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Emigrati italiani


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 3/04


EMIGRATI ITALIANI
Presentiamo una relazione perché dia il senso essenziale del lavoro fatto dall’Ufficio nazionale per la pastorale degli italiani all’estero nel corso dell’anno 2003.Un elemento è presente in filigrana e riguarda il Direttore stesso, che solo da settembre 2003 lavora all’ufficio a tempo. Per questo si è riconoscenti alle persone che con il loro lavoro non hanno trascurato l’attenzione necessaria per una realtà variegata ed importante come sono i nostri italiani emigrati.SituazioneL’Ufficio si interessa di una diaspora importante di 4 milioni di persone, con l’aggiunta di circa 50.000 italiani che ancora emigrano ogni anno, soprattutto in Europa. Questo ci dice che l’emigrazione, da un lato, non è finita, dall’altro resta ingiustificato il calo di attenzione a questo settore della migrazione.Ne segue una attenzione pastorale rinnovata per questi italiani che vivono all’estero. Un servizio concretizzato da sacerdoti, religiose, laici e consigli pastorali che affrontano novità e che hanno decisamente imboccato il cammino della collaborazione con gli operatori pastorali della Chiesa locale.Purtroppo tra gli operatori pastorali italiani partiti negli ultimi anni e quelli rientrati o che hanno smesso per raggiunti limiti di età si deve registrare un grave passivo che urge colmare con generosità.Molte Missioni italiane sono a rischio di chiusura, difficoltà finanziarie sopraggiunte spingono sempre di più le chiese locali a sopprimere, spesso ingiustamente, le comunità linguistiche, rinunciando ad investire in strutture e personale per assicurare continuità ad un servizio pastorale ancora importante e richiesto dagli italiani. Serve un rinnovato impegno di attenzione da parte delle diocesi italiane che non possono dimenticare i loro figli battezzati e che vivono altrove.Da parte civile e politica si è assistito ad un impulso notevole che ha messo in azione convegni, incontri e visibilità mediatica di rilievo. Questo grazie ad un ministero specifico per gli Italiani nel mondo nato dall’inizio della legislatura e risultante anche della passione mai venuta meno del Ministro Mirko Tremaglia.Da parte della Chiesa italiana e delle famiglie religiose, si assiste, purtroppo, ad una disaffezione preoccupante soprattutto perché gli Italiani nel mondo sono divenuti marginali ed estranei alla progettazione pastorale ordinaria delle parrocchie.Punti di attenzioneTre sono i punti che vanno sottolineati perché descrittivi della nuova tendenza:- La nuova migrazione di giovani professionisti chiede insistentemente che sia assicurata la possibilità di celebrare, insegnare ed esprimere la fede in lingua italiana.- La 1a generazione degli Italiani che sono partiti dai nostri paesi per raggiungere le città del Nord Europa e oltre oceano è in difficoltà, spesso emarginata, e vede nelle Missioni Cattoliche Italiane e nella pastorale che vi si propone un riferimento consolante e rassicurante.- Le Chiese locali, dopo il ripensamento degli ultimi anni, si ristrutturano in unità pastorali secondo una visione teologica di Chiesa e con strumenti pastorali da ridefinire. In questo orizzonte le prospettive per le MCI rimangono incerte, i missionari, invecchiati, non trovano la forza di un cambiamento che diventa sempre più radicale e, a volte, preferiscono “tirare fino alla fine” come sanno fare. Altri missionari ed operatori pastorali italiani si sentono sempre più chiamati ad essere anche operatori pastorali nella Chiesa locale.Nelle Missioni italiane, in ogni caso, c’è molta vita e sono sempre belle. Sono punti di aggregazioni per le feste, lo sport, i canti, e varie altre modalità di partecipazioni, sono punti di ascolto per la catechesi, i gruppi del vangelo, l’informazione e la formazione degli adulti, dei giovani e dei ragazzi. Mantengono la tradizionale presenza sul terreno quali punti della consolazione che si esprime nelle visite agli ammalati, le feste e le iniziative per gli anziani. Nella Chiesa locale, le Missioni italiane sono sempre più testimoni di comunione quando lavorano in équipe con i preti locali, sostenendo e lavorando in iniziative condivise, portando il proprio contributo di ricerca e di risposte per le nuove sfide pastorali poste dal mondo moderno. Le Missioni sono sempre efficienti nel gestire i segni di speranza tradizionali quali i pellegrinaggi, l’accompagnare pazientemente ai sacramenti del Battesimo, cresima e matrimonio, pur facendo i conti con assemblee liturgiche molto assottigliate a causa del secolarismo che ha nascosto a molti, il senso dell’azione liturgica. Nelle Missioni italiane si è trovato il coraggio e la lucidità per rimettersi in cammino e, di nuovo, si impara a crescere per meglio rispondere ai bisogni dei battezzati.Le attività delle MCI sono divenute, più che mai, laboratori di umanità attenti alle nuove situazioni di disagio e di ricerca di senso. Questo lo si trova, in particolare, nella prossimità di coppie divise, divorziati risposati, nuovi poveri, gli ultimi emigranti dell’est e i profughi, nelle nuove battaglie per gli ultimi migranti che si aggiungono. In questo laboratorio gli operatori pastorali restano coraggiosi sognatori capaci di rimettersi in questione, di lavorare insieme, di lasciare qualcosa o qualche attività non più urgentissima per cercare nuovi percorsi.
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