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“Fare comunità" nel cuore della città (R.Vinco e M.Campedelli) - p.91


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 2/04


“FARE COMUNITÀ” NEL CUORE DELLA CITTÀ
di R. Vinco e M. Campedelli
Uno dei miracoli di Gesù che possono essere letti nell’ottica della “corresponsabilità” ecclesiale è la moltiplicazione dei pani.Gesù, davanti ai discepoli preoccupati su come e cosa si poteva fare per tutta quella folla affamata, risponde: “Date loro voi stessi da mangiare”.In questo invito che diventa anche la “creazione” di un nuovo “ministero” possiamo cogliere il passaggio da una religione del miracolo alla fede come corresponsabilità.Parafrasando questo evento evangelico, è la comunità che, insieme, esercita il ministero del “prendersi cura”. Questo miracolo, nei vangeli sinottici si realizza dopo che Gesù e i suoi si sono ritirati in disparte a “riposarsi” un po’.Come a sottolineare che la corresponsabilità nasce da un tempo di “formazione” di “silenzio” di “preghiera” di “confronto”.La nostra comunità cristiana di San Nicolò è piantata come una antica quercia nel cuore della città. Sorge dietro la suggestiva Arena di Verona.E una chiesa nella quale per secoli i monaci Teatini hanno vissuto la profezia della comunità.Essi sono raffigurati in una tela della cappella di San Gaetano mentre durante una terribile carestia stanno di-stribuendo i pani alla povera gente della città. Ci piace cogliere in questa immagine una interpretazione del testo del vangelo della moltiplicazione dei pani.Allora i religiosi di San Gaetano sono stati “monaci dentro la città”. Nel Coro vivevano il tempo gratuito della contemplazione per poi “sfamare” i poveri della città. Oggi la nostra chiesa è circondata da banche e da negozi di lusso, simbolo del Dio-denaro e di un benessere sfrenato. In questo scenario si fa più urgente l’offerta di un piccolo luogo di fraternità, di silenzio, di preghiera, dove, chiunque si sente in ricerca, possa fermarsi a condividere una domanda di senso, dove tutti possano sempre sentirsi accolti e trovare uno spazio in cui si vivono relazioni vere. La nostra prima forma di corresponsabilità è condividere questa “idea” o meglio questa “esperienza” di chiesa. Essere, come esprime molto bene la felice immagine di Papa Giovanni, “la fontana” nella piazza, dove gratuitamente chi vuole può fermarsi e trovare ristoro. Una Chiesa che matura nella linea del Concilio Vaticano II.Le persone che “passano” da San Nicolò sono le più disparate: dalle migliaia di turisti ai fedeli occasionali, dai pochissimi residenti, per lo più anziani, ad un piccolo gruppo (70/80 persone) che hanno scelto di partecipare ad un cammino di fede comunitario. Quindi più che una parrocchia territoriale è una comunità di “elezione”. Chi viene, viene per scelta.Molti di coloro che partecipano attivamente alla vita della comunità provengono da un lungo percorso di ricerca di fede che ha le sue radici nello spirito del Concilio Vaticano II.L’idea di “ecclesia” che fa da punto di riferimento per tutta la comunità è quella che emerge dalla Costituzione conciliare Dei Verbum, cioè di una chiesa concepita come “popolo di Dio” che sull’esempio delle prime comunità cristiane si mette in “ascolto della Parola”, si ritrova per “celebrare” l’Eucarestia domenicale e cerca di “condividere” nella carità i propri doni con gli altri. Non è un cammino facile e sperimentiamo quotidianamente quanto sia difficile passare da una chiesa “gerarchica” ad una chiesa” comunità”. Non esistono ricette ma è un processo lento di conversione.La conversione dei pretiLa prima conversione deve avvenire nella mentalità dei “preti”. Nelle nostre parrocchie il prete è ancora il “factotum”. E ogni comunità è modellata a “immagine e somiglianza del parroco”.Quindi la prima vera forma di corresponsabilità deve maturare nell’esercizio del ministero tra preti. La condivisione, che innanzitutto tra noi come preti della comunità cerchiamo di vivere, è un percorso autoformativo importante la cui ricaduta sulla comunità ne segna lo stile e la tensione positiva.E nel sentirci anche noi discepoli e non maestri, compagni di strada e non distributori di sacramenti che ci fa percepire come c’è una profonda relazione tra le competenze e i ministeri dentro la vita di una comunità.La presenza di persone con “carismi” differenti ci aiuta alla valorizzazione di ciascuno in ordine alle esigenze della comunità e al bene comune. Intuire ministeri nuovi di servizio in una comunità non può discostarsi dal riconoscere nell’altro una sensibilità ed una competenza spesso preziosissime ed uniche. E straordinario vedere come all’interno della comunità ognuno nel suo ambito: i medici per l’attenzione a chi soffre, le insegnanti per la catechesi, i commercialisti per i problemi economici, i giovani e gli adolescenti per il volontariato, il canto e il teatro, gli anziani con la loro esperienza e saggezza, tutti vivono il loro cammino di fede con responsabilità e senso profondo di servizio e gratuità.Una comunità che ascoltaIl punto nodale che ci abilita ad esercitare il discernimento comunitario è l’ascolto e la condivisone della Parola di Dio. Tutte le settimane, il giovedì, ci ritroviamo per leggere assieme la Parola.E qui che si crea l’orizzonte comune per interpretare le scelte, le decisioni, i progetti della comunità.Solo un attento e responsabile ascolto della Parola di Dio sa liberarci costantemente da un sottile “clericalismo” che potrebbe restare come bisogno di una “paternità” che legittima le nostre scelte ma che in fondo continua a deresponsabilizzarci.E la Parola che ci aiuta a crescere come comunità e a condividere quello che si “è” e quello che si “ha”. E il trattarci come tali rende ragione alla dignità battesimale che ci ha resi figli dello stesso Padre e semplicemente sorelle e fratelli senza gerarchie di ruoli. La strada dell’ascolto è una strada sempre in salita, ma è dall’ascolto e dal confronto che nasce una fede e una comunità “adulta”. Il cammino della corresponsabilità è lungo e faticoso, ma siamo sempre più convinti che la Parola è seme e seminare non implica già produzione. Bisogna saper aspettare. Il seme deve avere il suo tempo per germogliare.Una comunità che celebraTale cammino di fraternità corresponsabile si visibilizza (nella densità simbolica che le è propria) nell’eucarestia domenicale. E nella celebrazione settimanale della Pasqua che si consolida la nostra fisionomia di comunità e il nostro compito di testimonianza.E bello la domenica celebrare nell’ottica pasquale quello che la comunità adagio, adagio, comincia ad essere.Quando i bambini hanno un loro spazio. E i “piccoli” si sentono veramente accolti e i loro genitori più di loro (da qualche anno alcuni genitori curano la liturgia della Parola per i bambini coinvolgendoli nella prima parte della Messa per introdurli poi con la presentazione delle offerte nell’assemblea degli adulti).Quando gli anziani vengono all’appuntamento domenicale e attendono il nostro saluto come chi torna ogni domenica nella propria famiglia. Quando i diversi, gli “irregolari”, gli scettici si sentono a loro agio nello stare in comunità. Quando la nostra preghiera cerca di mettere insieme lo spirito e la poesia del pregare con il sapore e il rischio della vita.Quando quel pane condiviso ci rende più vulnerabili. Quando ogni domenica facciano “le prove generali” di un mondo possibile che va sotto il nome di “regno di Dio”… quando questo avviene ( e non sempre avviene e se avviene non sempre con la stessa intensità…) noi sperimentiamo la profezia di quella pagina di Vangelo: “Voi stessi darete loro da mangiare”.Una comunità che “annuncia”Un cammino molto bello di condivisione è il tentativo che stiamo facendo con il gruppo delle catechiste/i, di ricerca di un nuovo percorso di catechesi ai bambini.Un percorso nel quale stiamo tentato di coinvolgere anche i genitori e la comunità.Un nuovo modo di vivere la catechesi cercando di sostituire l’idea del catechismo come “delega” ai preti e alle catechiste, con una esperienza di corresponsabilità nell’educazione alla fede dei bambini.L’impegno e la competenza delle catechiste e la partecipazione di alcuni genitori ha aperto un percorso di ricerca che tenta di sostituire il concetto di catechismo come “scuola” ad una catechesi come esperienza di gruppo e di amicizia. L’incontro di catechismo non più visto come il luogo dove si va ad “imparare”, ma dove si va a fare una “esperienza di chiesa-comunità”, dentro la quale scoprire e vivere la fede. Una comunità che condivideL’Eucarestia ha senso e significato tanto in quanto si concretizza nello spezzare il pane quotidiano nella vita di tutti i giorni. L’attenzione agli “ultimi” di oggi si è concretizzata con l’iniziativa di un “Doposcuola” per i bambini stranieri della città. Una esperienza che vede coinvolti una cinquantina di studenti degli ultimi anni delle Superiori, alcuni universitari e adulti (insegnanti in pensione) della comunità che per tre pomeriggi alla settimana aiutano a fare i compiti e ad imparare l’italiano una cinquantina di bambini stranieri. Un servizio che si rivela sempre più un “dono” ed una “risorsa” per tutta la comunità, in quanto la presenza e l’incontro con persone di altre culture ed altre religioni aiuta ad aprire i propri orizzonti, ad abbattere le barriere dei preconcetti e a scoprire che l’altro non è soltanto un problema, ma una ricchezza.Quando la vita si fa preghieraIn questa antica chiesa nel cuore della città, nello spazio d’ ingresso, abbiamo messo un leggìo con un libro. Su quel libro ognuno può scrivere i propri pensieri, le proprie invocazioni e preghiere.Giorno dopo giorno, in grafie e lingue differenti, si raccolgono piccoli frammenti di storie, rimandi a donne e uomini in cammino. Pellegrini appunto del pensiero, dell’arte, della fede. Pellegrini stanchi o feriti, pieni di gratitudine o carichi di dolore.All’altro lato è aperto un altro Libro: quello della Parola di Dio.Noi vorremmo che quei due Libri restassero sempre aperti. E cerchiamo di sentirci responsabili di questo. Da qui forse nasce il nostro fragile tentativo di essere corresponsabili. Nel fare in modo che né la Parola, né il pellegrino che entra si sentano stranieri in questa chiesa nel cuore della città. In questa piccola comunità che cerca di abitare ogni giorno nei pressi del Vangelo.