Sussidio Avvento-Natale 2014 - Giovani - 6 gennaio - Epifania del Signore 
6 gennaio - Epifania del Signore   versione testuale
Aperti ad ogni popolo e nazione

Essere aperti al vicino è il primo passo per accogliere chi è lontano e chi viene da lontano. Il contesto culturale in cui viviamo ci chiede di condividere i nostri spazi e la nostra vita con persone di diverse nazioni e culture. Non serve più viaggiare e andare lontano per conoscere realtà differenti, altri popoli, sono loro che vengono a stare con noi, condividendo la loro vita e la loro fede. A volte questo può sembrare un peso, una limitazione della nostra libertà. In realtà è un dono, è una opportunità che ci fa vedere il mondo da un’altra prospettiva che va oltre la nostra visione stereotipata delle cose. 
 

#oltreognierrore
 
Il momento più difficile per un ragazzo che sta scontando la pena in un carcere minorile è quello dell'uscita. Spesso infatti il momento che si è sognato per anni, si trasforma in delusione e fuori da quel cancello solo tanti ostacoli e tanta paura. E allora è facile commettere lo stesso errore.
Come è successo ad Alessio. Frequentando alcuni amici comincia a cercare il guadagno facile ed ecco che per uno ‘stupido errore’, in un momento si ritrova in carcere. Dopo alcuni mesi esce, ma fuori non è cambiato niente e soprattutto non è cambiato Alessio. Dopo poco tempo, è nuovamente in carcere, questa volta a Nisida, Napoli. Qui si sente solo. È lontano dalla famiglia eppure questa lontananza lo salva. Conosce don Fabio, il cappellano del carcere. Insieme agli altri volontari lo aiuta a capire che c’è speranza anche per lui e che la vita bella non è quella fatta di facili espedienti.
“Per farcela – dice Alessio - bisogna avere tanta volontà e la vicinanza di chi davvero ti vuole aiutare. Qui ho trovato chi mi ha fatto uscire, ma soprattutto chi mi ha accolto”.
È diverso uscire dal carcere avendo una speranza, un obiettivo, rispetto ad uscire senza averne uno. Così come è fondamentale ridare speranza a chi, seppur giovanissimo, non l’ha più. “È assurdo incontrare un giovane di 17 anni – racconta don Fabio - convinto che il suo destino sia segnato, convinto di sapere che se non morirà giovane passerà il resto della sua esistenza dietro le sbarre”.
Don Fabio ha 43 anni e per i ragazzi di Nisida è il prete degli ultimi, ma anche un genitore, un educatore, un amico, un fratello. Tutti lo abbracciano, gli sorridono, si confidano. Diffonde un’energia positiva, quella che ci vuole per rieducare al bello e al buono, quella che si diffonde nelle serate con i giovani della sua diocesi e che contagia tutti.