Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono - Domeniche - 11 gennaio - Battesimo del Signore 

11 gennaio   versione testuale

Battesimo del Signore

Giovanni d’Agostino, Il battesimo di Cristo, Fonte Battesimale, Pieve di Santa Maria, 1332-1333, Arezzo.
Giovanni d’Agostino, Il battesimo di Cristo, Fonte Battesimale, Pieve di Santa Maria, 1332-1333, Arezzo.

Con la festa del battesimo di Gesù per mano di Giovanni al fiume Giordano la Chiesa conclude il Tempo di Natale in cui ha contemplato la manifestazione del Salvatore ai figli di Israele e a tutte le genti. Quando Gesù venne battezzato, ci dice il Vangelo, i cieli si aprirono e si udì una voce che attestava la sua identità divina dinanzi agli uomini. L’invocazione del giusto con cui si è aperto il Tempo di Avvento: «Se tu squarciassi i cieli e scendessi!» (Is 63,19) ora trova risposta in Gesù, il Figlio amato nel quale il Padre ha posto tutto il suo compiacimento, e diventa un annunzio di salvezza per gli uomini di tutte le generazioni. L’umanità intera ormai può confidare nella presenza salvifica dell’Emmanuele che ha definitivamente “squarciato i cieli” per camminare con l’uomo.
Nell’opera di Giovanni d’Agostino il marmo viene messo a servizio di questo mistero che viene espresso con una delicatezza e chiarezza davvero uniche. Gesù sembra uscire da un sepolcro o comunque da una vasca molto simile a un fonte battesimale. L’artista dimostra di avere una grande capacità di rappresentare la figura umana nello spazio e quella di legare insieme, in una sola struttura, i personaggi e l’ambiente in cui si trovano ad agire, conferendo alle sue opere un forte realismo e una sostanziale unità narrativa. Ma ciò che conta di più è che nel fonte battesimale della pieve di Santa Maria ad Arezzo, databile intorno al 1332-1333, e in particolare nella Predica di San Giovanni Battista nel deserto, egli pone i personaggi evangelici entro uno spessore molto ridotto in una diversa scala di piani che regala profondità alla scena e rivela così la sua attenzione per il visibile e per la vegetazione nella sua relazione anche con le figure meno importanti rispetto al gruppo degli apostoli che fanno corona intorno a Cristo. Ogni cosa per lui ha un valore assoluto e un significato unico in rapporto al tutto.
Ogni singolo elemento è posto a servizio di un messaggio comune. In questo gioco di volumi, di pieni e di vuoti, di luce e di ombra, lo spettatore viene chiamato in causa e direttamente interpellato. Anche il suo sguardo viene come accompagnato da Giovanni Battista e dagli angeli verso il centro, cioè verso Cristo. Nel suo mistero la Chiesa contempla il disegno della salvezza giunta a pienezza e comprende il significato profondo delle parole di Isaia che la liturgia propone nella I Lettura nella Festa: «L’empio abbandoni la sua via e l’uomo iniquo i suoi pensieri; ritorni al Signore che avrà misericordia di lui e al nostro Dio che largamente perdona» (Is 55,7). Rinnovato dalla misericordia divina rivelatasi nel mistero del Verbo incarnato, il cristiano può ormai “attingere con gioia alle sorgenti della salvezza” e conoscere la sua provenienza e il suo destino, il senso del mondo e della storia. Infatti, «Cristo, che è l’Adamo definitivo e pienamente riuscito, mentre rivela il mistero del Padre e del suo amore, pure manifesta compiutamente l’uomo all’uomo e gli rende nota la sua altissima vocazione» (Gaudium et spes 22).
Raggiunto Cristo con lo sguardo e con il cuore, ogni battezzato può ripetere: «Cristo mi si è manifestato, / e certo sono un suo possesso, / un’esistenza luminosa consuma / veloce la tenebra sconfinata. / Con lui sono infine fatto uomo; / il destino è da lui trasfigurato» (Novalis, Canti spirituali). La Chiesa, infine, nata e continuamente rigenerata nei suoi figli nell’acqua del battesimo, prega Dio affinché conceda a coloro che hanno conosciuto Cristo come vero uomo, essendosi manifestato nella nostra carne mortale, di essere interiormente rinnovati a sua immagine (Colletta alternativa).