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La realtà dimenticata degli italiani nel mondo (D. Locatelli)


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 5/04


LA REALTÀ DIMENTICATA DEGLI ITALIANI ALL’ESTERO
di Domenico Locatelli
Se ne conosce sempre meno della realtà pastorale degli Italiani nel mondo. Alcune considerazioni per illustrare sinteticamente la situazione del servizio pastorale per le comunità italiane all’estero.Le Chiese locali di ogni parte del mondo, pur in modo e tempi diversi, si sono mobilitate per rispondere ai bisogni religiosi degli italiani. In alcune parti non fu offerto nulla di diverso della pastorale ordinaria parrocchiale, con seguente abbandono di una buona parte di chi non comprendeva la lingua e non riusciva ad adeguarsi ad un modo di pregare che non sentiva il proprio. Nella maggior parte delle situazioni, invece, si è risposto erigendo strutture pastorali diverse ma in qualche modo adatte a educare, celebrare, assistere e accompagnare in lingua italiana. Nel mondo, per i 4 milioni di cittadini italiani e gli oltre 50 milioni di oriundi, oltre l’attività offerta dalle parrocchie di ogni dove, esistono 451 centri, parrocchie, Missioni o altro che forniscono una presenza e cura pastorale anche in lingua italiana. Nel mondo 516 sacerdoti celebrano e seguono, pur in modo diversificato, la componente italiana, di ogni generazione, che richiede un servizio religioso. Sono impegnate in questa pastorale anche 166 suore e 55 operatori laici.Metà delle forze pastorali e strutture con attenzione alle comunità italiane si registra in Europa (214) con una presenza sul territorio di oltre 2 milioni di italiani con situazioni locali disperse e diversificate ed una pratica religiosa che non supera il 5%. L’altra metà è oltre oceano: nell’America del nord (155) in Canada e negli USA per una relativamente piccola presenza di 340.000 italiani che vivono sul territorio ed una frequenza che si avvicina al 30%. Nelle altre parti del mondo le realtà pastorali italiane sono proporzionate alle comunità esistenti e soprattutto concentrate nei grandi insediamenti: 30 in Australia con oltre 150.000 italiani, 15 in Africa del sud e nel Maghreb con comunità italiane che non superano le 70.000 unità, solo 30 centri italiani in America Latina con una grossa popolazione italiana che supera il milione.La caratteristica di fondo è la stretta coniugazione con la Chiesa locale. è la prima responsabile delle componenti linguistiche, vi si fa riferimento non solo per il mandato giuridico ma anche per le linee operative, pastorali ed amministrative.Il riferimento alla Chiesa di partenza, quella italiana, sta vivendo un momento difficile, soprattutto per la mancanza di sacerdoti diocesani o religiosi che partono per le comunità italiane all’estero. Molte richieste provenienti dalle comunità e dalle chiese locali restano non esaudite.Prioritario nello sforzo degli operatori pastorali italiani all’estero, è l’impegno per la formazione di loro stessi, e dei laici della comunità. La prima generazione di italiani, fattasi ormai anziana, richiede un’attenzione alta ed impegnativa, perché richiede quasi unicamente all’organizzazione in stile italiano. Per le nuove generazioni l’impegno è comune a tutti ed è quello della evangelizzazione che domanda di rifondare la fede cristiana. Un lavoro che può trovare facilitazioni se l’affinità culturale non è trascurata.Alcuni riferimenti europeiSvizzeraIn Svizzera si contano 430.000 cittadini italiani dei quali 120.000 con doppia cittadinanza. 64 sedi di Missione. Vi lavorano 59 sacerdoti ed 1 diacono a tempo pieno, 13 a tempo parziale, 5 per altri servizi pastorali, 11 pensionati ritirati in ricoveri o a vita privata. L’età media dei missionari è di 53 anni. Delle 109 suore che vi si contano alcune continuano a svolgere attività presso le scuole materne sempre più con bambini di varie nazionalità, scuole e case di riposo senza tralasciare l’impegno di un servizio pastorale nelle missioni italiane, 13 svolgono unicamente una attività pastorale. La maggioranza delle suore ha raggiunto l’età della pensione pur continuando la collaborazione in molteplici attività di attenzione alle persone. Nelle MCI lavorano a tempo pieno 15 operatori laici. Una comunità italiana comunque in evoluzione, con la prima e seconda generazione che ha deciso di rimanere in Svizzera pur mantenendo notevoli legami con l’Italia e il luogo di provenienza. Un migliaio di nuovi arrivi per matrimonio, contratti di lavoro, studio. 40.000 pensionati sono una presenza preziosa accanto ai nipoti ai quali trasmettono lingua, affetto e cultura italiana e nelle Associazioni.GermaniaIn Germania il numero delle presenze è rimasto pressoché invariato da quando i nuovi nati non vengono più registrati come italiani nelle statistiche tedesche. Oggi si parla attorno a 700.000 persone italiane.La collettività italiana si presenta, al suo interno, sempre più differenziata con il trascorrere del tempo. I componenti della prima e seconda generazione rappresentano ancora una buona metà dell’insieme. Essi hanno conservato un forte legame con la madre patria e presentano tuttora difficoltà legate alla scarsa conoscenza della lingua tedesca e al relativo inserimento nella società. Fra essi affiorano ultimamente anche problemi di carattere finanziario, conseguenza del costo elevato della vita rispetto alle retribuzioni o alle scarse pensioni di molti componenti. La terza e quarta generazione si avviano lentamente ad un inserimento positivo sia nel mondo della scuola come in quello lavorativo. I nuovi venuti sono pochi e gran parte di essi sono inseriti nella mobilità tipica della grande industria o degli studi universitari. Non si considerano emigrati e non sono amalgamati con il resto della collettività appartenente per lo più al ceto operaio.65 Missioni italiane vedono residente un sacerdote missionario. La cura pastorale degli italiani è curata anche da 77 missionari, 30 suore e 30 operatori pastorali laici. La media dei missionari è di 63 anni.Molti missionari, pur in età avanzata, continuano ad offrire un servizio pastorale di tipo sacramentale certamente dignitoso, ma sono in grossa difficoltà nell’affrontare le nuove sfide della società e della chiesa, quali una più stretta collaborazione con le comunità locali e l’assunzione di impegni nella chiesa locale. Stesse difficoltà per il lavoro delle suore e dei collaboratori/trici laici. Buona sembra la collaborazione con le comunità locali in alcune occasioni particolari, soprattutto di carattere liturgico. Essa non è tuttavia ricercata o approfondita da entrambe le parti, ma accettata come inevitabile e a volte utileMolto ardua appare nelle comunità locali ed anche negli ordinariati la prospettiva che sacerdoti tedeschi o collaboratori/trici tedeschi si occupino anche delle comunità straniere. Il ritornello che si sente più di frequente a proposito degli stranieri è quello di una integrazione a senso unico nelle comunità locali e che solamente l’invio di personale dalla madre patria può assicurare una pastorale particolare per le comunità migranti.FranciaGli italiani in Francia sono 360.000 ed hanno una storia antica. La prima generazione è praticamente scomparsa e si parla sempre più di generazioni nate e cresciute in Francia. è una comunità stabile, pochi sono i rientri e altrettanto poche le nuove venute.Nelle grandi città come Tolosa, Grenoble, Lione, Parigi, Strasburgo, e vale per tutta l’Europa, è visibile la nuova presenza di giovani che sono temporaneamente presenti per studio e tempi di stage, così per altri italiani che sono inviati dalla propria ditta per lavoro o nella diplomazia. Che si fa soprattutto a Parigi e Strasburgo o per la soluzione ai propri problemi di salute nei policlinici di Parigi e Lione. Non è facile parlare di cura pastorale agli Italiani in Francia e, quindi, contare la presenza delle missioni che, specialmente in Francia, hanno presenze molto diversificate e non sono classificabili con un unico criterio di valutazione.Se ne possono identificare 23 di Missioni cattoliche italiane. Vi lavorano 15 preti, 4 preti accompagnatori, 6 religiose e 2 operatrici pastorali. La metà dei sacerdoti sono diocesani. I 2/3 dei missionari ha più di 70 anni, ed 1 solo ha meno di 50 anni.Anche nelle diverse missioni italiane vi sono scelte molto diverse che mettono in questione “la missione classica”: si passa da un servizio particolare agli italiani a un servizio alle comunità di origine straniera tout-court dove la preoccupazione per la comunità italiana non é più presente. Si ha la sensazione che per le nostre comunità italiane si sia giunti un poco a un capolinea seguendo un riferimento di Missione di vecchio stampo.L’età non più giovanile dei sacerdoti italiani presenti in Francia pone forti interrogativi per l’accompagnamento futuro delle comunità italiane. Il numero ridotto e l’anzianità unito alle grandi distanze, nonché il sopraggiungere di una certa stanchezza e scoraggiamento, ha messo in forte crisi i momenti di incontro, formazione, e gestione comune e solidale. Soprattutto i numeri ridotti di suore e preti sta mettendo in difficoltà una rete di comunicazioni e di interazione che sia di sostegno comune. Spesso vince una modalità individuale e di sopravvivenza.Lo sforzo della chiesa locale che sta tentando una ristrutturazione con nuovi modelli pastorali interpella fortemente le forze pastorali per gli italiani per risituarsi e condividere partecipazione e servizi pastorali necessari e utili.BeneluxIn Belgio e nel Lussemburgo i 335.000 italiani trovano un’attenzione pastorale in 27 missioni o centri italiani: vi svolgono la cura ecclesiale 21 missionari, 5 suore e 4 laici. La situazione molto secolarizzata rende particolarmente difficile l’impegno. Anche la Chiesa locale è in difficoltà sia per la mancanza di vocazioni, l’invecchiamento del clero e le nuove sfide dell’evangelizzazione che si impongono. I missionari di una certa età lavorano serenamente per i molti servizi richiesti secondo la consuetudine e con il seguito della prima generazione. Resta difficile inserirsi in modalità nuove e rispondente ad una situazione sociale, umana e religiosa molto complessa.Bruxelles, in particolare, pone la novità degli studenti e degli addetti alle strutture amministrative comunitarie. L’esigenza di proposte diverse si impone per presenze, risorse umane ed iniziative nuove e gestite in collaborazione con tutte le forze pastorali presenti sul territorio.Per l’Olanda si pone drammaticamente la necessità di un impegno che si fa attento a nuove presenze giovani e qualificate che domandano servizi liturgici, formativi e di accompagnamento in lingua italiana.InghilterraPer l’Inghilterra il rientro di un sacerdote giovane rimette in difficoltà l’insieme del corpo missionario costituito da 10 missionari fra diocesani e religiosi, la maggior parte non più giovane, e 11 suore per una presenza di oltre 160.000 italiani. Decine di migliaia di giovani studenti italiani raggiungono ogni anno il paese per apprendere l’inglese, una presenza che domanda attenzione e risposte pastorali e di riferimento adeguate.