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Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali - Convegno "I media in famiglia"

L'educazione ai media: una responsabilità condivisa

► I media in famiglia: un rischio e una ricchezza?
I media sono un rischio e una risorsa, ma non lo sono in sé. Rischiano, è vero, di dare una visione parziale e distorta della famiglia, di sostituire o quanto meno di ridimensionare il dialogo familiare (penso soprattutto alla televisione), di allargare il gap generazionale e il senso di “inadeguatezza” dei genitori (penso soprattutto alle nuove tecnologie), rischiano, insomma, di incunearsi nelle dinamiche familiari diventando una presenza invasiva, ingombrante… Al tempo stesso, i media possono offrire importanti occasioni di riflessione sul ruolo della famiglia oggi, non tirandosi indietro dall’affrontare anche i nodi più problematici, come giustamente rileva il Santo Padre nel messaggio di quest’anno; possono stimolare il dialogo familiare, offrire nuovi spazi di condivisione tra genitori e figli, ecc. L’elenco potrebbe continuare all’infinito, nell’uno e nell’altro senso. Ma quello che mi pare importante sottolineare è la necessità di non attribuire ai media un potere talmente forte da ritenerli la causa primaria di tutto il male (o di tutto il bene) che può venire alla famiglia. Sarebbe troppo comodo, credo. Ricadremmo ancora una volta nello sterile confronto tra apocalittici e integrati e nel determinismo tecnologico che caratterizza entrambi. Saremmo, come dice Neil Postman, «zelanti profeti con un occhio solo». E necessario invece andare alla ricerca di una posizione più articolata che non si limiti a trasferire sui media mancanze, responsabilità e potenzialità che andrebbero cercate anche altrove, nella famiglia e nella società in generale. Si pensi solo al rapporto tra dialogo familiare e televisione. Ci possono essere famiglie in cui la televisione diventa veramente un sostituto della conversazione, ma come non sospettare che l’intrusività della televisione possa essere in realtà il sintomo (e non la causa) di una scarsa coesione e di difficoltà comunicative che preesistono all’ingombranza della televisione e che la televisione mette drammaticamente in rilievo? D’altro canto, le famiglie in cui la televisione stimola la conversazione, accresce le conoscenze dei comportamenti altrui, permette di rafforzare e discutere valori, è occasione di scambio e confronto, non lo diventano per effetto della televisione, lo sono già in partenza. Questa visione più articolata entro cui, a mio parere, bisognerebbe collocare il rapporto tra media e famiglia, ci aiuta anche a riflettere sul fatto che l’intera questione dell’essere i media un rischio o una risorsa va ridefinita all’interno del più generale contesto sociale. I media possono essere una risorsa per quelle famiglie che hanno il capitale culturale ed economico per approfittare al massimo delle potenzialità che essi offrono, ma al tempo stesso rappresentano un rischio per quelle famiglie che non hanno questo capitale e che quindi hanno più scarse possibilità di accesso a queste potenzialità. Credo, insomma, che il problema risiede non tanto (o non solo) nei media in sé, ma nella società nel suo complesso.
Prof.ssa Gianna Cappello