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Spunti di riflessione per la GNM


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 5/04


SPUNTI DI RIFLESSIONE PER LA GNM 2004
Il tema della Giornata Nazionale delle Migrazioni “Il mondo come una casa: dalla diffidenza all’accoglienza” anche quest’anno è attuale e suggestivo, ma sembra scostarsi dal Messaggio che annualmente il S. Padre invia alla Chiesa universale e dal quale ogni Chiesa nazionale dovrebbe prendere spunto. Eppure, a leggere attentamente il Messaggio per il 2004 su “Le migrazioni in visione di pace”, si ricava l’impressione di una profonda consonanza fra il tema proposto dal Papa e quello prescelto dalla Chiesa italiana. Ci si imbatte poi nella affermazione finale, presentata come un “sogno” profetico: “Se si valorizza l’apporto dei migranti e rifugiati, l’umanità può divenire sempre più la famiglia di tutti e la nostra Terra una reale casa comune”. Dunque “Il Mondo come una casa - la Terra una casa comune”.Sorprende piacevolmente la singolare e quasi letterale coincidenza di linguaggio col tema proposto dall’ONU per la Giornata Mondiale del Rifugiato 2004, celebrata il 20 giugno: “Un posto chiamato casa”, ma sorprende ancor più che i due più recenti documenti del Magistero, quello pontificio e quello della nostra Chiesa italiana, si concludano con un esplicito riferimento alla casa. Infatti l’Istruzione “La carità di Cristo verso i migranti” del maggio scorso nella Conclusione, con esplicito riferimento alla “Novo Millennio Ineunte”, ripresenta al n. 100 la Chiesa quale “casa e scuola di comunione” e suscita il numero successivo una certa emozione quando ricorda che “negli stranieri la Chiesa vede Cristo che mette la tenda in mezzo a noi (Gv 1,14) e che bussa alla nostra porta (Ap 3, 20)”. Nello stesso mese l’Assemblea dei Vescovi italiani approvava la Nota Pastorale su “Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia”, che al n. 13 già nel titolo parla della parrocchia come “una casa aperta alla speranza”, un titolo che è conclusivo e insieme riassuntivo di tutto il precedente discorso, in cui a più riprese ricorre il tema dei migranti.Il tema ha il suo fascino e si sarebbe portati a svilupparlo maggiormente sotto il profilo biblico teologico, ma si deve passare oltre, per offrire qualche spunto concreto, qualche proposta di azione in vista della Giornata. Materia abbondante potremmo attingerla dal Messaggio del Papa, ma si preferisce tornare al numero 13 di quella Nota Pastorale della CEI che intende delineare il volto missionario, ossia tracciare la pista di rinnovamento e ringiovanimento delle nostre parrocchie; infatti i cinque “atteggiamenti” che vi troviamo suggeriti fanno perfettamente al caso nostro.1. “Il primo di questi atteggiamenti è l’ospitalità. Essa va oltre l’accoglienza” che si può offrire anche fuori casa o sulla soglia, tanto più va oltre la solidarietà, che si può mostrare anche a chi sta lontano. Ospitalità include l’una e l’altra, ma apre la porta, fa entrare, fa sedere anche a tavola e richiama la Lettera agli Ebrei (13, 2): “Non dimenticate l’ospitalità: alcuni, praticandola, hanno accolto degli angeli senza saperlo”. Qui si va al sodo, forse troppo al sodo, ma è il caso di non tirarsi indietro: per la Giornata o nei dintorni della Giornata non potrebbe una famiglia sperimentare, fare soprattutto sperimentare ai piccoli, la bellezza di questa ospitalità, verso un giovane cattolico romeno qui in Italia senza famiglia, magari dopo essere stato assieme a lui alla Messa? E con pari disinvoltura, al ritorno dalla Messa, non si potrebbe aggiungere un posto a tavola e farvi sedere un senegalese convinto adoratore di Allah? Occorre fantasia, creatività, anche calcolo prudente, ma sempre con un pizzico di coraggio.2. “Atteggiamento di ricerca”. Cercare chi ? “Cercare i dispersi, azione che connota il pastore e la pastorale”. Se c’è un’immagine visiva e quasi plastica di queste “folle… stanche e sfinite come pecore senza pastore”, delle quali Gesù sente compassione” (Mt 9, 36), queste sono proprio loro, i migranti, almeno nelle prime fasi della loro esperienza migratoria. Si tratta di “cercare” e “fare spazio a chi è, o si sente, in qualche modo estraneo o addirittura straniero rispetto alla comunità parrocchiale…, eppure non rinuncia a sostare nelle sue vicinanze”. Se poi non è nelle vicinanze, esercito l’ospitalità alla rovescia: vado io da lui con i dovuti riguardi e i più convincenti pretesti, in casa sua o nella corsia dell’ospedale o dietro le sbarre del carcere. Ci sono buone ragioni per farlo: “Ero malato, ero carcerato e siete venuti a trovarmi” (Mt 25, 36).3. Terzo passo: la proposta cristiana. Infatti “a nulla varrebbe accogliere e cercare se poi non si avesse nulla da offrire. Qui entra in campo l’identità della fede, che deve trasparire dalle parole e dai gesti”. Non si tratta di troppo zelante proselitismo: ma l’occasione per una chiara professione della mia fede, per una rapida allusione al Dio provvidente, per una allusione alla festa patronale o al prossimo Natale, insomma un’occasione “per rendere testimonianza della speranza che è in noi” (1 Pt 3, 15) non è difficile trovarla. Ci vogliamo provare?4. Per tutto questo occorre una carica interiore e non c’è stazione di servizio che te ne possa fare il pieno: c’è però “l’ascolto della Parola di Dio”, che fa luce piena anche in fatto di migrazioni e di migranti. Sussidi in proposito ormai non mancano per organizzare la vigilia della Giornata o lungo la settimana una “lectio divina”. Semmai si apra “Servizio Migranti”, il numero della rivista Migrantes che per la Giornata giunge in ogni parrocchia e vi si troverà materiale sufficiente.5. E infine la speranza, quella che “non delude” (Rm 5, 5) e fa guardare in alto. Si parla ancora di Paradiso fra noi adulti o è discorso da farsi ai bambini che si preparano alla Prima Comunione? Il migrante, anche nella sua veste materiale, è richiamo, segno visibile della vocazione ultima della Chiesa intera, come dice in altro messaggio (1998) il S. Padre: “La Chiesa guarda con simpatia e favore (al migrante) perché in esso scorge l’immagine di se stessa popolo peregrinante”. Ben venga dunque la Giornata se ci induce a riscoprire questa “proiezione escatologica” di ogni esistenza umana e della Chiesa stessa, anche di quella Chiesa locale che è la nostra parrocchia “segno, tra le case degli uomini, di quella casa che ci attende oltre questo tempo, la città santa, la dimora di Dio con gli uomini (Ap 21, 2-3), là dove il Padre vuole tutti raccogliere come suoi figli”. Vista così la Giornata, lontana dall’essere elemento di disturbo, offre un contesto stimolante per la Festa di Cristo Re, che con la sua redenzione fa del mondo, già fin d’ora, la casa del Padre.