Sussidio Avvento 2013 - Per i giovani - 6 gennaio - Epifania del Signore 
6 gennaio - Epifania del Signore   versione testuale
Intervista
 
Mi chiamo Vito, ho 28 anni e studio Economia e Commercio a Bari. Sono cresciuto in una famiglia cattolica. Ho uno zio sacerdote. Da piccolo ho frequentato la parrocchia e fatto parte dell’Azione cattolica ragazzi. Prestavo anche servizio come chierichetto. Dopo la cresima ho allentato la presa: il parroco è cambiato, il gruppo si è un po’sfaldato per via di nuove frequentazioni, nuove scuole, nuovi amici.
 
Perché è cambiata la tua esperienza di fede e come la vivi oggi?
Devo dire che se dovessi indicare il momento esatto in cui c’è stata la “rottura”, non saprei farlo perché non me ne sono accorto. A un certo punto era diventato semplicemente noioso seguire gli incontri, non mi sentivo coinvolto dall’ambiente parrocchiale, ma vivevo le varie iniziative come “obblighi”. Credo che le amicizie siano determinanti a quell’età: preferivo giocare a pallone o uscire con le ragazze più che frequentare i locali parrocchiali con altri miei coetanei. Forse non sentivo davvero il ‘bisogno’ di Dio, quanto la routine e il gioco di ruoli. Ricordo che una volta una signora, una parrocchiana fervente, mi disse che non avrebbe mai permesso a suo nipote di fare il ministrante, che altrimenti non sarebbe stato un buon cattolico. Questa cosa mi fece pensare..
Non so se si può essere buoni cattolici semplicemente vivendo l’ordinarietà della fede. Mi rendo conto che a volte la messa domenicale non basta. L’esperienza fatta durante la GMG di Rio de Janeiro mi ha influenzato molto. Ha messo in discussione il mio essere credente e il modo di vivere la mia fede. Non credo di essere predisposto a far parte di un movimento o un aggregazione. A Rio però ho capito che mi piacerebbe spendermi di più nel volontariato, anche di bassa manovalanza. Molto spesso, l’importante è semplicemente esserci per gli altri. Il come si può valutare.
 
Come vivi oggi il tempo dell’Avvento e del Natale rispetto al passato?
Oggi mi manca l’atmosfera di quando ero bambino, di quando frequentavo i gruppi parrocchiali e le catechesi. Allestivamo il presepe e questo già mi dava la misura dell’attesa. Durante la vigilia di Natale il vero centro era Gesù e la Messa. Oggi continuo a vivere l’attesa, ma di certo sento di più il countdown e la commercializzazione del Natale.
Mi piacerebbe rifare alcune di quelle cose. Per esempio, andare in chiesa per recitare le lodi mattutine nel tempo di avvento, come facevo quando ero più piccolo prima di andare a scuola. Era davvero un momento di condivisione forte e anche un modo per ritagliare uno spazio per Gesù. Anche i buoni propositi sembravano più significativi.
L’impegno per questo Avvento potrebbe essere quello di portarne qualcuno a buon fine. Potrei impegnami davvero, per esempio, nel volontariato.