Sussidio Avvento 2013 - Per i giovani - 12 gennaio - Battesimo del Signore 
12 gennaio - Battesimo del Signore   versione testuale
Intervista
 
 
 
Mi chiamo Rocco, ho 33 anni e sono avvocato. Lavoro presso il mio piccolo studio legale a Pietragalla (PZ), mentre a Potenza sono associato a un altro collega. Nel tempo libero sono impegnato a livello diocesano e regionale nel Servizio per la Pastorale Giovanile. Sono consigliere nell’Avis regionale della Basilicata e impegnato come volontario e donatore di sangue.
 
Quanto è difficile condividere la propria esperienza di fede in ambito lavorativo?
Nel mio ambiente di lavoro è davvero complicato portare la propria esperienza di fede: il mio carattere mi consente di raccontare il mio vissuto senza timore di essere deriso, ma in giro c’è molto laicismo e, anche fra colleghi-amici, il fatto che io sia un credente e che, per esempio, partecipi alle GMG, molto spesso viene considerato come argomento per farci sopra delle battutine ironiche. Nonostante ciò, credo che sia importante raccontare quello che si vive, suscitare curiosità. Quella stessa curiosità che ha portato alcuni di questi miei colleghi-amici a seguire alcune dirette da Rio de Janeiro, durante la GMG appena trascorsa.
Per il lavoro che faccio, molto spesso vengo a conoscenza di fatti e situazioni che mi interrogano nel profondo, soprattutto quando arriva da me gente che vuole separarsi. Spesso sono situazioni al limite, in cui davvero devi fare uno sforzo per capire qual è il bene da perseguire. Non si tratta di fare compromessi con la propria fede, ma di applicarla nell’ambito umano, dove non sempre tutto è scritto e tutto è stato detto e/o interpretato. Ci sono casi particolarmente difficili da affrontare, come le esecuzioni immobiliari – lavoro come custode e delegato alle vendite immobiliari per conto del Tribunale – in cui sono chiamato ad entrare in casa di persone, madri, padri, che stanno subendo una esecuzione. Qui mi accorgo che dalla misura dell’onestà, dell’umanità e della solidarietà che riesci a dimostrare nei loro confronti, essi, nonostante la situazione, riescono a rispettare il lavoro che fai e addirittura a ringraziarti per come lo fai. L’umanità e la solidarietà non sono altro che doni che mi vengono dalla mia fede in Gesù Cristo e che viene colta e accolta dalle persone che incontri, semplicemente quando riesci a comportarti conformemente ad essa. 
 
Lavoro e preparazione al Natale sono conciliabili?
Non è semplice “gustarsi” i Tempi forti della vita cristiana, come l’Avvento e il Natale. Le scadenze a volte impellenti, gli orari di lavoro che ti portano a rientrare a casa non prima di sera.
Di sicuro non aiuta a vivere l’Avvento il fatto che la messa serale nel periodo invernale, nel mio paese venga celebrata, ad esempio, alle 17,30, ossia nel pieno dell’attività lavorativa; non aiuta il fatto che per confessarsi si debba aspettare un momento prima del Natale, perché dopo la messa serale le Chiese sono chiuse. Se riuscissi sempre a vivere in pieno questi Tempi forti, preparandomi con un’adeguata confessione, seguendo le iniziative diocesane, il tempo dell’attesa e quello del Natale verrebbero da me vissuti in pienezza, come sempre vorrei che fosse e come dovrebbe essere per ogni buon cristiano. Quanto alla parte materialistica del Natale, essa non mi appartiene perché ritengo che allontani la gente dal senso del Natale. Spesso discuto con chi perde tempo prezioso della propria vita nei negozi per pensare a cosa regalare e a chi, dimenticandosi di cosa il Natale rappresenta: l’Incarnazione del Cristo di Dio nel bambino che piange per il freddo in una mangiatoia, il Dio che entra nella storia. Questa ricchezza viene svilita e superata dalla corsa a comprare i regali. Sarebbe meglio usare quel denaro e quel tempo per aiutare chi veramente ne ha bisogno.