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A cosa serve un rapporto? (Silvano Ridolfi)


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 3/04


A COSA SERVE UN RAPPORTO?
di Silvano Ridolfi
E una giustificata domanda ricorrente che ha una altrettanto doverosa risposta nell’obbligo di rendere conto del proprio operato e nello sforzo di darne una valutazione globale che sia contemporaneamente verifica e stimolo.Ogni realtà mutevole ha del resto una sua verifica: per le realtà materiali le misure, per le realtà spirituali i segni. Le prime seguono una legge di regolarità e visibilità, che non è delle seconde nelle quali è sempre presente l’imprevedibilità della libertà umana e, aggiungiamo noi, dell’azione divina.Le migrazioni hanno tali e tanti aspetti (economia, demografia, sociologia, politica, religione,...) che cadono sotto diverse discipline e richiedono specifici tipi di verifica. Ma per chi le vede e le segue come realtà umana nella quale agisce lo Spirito che guida e responsabilizza la Chiesa, per costoro l’osservazione ed i controlli si muovono (e spesso si perdono) in ben altri campi e con ben diversi criteri che non di rado portano lontano fino a sfuggire allo sguardo umano.Le migrazioni sono un “segno dei tempi” da leggere alla luce dello Spirito, sono un “luogo teologico” in cui vedere la crescita del Regno. Pastori e teologi sono chiamati a verificare natura e potenzialità di questo fenomeno perché venga vissuto nella Provvidenza divina.L’ufficio ecclesiale cui in Italia è affidato di seguire e servire questo fenomeno - la MIGRANTES, braccio operativo della Commissione Episcopale apposita e quindi dei Vescovi italiani - fa pertanto ogni anno una pausa di riflessione con la quale riassumere il cammino fatto e mettere le premesse per i più o meno prossimi impegni.Un confronto, se pure sommario, con i rapporti degli anni precedenti permette di evidenziare:* la migliorata ed aumentata attenzione ecclesiale (CEI, Commissioni episcopali italiane ed estere, singoli Vescovi, parrocchie etniche, ecc.);* la sinergia ecclesiale ben avviata con la progettazione e l’azione pastorali di più Commissioni Episcopali ed Uffici;* il più serrato dialogo tra centro e periferia (Diocesi e suoi sacerdoti, Migrantes e operatori pastorali,...);* la crescente partecipazione della base (consultazioni, organismi consultivi, associazionismo cattolico);* la diminuzione (purtroppo!) di sacerdoti, sia secolari che religiosi, e di religiose in molti settori delle migrazioni (emigrazione, apostolato del mare, zingari e circensi) e di riscontro (grazie a Dio!) la loro crescita in altri (immigrazione).Se tutto è in movimento, le migrazioni lo sono per natura e quindi vanno costantemente seguite con lucidità ed affetto, pronti a coglierne i “segni” dello Spirito.