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Pastorale etnica italiana in California (Silvano Ridolfi)
Sguardo storico-analitico sulla Bassa California

Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 3/04


PASTORALE ETNICA ITALIANA IN CALIFORNIASGUARDO STORICO-ANALITICO SULLA BASSA CALIFORNIA
di Silvano Ridolfi
A completamento di quanto pubblicato in SM 2/04, pag. 131-142, sull’assistenza spirituale “italiana” in Alta California, segue questa sommaria esposizione sulla presenza italiana e sull’azione pastorale in favore degli italiani nella Bassa California, che ha come centro naturale di riferimento la metropoli di Los Angeles.Premessa“Bassa California” è un’espressione geopolitica ad indicare il territorio sud della California e la popolazione che vi abita con le caratteristiche che la distingue.Quanto scritto precedentemente sulla California in generale andrebbe qui ricordato e comunque viene confermato (cfr. SM 2/04 pag. 131-132). Mi limito a fare presente che la capitale della California è Sacramento e che l’intera regione è stata sempre vista divisa in due parti, l’Alta California con al centro la metropoli di San Francisco e la Bassa California che ruota attorno alla megalopoli di Los Angeles.Los Angeles occupa una posizione felice sull’Oceano Pacifico. E la seconda città in USA (dopo New York) sia per popolazione (3.200.000 persone, ma 14 milioni nell’intera area metropolitana), sia per superficie (1.204,35 kmq). La sua estensione ha richiesto e favorito una ben ramificata metropolitana (7.477,700 km di lunghezza metrica lineare). E un insieme di diverse città, ognuna con una sua caratteristica ed una propria vitalità: ad esempio Hollywood per l’industria cinematografica, Santa Monica per le ville residenziali... Los Angeles può essere ritenuta la vistosa punta emergente di tutta la regione circostante, vivace ed attiva in diversi campi, con un alto livello di produzione sia per l’agricoltura a livello estensivo sia per l’elevata produzione industriale e l’alta tecnologia (famosa la Silicon Valley). Questa ha forse la sua espressione più eminente nel Centro di Ricerche Satellitari di Pasadena.Effettivamente terra e clima sono benevoli e favoriscono l’agricoltura come, ed anche più, che in Alta California. E questa cultura ad aver favorito insediamenti abitativi sempre più frequenti. Ma sarà poi l’industria cinematografica (da qui provengono i tre quarti dell’intera produzione nazionale) ad aumentare notevolmente attività, reddito e popolazione.Un po’ di storiaLos Angeles venne scoperta nel 1769 dagli spagnoli alla ricerca del porto di Monterey. Ma i suoi inizi vanno spostati alla decisione nel 1881 del Governatore spagnolo Felipe de Neve di installarvisi con 11 famiglie fondando “El Pueblo de la Reina de Los Angeles” (e qui appare già il nome della città). L’influenza dei francescani è evidente anche in questa zona come già nell’Alta California, anche se la prima colonizzazione ed evangelizzazione vennero dai gesuiti. Fu anzi un gesuita trentino, E.F. Chino (XVII sec.), a riconoscere la caratteristica peninsulare alla zona. Nel 1922 con l’indipendenza del Messico dalla Spagna, e conseguente autonomia della California, Los Angeles serve anche da capitale. Allora (1845-47) le missioni vennero laicizzate con conseguente affievolimento della religiosità. Una cronaca francescana di quei tempi lamenta che gli abitanti di Los Angeles “danno più importanza ai giochi di azzardo e a suonare la chitarra che a coltivare le loro terre e a educare i loro figlioli”.Oggi l’arcidiocesi di Los Angeles comprende tre contee - Los Angeles, Ventura e Santa Barbara - e copre un’area di 22.693 kmq. La popolazione in quest’area è di 10 milioni 985 mila abitanti, di cui oltre 4 milioni cattolici. Le parrocchie sono 287 distribuite in 120 città delle citate tre contee. La diocesi è stata eretta nel 1840 ed è divenuta arcivescovile nel 1936. La Patrona è Santa Viviana.Ci sono tre università: quella dello Stato della California (UCLA), quella del Sud California (USC) e dei Gesuiti (Loyola-Marymount), oltre ad un importante Collegio universitario.Presenza italianaSecondo uno studio recente (Gloria Ricci, Lothope, “Italian in Los Angeles”, Los Angeles, 2003) “la storia degli italiani in Los Angeles è un capitolo relativamente non esplorato nella storia dell’emigrazione… una cronaca largamente non conosciuta e al tempo stesso frammentaria, diversa e soprattutto unica” (prefazione). E questo conferma la da me lamentata frammentarietà, se non insufficienza, di dati (cfr. SM 2/04, pag. 137). I pionieri in questa zona provengono in buona parte dal nord Italia (Piemonte, Liguria e poi Toscana).A parte Bartolomeo Ferrello, un navigatore al seguito di Rodriguez Cabrillo, cui succederà, che nel 1542 esplora la costa, sono i Gesuiti a visitare questa zona e a darne una dettagliata descrizione. La loro missione del 1696 aveva molti italiani (S. Ugarte, F.M. Piccolo, A. Carta, G. Minutoli, I.M. Napoli, M. Nascimbeni, Giovanni Salvaterra). Ed è un gesuita, Francesco Clavigero, a pubblicare in Venezia nel 1789 due grossi volumi sulla “Storia della California” senza esserci mai stato ma servendosi della documentazione dei confratelli.Si susseguono poi diversi studi e descrizioni perché questa terra incuriosiva molto (come “Viaggio intorno al globo, particolarmente alla California e alle isole Sandwich negli anni 1826-1827-1828 di A. Duhot-Cilly, capitano di lungo corso, cavaliere della Legion d’Onore, ecc. con l’aggiunta delle osservazioni degli abitanti di quei paesi di Paolo Emilio Botta”, Napoli, 1842).E sono genovesi, venuti con le loro navigazioni (ad es. il “Rosa”, 1834, capitano Nicola Bianchi) i primi italiani a sistemarsi in Bassa California.Nel 1834 il genovese Matteo Sabichi si ferma in Los Angeles, apre un negozio e sposa una donna del luogo, Josefa Coronel, il cui fratello Antonio diverrà sindaco di Los Angeles e tesoriere della California. Ma la moglie muore prematuramente e il vedovo Sabichi rientra in Italia con i due figli, Mattia (n. nel 1841) e Francesco (n. nel 1842). Purtroppo anche il padre ben presto muore in un naufragio e i due ragazzi vengono adottati dal Console americano in Londra, Joseph Krosby. Ritorneranno poi a Los Angeles nel 1860 e Frank farà rapida carriera fino a diventare presidente del Consiglio comunale (1874).Un altro pioniere è Giovanni Battista Leandri che arriva a Los Angeles nel 1823 dalla Sardegna ed apre un negozio di alimentari e liquori. Lui pure sposa una donna locale, si afferma e diviene giudice di pace. Acquista poi un ranch per la produzione del vino (“Ranch Los Coyotes”, oggi Buena Vista) che, valutato in $ 32.000 alla sua morte nel 1843, viene diviso in parti eguali tra la moglie americana e la madre italiana in Sardegna (fu “il primo italiano a partecipare direttamente e in comunità alla vita economica della California”, studioso Palmer, Italian immigration, pagg. 186-188).Il suo esempio venne seguito da molti altri, per cui a metà del 1800 sono diversi i “rancheros” italiani, tra i quali spicca Gian Antonio Repetto, nativo di Genova.Ed è di quei tempi (1847) uno strano personaggio italiano, un artista ritrattista itinerante, Leonardo Barbieri. E inoltre, ma di ben altra levatura, padre Blas Raho, “geniale italiano dalla mente aperta” (Ricci Lothope, op. cit.) che riparò la chiesa di S. Maria degli Angeli, divenendone parroco nel 1857.La statistica dell’immigrazione italiana in USA presenta forti impennate: nel 1860 sono meno di 20.000; nel 1890 sono già 500.000 e negli anni 1891-1930 circa 4 milioni e divengono 5,2 milioni negli anni 1970, che con i loro discendenti fanno una popolazione di ca. 112 milioni di cui 1,1 milioni in California (dati forniti a L. Donanzon, opera citata). Secondo il loro arrivo in California possono essere divisi in quattro categorie:- metà del XIX sec. in provenienza dal nord Italia: agricoltori, ricercatori d’oro;- 1870-1924 immigrazione in massa dal sud Italia e Sicilia: in cerca di fortuna;- dopo la II guerra mondiale: spose di guerra;- dopo il boom economico italiano degli anni ‘60 immigra una classe media urbana e professionale.Vita della comunità italianaGli italiani si dettero molto da fare per acquistare credito nella realtà locale e per raggiungere una sicura autonomia: partecipazione attiva e proposte culturali, specialmente nel settore dell’opera lirica (grandi furono i successi della cantante lirica Adelina Patti) ne erano una conseguenza ed uno strumento. Si organizzarono ben presto anche per una soddisfacente sicurezza nel sociale. E del luglio 1887 la fondazione della “Società italiana di Mutua Beneficenza” ad iniziativa del genovese Ambrogio Vignolo, sostenuto da A. Palanconi; società che nasce come un allargamento della analoga società sorta in San Francisco nel 1868. Successivamente, anno 1888, viene istituita la “Società Unione e Fratellanza Garibaldina” per la raccolta e distribuzione di medicine e per altre iniziative assistenziali. Le due si fonderanno nel 1916 in un’unica “Società Garibaldina di Mutua Beneficenza”, con un incontro annuale la prima domenica di giugno, in coincidenza con l’anniversario dell’eroe Garibaldi. Vi partecipa anche il corrispondente de “La Voce del Popolo” di San Francisco, Fernando Bessolo.Una vivacità non sempre ordinata tanto che O. Wilde ebbe a dire verso il 1900 che Los Angeles era “una specie di Napoli”. Ed era inevitabile che nascesse un foglio di informazione e collegamento. Gabriella Spini fonda nel 1884 “L’Eco della Colonia”, cui succede nel 1908 “L’Italo-Americano” diretto da Cleto Baroni, acquistato poi dai Padri Scalabriniani che lo affidano a Mario Trecco, che da anni ne è anche divenuto il proprietario.Tutto sommato, a differenza di altre nazionalità (messicani, asiatici e nativi americani) verso le quali c’erano forti pregiudizi, “i migranti italiani vennero generalmente accettati e si sono più facilmente acculturati con i valori della società ospitante che tendeva ad un forte aumento dei livelli dell’educazione e dello stato economico” (Ricci-Lothope, op. cit., pag. 16).Una curiosità: è del 1904 il primo ristorante italiano in Los Angeles, il Ristorante Europa, aperto da Matteo Santarini (da Viareggio).Le attività degli italianiGli italiani si sono inizialmente sistemati nei sobborghi. Ragioni economiche e liberà di movimento vi hanno influito. La tendenza era quella di acquistarsi pima la casa e poi dei terreni. Per loro valeva l’adagio “chi ha prato, ha tutto” (“He who owns pasture lands owns everything”). Ed in effetti nel 1991 essi possedevano terreni per $ 200 milioni, avevano $ 400 milioni in risparmi ed investimenti, producevano $ 24 milioni di fatturato agricolo e il 42% aveva casa in proprietà (quarto gruppo nella classifica dei proprietari, superando anche i connazionali di San Francisco, 23%, e di New York,21%).Forte era la loro presenza nel settore della pesca, soprattutto ad opera di pescatori provenienti da Ischia (il 9% della popolazione italiana), i quali si erano sistemati nella zona di San Pedro già negli anni 1880. Alla fine del 1950 la loro flottiglia era forte di 700 barche con ca. 5.000 pescatori, che raccoglievano un pescato di 500 milioni di pounds l’anno. La “festa del pescatore”, tra l’altro con la benedizione delle barche, risale al 1938.Per le costruzioni va ricordato Pietro Pozzo da Brusnengo (Genova), che in provenienza da New York ha costruito qui 314 edifici, compresa la storica Italian Hall presso la vecchia Olivera Street, gestita dalla Società Garibaldina, requisita poi durante l’ultima guerra mondiale e recentemente restituita alla comunità italiana.Ma il settore di maggiore presenza e sviluppo per la collettività italiana in Bassa California è stata l’agricoltura: i frutteti di San Fernando Valley o di Madera; la Italian Vineyeard Company, che, avviata dal piemontese Secondo Guasti e da costui condotta avanti assieme ad altri quindici connazionali nel sud Cucamanga, impiega diverse centinaia di italiani con una vasta produzione di vini inviati in tutti gli Stati Uniti e oltre (alla morte di Guasti la tenuta venne valutata in $ 1.193.484). Del resto era stato un piemontese, Antonio Palanesi (“…piemontese della provincia di Sondrio”, sic! la geografia non pare fosse il forte dei cronisti) ad avviare questa apprezzata attività vinicola. E piemontesi erano anche Giovanni Somano, Secondo Guasti, Giovanni Gazza.Complessivamente nel 1897 erano 837 le imprese commerciali italiane in California per un capitale di oltre $ 17 milioni.La chiesa italianaLa chiesa di S. Pietro, situata inizialmente nella North Spring St. ed annessa alla chiesa parrocchiale locale sulla piazza, ha avuto come primo parroco don Tito Piacentini (1904-06), cui il vescovo di Los Angeles, mons. Thomas J. Conaty, aveva affidato il compito di almeno ridurre quello che veniva chiamato “il problema italiano” (cfr. anche SM 2/04, pag. 134) - la disaffezione ossia degli immigrati cattolici italiani nei confronti di una chiesa locale fortemente dominata da una gerarchia irlandese - per “produrre buoni cattolici secondo la tradizione italiana” (da una dissertazione universitaria non pubblicata, Washington, 1936).E dopo undici anni, il 4 luglio 1915, il titolo della chiesa di S. Pietro viene spostato nella cappella del cimitero Vecchio Calvario all’angolo North Broadway/ Bischopsroad, ove è tuttora, in una posizione più vicina e centrale per la comunità italiana. Per settant’anni venne diretta da preti diocesani, primo dei quali don Alessano Bucci, con il compito di servire anche la popolazione locale. Due dati ne danno la dimensione del carico pastorale: più di 8.000 battesimi e circa 5.000 funerali. Nel 1919 diviene Chiesa nazionale italiana in Los Angeles.Le devozioni popolari regionali vengono favorite e si insediano nella chiesa di San Pietro: San Trifone della Puglia (1933); Società di S. Vittoriano da Bari; la Madonna della Stella; la Madonna di Costantinopoli...Per l’assistenza alle famiglie e l’educazione dei giovani il citato vescovo Conaty si era rivolto a diversi istituti religiosi femminili. Il 22 luglio 1905 Madre F.S. Cabrini, la fondatrice delle Suore del S. Cuore di Gesù (chiamate poi “cabrianiane”: la Cabrini verrà dichiarata santa e “madre degli emigrati” da Papa Pio XII nel 1946) fece una prima visita a Los Angeles e poi inviò tre suore ad iniziare un lavoro missionario, sistemandole inizialmente in una casa presa in affitto nella Alpine St. Volendo poi dare stabilità al loro servizio, Madre Cabrini cambiò la casa ottenuta dallo Stato nel Sunset Bvd in Orfanatrofio Regina Coeli. E del 1906 la scuola San Pietro per 300 bambini. La Madre volle anche un “preventorio” per le ragazze in pericolo di tisi. Ma muore nel 1917 a Chicago senza riuscire a tornare per vedere il nuovo ed ampio terreno acquistato nel frattempo in San Fernando Valley.Una comunità in crescitaGli italiani in Los Angeles, che nel 1920 rappresentavano l’11% della popolazione italiana in California, in dieci anni (dal 1920 al 1930) hanno raddoppiato la loro presenza, da 9.650 a 16.851. Sono anni fervidi di attività commerciali, culturali ed associazionistiche. Sono infatti più di 2.000 i membri delle 27 sedi dei “Figli d’Italia”. A metà degli anni 1930 esce il secondo giornale in lingua italiana, “La Parola”. Ne è direttore l’avvocato Giovanni Falasca, già professore presso l’Università di Roma, che offre un nuovo stile di giornalismo.La grande depressione economica del 1932 tocca anche la comunità italiana, che però trova un valido ammortizzatore nella impostazione familiare delle attività.Sono dello stesso anno i giochi olimpici di Los Angeles ai quali molti italiani partecipano in diverse squadre.Nel 1935 apre il Consolato Generale d’Italia (già Vice-Consolato di San Francisco) con il duca Alberto Caracciolo di San Vittore. E si apre il periodo di maggiore interesse dell’Italia fascista verso gli italiani all’estero: i doposcuola (47 in California); le scuole Giovanni Pascoli; i viaggi-premio in Italia; i riconoscimenti per l’apprendimento della lingua italiana. Questa massiccia propaganda fascista suscita anche reazioni e divisioni. Per cui, ad esempio, alla dott.ssa Angela Spadea, direttrice delle citate scuole, vennero negate le facilitazioni per l’insegnamento in San Pedro, Hollywood. “Scoundrel” (mascalzone) fu la sua laconica risposta inviata per posta celere al Ministro Conte Galeazzo Ciano.L’associazione cattolica “Italian Catholic Federation” si propaga velocemente ed è molto attiva: riesce ad esempio a radunare 100.000 persone per una Messa all’aperto del vescovo di Los Angeles, arcivescovo G. Contwell. Nel 1937 dal Papa essa viene incoraggiata a “distruggere il comunismo”.La seconda guerra mondiale, 1942, pone gli italiani dalla parte dei nemici: dai quarantenni in su devono registrarsi (con impronte digitali) presso la polizia; ci sono inoltre limitazioni in attività e movimenti, diversi internamenti, ecc.Finita la guerra, la comunità riprende la sua vita ma in modo sparso. Soltanto il gruppo di Ischia e di Sicilia a San Pedro (oltre 3.000 membri) mantiene le caratteristiche di “piccola Italia”.Come a San Francisco dopo gli anni di pastorale pionieristica condotta da sacerdoti secolari subentrarono poi i salesiani, tuttora rettori della “parrocchia italiana” dei Santi Pietro e Paolo, così in Los Angeles nel 1960 la pastorale etnica italiana presso la Chiesa di S. Pietro viene assunta definitivamente fino ad oggi dai Padri Scalabriniani.Per l’esattezza dal 1904 ai giorni nostri i sacerdoti rettori o parroci della Chiesa italiana sono stati diocesani i primi (1904-1923), salesiani poi (1923-1930), quindi clarettiani (1932-1960) e - come detto - dal 1960 scalabriniani.P. Luigi Donanzan è stato il secondo parroco scalabriniano (primo Rev. Giuseppe Chimiello, 1961-62), che dal 1962 al 1978 dà nuovo vigore alla comunità italiana: programma radio “Ora italiana” (1963); acquisto del citato periodico “L’Italo-Americano” (fondato nel 1908); viaggi in Italia, costruzione della “Casa italiana” (1972 con il motto “Ars, Ratio, Religio”) e della Casa di riposo “Villa Scalabrini” (1979), quest’ultima con il valido aiuto anche di Frank Sinatra (che dona $ 500.000).L’attività sacramentale in 75 anni (1904-1979) viene così riassunta da p. Donanzon: 8.650 battesimi, 3.190 matrimoni, 4.470 funerali (compresi quelli della Chiesa dell’Immacolata, che dal 1908 al 1917 ha condiviso con San Pietro l’assistenza pastorale agli italiani). Oggi c’è una media di 60 battesimi, 60 matrimoni, 100 funerali e 20.000 comunioni ogni anno (“The Italian in Los Angeles”, 1979, pag. 40).La facile mobilità ha però disperso gli italiani in tutta la megalopoli e la chiesa di S. Pietro è ora un’isola italiana in ambiente piuttosto asiatico.In conclusioneNella grande Los Angeles gli italiani già con i primi insediamenti, allora concentrati, hanno avuto modo di inserirsi ben presto ed attivamente, anzi di crescere nel tessuto della fervida e vivace società locale. La successiva dispersione ha trovato il necessario riferimento nelle istituzioni civili italiane ed un utile sostegno religioso e morale nella parrocchia italiana.Le grandi distanze e la convivenza di molti gruppi etnici (“China Town” e villaggio creolo sono accanto alla Chiesa italiana) danno alla pastorale etnica italiana un particolare carattere di interetnicità.
LE MISSIONI DI CALIFORNIALe famose 21 missioni storiche di California sono distribuite in 12 diocesi lungo la grande strada della costa, denominata “El Camino Real”, che va da San Diego (sud) a Sonoma (nord).Esse hanno avuto inizio dal Beato Padre Francescano Junipero Serra nel 1769 (cfr. SM 2/04 pag. 132).Ne pubblichiamo la lista secondo l’anno di fondazione e con l’indicazione della diocesi in cui sono attualmente situate.1769 - San Diego de Alcala, San Diego (diocesi di San Diego)1770 - San Carlos Borromeo, Carmel (diocesi di Monterey)1771 - San Antonio de Padua, Jolon (diocesi di Monterey)1771 - San Gabriel Arcangel, San Gabriel (arcidiocesi di Los Angeles)1772 - San Luis, Obispo de Tolosa, San Luis Obispo (diocesi di Monterey)1776 - San Francisco de Asis (Dolores), San Francisco (arcidiocesi di San Francisco)1776 - San Juan Capistrano, San Juan Capistrano (diocesi di Orange)1777 - Santa Clara de Asis, Santa Clara (diocesi di San José)1782 - San Buenaventura, Ventura (arcidiocesi di Los Angeles)1786 - Santa Barbara, Santa Barbara (arcidiocesi di Los Angeles)1787 - La Purisima Concepcion, Lompoc (arcidiocesi di Los Angeles)1791 - Santa Cruz, Santa Cruz (diocesi di Monterey)1791 - Nuestra Seńora de la Soledad, Soledad (diocesi di Monterey)1797 - San José de Guadalupe, Fremont (diocesi di Oakland)1797 - San Juan Bautista, San Juan Bautista (diocesi di Monterey)1797 - San Miguel Arcangel, San Miguel (diocesi di Monterey)1797 - San Fernando, Rey de Espańa, Mission Hills (arcidiocesi di Los Angeles)1798 - San Luis, Rey de Francia, Oceanside (diocesi di San Diego)1804 - Santa Inés, Solvang (arcidiocesi di Los Angeles)1817 - San Rafael Arcangel, San Rafael (arcidiocesi di San Francisco)1823 - San Francisco de Solano, Sonoma (diocesi di Santa Rosa)