19 aprile
III domenica di Pasqua   versione testuale

Colletta
Esulti sempre il tuo popolo, o Padre, per la rinnovata giovinezza dello spirito, e come oggi si allieta per il dono della dignità filiale, così pregusti nella speranza il giorno glorioso della risurrezione. Per il nostro Signore...
 
Liturgia della Parola
Prima lettura Atti 3,13-15.17-19: Avete ucciso l'autore della vita: ma Dio l'ha risuscitato dai morti.
Salmo 4: Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto.
Seconda lettura 1Gv 2,1-5: Gesù Cristo è vittima di espiazione per i nostri peccati e per quelli di tutto il mondo.
Canto al Vangelo (Cf Lc 24,32): Signore Gesù, facci comprendere le Scritture; arde il nostro cuore mentre ci parli.
Vangelo Lc 24,35-48: Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno.
Spunti brevi
La comunità nuova, rigenerata dal Risorto, è capace di raccontare, di testimoniare, di dialogare, talvolta anche di denunciare apertamente. L’attitudine ad una comunicazione accogliente, umile, e insieme coraggiosa ha il suo fondamento teologico in Dio, che vuole entrare in comunione con l’uomo, che vuole parlare a tutti gli uomini “come ad amici”. La Scrittura testimonia tutti i passaggi di una lunga storia di salvezza, che è anche storia della ricerca, da parte di Dio, di un dialogo con l’uomo. L’ascolto attento e costante delle Scritture ci dà la gioia di stare nel progetto di Dio.
 
La manifestazione esterna: una comunità che racconta
Il brano evangelico si apre con i discepoli di Emmaus che tornano e raccontano il loro incontro con il Risorto: “narravano ciò che era accaduto lungo la via e come avevano riconosciuto [Gesù] nello spezzare il pane” (Lc 24,35). La capacità di raccontare, di raccontarsi, di dialogare apertamente, è una prerogativa essenziale dei discepoli del Risorto, rigenerati dalla Risurrezione. Nella narrazione è anche inclusa la spiegazione, il rendere ragione; nel brano degli Atti che ascoltiamo nella prima lettura la narrazione della Passione si trasforma in una precisa denuncia: “avete ucciso l’autore della vita” (Atti 3,15). La franchezza delle parole di Pietro, che altrimenti suonerebbero come una terribile accusa, è mitigata dal suo inserimento in una narrazione complessiva, in cui appaiono la misericordia e la benevolenza di Dio, anche nei confronti di chi ha sbagliato: “so che avete agito per ignoranza… convertitevi e cambiate vita” (Atti 3,17.19). Chi sa narrare la storia della salvezza di Dio può aprire lo sguardo dei suoi interlocutori ad una nuova speranza.
 
La ragione profonda: Dio vuole comunicarsi
La capacità di narrare per la Chiesa deriva dal contatto con il Crocifisso e Risorto, capace di far emergere nuovi significati là dove sembrava esserci solo buio e fallimento. Per la visione mondana, lo sguardo si sofferma istintivamente sui personaggi eccezionali, su chi si distacca dalla media, su chi è in grado di stupire. Agli occhi del credente, che si sforza di assumere lo sguardo stesso di Dio, ogni persona può risultare interessante, ogni vicenda di vita merita attenzione; anche nel considerare le notizie che provengono dal mondo, il criterio non è più quello dello scandalo, della violenza, dell’urlo prepotente di chi vuole monopolizzare la scena. Nella storia, umilmente, cresce il seme della Parola di Dio.
 
Il nodo da sciogliere: l’apertura alla Scrittura
Possiamo raccontare, raccontarci, interpretare la storia in cui viviamo e aprire orizzonti nuovi agli uomini del nostro tempo solamente se impariamo a confrontarci con il progetto di Dio contenuto nella Scrittura. Nella lettura assidua della Bibbia impariamo ad affrontare i problemi, a non aver paura delle situazioni ostili, a distinguere costantemente il male e il peccato (da combattere e rigettare), dalla persona che può sbagliare e ingannarsi (e che non è mai da condannare). La Parola di Gesù, che ci insegna ad amare anche i nemici, ci invita al dialogo e all’apertura verso ogni uomo, verso ogni popolo, verso ogni cultura.
Potrebbe anche succedere che in una comunità cristiana si spenga la fiamma lenta e costante del dialogo, della comunicazione. Come quando in una famiglia non ci si parla più: lo sposo non dice più nulla alla sposa, i figli non hanno nulla da raccontare ai genitori, i genitori non hanno nulla da trasmettere ai figli. Ascoltare il Risorto significa ricominciare ad ascoltare gli altri; accogliere il suo comando ed essere i suoi testimoni significa riscoprire ciò che abbiamo da trasmettere e raccontare.
 
La gioia da vivere: stare nel progetto di Dio
“Così sta scritto: il Cristo dovrà patire…”: l’evangelista Luca include con forza l’evento della croce nell’annuncio della Risurrezione. Ciò significa che possiamo trovare un punto di aggancio con ogni persona, qualunque sia la sua situazione di fragilità; ciò significa che possiamo trovare un annuncio di conversione da rivolgere ad ogni persona.