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Il Ministero di accoglienza nella comunità (I. Cavraro) p.97


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 2/04


IL MINISTERO DI ACCOGLIENZA NELLA COMUNITÀ
di Ivone Cavraro
Segezia è un piccolo borgo in zona rurale, appartenente al comune di Foggia. La parrocchia Immacolata di Fatima, diocesi di Foggia-Bovino, si estende per la campagna circostante, riunendo circa 700 famiglie impegnate, in maggioranza, nel lavoro della produzione agricola. Tra i vari prodotti, il pomodoro ha una rilevanza riconosciuta. La raccolta si svolge in piena estate, ed il prodotto è poi trasportato alle industrie di conservazione della Campania e distribuito successivamente sul territorio nazionale. La raccolta del pomodoro avviene soprattutto con lavoro manuale: è questo il motivo della numerosa presenza estiva degli immigrati, che si spostano verso Foggia da altre città italiane e anche direttamente dall’estero. La maggioranza degli immigrati, in questi ultimi anni, proviene dai paesi dell’Est europeo: Romania, Polonia, Moldavia e Ucraina. Sono inoltre presenti vari immigrati provenienti dal Nord e Centro Africa.La comunità e il “campo di accoglienza”La Caritas parrocchiale, in collaborazione con i missionari Comboniani di Venegono, i Padri Giuseppini del Murialdo di Foggia, amici e volontari della parrocchia, organizza da undici anni il “campo di accoglienza” per gli immigrati, nel periodo compreso tra la metà del mese di luglio e l’inizio di settembre. Nello scorso anno 2003 sono state registrate globalmente 937 presenze di immigrati. Per alcuni di loro (attualmente 8 persone) la parrocchia offre un’accoglienza stabile, per tutto l’anno. Per altri, che rimangono nella zona adiacente al borgo, la comunità continua a farsi carico di alcuni servizi necessari alla loro permanenza. Ma il servizio di carità si svolge a tempo pieno durante il periodo estivo, quando è tutta la comunità a preoccuparsi di un’accoglienza che doni dignità e decoro a questi fratelli e sorelle. Nel mese di agosto, il numero dei fratelli che dormono negli spazi gestiti dal “campo di accoglienza” arriva a circa 350.Il ministero di accoglienza appare come il servizio che alcuni fratelli assumono per incontrare le persone in arrivo, dando loro il benvenuto ed offrendo loro ospitalità.Ma in realtà è la comunità cristiana tutta intera, oltre a ogni suo singolo membro, che vive il servizio in risposta all’esigenza di fraternità che viene dallo Spirito. è quindi molto di più.La fonte dell’impegnoSenza illudersi: solo dalla Parola di Dio e dall’Eucaristia nasce la capacità di accoglienza scambievole. Non bastano i discorsi occasionali, i buoni sentimenti passeggeri, le rette intenzioni, le simpatie superficiali. L’accoglienza vera è motivata in Gesù: in Lui tutti noi, ma proprio tutti, siamo stati e siamo continuamente accolti, in un rapporto personale profondo. Ciascuno di noi è voluto, conosciuto, chiamato per nome, perdonato, amato da sempre e per sempre. Come se nessun altro al mondo esistesse. L’amore di Dio, personale e infinito, è regale e sconvolgente.“Dio è Amore”, “Dio ha tanto amato gli uomini da dare suo Figlio”, “Gesù amò i suoi sino alla fine”, …Come non sentirsi liberati dalla propria piccolezza e inseriti nel grande progetto di Dio?Questo amore, se non lo soffochiamo, sgorga continuamente dentro di noi e, oltre a farci vivere una dimensione nuova, inaspettata, ci spinge perso i fratelli, togliendoci reticenze e paure che forse potremmo sentire.“Amatevi come io ho amato voi”, “Se amate chi già vi ama … anche i pagani fanno lo stesso”, “Vi riconosceranno dall’amore scambievole”…Il Vangelo, parola viva, risuona oggi. Occorre che questa Parola entri nella nostra vita e che la nostra vita si ritrovi in questa Parola. “Non chi dice Signore, Signore…”.E lo Spirito che ci spinge a cercare i fratelli, anche in terre lontane, o ci spinge ad accogliere i nuovi fratelli che non abbiamo cercato ma che sono intorno a noi e diventano il nostro prossimo.Gesù ci chiede di amare: di donarci nell’accoglienza, fino ad aprire la nostra casa, secondo le nostre semplici concrete possibilità.Le esigenze dell’accoglienzaNon possiamo però amare in un modo qualunque, generico, superficiale. L’ incontro iniziale con il fratello richiede forse un punto di contatto occasionale, che permetta la comunicazione, ma poi, sappiamo, l’accoglienza vera orienta alla Verità, desidera una promozione umana autentica, cioè aperta anche alle esigenze profonde dello spirito. Non è accoglienza abbandonare una vita nell’errore, nel disordine, nel bisogno, nel non senso. A volte è assai più faticoso accogliere fissando insieme obiettivi educativi di cui sentirsi corresponsabili, che non “lasciar correre” o semplicemente enumerare ciò che “non va”.Che cos’è allora l’accoglienza? è far posto nel nostro cuore al fratello che incontriamo. è un atteggiamento interiore, che si traduce in benevolenza, ascolto, sguardo attento e sollecito a cogliere il disagio, offrendo ciò che si è e ciò che si ha. Sentiamo che pensare solo a noi stessi, alla nostra vita, che pure vuole essere retta e fedele, non ci basta più. “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”. Lo Spirito preme perché le porte del nostro essere si spalanchino alla fraternità, alla comunione.Fraternità prima di tutto con il vicino. Non sarebbe autentica l’accoglienza dei fratelli che vengono da lontano, dei fratelli immigrati, se non la si vivesse abitualmente con i vicini. Chiudersi in se stessi o nel proprio gruppo, sentire antipatia senza reagire, vivere conflitti senza dialogare sono tentazioni sempre ricorrenti. La sana convivenza cristiana, che non teme la molteplicità e il confronto e sa arricchirsi della diversità anziché incrinarsi, è il cammino faticoso e maturante per arrivare alla capacità di incontro con i lontani. Se non ci fossero queste premesse sarebbe naturale il bisogno di stare solo con chi ci garantisce tranquillità, salva le nostre sicurezze, protegge i nostri programmi; si farebbe fatica ad accogliere chi è diverso da noi, oppure al massimo si vivrebbe l’accoglienza solo come una cosa “da fare”.Il ministero dell’accoglienza nella comunitàL’accoglienza dei fratelli immigrati - di razze, culture, religioni, storie personali, sessi diversi - si traduce in servizio, cioè diventa un ministero. è particolare perché, se è autentico, attraversa tutti gli altri ministeri ed è sentito e assunto da tutti. Viene da un atteggiamento tipicamente cristiano: il credente conosce bene la gioia dell’essere accolto e dell’essere amato, e la vuole condividere anche attraverso gesti di solidarietà.Ci sono momenti e luoghi specifici in cui il ministero di accoglienza di tutta la parrocchia si esprime. I fratelli immigrati sono nel disagio, arrivano dopo avventure o disavventure, in cerca di lavoro, ospitalità, comprensione. Gesù dice: “Sono venuto per servire”. E noi vorremmo vivere queste sue parole.e i suoi serviziC’è l’incontro iniziale, prezioso perché globale, di particolare ascolto, ma tutti i momenti del servizio di accoglienza sono preziosi. Registrare i dati personali, ricevere in custodia il bagaglio, distribuire cibo e indumenti, curare un malessere di salute, assegnare un letto su cui distendersi, garantire le pulizie quotidiane degli spazi comuni per un’igiene indispensabile, essere presenti per vigilare sul corretto svolgersi della convivenza o per svolgere le mansioni più svariate, pregare in chiesa lo stesso Dio, sono tutte azioni significative, che hanno valore in proporzione al rispetto, all’attenzione, alla simpatia spirituale, in una parola all’accoglienza vissuta nello Spirito dai cristiani che le compiono.Tra i volontari c’è chi ha tempo, chi ne ha poco, chi non ne avrebbe ma ne trova. Chi programma le sue ferie ma prima di partire concorda le date del suo servizio, chi viene a svolgere il suo turno dopo una giornata di normale attività lavorativa. Chi viene da vicino e chi viene da lontano. Chi coinvolge un familiare, un coniuge o un figlio. Ogni volontario agisce secondo le proprie possibilità.Comunità che ascolta e rispondeMa è la comunità parrocchiale intera che testimonia la sua sensibilità all’accoglienza quando risponde generosamente alle richieste rivolte in chiesa. “Vanno finendo le provviste di frutta e verdura. Chi ha dal suo podere questi prodotti, può offrirne un po’ per i fratelli immigrati”… “Si avvicina la festa: se ogni famiglia accoglie qualche immigrato, nessuno di loro resterà solo”… “C’è da provvedere al bucato di biancheria della Caritas: qualcuno può incaricarsi di questo?”… “Si fa una festicciola di commiato per una partenza. C’è chi se ne occupa?”. I fedeli sono disponibili, indipendentemente dal loro inserimento nel calendario delle turnazioni di volontariato. I vari impegni, considerati necessari per vivere la fraternità, vengono assunti con naturalezza, anche se richiedono un aumento di lavoro e a volte forse una riduzione del tempo riservato ai propri affetti familiari.“In questa celebrazione liturgica ci sarà la presenza di un gruppo di fratelli immigrati che contribuiranno all’animazione. Diamo loro il benvenuto...”. L’assemblea si fa particolarmente attenta, pronta all’incontro.“Qualunque cosa avrete fatto a uno di questi miei fratelli, l’avrete fatta a me”. Si sente nel cuore la gioia di essere sulla Via giusta, nella Verità, nella Vita vera: di essere nell’Amore.