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L'accoglienza dei circensi e lunaparchisti (P. Saviola)


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 5/04


L’ACCOGLIENZA DEI CIRCENSI E LUNAPARCHISTI
di Piergiorgio Saviola
Il Circo e il Luna Park sono stati definiti un laboratorio di frontiera per un cammino cristiano nella fraternità universale, nell’ecumenismo e nell’incontro delle altre religioni. Il Circo e il Luna Park sono infatti un mondo interculturale, interconfessionale, interreligioso per la presenza di artisti e collaboratori provenienti da ogni parte del mondo.Quanto è auspicabile avvenga nella Chiesa e nella società in genere secondo il tema della prossima Giornata Nazionale delle Migrazioni: “Il mondo come una casa: dalla diffidenza all’accoglienza”, già avviene nel Luna Park e nel Circo: un insieme di carovane attorno al grande tendone, sotto il quale tutti si riuniscono per lo spettacolo e come luogo di ritrovo lungo la giornata.Per “casa” intendiamo la famiglia e l’auspicio è che tutti gli uomini si riuniscano per formare un unico nucleo familiare. E la famiglia infatti il luogo primario e privilegiato della missione il cui stile caratteristico si traduce in gesti di accoglienza, ascolto, dialogo sincero. Sotto questo profilo il mondo dei viaggianti, dei Circhi e dei Luna Park, può essere considerato un “segno” spirituale valido per tutta la Chiesa e per tutta la comunità universale.E una famiglia unita quella del Circo e del Luna Park: infatti è un’unità che non si realizza solo nel matrimonio e tra gli sposi e i figli, ma comprende gli anziani e si apre alle persone estranee, specialmente le più indifese.L’accoglienza dei circensi e dei lunaparchisti diventa ospitalità: è normale vedere infatti seduti a tavola per il pranzo e per la cena un ospite di passaggio.E, la loro, una famiglia solidale, soprattutto nella sofferenza, sia essa determinata dalla malattia o da rovesci di fortuna e sa essere riconoscente dell’affetto, della premura e della solidarietà delle altre persone.Perché il mondo diventi una “casa” sarebbe il caso di recuperare l’immagine della “tenda”, della “carovana” dalla esperienza biblica. L’evangelista Giovanni ci dice che quando Dio si è fatto uomo “ha messo la sua tenda in mezzo a noi”, la sua tenda accanto alle nostre tende.Oggi la casa stabile è in crisi; non è più come una volta il luogo in cui ci si ritrovava insieme. Allora può essere molto importante recuperare il tempo del vissuto familiare dentro una tenda, dentro una carovana, dentro un ambiente così pensato. E questa tenda, la carovana, se si sposta - come avviene nel Circo e nel Luna Park - non rimane isolata, ma vive sempre in un contesto, formando un insieme, un agglomerato.E converrebbe recuperare anche il senso forte della casa “mobile”, della tenda, della carovana nella quale, seppur in continuo spostamento, di piazza in piazza, di città in città, la vita è vissuta ad alta tensione, a tutto campo.Questa “tenda” può esercitare una funzione importante sulla comunità che l’accoglie: infatti la comunità che si lascia arricchire da una “tenda”, da parecchie “tende” può diventare luogo di accoglienza, accoglienza offerta con cordialità e carità, che vince e supera ogni diffidenza, diversità, tanto da lasciarsene arricchire.A questo proposito così si esprimeva il Card. Ennio Antonelli, già Segretario Generale della CEI, in data 3 luglio 1998 nel suo messaggio di saluto ai convegnisti di Collevalenza (PG):“I circensi e i lunaparchisti che vivono il disagio della continua separazione da un contesto sociale e culturale sono pur nel breve periodo di permanenza, membri della comunità cristiana. Per questo è importante educare le nostre comunità ad assumere anche nei loro confronti quegli atteggiamenti e quei rapporti di vita che sono chiesti da Gesù alla sua Chiesa. La presenza di circensi e lunaparchisti è dunque un forte richiamo a tutte le Chiese locali (in pratica le parrocchie) affinché superino tentazioni e insidie in contrasto con il Vangelo”.Il problema allora non è quello di una copertura di ruoli quanto piuttosto di educare la comunità cristiana alla dimensione dell’accoglienza.Non è infatti pensabile che la Chiesa locale possa offrire un servizio pastorale significativo nei confronti delle famiglie del Circo e del Luna Park che permangono nel territorio anche per breve tempo, se questa non sviluppa in se stessa una cultura dell’accoglienza.L’accoglienza vera che si instaura è quella in cui la persona, la realtà accolta, non si sente “assistita”, ma protagonista, con-costruttrice di questo vissuto umano che si stabilisce in modo automatico.La Chiesa, che è per sua struttura “sacramento dell’unità del genere umano”, è il segno, il principio di questa unità alla quale il genere umano è chiamato per vocazione a farne parte e che il peccato ha infranto e continua a infrangere: unità, quella voluta da Cristo, non statica ma pellegrinante di tutto un popolo verso la “parusia”, la casa del Padre.