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Proposte del vescovo di Brooklyn per una pastorale specifica agli italiani negli USA (N. DiMarzio) p.111



Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 2/04


PROPOSTE DEL VESCOVO DI BROOKLYN PER UNA PASTORALE SPECIFICA AGLI ITALIANI NEGLI USA
Ringraziamo il Vescovo di Brooklyn, Mons. Nicholas DiMarzio, che ci ha permesso di pubblicare questa lettera indirizzata alla Migrantes ancora nel novembre 2003. è uno scritto significativo non solo per noi ma per tutti gli operatori tra i migranti. Il Vescovo chiede “aiuto” per rivitalizzare i valori religiosi italiani dei suoi fedeli, non importa se questi sono già della sesta-settima generazione!
di Nicholas DiMarzio
Secondo la più recente Anagrafe Consolare del M.A.E. (Ministero Affari Esteri) soltanto 191.773 cittadini italiani vivono negli Stati Uniti di cui 60.817 risiedono a New York.1Tuttavia, in base all’ultimo censimento effettuato negli USA, 473.756 persone si sono autodefinite come immigrati italiani; 147.372 risiedono a New York2. E inoltre risaputo che oltre 15 milioni di cittadini americani riconoscono la propria origine etnica come italiana3.Entrambe le serie dei numeri andrebbero aumentate per il fatto che molte persone non hanno completato le domande e il lungo formulario del Censimento USA.Ci sono anche molti italiani che per rinuncia al procedimento di ottenimento del visto (permanente), prolungano il loro soggiorno continuando a lavorare, oppure si ricongiungono con i propri familiari. Questi restano non registrati ufficialmente ed hanno molta difficoltà a trovare una collocazione stabile.Ci sono anche molti studenti universitari italiani che partecipano ai programmi di scambio delle Università Americane. Sebbene il loro soggiorno sia prettamente temporaneo, la loro presenza tra noi presenta molte sfide e opportunità4.La situazione attuale dell’esperienza italo-americana si focalizza sulla 6a o 7a generazione di persone che sono adesso titolari di doppia etnicità: italiana e americana. Infatti, la categoria “italo-americana” rappresenta una nuova realtà etnica che andrebbe studiata maggiormente.Matrimoni misti, studi superiori, livelli economici, facilità di viaggiare e la forza della cultura popolare americana, ecc. sono state le cause che hanno indotto questi italiani a prediligere aspetti esteriori a se stessi, così come la televisione e gli stereotipi holliwoodiani, come un segno di ciò che significa essere italiani.La fede cattolica è stata il segno principale della loro identità etnica. Questo segno è ancora valido, anche se le moderne teorie dell’assimilazione e dell’integrazione cercano di ignorare tutto ciò e spesso sembrano prevalere.Tuttavia maggiore integrazione non significa necessariamente minore etnicità. Molti gruppi di immigrati, inclusi gli italiani, hanno potuto mantenere la loro etnicità diventando nello stesso tempo parte integrante della grande cultura americana.Mentre la Chiesa crede che la loro fede sia la vera chiave per scoprire chi essi siano, la loro assenza alla regolare pratica domenicale, la non conoscenza della lingua italiana che potrebbe aiutarli a sentire a casa una liturgia italiana, i propri figli completamente americani e la mancanza di una pastorale estesa, fatta specificamente per gli italo-americani, rappresentano per la Chiesa una nuova sfida di evangelizzazione.Siccome è stato già scritto su questo argomento, è sufficiente dire che come Chiesa abbiamo bisogno di essere ri-educati sul come capire questi punti e come continuare il nostro ministero nei loro confronti.Immigrati italianiLa presenza di numerosi immigrati italiani negli Stati Uniti è ancora un fattore importante per il nostro impegno pastorale. Dal momento che i numeri e lo stile di vita degli attuali immigrati è molto diverso da quello di prima, la Chiesa è ancora obbligata a provvedere alla loro cura pastorale, nonostante la diminuzione dei sacerdoti che parlano italiano.Abbiamo iniziato con quelle che ora vengono chiamate “Parrocchie personali” nelle quali le comunità etniche intere vengono formate in aree ben definite. Gli immigrati spesso hanno costruito Chiese che essi stessi frequentano e nelle quali operano “missionari” anche essi un tempo immigrati con la loro gente. La vita della comunità immigrata è incentrata intorno alla loro parrocchia nazionale.L’obiettivo pastorale non era l’assimilazione nella cultura americana, ma piuttosto la conservazione di una identità religiosa e cattolica attraverso la semplice partecipazione alle espressioni culturali della identità che le persone hanno inconsapevolmente portato dentro se stesse.E sembrato che la loro fede cattolica sia stata il collante che li ha tenuti insieme nonostante l’esigenza di essere considerati immigrati. Spesso, gli unici edifici riconoscibili nelle loro nuove città americane sono state le chiese parrocchiali cattoliche nelle quali essi entravano per trovare sicurezza, garanzia e stabilità.Gli italiani si sono spostati e stabiliti in tutti gli Stati Uniti. Comunità di immigrati italiani sono nate in California, Arizona, Chicago, Pennsylvania, New Jersey, Florida, Massachusetts, Louisiana e New York. Ancora oggi, le parrocchie e le diocesi in questi Stati continuano ad abbonarsi al settimanale “Messa Festiva” che è un dépliant da usare in lingua italiana la domenica. Questo è un aspetto importante che evidenzia come la pratica della fede ha ancora un ruolo cruciale da giocare nell’identità degli immigrati italiani delle generazioni passate che sono vissute negli USA per decenni.Un rapido sguardo alla Diocesi di Brooklyn, New York di oggi, darà una visione più chiara della situazione nazionale che si descrive. La Diocesi di Brooklyn, N.Y. è territorialmente la più piccola diocesi negli Stati Uniti, ma la quinta più grande per popolazione. E anche la più culturalmente varia, avendo come cittadini residenti da oltre 167 paesi che parlano più di 80 lingue diverse e sono membri di tutte le religioni conosciute5.La Diocesi è giustamente chiamata “la Diocesi degli immigrati” non soltanto perché si riferisce a questa specifica gente, ma, molto di più, perché la storia dei suoi 150 anni mostra che dalle proprie origini gli immigrati sono stati la parte maggiore della popolazione della Chiesa locale. La vera natura del fenomeno immigratorio indica dunque che questo carisma unico sarà lo stesso anche per molti anni in avvenire.La Diocesi ha attualmente 40 parrocchie dove la lingua italiana deve essere usata per la celebrazione domenicale. L’Apostolato italiano della Diocesi assicura che la comunità di immigrati italiani possa celebrare le feste principali e tradizionali a livello diocesano. Queste celebrazioni (processione del Venerdì Santo, celebrazioni di P. Pio, pellegrinaggio nei vari santuari locali, eventi culturali, ecc.) fanno aumentare il numero di coloro che frequentano le diverse parrocchie.Purtroppo la diminuzione di preti, di religiosi e di suore che parlano italiano e le esigenze provenienti dalle nostre parrocchie multi-etniche, spesso sono le cause per cui gli eventi in lingua italiana assumono un ruolo di minore importanza nella vita parrocchiale.Noi siamo consapevoli dalle esperienze passate che senza la salvaguardia della lingua e cultura, spesso segue una forte perdita della fede. Anche più recentemente sette fondamentaliste hanno fatto stampare il loro materiale informativo liturgico in lingua italiana, assicurandosi che i visitatori delle loro case potessero parlare italiano soprattutto quando il loro obiettivo per l’evangelizzazione era un vicino italiano.Malgrado le molte e varie difficoltà, gli italiani, la cui fede e cultura hanno arricchito enormemente la Chiesa e la società degli Stati Uniti, hanno ancora la necessità di essere capiti, serviti e alimentati da una cura pastorale specifica che la Chiesa ha l’obbligo di provvedere.Proposte specificheCiò che segue è una lista di idee e proposte che hanno messo in evidenza una maggiore attenzione riguardo al nostro ministero per gli italiani in USA.Dovrebbe sembrare più pratico, in alcune istanze, limitare questi orientamenti alla Diocesi di Brooklyn dove molti italiani e italoamericani richiedono tale attenzione. Le strutture che sono già stabili qui possono anche garantire la giusta supervisione e direzione di ogni sforzo che potrebbe essere intrapreso.Vi proponiamo queste idee senza nessuna priorità o preferenza, tenendo presente i bisogni da soddisfare, per quanto è possibile e con la migliore efficacia possibile.A) Riconoscendo che l’esperienza degli italo-americani deve essere vista come una sfida unica della propria consapevolezza e identità, uno studio sociologico sistematico potrebbe essere fatto per identificare come gli italo-americani definiscono se stessi e il loro ruolo nella società americana. Questo porterebbe sicuramente benefici sia per la Chiesa che per il Governo italiano.B) Questo studio offrirebbe un quadro più chiaro degli sforzi necessari che andrebbero fatti per ri-evangelizzare gli italo americani in modo da fortificare i valori spirituali che essi continuano a sentire propri e introdurre di nuovo quelli che hanno perso.C) Con l’assistenza di esperti dall’Italia, andrebbero organizzate qui, per il clero e per altri, delle conferenze, per capire il cattolico italiano di oggi. Spesso si ha la sensazione che l’Italia di oggi appaia completamente sconosciuta agli americani di discendenza italiana.D) L’ostacolo principale che si estende dalla seconda fino alla sesta generazione di italiani, è la loro mancanza di una valutazione giusta della ricchezza culturale che rappresenta la loro eredità. Uno sforzo concertato deve essere fatto per ri-educarli nella loro cultura. Questo indubbiamente potrà indirizzarli verso la nostra fede cattolica e le sue molteplici espressioni culturali tra gli italiani.E) Le Regioni italiane, in uno slancio di autopromozione, spesso mandano delegazioni a New York per sponsorizzare mostre di arte, cucina, industria e cultura. Purtroppo la loro presenza è limitata alla Camera di Commercio italiana o alla comunità finanziaria di Manhattan. Dovrebbero invece essere fatti sforzi per indirizzare le loro iniziative verso il grande pubblico italo-americano e così creare consapevolezza e orgoglio etnico fra la comunità italo-americana.F) Un programma di scambi potrebbe essere organizzato per far conoscere esempi di vivaci parrocchie italiane e di metodologie pastorali attualmente usate in Italia con giovani, adulti e gruppi specializzati (immigrati, anziani, poveri e disoccupati).G) Una recente indagine proprio tra le nostre parrocchie italiane, ha indicato in modo netto l’esigenza di avere preti che parlano italiano. Le diocesi già usano più di 100 preti stranieri nel proprio ministero per un periodo di cinque anni. Nessuno di loro viene dall’Italia. Ci siamo affidati nel passato al nostro clero di lingua italiana, ma ora ci troviamo di nuovo nella necessità di avere dei “missionari” provenienti dall’Italia. Questi preti potrebbero svolgere il loro servizio su basi regionali e potrebbero essere incoraggiati a tenere missioni e ritiri spirituali, ecc. in lingua italiana per le nostre parrocchie. Per sostenerli essi dovrebbero essere incaricati come Vicari parrocchiali in parrocchie dove potrebbero operare con altri preti e laici. Di conseguenza, la conoscenza dell’inglese e/o spagnolo sarebbe assolutamente necessaria e obbligatoria, così come avviene per tutti i preti stranieri che operano nella nostra diocesi.H) Lavorando insieme alla Conferenza Nazionale dell’Apostolato Italiano (NIAC)6, dovrebbe essere tenuto un incontro per aggiornare i sussidi liturgici e la musica liturgica italiana da utilizzare nelle nostre liturgie. Un consulente al riguardo potrebbe essere anche mandato a N.Y. una volta all’ anno per istruire i lettori e i musici della parrocchia.I) L’assistenza è necessaria per capire le feste importanti e le celebrazioni dei Santi che oggi ricorrono in Italia. Spesse volte facciamo qui delle cose senza capire la ricchezza e il senso della tradizione che celebrano questi eventi.J) I movimenti cattolici in Italia sembrano avere un seguito numeroso di famiglie giovani. è necessaria una capacità di osservazione dei fondamenti di questi movimenti per meglio comprendere come le parrocchie possano coinvolgere questi laici cattolici.K) Dovrebbe essere organizzato uno studio delle pubblicazioni attuali sull’esperienza degli italo americani. Alcune università, organizzazioni italiane e centri di ricerca sono fonte primaria di informazioni sull’attuale pensiero degli esperti sull’etnicità italiana e il suo impatto.ConclusioniQuesto non pretende assolutamente di essere uno studio esaustivo sulla situazione attuale, né tanto meno una lista completa dei bisogni del nostro ministero nei confronti degli italiani qui in USA.Il nostro sforzo è stato quello di indicare che la sfida del ministero con gli italiani è ancora molto viva, anche se la sua dimensione è significativamente cambiata. Noi abbiamo anche tentato di indicare le nostre necessità per l’educazione e come la Chiesa in Italia può venirci in aiuto.Siamo alla ricerca di un nuovo entusiasmo pastorale e nuovi metodi dai quali possiamo approfondire la fede degli immigrati italiani che rappresentano una larga parte della Chiesa cattolica in America, specialmente nella regione di New York.Siamo grati per l’opportunità di collaborare su questa tematica spirituale ed etnica.Brooklyn, novembre 2003(nostra traduzione dall’inglese)
_______________________1 Febbraio 2, 2003. M.A.E. Anagrafe Consolare2 Fonte: Censimento USA 2000. Centro studi Immigrazione3 Rapporto Università di Georgetown. Analisi censimento USA 20004 In una parrocchia di Brooklyn, un gruppo di 30 persone si incontra regolarmente con il parroco (Sacred Hearts of Jesus and Mary, Cobble Hill, Brooklyn)5 Archivio parrocchiale 2002. Ufficio Cattolico Migrazioni della Diocesi6 Rev. Paul S. Lo Verde, Vescovo di Arlington, Virginia, Presidente; Mons. William A. Varvaro, Direttore Esecutivo