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Appunti e considerazioni dall'Argentina (F. Dotolo) p.125


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 2/04


APPUNTI E CONSIDERAZIONI DALL’ARGENTINA
di Franco Dotolo
Lo scorso mese di dicembre abbiamo realizzato un percorso di conoscenza e di contatto con gli operatori pastorali che operano in Argentina presso le comunità italiane. Un viaggio che ha permesso di conoscere dal vivo sentimenti e situazioni che spingono a moltiplicare sforzi ed impegno per questo grande popolo italiano che vive in questo grande, ricco e sfortunato paese.Situazione economico-sociale in ArgentinaDa tempo i mass-media, TV, Radio, carta stampata, hanno dato grande risalto alle precarie condizioni economico-sociali dell’Argentina. Nel toccare però quasi con mano la realtà di quella terra, nel viaggio di dicembre 2003, si è accorti che, sotto certi aspetti, il quadro globale è anche peggiore. Fa rabbia constatare come l’ex granaio del mondo (così veniva chiamata prima l’Argentina) si trovi in una situazione di emergenza perfino alimentare. Molteplici sono le cause che hanno determinato tale declino: innanzitutto una precarietà politica dettata da logiche privatistiche; una mancanza di serie programmazioni geopolitiche che avrebbero dovuto popolare maggiormente il territorio nazionale ed evitare l’afflusso in poche città causando uno squilibrio tra periferie poverissime e il centro in mano a pochi ricchi; i profitti delle industrie non sono stati reinvestiti in maniera adeguata nei mercati locali ma indirizzati all’estero o depositati in banche locali con tassi di interesse altissimi e, di conseguenza, era impossibile creare quel benessere che nello stesso periodo è stato prodotto in Europa; una corruzione che per decenni si è ramificata in moltissimi settori della vita pubblica.Da più parti si sente una certa voglia di riscatto; la nuova classe politica sembra dare timidi segnali di ripresa, ma sta alla collettività, intesa come forma associativa e di elevato rigore morale, dare un contributo importantissimo per risalire la china. Il percorso sarà arduo, molto difficile, ma l’alternativa è di gran lunga peggiore.Associazioni e realtà territorialeIn uno scenario di questa portata sono saltati gli equilibri sociali fondamentali per la crescita di un paese. Anche le associazioni cattoliche/laiche che tanto hanno fatto per la comunità italiana ne hanno risentito. Il viaggio in Argentina è servito soprattutto per incontrare i connazionali, le parrocchie, le associazioni, i giovani e cercare di impostare un dialogo con le forze sociali in loco in prospettiva futura con l’avallo della Migrantes. è stato importante partecipare il 12-13 dicembre 2003 a Buenos Aires, presso gli Scalabriniani nella sede dell’Apostolato del Mare, Stella Maris, ad un incontro della FACIA (Federazione delle Associazioni Cattoliche Italiane in Argentina) i cui temi fondamentali sono stati il ruolo della FACIA, il suo cammino futuro e il ruolo dei giovani.Proprio i giovani delle associazioni argentine sono stati i protagonisti in questo convegno sul tema: “Quale partecipazione nell’Associazionismo Cattolico?”. Ha aperto i lavori il presidente della FACIA, Emilio Condò che ha relazionato sulla “Partecipazione giovanile nel cammino della FACIA”. Egli ha sottolineato la necessità di un maggiore coinvolgimento dei giovani nelle associazioni per evitare che il patrimonio delle stesse venga perso o addirittura deviato verso altre forme associative lontane dal mondo cattolico.P. Mario Vileda, Direttore del Dipartimento Arcidiocesano della Migrazioni di Buenos Aires, ha elaborato le “Esperienze attuali di partecipazione giovanile (La Pastoral Juvenil Migratoria)”, facendo una analisi critica delle esperienze passate che sono un patrimonio importantissimo da non disperdere e, partendo da queste, il futuro dovrà agevolare maggiormente il coinvolgimento giovanile nella pastorale migratoria. E sullo stesso piano, P. Ildo Griz, Segretario Generale della FCCAM (Fondazione della Commissione Cattolica delle Migrazioni) ha parlato delle esperienze di partecipazione giovanile nelle collettività di migranti limitrofi. I giovani presenti hanno ascoltato con interesse le relazioni, ma hanno anche espresso le difficoltà che in questo preciso momento incontrano in Argentina: l’alto tasso di disoccupazione, la corruzione, il futuro incerto che può delinearsi in Argentina visto il momento assai critico della nazione e le difficoltà ad emergere in un contesto associazionistico piuttosto protetto e circoscritto sempre alle stesse persone. Le Associazioni aderenti alla FACIA si sono confrontate, invece, su un tema importante come “Il cammino della FACIA” e “Risposte pastorali della FACIA dalla fondazione alla realtà attuale a Buenos Aires”, relatori: P. Italo Serena e Emilio Condò, presidente FACIA uscente, e le “proposte per la pastorale” P. Sante Zanetti, Provinciale degli Scalabriniani a Buenos Aires. P. Zanetti oltre a fare una accurata analisi sul ruolo delle Associazioni cattoliche, ha sottolineato soprattutto l’aspetto formativo dei giovani per un cammino di solidarietà e di comunione nel mondo associazionistico, evidenziando le radici cristiane quali garanzie per un futuro assai delicato come quello argentino. Le conclusioni di Don Domenico Locatelli, Direttore Nazionale per la Pastorale degli italiani nel mondo della Migrantes, sono state un segno di vicinanza della Migrantes agli emigrati italiani in Argentina e soprattutto l’auspicio di valorizzare maggiormente i giovani italo-argentini che, a differenza dei loro padri, hanno una cultura superiore e necessitano di incentivi che li facciano accostare alle associazioni, soprattutto cattoliche, e iniziare a costruire insieme una società diversa, più solidale e aperta.La Chiesa italiana e quella argentinaLa Chiesa italiana è molto vicina a quella argentina in questo momento di difficoltà. E la testimonianza di questa solidarietà si è avvertita in un incontro tra la Chiesa italiana e la Chiesa argentina, proprio nello stesso periodo, che ha prodotto un documento congiunto molto importante dei missionari e delle missionarie italiani in Argentina di cui è utile darne risalto:“Ci siamo trovati 160 missionari italiani (religiosi, religiose, sacerdoti fidei donum e laici), invitati dall’ Ufficio Nazionale per la cooperazione missionaria tra le Chiese della Conferenza Episcopale Italiana per un incontro di dialogo e di scambio fra le Chiese dell’Italia e dell’Argentina. Abbiamo vissuto giornate intense di comunicazione, nelle quali ci siamo raccontati le nostre esperienze di vita e di missione.Abbiamo portato i nostri doni: - la gioia dell’incontro; - l’amore per il popolo argentino, al quale apparteniamo per adozione, e per la sua storia; - la fierezza e la solidità della fede che abbiamo ricevuto dai nostri genitori e dalle nostre comunità di origine, piccole cellule vive di una Chiesa più grande;- i nostri anni di missione: molti di noi sono in Argentina da 30, 40, 50 anni e ci consola il fatto che la Chiesa italiana abbia pensato di riunirci.Proclamiamo - che Gesù Cristo è il nostro tesoro e il senso della nostra vita. è Lui che ci ha chiamati a dire a tutti l’esperienza che abbiamo fatto in prima persona: che il Padre ama ciascuno dei suoi figli; - che la Chiesa, alla quale apparteniamo, è il Popolo di Dio che non conosce confini, sparso su tutta la terra; che il Signore ci chiama a continuare la sua missione affinché ogni uomo e ogni donna abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza. Riconosciamo - che siamo in questa terra argentina scelti dal Padre per comunicare il Vangelo del Regno; - che siamo in questa terra inviati dalle nostre Chiese in Italia, alle quali intendiamo comunicare le grandi opere che Dio qui realizza;- che siamo chiamati a vivere la comunione con le Chiese che ci accolgono a servizio della pace e della giustizia, favorendo tra l’altro la collaborazione fra gli Istituti di vita consacrata attraverso la condivisione in rete dei loro servizi e delle loro esperienze; - che il carisma della vita consacrata riscopre in talune situazioni di questo paese le motivazioni che ne hanno determinato la nascita e che ciascun Istituto è chiamato ad essere segno e testimonianza della radicalità della vocazione cristiana;- che siamo chiamati a servire questo popolo facendoci solidali con tutti, privilegiando gli esclusi, proponendo una cultura di solidarietà di fronte a una cultura neo-liberale; - che il Vangelo vissuto dalla nostra gente è un dono anche per le Chiese in Italia, chiamate come noi alla nuova evangelizzazione. Continueremo - a condividere la complessità della vita del nostro popolo che da troppi anni conosce un impoverimento crescente; - a sostenere le comunità indigene, in particolare perché vengano attuati con giustizia i pur riconosciuti diritti fondamentali propri della persona umana; - a investire nella cultura per favorire, anche attraverso forme di confronto e di dialogo tra le scuole cattoliche e le scuole statali, la crescita morale delle persone e delle istituzioni, unitamente alla stabilità della politica e all’equità dell’economia; - ad aiutare i cristiani ad essere, adempiendo i loro doveri e difendendo i loro diritti, cittadini attivi nel paese e nel mondo, privilegiando la difesa dei diritti umani e la promozione della donna;- a chiedere alle associazioni italiane di operare a reale vantaggio dello sviluppo di questo paese; - a lavorare perché la parrocchia, la famiglia, la scuola, le aggregazioni ecclesiali, gli organismi sociali e le formazioni politiche educhino i cittadini alla solidarietà, alla passione per il bene pubblico, ai valori immutabili che hanno la loro radice in Dio creatore e salvatore di tutti; - a spendere la vita per la nostra gente.Affidiamo questi nostri intendimenti alla materna protezione di Nostra Signora di Guadalupe, nel giorno della sua festa, e chiediamo l’aiuto della preghiera perché il Signore ci mantenga fedeli e generosi nella missione per la gente di questo amato paese”.Città diverse, problematiche similiIl tour da Buenos Aires è continuato alla volta di Rosario, Mendoza, Cordoba, Mar del Plata. I numerosi incontri con le comunità italiane locali e con le molteplici associazioni hanno confermato la medesima situazione in ogni latitudine in Argentina. Si avvertiva comunque la necessità di animare le associazioni ed erano palesi i problemi di un ricambio generazionale. I giovani si trovano a vivere un conflitto interiore di essere da una parte cittadini argentini con la propria cultura e caratteristiche e, dall’altra, cercare di non disperdere le proprie radici italiane, la propria identità. Proprio su queste difficoltà si è sottolineata la priorità di una formazione giovanile, di crescita cristiana che valorizzi il mondo associazionistico e sia da sprone per la società. è fondamentale che le associazioni, specialmente di stampo cattolico, riacquistino la propria dimensione sociale. Il tempo è prezioso perché il rischio è quello di creare il vuoto di una perdita generazionale difficilmente colmabile.L’italianità è un grande patrimonio che deve essere adeguatamente valutato e cercare massimamente di indirizzare le nuove generazioni di italo-argentini all’amore per le proprie radici. Il futuro dell’Argentina passa anche per le loro mani e possono dare un contributo inestimabile non solo alla sopravvivenza del “sogno italiano” ma soprattutto per la rinascita di questa terra.Conclusioni e prospettive futureC’è molta voglia di interessarsi dell’Argentina, come dimostrano questi incontri, e si avverte una voglia di riscatto: economico, politico e sociale. Vi sono già segnali di investitori italiani che grazie al trasferimento di capitali internazionali e di capitale umano qualificato potranno contribuire alla ripresa economica dell’Argentina. Il futuro potrà quindi vedere una forte ondata di migrazione qualificata verso l’Argentina che sarà favorita dalla similare caratteristica sociale: stessa lingua, stessa religione e cultura più vicina a quella italiana. Per evitare rischi di secolarizzazione della società argentina, le prospettive di crescita dovranno avere una valenza morale che cammini di pari passo con le prerogative economiche. In questo le associazioni potranno contribuire alla formazione di una classe “dirigente” che sia distante dalla falsa immagine del mondo occidentale come proposto oggi dagli organi di informazione.