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Singolare attualità del XIII rapporto sulla immigrazione


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 6/03


SINGOLARE ATTUALITÀ DEL XIII RAPPORTO SULLA IMMIGRAZIONE
DI ALFREDO MARIA GARSIA
Riportiamo integralmente l’intervento di Mons. Alfredo Maria Garsia, in qualità di Presidente emerito della Migrantes, in occasione della presentazione ufficiale del Dossier Statistico Immigrazione 2003 Caritas-Migrantes (Roma, 28 ottobre 2003).
Questa mia presentazione della XIII edizione del Dossier Statistico Immigrazione, fatta a nome degli organismi ecclesiali Caritas e Migrantes, che promuovono questa iniziativa, non vuole essere ripetitiva di quanto già detto negli appuntamenti degli anni passati; per questo mi limiterò a sottolineare alcune di quelle novità del contesto socio politico ed anche religioso in cui si colloca questo Dossier 2003, che gli danno un tono di particolare attualità, capace di ispirare mentalità, sentimenti e comportamenti di alto valore civile e morale. E inoltre inviterò tutti voi che partecipare a questo incontro ad essere parte attiva di questa riflessione e a pronunciarvi su alcune proposte, che tra poco enuncerò. Fra i tanti fattori di novità, almeno di relativa novità, che contraddistinguono l’anno corrente, questi mi sembrano quelli che accentuano l’interesse per la presente pubblicazione.1° - Il XXV di Pontificato di Giovanni Paolo II e il mondo dell’immigrazioneMi sembra anzitutto interessante e direi quasi doveroso tornare sul grande evento, appena celebrato, del 25° di Pontificato di Giovanni Paolo II: sono stati 25 anni di intenso magistero e stimolo anche per tutto il mondo delle migrazioni. Basterebbe ricordare la serie ininterrotta, quasi dall’inizio del suo pontificato, di messaggi per la Giornata Mondiale delle Migrazioni e i suoi accorati appelli durante le innumerevoli peregrinazioni, in ogni parte d’Italia e del mondo, per la condizione dei migranti ed in particolare dei rifugiati e degli sradicati dalla loro terra. Merita segnalazione soprattutto il suo ultimo documento, firmato il 16 ottobre nella cornice delle celebrazioni giubilari, la Lettera Apostolica diretta a tutti i Vescovi del mondo, la Pastores gregis, dove il tema dei migranti e rifugiati riemerge ripetutamente anche per interi paragrafi.Infatti nell’ultimo capitolo, che raccoglie le principali sfide la Chiesa oggi deve affrontare, l’ultimo numero, il 72, è tutto dedicato alla “cura verso i migranti”; ma vi sono riferimenti al tema anche nei numeri precedenti, ad esempio al numero 68, dove si parla del dialogo interreligioso, che è di essenziale importanza - si legge nel documento - “soprattutto in questi tempi in cui, molto più che in passato, convivono nelle stesse regioni, nelle medesime città, nei posti di lavoro della vita quotidiana persone appartenenti a diverse religioni”. Mi permetto altra citazione dal numero 67 che è sul tema “di giustizia e di pace”; il Papa, dopo aver esclamato “I poveri sono legione!”, perché “la guerra dei potenti contro i deboli ha, oggi più che ieri, aperto profonde divisioni tra ricchi e poveri”, afferma “non possiamo non esprimere la nostra solidarietà con la massa dei rifugiati e degli immigrati che, a causa di guerre, in conseguenza di oppressione politica o di discriminazione economica, sono costretti ad abbandonare la propria terra, alla ricerca di un lavoro e nella speranza della pace”.Non possiamo non pensare a questa figura ieratica che sembra lontana ed invece è tanto vicina a quanti sono costretti a percorrere le vie del mondo; a quelli in particolare che in questi giorni si sono avventurati sulle carrette del mare, per rischiare o trovare la morte nel Canale di Sicilia e per confermare la lugubre prospettiva che il Mare nostrum potrà diventare sempre più un cimitero popolato da vittime della persecuzione e della disperazione. Il citato documento pontificio è a tutti di forte monito ed anche il 13° Rapporto sull’immigrazione dà corpo, dà concretezza e documentazione, talora drammatica, a questi appelli del Santo Padre. Auguriamo al Papa lunga vita, ma le sue ultime parole, appena citate, in favore dei migranti, dopo le tantissime che ha pronunciato lungo il corso del suo pontificato, hanno il significato e quasi il pathos di un testamento. Formulo quindi una proposta per questa assemblea: mi sono consultato con S.E. Mons. Francesco Montenegro, Presidente della Caritas Italiana, col quale ho concordato di presentare al Santo Padre, quale omaggio per il suo 25° e per la grande passione sempre mostrata per i migranti, questo Dossier Statistico Immigrazione 2003. Non vorrei muovermi solo a nome di Caritas e di Migrantes, ma in rappresentanza di quanti si interessano fattivamente al fenomeno migratorio e per questo vi chiedo di esprimere con un applauso la vostra adesione.2° fattore di attualità: Ratifica della Convenzione ONU sui diritti dei migrantiAllargando lo sguardo su scala mondiale, riteniamo apprezzabile che il Dossier dedichi i primi capitoli per presentare la panoramica generale della mobilità umana, mettendo a fuoco, come gli scorsi anni, qualcuno dei suoi problemi emergenti. Quest’anno è stato opportunamente scelto e ampiamente sviluppato il tema della Convenzione per i diritti dei lavoratori migranti e delle loro famiglie, approvata dall’Assemblea dell’ONU a grandissima maggioranza il 18 dicembre 1990 ed entrata in vigore quest’anno il 1° luglio con la ratifica da parte del 21° Stato, il Guatemala. Senonché, ironia della sorte, questi ventuno Stati appartengono tutti a quei Paesi in via di sviluppo che sono esportatori di migranti. Nessuno dei possibili Paesi importatori, i Paesi a sviluppo avanzato, che pure nel 1990 hanno approvato la Convenzione, è tra coloro che l’hanno ratificata. Ritorna di attualità il classico sistema dell’ “Armiamoci e partite”! Si tratta di Paesi come USA e Stati membri dell’Unione Europea che di fatto importano immigrati, ma sembrano renitenti a vincolarsi con formale impegno internazionale: che gli immigrati siano beneficiari di benevoli concessioni, lo si può concedere anche con qualche larghezza; ma che siano titolari di veri e propri diritti, in forza d’una legge che condiziona la propria sovranità di legiferare, questo proprio no. Questo “no” esprime una posizione bene calcolata e irremovibile o potrà essere scosso e rimosso da una forte pressione che indichi una chiara volontà popolare, un consenso sociale di cui la classe politica non può non tenere conto? Si spera che sia così ed è per questo che si è costituito nel 2001 il Comitato 18 dicembre con sede a Ginevra per lanciare una “Campagna globale per la ratifica della Convenzione”. Quest’anno la sezione italiana del Comitato, di cui fanno parte anche Caritas e Migrantes, ha intensificato le sue iniziative di informazione e sensibilizzazione che porteranno a una solenne manifestazione il prossimo 18 dicembre a Montecitorio. E qui è più che opportuna un’ulteriore partecipazione di questa assemblea per sollecitare la ratifica da parte dell’Italia e il suo interessamento perché il problema venga posto anche sul tappeto europeo. Vi chiedo di dare la vostra adesione con un forte applauso… Di questa adesione, della quale è testimone anche il sig. Ministro degli Interni, sarà data comunicazione al Comitato italiano.3° - Il Semestre italianoAltro fattore di attualità che dà particolare importanza all’edizione 2003 del Dossier è il fatto che siamo nel cuore del semestre italiano alla Presidenza dell’Unione Europea. Sappiamo bene quanto le migrazioni siano fra le priorità assolute dell’Unione in questi anni, a partire dal Trattato di Amsterdam ed in particolare dal Vertice di Tàmpere del 1999; per alcune di queste sta per scadere il termine fissato per l’approvazione, per cui spetta alla Presidenza italiana attivarsi in questi mesi perché questi strumenti legislativi vadano in porto.Veramente, come gruppi sociali ed ecclesiali interessati in questo settore, ci si trova in una seria e perfino angustiante alternativa: si deve far opera di sollecitazione perché la Presidenza italiana nell’U.E. affretti i tempi per l’approvazione di queste direttive o è consigliabile mettersi in disparte e augurarsi che anche il nostro Paese faccia il temporeggiatore su questo fronte? è forte infatti e fondato il timore che l’accordo fra gli Stati membri possa avvenire solo a un livello molto basso, contrariamente a quanto stava proponendo la Commissione Europea qualche anno fa. Questo livellamento su una posizione comune molto bassa lo si è registrato proprio all’inizio di questo mese, che rimarrà nella cronaca nera per quanti militano a fianco dei migranti; infatti il 3 ottobre è apparsa sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione circa il ricongiungimento familiare una direttiva che è il risultato di una progressiva regressione, tale da rendere ora quasi irriconoscibile quella prima bozza stesa dalla Commissione europea del 1999, che aveva suscitato lusinghiere speranze. In base alla recente direttiva, ora in tutta l’area comunitaria un Paese può tranquillamente stabilire che il minore abbia diritto pieno di ricongiungimento solo fino all’età di 12 anni oppure che l’immigrato e perfino chi gode dello status di rifugiato solo dopo due anni di permanenza nel Paese ospitante possa richiamare i familiari ed altri due anni siano richiesti perché costoro abbiano accesso al mercato di lavoro. Non sembra questa una nube piuttosto oscura sull’orizzonte di una Europa che si sta allargando ad Est e che sta per dotarsi di una Carta Costituzionale che dovrebbe segnare il suo grado di democrazia e di civiltà?Simile preoccupazione esprimiamo in tutta franchezza per quella doppia direttiva sui richiedenti asilo che sta ora sul banco della Presidenza italiana e che nei prossimi due mesi dovrebbe essere approvata. Preoccupazione per i contenuti che potrebbero subire pure in questo caso un livellamento al basso, preoccupazione anche per il fatto che la responsabilità prima in questi mesi cada proprio sull’Italia. Ecco, Signor Ministro, vorremmo sentire da lei una parola che chiarisca e, possibilmente, tranquillizzi in un campo così delicato, sul quale ha espresso a più riprese la sua preoccupazione anche la delegazione italiana dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite, come si può leggere in diversi suoi comunicati e nell’inserto speciale del Dossier “Rifugiati e richiedenti asilo”, redatto a cura dell’Acnur. 4° - Il voto amministrativo agli stranieri non comunitariPassiamo ad altro tema, che ha riscaldato, anzi arroventato il dibattito di queste settimane nella classe politica, ma pure fra i semplici cittadini, un dibattito che è seguito nei minimi particolari dai mass media: la proposta dell’on. Gianfranco Fini, sul diritto di voto amministrativo agli extracomunitari. Non entriamo nel merito della vicenda, ci limitiamo a dire che il Dossier, steso prima che la proposta diventasse il caso del giorno, auspica il provvedimento in questi termini: “è tempo… di garantire la partecipazione degli immigrati non solo nel mercato del lavoro, ma anche nella vita sociale, culturale e civile, assicurando loro diritti e obblighi analoghi a quelli dei cittadini europei” (p. 11). Diversi capitoli del Dossier possono essere utilmente consultati per contestualizzare con precisione e concretezza la proposta, in particolare i capitoli che mettono il risalto il progressivo inserimento socio-culturale, oltre che lavorativo, degli immigrati nella società italiana. Sfrondando la proposta da possibili interpretazioni o strumentalizzazioni di carattere politico e ideologico, da qualsiasi parte queste vengano, e considerandola così come suona, credo che essa riscuota il consenso di massima della totalità dei gruppi sociali e degli operatori qui presenti.Quanto alla Migrantes, non posso dimenticare che sono stato parte in causa, quale membro della Commissione Episcopale per le Migrazioni, nello stendere nel 1993, esattamente dieci anni fa, gli Orientamenti pastorali della Chiesa italiana per l’immigrazione, che sono tuttora in vigore, dove si dice espressamente che è essenziale per l’integrazione sociale “il diritto al voto nell’ambito amministrativo”.5° - Superamento delle quote?Meno risonanza nell’opinione pubblica ha riscosso l’altra proposta di dell’on. Fini per il superamento del sistema delle quote. La questione delle quote attraversa da cima a fondo tutto il Dossier, ma riemerge con più evidenza nella sezione dedicata al “mondo del lavoro”; i dati del Dossier pertanto vanno tenuti presenti con attenzione perché la riflessione si mantenga dentro i binari della realtà obiettiva. Finora questo tema pareva un’area riservata alla discussione accademica e alle tesi di alcuni gruppi di tendenza un po’ radicale: l’intervento di Fini ha, se non altro, la positiva conseguenza di togliere i tabù a questo tema, di stimolarne l’approfondimento e il confronto con le tante, tantissime difficoltà che si parano davanti. Comunque da parte nostra viene tutto l’incoraggiamento a vagliare con impegno la proposta sotto ogni aspetto, tenendo presente l’ambiziosa, ma legittima attesa: quella di vedere estesa anche agli extracomunitari quella possibilità di “libera circolazione della manodopera” che ora è riservata ai comunitari.A questo punto però, preso atto degli interessanti segni di disponibilità da parte di autorevoli membri del Governo di rivedere alcuni aspetti dell’attuale politica migratoria, mi permetto di sottolineare la proposta, avanzata nell’introduzione del Dossier, di “ritornare criticamente sulla soppressione dell’ingresso sotto sponsorizzazione”: si tratta di riconsiderare l’opportunità di reintro- durre, eventualmente con opportuni adattamenti, l’art. 23 della precedente legge sulla “prestazione di garanzia per l’accesso al lavoro”; un dispositivo che noi ritenevano di grande importanza e che è stato soppresso dalla nuova legge per inconvenienti che sono stati più volte enunciati e mai dimostrati. Si chiede anzi che l’Italia porti la proposta in sede europea, dal momento che l’Europarlamento stesso qualche mese fa ha trasmesso alla Commissione analoga proposta sotto forma di permesso semestrale per ricerca di lavoro.Tuttavia il primo passo in sede di Unione Europea è quello che solo apparentemente va in direzione contraria e che lei, Signor Ministro, ha avuto la lucidità politica e insieme il coraggio di proporre recentemente anche a Bruxelles: quello di concordare a livello comunitario la politica delle quote, allontanandosi il più possibile dalla ventilata opzione zero. E incoraggiante in tale direzione quanto ha affermato anche l’on. Berlusconi, a conclusione dell’ultimo vertice dei Capi di Stato e di Governo del 16-17 ottobre, quando ha proposto “un atteggiamento comune per creare quote per l’immigrazione”. A nessuno sfuggirà quanto una scelta in tale senso diventerebbe il più efficace antidoto contro l’immigrazione clandestina e quanto ridimensionerebbe la radicata impressione che la politica comunitaria giochi, in materia di immigrazione, più sul fronte della repressione quasi fosse una calamità pubblica o un minor male da tollerare che sul fronte della prevenzione e della saggia gestione di un fenomeno che in definitiva è risorsa oltre che necessità.6° - “Vangelo, solidarietà, legalità”: la disponibilità del mondo ecclesialeSi potrebbe proseguire enumerando altri fattori che rendono attuale e di utile consultazione il Dossier 2003: basterebbe leggerne il capitolo sui “Vent’anni di regolarizzazioni” e il successivo su “I flussi irregolari e il loro contrasto” per capire qualcosa di più sulla regolarizzazione in atto, che sembra stia per concludersi, benché con i noti ritardi, all’insegna di un certo ottimismo.Passo sopra a tutto questo, per avviarmi alla conclusione dedicando qualche momento alla prossima Giornata Nazionale delle Migrazioni, l’87.a della serie, iniziata nel 1914 nel periodo della massima espansione dell’emigrazione italiana, che sarà celebrata quest’anno il 16 novembre. Per la Migrantes il logo prescelto “Vangelo, solidarietà, legalità” non pone di fronte a un trinomio, ma a un libro aperto che porta sulle due pagine, l’una di fronte all’altra, solidarietà e legalità. Due parole, che per noi credenti rinviano al Vangelo, ma allo steso tempo esprimono due valori di alto contenuto umano, che le rendono condivisibili con quanti credono nell’uomo e nella sua dignità. Due parole, anzi due valori che vanno tra loro coniugati e non contrapposti; compito certamente difficile, ma non impossibile; comunque non è impossibile mobilitarsi giorno per giorno con ogni impegno per avvicinarsi a tappe successive a questo nobile traguardo.Quanto a solidarietà, è superfluo ritornare sui contenuti di questa parola; basta richiamare lo slogan coniato dal Santo Padre quindici anni fa nell’Enciclica Sollicitudo rei socialis: “opus iustitiae solidaritas”, evidente parafrasi del motto di Pio XII: “Opus iustitiae pax”. Giovanni Paolo II propone una formula più ampia, tanto densa quanto profonda: “Per il cristiano il migrante non è semplicemente un individuo da rispettare secondo le norme fissate dalla legge, ma una persona la cui presenza lo interpella e le cui necessità diventano un impegno per la sua responsabilità. Che hai fatto del tuo fratello? (cfr. Gn 4,9). La risposta non va data - conclude il Papa - entro i limiti imposti dalla legge, ma nello stile della solidarietà”.Dunque una legalità nello stile della solidarietà. Anche il Dossier 2003, vero manuale di solidarietà, fa la sua parte per educare alla legalità con i suoi continui richiami alla nuova legge sull’immigrazione, come i Dossier precedenti riservavano al disegno di legge e poi alla legge oggi in vigore interi capitoli; ricordo inoltre i tremila centri di ascolto della Caritas e innumerevoli altre iniziative del mondo ecclesiale e civile, specializzati nel dare informazioni e suggerimenti sulla normativa italiana e nel cercare di applicarla valorizzandone fino ai limiti del possibile le opportunità offerte. E ben noto che tale servizio, all’insegna della legalità e della gratuità, viene da taluni denigrato con incomprensibili insinuazioni ed accuse, tanto che lo stesso Cardinale Presidente della CEI ne ha preso recentemente le difese con parole molto chiare: “Rattrista il modo in cui una problematica così complessa e soprattutto così umanamente ed eticamente rilevante viene affrontata in dichiarazioni intermittenti di esponenti di una forza politica che partecipa alle responsabilità di Governo, attaccando e dileggiando tra l’altro anche il servizio generoso e disinteressato che la comunità cristiana svolge in proposito”. Credo che questo stesso Dossier sia una conferma alla luce del sole di questo impegno leale e legale, stimolante e collaborante.Necessità di una politica migratoria partecipataE infine, Signor Ministro, la preghiamo di essere latore presso il Governo di una richiesta che proviene dagli organismi promotori di questo Dossier, ma che probabilmente interpreta il comune sentire di questa vasta assemblea. Tratta delle medesima richiesta che era contenuta in una lettera del luglio scorso della Migrantes all’on. Gianni Letta, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio; in quella lettera si faceva presente (e cito) che “organismi di volontariato e di solidarietà sociale non sono da lungo tempo né convocati né in alcun modo ascoltati in quelle sedi istituzionali che la nuova legge sull’immigrazione, la 189/2002, mantiene in vigore (articolo 42).Si allude alla Consulta Nazionale per i problemi degli stranieri e delle loro famiglie nonché alla Commissione per le politiche di integrazione, che era costituita da molti esperti anche dell’area dell’associazionismo ed era solita condividere con le diverse parti sociali i risultati del suo lavoro, prima che diventassero definitivi”. E si aggiungeva: “In particolare rimane incomprensibile che, in questa fase della stesura dei regolamenti di attuazione della nuova legge, le parti sociali rimangano del tutto inattese. Ci rivolgiamo pertanto a lei… perché vengano attivati al più presto questi strumenti di partecipazione democratica, in ottemperanza alla legge ora in vigore”.Ora ci rivolgiamo anche a lei, Signor Ministro, facendo leva sul dovere per il Governo di essere ottemperante a quella legge che lui stesso si è dato; ci si attende cioè che sia il Governo stesso a dare esempio di quella legalità che esso con ragione e con rigore esige dai cittadini sia italiani che stranieri. L’on. Letta nella risposta al mittente assicurava di aver già scritto al Ministro Pisanu… e che la questione sarebbe stata tenuta nella massima considerazione”. Ci attendiamo che questa nostra reiterata richiesta abbia un qualche esito e con questa fiducia le confermiamo la nostra disponibilità a proseguire e intensificare la collaborazione con tutte le istanze istituzionali. Il Dossier è già una eloquente e incoraggiante dimostrazione di questa collaborazione e mentre ora ringraziamo nuovamente l’équipe che fa capo alla Caritas di Roma, la quale con intelligenza e competenza, con sacrificio e tenacia ha elaborato questo 13° Dossier, estendiamo il ringraziamento a quanti, a partire dal Ministero dell’Interno, hanno fornito abbondanza di documentazione.Concludo ripetendo uno slogan che è ormai luogo comune ma non per questo è di minore attualità ed efficacia: siamo tutti di fronte a una sfida epocale, quella dell’immigrazione. In questi anni si sono fatti passi in avanti che vanno riconosciuti e apprezzati, restano però ancora molti vuoti e ritardi. In Italia, in Europa si rischia di rimanere indietro rispetto ad un impegno che caratterizzerà sempre più la nostra società e la Chiesa stessa in questo secolo, quello di vivere insieme e in maniera collaborativa, italiani o europei e migrati, in un’ottica di reciproco apprezzamento, di solidarietà e di coinvolgimento nella costruzione del bene comune in una patria comune.