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Collaborazioni pastorali in campo migratorio (B. Mioli) p.103


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 2/04


COLLABORAZIONI PASTORALI IN CAMPO MIGRATORIO
di Bruno Mioli
Già fatta molta stradaNessuno può introdurre questo discorso sulle collaborazioni tra forze cristiane in campo migratorio, quasi si trattasse di qualcosa di nuovo. La storia secolare della presenza della Chiesa fra gli emigrati italiani ci pone di fronte a splendidi esempi che hanno cominciato a ripetersi fin dall’inizio della storia ormai trentennale dell’immigrazione in Italia. Naturalmente fra tante luci anche qualche ombra.Ma c’è anche un fatto nuovo. Lo scorso anno in questi giorni fervevano gli ultimi lavori per la preparazione del Convegno Nazionale sulle Migrazioni, celebratosi il 25-28 febbraio a Castelgandolfo: “Tutte le genti verranno a te - La missione ad gentes nelle nostre terre”.Fu un grande convegno. Non è una affermazione autocelebrativa della Migrantes. E’ stato un evento di primaria importanza per la ricchezza dei contenuti e la stimolante attualità delle proposte finali, ma di non minore rilievo è stata la convergenza dei diversi organismi e uffici ecclesiali, la loro singolare intesa e collaborazione nel programmare il convegno. Ci si riferisce naturalmente ai tre Uffici della CEI, quello per la Cooperazione missionaria tra le Chiese, quello Catechistico e quello per le Migrazioni,i quali assieme alla Caritas hanno condotto i convegni preparatori in tutte le regioni d’Italia. Subito però, già in fase di celebrazione del convegno si è fatto notare che questa decisa e convinta sinergia fra le varie forze ecclesiali non solo deve proseguire e rafforzarsi anche dopo il Convegno tra gli organismi centrali, ma deve avere una positiva ricaduta anche a livello di regioni ecclesiastiche e soprattutto di singole diocesi.Si mira dunque a una effettiva pastorale d’insieme a livello locale (di regioni e diocesi), nella quale dovrebbero incontrarsi, oltre ai predetti organismi nazionali, possibilmente tutte le altre forze ecclesiali e di ispirazione cristiana impegnate nelle migrazioni. Si sta ora spianando una strada maestraI primi passi in questa direzione sono già stati fatti immediatamente dopo il convegno. Infatti, alcuni giorni dopo, la Commissione Episcopale per l’evangelizzazione dei popoli e la cooperazione missionaria tra le Chiese ha proposto che i direttori dei predetti tre uffici prendessero contatto col direttore della Caritas Italiana per promuovere, tutti assieme, un lavoro unitario nel servizio ai migranti anche nelle singole Chiese locali. Qualcosa si è fatto in questa direzione ma senza giungere a definire un programma concreto.Con l’inizio del 2004, cioè con l’avvicinarsi del primo anniversario del convegno, si è ritenuto non procrastinabile riprendere la proposta. Naturalmente, essendo venuta dalle Commissioni Episcopali la spinta iniziale, devono essere ancora loro a riprendere in mano l’iniziativa. Il via è venuto dalla Commissione Episcopale per le Migrazioni che nella sua ultima riunione del 19 gennaio ha ascoltato in proposito una relazione del suo nuovo Presidente, S. E. Mons. Belotti: egli ha presentato un testo, che nei giorni seguenti è stato trasmesso ai Presidenti delle altre Commissioni Episcopali maggiormente interessate alla sua realizzazione e quindi al Consiglio Permanente della CEI. In questo testo si propone che da quest’alto vertice della Chiesa italiana venga rivolta una Lettera o Nota pastorale a tutte le diocesi, esortandole a mobilitarsi in questa pastorale d’insieme sulle migrazioni. La cosa,dunque, sembra al momento presente bene avviata.Un’utopia?Quella ora presentata è, per così dire, la pista verticale, quella che riguarda la “gerarchia”, il vertice della gerarchia nella Chiesa italiana. Questa pista però, per essere efficace, deve incrociarsi con quella “orizzontale”, ossia con la base, con quelle tante forze già operanti in campo migratorio, che sono le vere destinatarie dell’impulso che ci si attende dall’alto, a modo di Nota pastorale o di Lettera alla comunità cristiana. Infatti la parola dei pastori per quanto autorevole, rischia di rimanere lettera morta, se non trova una sensibilità e una disponibilità al lavoro d’insieme, congiunte con l’impegno effettivo a sperimentare in concreto le vie praticabili per questa collaborazione a tutto campo.Qualcuno forse ha l’impressione di trovarsi davanti a un’utopia, una nobile utopia e magari è indotto a considerarla tale in base agli scarsi risultati o addirittura al fallimento di esperimenti già posti in atto. Certo, chi è stato frustrato nel suo sincero sforzo di trovare con altri una base d’intesa, di elaborare un piano integrato ove ognuno sa dove collocare il suo contributo, secondo la sua specificità, il suo carisma e le sue possibilità, potrebbe trovare poco gradevole e poco realistica questa rinnovata proposta d’un lavoro d’insieme. Eppure questo lavoro d’insieme è una prospettiva così ecclesiale ed evangelica, così anche umanamente ragionevole e vantaggiosa, che vale la pena tentare per la prima volta o avventurar con rinnovato coraggio in questa avventura.Che non si tratti di un’utopia lo dice non soltanto la bontà della causa ma pure qualche felice sperimentazione che è già in atto: vedi ad esempio a Torino le varie realtà diocesane, vedi in Sicilia le giornate di studio organizzate dai principali uffici regionali della pastorale, vedi pure nel Veneto fra le varie diocesi od anche a Roma con l’Usmi e i vari istituti missionari . Guardarsi attorno è sempre incoraggiante quando si constata che quanto si presenta sotto una luce affascinante, ma carico di difficoltà viene affrontato con coraggio e con pazienza e i risultati non mancano.I possibili campi di comune interesseQuali siano i campi di comune interesse nelle migrazioni, che si prestano a una pastorale d’insieme, dipende dalla situazione locale, dal tipo di migranti, dalle forze disponibili, dai programmi pastorali generali o specifici sulle migrazioni già in vigore nella diocesi. Qui si tenta di fare una elencazione, che è semplicemente esemplificativa, di questi possibili settori della pastorale, che facenti capo ad un particolare ufficio diocesano, ma che destano l’attenzione e l’interesse anche di altri uffici e organismi pastorali, a cominciare dalla Migrantes. É superfluo precisare che il primo a muoversi o il primo a essere interpellato in questo lavoro coordinato è l’ufficio della diocesi incaricato dello specifico settore, come nel caso del catecumenato, della scuola, dei giovani, del lavoro, della famiglia, ecc.Presentiamo diverse possibili aree di coordinamento e di collaborazione, che in base alle esperienze locali possono essere meglio determinate ed arricchite;1. Stranieri cattoliciAccoglienza anzitutto dei fratelli nella fede, dei migranti cattolici, da parte di tutti i gruppi, movimenti e organismi che sentono forte il senso di cattolicità e di appartenenza ecclesiale. Quindi:- attenzione perché i cattolici sperimentino il calore dell’accoglienza e del servizio da parte di tutte le strutture ecclesiali;- sostegno ai migranti delle varie etnie perché possano continuare a vivere la loro fede in comunità di fede e di culto fatte su misura della loro lingua, etnia, tradizione (e rito, per gli orientali)e allo stesso tempo si inseriscano nella parrocchia territoriale anche con ruoli attivi (nel settore liturgia, catechesi, sport, folklore, consiglio pastorale, ecc…);- celebrazione della Giornata Nazionale Migrazioni e Giornate analoghe (Pentecoste - Epifania).2. Ecumenismo- Opportunità unica con la crescente presenza di cattolici e ortodossi dall’Est Europeo;- problematiche relative ai cattolici di rito orientale e ai loro operatori pastorali;- richiesta da parte degli ortodossi di luoghi di culto e di servizi liturgici;- settimana di preghiere per l’unità delle Chiese.3. Evangelizzazione- Primo annuncio e dialogo interreligioso: un’opportunità alla portata di tutti;- cammino di catecumenato, passi previ e successivo accompagnamento;- rapporto con le Chiese di origine, particolarmente con le giovani Chiese;- attività del Centro Missionario diocesano condivise;- mese e giornata missionaria mondiale.4. Rapporti interreligiosi- Iniziative di incontro e di dialogo o sul dialogo con religioni non cristiane;- chiarezza e concordanza circa i luoghi di culto e l’eventuale incontro di preghiera (tipo Assisi);- Giornata della pace.5. Carità e servizi socio-assistenziali- Raccordo tra i vari centri di ascolto e prima accoglienza, anche degli Istituti religiosi;- orientamenti e prassi comuni sugli interventi di emergenza e di supplenza;- iniziative orientate alla progressiva integrazione.6. Famiglia- Interventi in favore dell’unità della famiglia e dei ricongiungimenti familiari;- matrimoni misti e di mista religione, matrimoni fra italiani e stranieri, matrimoni con irregolari;- centri per la vita e Consultori familiari; Forum delle famiglie;- inserimento di stranieri in gruppi familiari ecclesiali parrocchiali.7. Minori e giovani (di prima e di seconda generazione)- Loro presenza negli oratori e gruppi giovanili (sportivi, scoutistici, religiosi, culturali);- insegnamento della religione cattolica nelle scuole ed eventuale partecipazione di non cattolici;- associazionismo etnico e interetnico;- problema dei minori non accompagnati.8. Lavoro- Coinvolgimento di stranieri nei gruppi di evangelizzazione del mondo del lavoro;- valorizzazione dei patronati, presenza nei sindacati;- formazione professionale.9. Rapporto con le istituzioni pubbliche- Voce unica o almeno consonante nel contatto con l’amministrazione pubblica;- stile franco ma conciliante e rispettoso nei suoi confronti, disponibilità alla collaborazione;- partecipazione ai “consigli territoriali” (provinciali) a mente dell’art. 4, & 6 della Legge.10. Carcere- Visite mirate assieme a mediatori linguistici e culturali;- vigilanza per la salvaguardia dei diritti fondamentali per i carcerati stranieri;- far da ponte con i familiari in Italia o all’estero;- trovare almeno per qualche caso formule alternative al carcere.11. Tratta delle straniere- Sensibilizzare al grave problema la propria comunità, con particolare riferimento ai “clienti”;- contatto col “Coordinamento ecclesiale contro la tratta delle straniere”;- organizzare insieme qualche iniziativa (casa di accoglienza e di ricupero, unità di strada, ecc.);- interessamento per l’applicazione dell’art. 18 in favore di chi esce dal giro della tratta.12. Degenza all’ospedale- Stimolo a qualche sanitario perché si specializzi in “medicina delle migrazioni”;- costituire anche gruppi di volontari stranieri disposti a fare visita agli ospedali e installare una specie di 118 (o SOS) privata per mettere a contatto l’infermo, il cappellano dell’ospedale o qualcuno della sua équipe pastorale con il cappellano della comunità etnica e il suo gruppo di volontari.Ipotesi sulla organizzazione di questa pastorale d’insiemeCome già si è detto, si deve evitare anche la sola impressione di sovraccaricare l’organigramma della Curia e l’impegno dei singoli operatori pastorali di un’ulteriore struttura, con conseguente dispendio di energie e di tempo, in particolare per gli incontri periodici. Per questo si è preferito parlare di Coordinamento molto semplice e agile più che di Commissione.Non si vuol procedere oltre nei suggerimenti, perché stabilire in concreto come si dovrà impostare questo servizio spetta all’Ordinario del luogo e ai suggerimenti che gli forniranno coloro che sono maggiormente interessati al problema. Una cosa però è importante: che il Vescovo designi un capofila che garantisca l’efficienza e la stabilità di detto servizio. La Migrantes diocesana non dovrebbe sottrarsi, qualora venisse designata a tenere le fila.Le forme di contatto? Vanno privilegiati i contatti personali, all’insegna della spontaneità; si dovrebbe certamente prevedere qualche incontro di tutti i membri del coordinamento, magari in occasione e in appendice ad altri incontri diocesani, ma ordinariamente dovrebbe essere sufficiente il telefono, la lettera, l’e-mail. E perché non introdurre nella rete informatica della diocesi un apposito sito su questa materia? Perché non servirsi del settimanale diocesano, come alcune diocesi già ottimamente fanno, per riflessioni sul tema, per utili informazioni e soprattutto per segnalare le “buone prassi”?Una proposta a media scadenzaA settembre si terrà il Convegno Nazionale dei Direttori diocesani; questa potrebbe essere l’occasione favorevole non solo per ripetere la proposta, ma per verificarne le prime realizzazioni nelle Diocesi. Ciò suppone:1° - che alle diocesi venga recapitata tempestivamente la Nota o la Lettera della CEI, cui si è già fatto cenno, da parte della Conferenza Episcopale Italiana;2° - che in pari tempo in sede diocesana si avvii o si consolidi qualche interessante sperimentazione;3° - che quanto già realizzato in singole diocesi nel Convegno di settembre venga messo in comune, al fine di incoraggiare altre diocesi a seguire l’esempio delle Chiese sorelle.