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Rom e Sinti


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 3/04


ROM E SINTI
IntroduzionePensando agli Incontri avvenuti fra gli operatori pastorali, in particolare nel Nord-Italia dove questi ultimi sono più numerosi e gli Incontri più frequenti, un fatto emerge chiaramente: ci si trova spesso a scambiarci notizie su situazioni di emarginazione e di esclusione, sulle scelte socio-politiche dei vari Comuni, sull’incidenza della Legge Bossi-Fini nella situazione dei Rom stranieri. Il problema dell’accoglienza e delle sue modalità è spesso al centro delle comunicazioni e anche delle discussioni con opinioni diverse: chi propone di esporsi maggiormente per essere più visibili, chi sostiene la politica del silenzio e della resistenza solidale, chi vorrebbe la chiesa istituzionale più coinvolta e chi dice: “…ma anche noi siamo la Chiesa”, salvo poi disperarsi quando si leggono esternazioni di cittadini che si dichiarano cristiani ma non possono sopportare…e segue un lungo elenco dal quale spesso emerge che più delle cose non si possono sopportare le persone.Situazione socio-politica dei Rom e Sinti in ItaliaTenendo conto che in altri periodi argomenti del contendere erano: l’uso della lingua italiana o della lingua zingara nella liturgia, il rapporto con i fratelli del movimento evangelico pentecostale tzigano, come vivere la scelta di condivisione e quale valore avesse per noi, e altre cose ancora, come minimo è opportuno chiedersi il motivo del cambiamento e riflettere sulla situazione.Sicuramente il cambiamento è sia nella società ospitante, sia nella presenza di Rom e Sinti sul territorio italiano. Già in altre occasioni si è sottolineata la immigrazione sempre più numerosa di Rom da Paesi extra- comunitari; nei primi anni novanta dai paesi della ex Jugoslavia, ma poi sempre di più dalla Romania. Essi sono nella nostra società stranieri due volte: stranieri perché zingari, stranieri perché non italiani e clandestini. Sono stranieri per i Rom e i Sinti italiani che in qualche momento solidali, in altre situazioni vedono acuirsi i loro problemi di convivenza con la popolazione sedentaria e si vedono accomunati, anche se italiani, anche se residenti in una certa città da molti anni, anche se hanno cercato di conquistarsi una fisionomia individuale sotto lo stesso nome che odiano: “Zingari!” come sotto uno stesso ombrello sul quale piove la stessa acqua.Vivono dei proventi di un’attività che i Paesi occidentali non sopportano: l’elemosina, o meglio non la sopportano se fatta al diretto interessato, perché se si fa in chiesa, attraverso raccolte televisive, o comunque attraverso un mediatore, il gesto è tollerabile, per non dire meritorio, sia per chi lo fa, sia per chi fa da tramite. In alcune zone hanno creato l’incubo dei semafori: lettere ai quotidiani ed anche ai settimanali diocesani gridano allo scandalo e pretendono la tutela dei minori, di cui si scopre l’esistenza in queste occasioni.Il territorio nel quale sono venuti a vivere ha la complessità dei paesi antichi e l’ingenuità delle democrazie recenti. Intrecci fra opinioni politiche, interessi economici e presunte tradizioni cristiane determinano le scelte sociali, soprattutto le strategie di accoglienza nei confronti di queste popolazioni.Alcuni partiti hanno creato il loro successo rassicurando i sedentari che saranno tutelati dalla presenza di questi indesiderati coinquilini, dico coinquilini perché nessuno possiede una territorio a scapito degli altri. Altri hanno nel DNA il fatto di occuparsi dei poveri, dei diseredati, ma i Rom non sono la classe operaia… Ne consegue che i cristiani non-zingari che si mettono al fianco dei Rom e dei Sinti trovano una solidarietà trasversale nei diversi partiti, in persone che hanno sensibilità umana, intelligenza e soffrono la differenza, cercando di comprenderla, anziché negarla ed osteggiarla. Purtroppo non basta personalmente comprendere: molti esempi potrebbero essere portati di situazioni in cui il rapporto personale e la propria personale comprensione delle situazioni è stata rinnegata dalla “ragion di partito”.Certe linee che vorrebbero essere di accoglienza, invece, nate dalla volontà di opposizione e da una demagogia esasperata o disperata, con poca conoscenza del bisogno e scarsa lungimiranza, perseguono iniziative di grande spesa e breve durata; poco importa se il denaro, trasformandosi in stipendi per operatori gage, anziché, per esempio, in abitazioni per i Rom, resta sempre negli stessi circuiti. Si affacciano su questo nuovo mercato Associazioni e cooperative che per loro struttura devono accontentare il committente, più che gli utenti.Anche questi amministratori, dopo una prima ondata di entusiasmo, sono presi dall’ansia di contenere il numero dei Rom sul territorio, qualcuno usando metodi un po’ macabri. In una certa città si sta costruendo un nuovo “campo” costituito da un certo numero di “blocchi” e lo spazio davanti alla porta è così stretto da non poter neppure contenere una roulotte, questo per essere sicuri che non si possa ospitare neanche una famiglia. Al centro, fari illuminano a giorno.Gli operatori pastorali, che pur non avendo scelto in partenza di occuparsi di questi problemi si trovano a fianco dei Rom, non possono non com-patire certe situazioni con loro: l’espulsione di un membro della famiglia e quindi la sua divisione, la richiesta del permesso di soggiorno, la ricerca di un posto dove abitare e tutti i problemi delle vita quotidiana… solo che il punto di partenza non è l’ideologia, il partito, il centro o la sinistra, sono le persone, “quelle” persone da loro conosciute e con cui stanno facendo un pezzo di strada.Partecipazione ad avvenimenti ecclesiali internazionali1) A luglio del 2003 si è svolto a Budapest un Convegno organizzato dal Vaticano, intitolato: “Per una spiritualità di comunione”. Due le relazioni dall’Italia: politiche sociali (Scaramuzzetti) e legislazione europea (Perotti) con una decina di partecipanti italiani. La conclusione al santuario greco cattolico di Mariapocs. Interessante la presenza di un gruppo di dodici suore e preti zingari, soprattutto provenienti dai Paesi dell’Est. Il convegno precedente si era svolto a Roma nel 1985.2) A marzo si è svolto a Bruges (B) l’annuale Convegno del CCIT (Comitato Cattolico Internazionale Tzigano) sul tema della festa. Attualmente il Direttore Unpres, mons. Piero Gabella, è anche Presidente del suddetto Comitato. L’incontro è stato preparato, fra gli altri, dal Presidente con i collaboratori che sono impegnati nella pastorale in Italia. Questi Convegni annuali hanno notevole importanza perché sono gli unici incontri internazionali ed ecumenici che riuniscono operatori pastorali di 20/23 paesi europei sia dell’est che dell’ovest ed i partecipanti superano sempre il centinaio. Molta rilevanza è data anche alla costante presenza del Presidente del Pontificio Consiglio per le Migrazioni, Card. Stephen F. Hamao, e il suo stretto collaboratore Mons. Chirayath. Ogni anno si registra anche la presenza di numerosi vescovi sia perché interessati direttamente in questo ambito pastorale, sia perche responsabili nei territori in cui avviene l’incontro. A Bruges hanno partecipato 6 operatori pastorali Unpres.Altra attività legata al CCIT da parte del Direttore Unpres è stato il viaggio nella prima metà di settembre 2003 per la preparazione della giornata del marzo 2004 in Slovacchia (scelta e visione della casa che ospiterà il convegno, preparazione dell’équipe che gestirà materialmente l’incontro) e per la sensibilizzazione pastorale in Paesi in cui ancora non si pensa ad una azione pastorale propria per i Rom e i Sinti. Nel 2003 siamo stati in Polonia e per la prima volta in Lituania. Di questo viaggio è stata fatta una relazione al Pontificio Consiglio.3) Incontri fra Direttori Nazionali dell’Europa dell’Ovest. In ottobre 2003 a Pantin-Parigi (F) si è tenuto il III Incontro fra i Direttori della pastorale fra i Sinti e i Rom delle nazioni dell’Europa dell’Ovest. E una iniziativa dei Direttori stessi che sentono urgente un coordinamento a livello europeo per affrontare insieme la nuova situazione che si andrà creando, e che in parte già si è creata, a partire dall’allargamento a 25 paesi. Si è anche deciso di fissare un incontro con Mons. Aldo Giordano, Segretario del CCEE a Friburgo, per affrontare un simile problema.Sono continuati nel 2003 gli Incontri fra gli operatori pastorali del Centro e del Nord. Il gruppo del Centro annovera fra le sue file una nuova comunità di giovani francescani che vive a Firenze in un accampamento di rom della ex Jugoslavia. In ognuno dei tre incontri svoltisi a Roma, un gruppo presentava sé stesso e i suoi rapporti con i rom: è toccato ai francescani, alla Comunità di Sant´Egidio, a suor Damiana, una suora monfortana. Il gruppo del Nord ha lasciato la sede delle secolari Comboniane, a Grezzano di Villafranca (VR), che è stata chiusa, si è temporaneamente trasferito a Montorio (VR) per spostarsi poi alle Budrie (BO). è il gruppo storico, anche se si è via via rinnovato nei suoi partecipanti che provengono da Torino, Milano, Brescia, Verona, Vicenza, Udine, Bologna, Mantova, Parma, Massa Carrara, Pisa. Gli incontri si svolgono dal venerdì sera alla domenica nel primo pomeriggio e comprendono momenti di preghiera, uno scambio sulle situazioni locali e un argomento a tema che si decide di volta in volta. Sono stato invece sospesi gli incontri al Sud.Programmazione del Convegno biennale 2004Per il 2004 è previsto il Convegno e si è costituito il gruppo che si farà carico dell´organizzazione, si è scelto il tema, si è previsto il luogo. L’argomento sarà “la comunicazione” e si articolerà in questo modo: due relazioni, gruppi e brevi comunicazioni esperienziali. Il luogo scelto è Assisi.