l’amore, il perdono implica l’impossibilità di sentirsi pienamente autosufficienti, sciolti da ogni legame. Si entra nel circuito dell’amore di Dio, che attiva una rete di amore fraterno. Si esce da ogni schema di contrapposizione, che prevede lo scontro e la distruzione del nemico a tutti i costi. Gesù porta la novità della riconciliazione, del riscatto, della guarigione senza annientamento del nemico. La vita con lui non è più una partita a scacchi, un conto aperto di dare e avere, in cui si conteggiano minuziosamente diritti e doveri, favori dati e ricevuti; resta aperto lo spazio della gratuità e del dono.

Paura di Dio
Il mondo è amato da Dio. Il grande annuncio permea il vangelo della quarta domenica. Ma il mondo saprà lasciarsi amare? O avrà paura di perdere le certezze faticosamente autocostruite, di dover abbattere i muri e le barriere che danno senso di protezione controllabile, o avrà paura di veder svalutati tutti i beni inutili illusoriamente accumulati? “Gli uomini hanno amato più le tenebre della luce”: anche la terribile possibilità del rigetto fa parte dell’annuncio festoso. “Chi fa la verità viene alla luce”: superiamo le paure, abbattiamo le false sicurezze. Entriamo nella luce del perdono e della misericordia di Dio.