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Marittimi e Aeroportuali


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 3/04


MARITTIMI E AEROPORTUALI
L’apostolato del mareConsideriamo ora i due settori di competenza di questo Ufficio:Un anno ricco di Grazia e nuovi fermenti con l’apertura ufficiale di 5 nuovi centri rispettivamente a Milazzo, Gioia Tauro, Taranto, Brindisi e Siracusa oltre alla riapertura del centro di Palermo che, a causa della morte di Mons. Bruno, sembrava dovesse rimanere vacante. Altre 5 diocesi stanno seriamente pensando di aprire un punto di accoglienza per la gente di mare. Questo nuovo fervore ha fatto sì che questo ufficio abbia bisogno di maggiore attenzione, tempo e risorse.Anche i cappellani di bordo sembrano cominciare ad agire come un “corpo” unico e a dare un servizio che davvero accompagna gli equipaggi senza troppi personalismi e discontinuità.Questo apostolato contempla alcuni settori e forme di accoglienza che brevemente riassumiamo:Centri d’accoglienza Stella Maris in cui i marittimi ritrovano la “casa lontano da casa”. Un ambiente internazionale loro congeniale in cui l’accoglienza di Chiesa si rende concreta dall’ospitalità all’offerta della Santa Messa e presenza del Cappellano oltre che dai volontari. I centri di ospitalità sono un punto fermo per il marittimo che deve chiamare casa, svolgere pratiche burocratiche o semplicemente trovare qualcuno che lo ascolta. Complessivamente circa 7.500 navi e 150.000 marittimi vengono avvicinati ed accolti dalle Stella Maris nei porti italiani.E un’esperienza unica nel mondo. Cappellano degli equipaggi delle navi da crociera: non stupisca questa “denominazione” apparentemente frivola. La scelta della condivisione della vita con uomini e donne di oltre 50 diverse nazionalità fa di questi sacerdoti dei veri missionari “itineranti”. L’esperienza della Chiesa italiana, unica al mondo, incoraggia a intensificare questa generosità missionaria che è anche una scelta di condivisione e di solidarietà. Ad oggi, una decina di sacerdoti viene regolarmente impegnata nel difficile e fruttuoso compito pastorale di assistere gli equipaggi e i passeggeri sulle navi. Ogni giorno, oltre 8.000 marittimi e 16.000 passeggeri ricevono la cura pastorale della Chiesa Cattolica. Una presenza indispensabile per gente di mare con contratti lunghi da 8 a 12 mesi lontani dalla famiglie. Diventa sempre più difficile trovare sacerdoti che comprendano la necessità di questo apostolato in supporto di chi naviga e, contestualmente, delle famiglie che li attendono a casa. Promozione della giustizia, del clima familiare, del dialogo ecumenico ed interreligioso. Le comunità in veloce trasformazione trovano nel Cappellano un riferimento ecclesiale ed umano certo. Una presenza indispensabile per chi non ha alcuna altra opportunità d’incontrare la Chiesa per tanti mesi.La preoccupazione della Chiesa è anche per le famiglie che rimangono “orfane” di uno od entrambi i genitori per lungo tempo. Organizzare gruppi e associazioni aiuta e conforta, anzitutto religiosamente, le famiglie. Ad oggi sono forti le esperienze di Torre del Greco, Procida e Sorrento. Tenendo conto del forte fattore dell’immigrazione, oggi, in Italia sono anche presenti molte famiglie di stranieri che, oltre ad essere accolti come immigrati, dovrebbero godere anche di un particolare occhio di riguardo in quanto particolarmente fragili e bisognosi del conforto religioso per sé ed i loro cari lontani nei mari.La forte attività di Rimini e Cagliari è calata anche con la diminuzione di quelle che un tempo era un settore forte anche per le gravi condizioni di vita degli stessi. Oggi la pesca italiana non obbliga più a lunghe assenze da casa e neppure a gravi infortuni sul lavoro lontani da casa. Contratti particolari, inoltre, assicurano almeno un minimo salariale a coloro che un tempo vivevano solo della precarietà della pesca più o meno abbondante. Permane una sia pur giusta attenzione devozionale a questo particolare settore del mare.Attività svolteDi seguito alcune attività che sono state svolte:1. è andato a buon fine il progetto informatico che fornirà agli operatori un’adeguata formazione professionale ed ai centri strumenti tecnologici per utilizzare internet per la comunicazione tra i vari centri e tra i marittimi e le loro famiglie. Questo progetto finanziato dall’ITF (sindacati internazionali per il marittimi) vuole rendere fruibile alla gente di mare servizi estremamente economici per venire incontro alle fasce più deboli.2. Si è proceduto alla prevista stampa del libro: “Né in terra, né in mare”. Un’opera fotografica di Stefano Schirato sulle navi abbandonate e sequestrate in Italia. Attraverso la visita e la convivenza con questi uomini e donne il fotografo ha vissuto, anche se solo per pochi giorni, l’amarezza dell’abbandono, l’aria pesante delle prigioni di lamiera, lo stress psico-fisico che per mesi ed anni logora anche i più forti. L’uomo e le donne di mare, oggi più di ieri, sono i fantasmi che quotidianamente sfiorano le nostre città, sbucano dalle navi per le operazioni d’imbarco o una veloce telefonata a casa per riscomparire subito dentro le lamiere come scarafaggi colpiti dalla luce; sempre “stranieri in ogni porto”. Il flash dell’artista non li ha intimoriti ma discreto ci ha riportato delle immagini che raccontano vite intere e assenze insanabili.3. Il Tour SOS di sensibilizzazione sui problemi e le emergenze del mondo marittimo con particolare considerazione al fenomeno delle navi sequestrate nei porti italiani. Due camper attrezzati hanno percorso l’Italia da Trieste a Palermo, a Cagliari guidati dal Direttore nazionale della Migrantes-Apostolato del mare, don Giacomo Martino, e dallo staff di volontari e artisti in un’avventura durata 33 giorni di infaticabile attività.Scopo dell’iniziativa è stato mostrare visivamente attraverso le immagini, l’arte, l’incontro personale con la gente di mare e una mostra fotografica, la vita sul mare cercando di:a) riconoscere il marittimo, nelle varie sollecitudini religiose, politiche o economiche, come soggetto primo e denominatore unico della nostra riflessione;b) sensibilizzare i lavoratori dei porti, i camionisti che trasportano la merce da e verso il porto, le forze dell’ordine, gli armatori stessi ma soprattutto la cittadinanza che ruota e vive del lavoro di questa gente sempre più nascosta dalle lamiere degli scafi;c) favorire la conoscenza e la cooperazione tra associazioni e gruppi, religiosi e laici, che per diversi motivi si ricollegano alla gente di mare e incoraggiare le esperienze già esistenti ad una collaborazione locale e nazionale nella costruzione di una grande “rete nazionale”.Tutte le attività sono state accompagnate da:a) uno sfondo unico della mostra di oltre 20 tavole fotografiche del libro menzionato sul tema delle navi sequestrate nei porti e degli equipaggi abbandonati.b) Un concorso nazionale ha poi coinvolto giovani artisti in Italia nell’aiutarci a lanciare un SOS (tema del nostro Tour), un grido di aiuto rivolto alle nostre città di mare che vivono il rapporto con il proprio porto, la sua realtà, i suoi problemi come con un mondo parallelo e separato dalla propria realtà.c) Sono state coinvolte in prima persona le associazioni marittime, le capitanerie di porto, gl’ispettori dell’ITF e le singole persone che concretamente presenteranno la loro attività di soccorso ed accoglienza nei porti visitati.d) Fondamentale è stata l’organizzazione di una Tavola Rotonda con le autorità civili e religiose in cui si è posto il valore del marittimo come persona al centro di tutta la nostra riflessione a partire dalle diverse esperienze e competenze.e) Un video professionale e un concerto di musica pop prodotti specificatamente su questo argomento da artisti professionisti hanno tentato di spiegare ai giovani e meno giovani le difficoltà della vita dei marittimi e delle loro famiglie.f) In particolare abbiamo organizzato in ogni porto attività scolastiche con concorsi, divisi per età, che spingano gli studenti ad occuparsi dell’aspetto umano del porto e le emergenze che quotidianamente coinvolgono la gente di mare. Sembra incredibile non rendersi conto che questi drammi si consumano a due passi da casa nostra, in un’indifferenza che è figlia della non conoscenza.Anche se gravosa l’attività è stata davvero feconda. Se si dovesse sintetizzare in una frase i 33 giorni del Tour si dovrebbe dire che: il marittimo è ancora il fantasma dei nostri porti e oggi come mai serve un’opera di sensibilizzazione continua e ad ogni livello; dalla scuola, alle famiglie, dalle istituzioni civili a quelle militari e religiose.Facilmente seguire la direzione nazionale di un settore può scadere in un mero lavoro di ufficio che rischia di essere disincarnato dalla realtà che dirige e soprattutto di essere “un’altra cosa” rispetto al “sentire” degli operatori pastorali. La condivisione delle fatiche e a volte delle incomprensioni ha generato un nuovo legame tra i vari centri e gli “uffici” scoprendo che siamo davvero tutti sulla stessa barca.4. La sovvenzione della CEI per la carità è stata distribuita ai Centri maggiormente impegnati sia con equipaggi abbandonati che con problematiche particolare (p.e. Augusta ha avuto un episodio di una nave affondata, equipaggio in ospedale e da rimpatriare). Così Venezia ha avuto due navi di cui solo una è ripartita, Ravenna ha avuto 3 abbandoni estremamente rilevanti, Genova e Savona hanno risolto alcune problematiche relative a quattro sequestri precedentemente risolti. La Carità copre anche le piccole e grandi necessità giornaliere come il pagamento del ticket per un marittimo portato al pronto soccorso o il regalo di una scheda telefonica per chiamare casa o ancora vestiti, in particolare indumenti intimi che devono essere acquistati mentre per il resto si provvede normalmente con abiti usati portati in dono. Questo considerevole aiuto è stato importante non solo per aiutare in maniera ragguardevole gli equipaggi delle navi abbandonate ad avere una vita più degna, ma soprattutto i singoli centri si sono sentiti finalmente supportati e non lasciati allo sbaraglio a combattere sempre da soli su una pastorale “border line”. In questo è cresciuta molto la considerazione verso la Chiesa nazionale attenta anche a questo apostolato.5. Si è cominciato un lavoro di mappatura delle risorse e dei bisogni dei vari porti italiani in collaborazione con un’altra associazione. Nonostante i risultati siano stati praticamente nulli il Direttivo del Mare ha consigliato d’insistere percorrendo altre vie ed altre collaborazioni. Il mondo marittimo varia con una crescita esponenziale rispetto alla stessa vita di terra per cui, in questo anno si è tenuto conto, in particolare del fatto che:- Nei porti convenzionali cresce l’utilizzo dei containers e si velocizzano le operazioni d’imbarco e sbarco merce. Questo fa sì che gli equipaggi hanno sempre meno tempo per entrare in contatto con la società civile ed ecclesiale e, quindi, anche meno possibilità di entrare in contatto con le proprie famiglie.- Continua la piaga delle bandiere di convenienza o ombra che consentono ad armatori senza scrupoli d’imbarcare persone che non hanno alcuna sicurezza di prendere il giusto salario. Fino al 15% dei marittimi imbarcati vivono una reale condizione di schiavitù. Incertezza del salario, mancanza di assistenza sanitaria, assenza di leggi a tutela del lavoratore e condizioni di pericolo per la mancanza della sicurezza a bordo.- Permane il fenomeno delle navi “sequestrate” nei porti per insolvenza degli armatori anche se vi è stata una leggera flessione. Interi equipaggi, uomini e donne, rimangono mesi e anni lontani dalla famiglia, senza cibo, vestiti, salario, riscaldamento senza contare il disagio per le loro famiglie rimaste senza sostentamento e affetto dei cari “rapiti” in terra straniera.- Sulle navi da carico almeno il 45% degli equipaggi sono filippini e, sia dalle visite a bordo che nei centri di accoglienza Stella Maris, risulta che a dir poco il 70% sono cattolici e l’85% cristiani. Tutti accolgono con grande gioia il sacerdote ed i laici volontari richiedendo spesso il servizio della S. Messa a bordo e dei sacramenti della Confessione e Comunione, distribuita anche dai ministri straordinari dell’Eucarestia. Ottimo il dialogo ecumenico ed interreligioso. Le nazionalità maggiormente rappresentate sono: Filippine, Indonesia, India, Colombia, Perù, Cile, Guatemala, Honduras, Russia, Ucraina, Polonia, Romania, Myanmar, Cina, Croazia, Italia, Francia, Inghilterra, Germania.- Una nuova preoccupazione è quella del forte incremento degli equipaggi cinesi che non parlano inglese né altra lingua straniera ed hanno ancora un “ufficiale politico” che non gli consente di “legare” con estranei. Difficile ma non impossibile è salire a bordo e portare almeno un sorriso o la possibilità di fare una telefonata. Mancano i supporti in lingua per una primaria forma di evangelizzazione.Rimangono le fasce di povertà ed abbandono nei porti italiani sono maggiormente esasperate dalla “invisibilità” dei marittimi che vi transitano. Quasi 2 milioni di marittimi transitano sulle nostre coste con tutti i bisogni primari di chi è lontano da casa, dalla propria Chiesa o non raramente angariato da contratti capestro sotto le “bandiere ombra”. L’esperienza della Chiesa italiana in molti porti, attraverso i centri Stella Maris di accoglienza per i marittimi è un segno chiaro di una Chiesa che si rivolge all’ultimo dimenticato ed abbandonato sulle navi arrestate, sulle banchine lontane dalla città, su “carrette” arrugginite appena in grado di restare a galla.La convenzione I.L.O. (International Labour Organization) numero 163 da molti anni richiede che siano le stesse autorità civili e portuali a garantire il “welfare” dei marittimi. Questa gente di mare rappresenta la prima fonte di ricchezza dei porti e delle città in cui passeggeri e merci imbarcano e sbarcano senza sosta. Per questo, senza demandare sempre e solo alla buona volontà della gente, viene richiesto che almeno la minima assistenza sulla giustizia, il lavoro, la sanità, la comunicazione con le famiglie e il supporto spirituale vengano garantiti istituzionalmente e non sporadicamente dagli organi preposti. Tale convenzione mondiale, purtroppo, non è ancora stata ratificata dallo Stato italiano: gravissima disattenzione verso questa gente di mare “straniera in ogni porto” sempre più ignorata da tutti.Apostolato aeroportualeQuesto apostolato si estende a un numero vastissimo di persone che non possono beneficiare della pastorale ordinaria offerta nelle loro parrocchie e che si possono suddividere in tre gruppi:- il personale di volo;- il personale aeroportuale e a terra;- i passeggeri.Ogni categoria richiede una diversa attenzione ecclesiale passando dalla pastorale del turismo per chi viaggia a quella del lavoro stanziale per gli aeroportuali sino ad un accompagnamento ed un’accoglienza occasionale delle esigenze materiali e spirituali degli equipaggi.Mentre per i passeggeri l’impossibilità è temporanea, per gli altri è prolungata e continua a causa del genere di attività a cui sono legati. In caso di necessità, o quando ritenuto utile, questa pastorale si rivolge anche a categorie particolari quali i rifugiati, nei centri di detenzione negli aeroporti, le persone in difficoltà e i senzatetto che trovano riparo nell’aerostazione. A tutte queste persone le Cappellanie aeroportuali rivolgono la loro attenzione in tre modi concreti: la presenza, la proclamazione e la testimonianza. Il punto di riferimento visibile di questa pastorale è normalmente la cappella e il cappellano con l’équipe della cappellania. Oggi, specialmente dopo i tragici avvenimenti dell’11 settembre 2001, c’è una crescente consapevolezza dell’importanza e del bisogno del ministero aeroportuale. I disastri aerei di Milano-Linate e di Zurigo hanno messo in evidenza il ruolo del cappellano, il cui servizio è richiesto anche in momenti di crisi occupazionale.Questo anno si farà un Convegno Nazionale degli addetti a questa pastorale nel quale fondamentalmente ascolteremo i bisogni e le esigenze di tutti cercando di ottenere una sorta di linea di condotta ed operatività a livello nazionale impegnandoci a sostenere anche concretamente le realtà con maggiori difficoltà.In Italia presenze di sacerdoti e laici sono garantite negli aeroporti di:1. Milano Linate; 2. Milano Malpensa; 3. Orio al Serio (BG); 4. Venezia-Tessera; 5. Torino-Caselle; 6. Genova; 7. Roma-Fiumicino; 8. Palermo.In conclusione in questo nuovo anno pastorale ci si impegnerà a far si che:1. I Vescovi diocesani, soprattutto dei territori costieri ma non solo, favoriscano la nascita di centri di accoglienza Stella Maris o di assistenza dei pescatori e delle famiglie. Incoraggino i sacerdoti all’esperienza della Cappellania a bordo delle navi e negli aeroporti più frequentati.2. Migliorino i rapporti con le autorità civili ed ecclesiali, con i mass media, il personale portuale e aeroportuale, i sindacati internazionali, gli armatori e le compagnie di navigazione aerea e marittima.3. Incrementino le relazioni con conventi, comunità oranti e esperienze di orazione attiva. La preghiera è il fondamento di questo prezioso apostolato dedicato agli ultimi ignorati e spesso dimenticati. Solo con la preparazione di veri testimoni negli ambienti di lavoro la Chiesa potrà continuare ad essere il segno e la presenza del Buon Pastore che abbandona il gregge per cercare e trovare la pecorella smarrita.4. In particolare sarà un anno dedicato alla formazione con il primo corso per cappellani e responsabili Stella Maris ed il terzo per Cappellani di bordo. Un mondo tanto “specializzato” ha bisogno di operatori altamente preparati affinché le buone intenzioni non diventino rovina per quanti accogliamo ma sia ben guidata da linee guida e rientri nelle leggi civili e militari a cui siamo sottoposti.