3 maggio
V domenica di Pasqua   versione testuale

Cantate al Signore un canto nuovo
perché ha compiuto prodigi;
a tutti i popoli ha rivelato la sua salvezza.
 
Antifona d’Ingresso
 
 
In questa V domenica di Pasqua, la liturgia ci invita a celebrare e rinnovare l’alleanza con il Signore, Egli è la vera vite, noi i suoi tralci; questo intimo legame di amore e alleanza si rinnova ogni volta che celebriamo il mistero del suo amore per noi.
I gesti e le parole della liturgia cristiana ci invitano a rinnovare questo legame di alleanza, in particolare attraverso la memoria dei riti battesimali, tra cui il rito di aspersione domenicale con l’acqua benedetta.
Il rito dell’aspersione è una delle possibilità rituali previste dal Messale che, in tempo pasquale, possono costituire un momento significativo della celebrazione Eucaristica. Nel Messale di Pio V, la benedizione dell’acqua lustrale era un rito staccato dalla celebrazione domenicale, veniva infatti celebrato in sacrestia e dopo l’esorcismo e la benedizione del sale e dell’acqua, ci si recava in chiesa per aspergere l’altare, i ministri e il popolo. Il rito si concludeva con un’ orazione. Dopo il Concilio Vaticano II, il rito viene inserito nell’appendice del Messale romano, con la possibilità di poter essere celebrato, in alternativa all’atto penitenziale e al Kyrie eleison, in tutte le domeniche.
Il rito attuale prevede due formulari in cui sono riportate due o tre preghiere di benedizione dell’acqua: fuori dal tempo pasquale o nel tempo pasquale. Nel secondo formulario, è prevista la possibilità di alternare delle brevi acclamazioni all’interno della preghiera di benedizione dell’acqua. Ciascun formulario è così strutturato: invito alla preghiera; l’orazione di benedizione dell’acqua; rito dell’aspersione accompagnato dal canto; orazione conclusiva. Per ben celebrare questo rito è necessaria una certa cura dei gesti e degli oggetti: il secchiello potrebbe essere riempito davanti all’assemblea, in modo da rendere visibile e “udibile” il suono dell’acqua; l’aspersorio potrebbe essere costituito da un ramoscello di alloro, di issopo o di mirto; è bene aspergere non solo i ministri e le persone vicine, ma attraversare la navata, in modo da coinvolgere tutta l’assemblea; infine, il canto che accompagna l’aspersione, è importante che sia eseguito da tutta l’assemblea mentre, le eventuali strofe possono essere eseguite da un solista o dal coro.
In questo rito, il popolo santo di Dio, ricevendo l’aspersione dell’acqua benedetta, narra il ricordo della notte beata, ravvivando lo stupore per le meraviglie di Dio: il perdono, l’alleanza rinnovata, la salvezza scaturita dal costato di Cristo, il tempio santo riedificato. Un gesto e un canto che ridestano il ricordo della Veglia Pasquale in cui il peccato di Adamo è stato distrutto: la notte in cui tutti siamo nati, l’acqua dalla quale è sgorgata una nuova vita.
Negli Atti degli apostoli si attesta che la comunità di Gerusalemme era perseverante e concorde nella preghiera insieme con Maria, la Madre di Gesù (cf At 1,12-14). Il Tempo di Pasqua comprende gran parte o l’intero mese di maggio, dedicato, dalla pietà popolare, alla Beata Vergine Maria. Diventa occasione per esprimere la gioia della Vergine di Nazaret per la vittoria del Figlio sulla morte. Per questo, si suggerisce di rivalutare la proposta fatta dalla Congregazione per il culto divino con la Lettera circolare del 3 aprile 1987 «Orientamenti e proposte per la celebrazione dell’anno mariano» (n 21), ove si dice che al termine della celebrazione eucaristica si può inserire l’invocazione finale alla Beata Vergine Maria con l’antifona Regina caeli oppure un altro canto che celebri insieme la risurrezione di Cristo e la gioia della Madre del Risorto.