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Pergusa: in Sicilia nello "Spirito di Castelgandolfo"
L'integrazione come prospettiva pastorale
Fondazione Migrantes

uati sussidi pastorali? è il coordinatore pastorale, una figura già prevista nei documenti pontifici e messa in atto, con gli opportuni adattamenti, anche in Italia. Ora si annoverano 10 coordinatori nazionali della pastorale etnica, per altrettante nazioni o etnie. Essi appunto, senza far valere alcuna potestà canonica, “coordinano”, mettono in rete le varie comunità, le forniscono periodicamente di qualche sacerdote, essi stessi visitano queste comunità prendendo contatto anche col vescovo e col direttore diocesano Migrantes, forniscono alla comunità i necessari sussidi; alcuni stampano anche un foglio di collegamento; contano, quando necessario, sul sostegno economico della Migrantes diocesana o nazionale.
Quali i luoghi e le occasioni per realizzare questa pastorale d’insieme?
Tornando ora al tema iniziale, che è sempre l’integrazione, non però in primis degli immigrati con la realtà socio-ecclesiale italiana, ma degli operatori pastorali delle nostre diocesi tra di loro per tradurre in atto una pastorale d’insieme, tentiamo di dire, solo per accenni, ciò in cui si può realizzare questa convergenza di intenti e di programmi.
A nostro giudizio, per dare consistenza a questa pastorale d’insieme, è necessario un minimo di struttura, anche se molto leggera, che potrebbe chiamarsi semplicemente collegamento o segretariato, più che commissione. Chi fa da capofila? La questione ovviamente va sottoposta al Vescovo, perché questa struttura per quanto leggera, dovrebbe entrare nell’organigramma della diocesi. Comunque, se altre valide alternative non vengono suggerite in qualche caso specifico, la Migrantes dovrebbe essere disponibile a questo servizio di coordinamento.
Forse desta allarme la prospettiva che anche da quel segretariato arrivi uno squillo di telefono o una circolare che convoca per un incontro; e questo potrebbe indisporre e provocare la reazione: ecco che ai tanti incontri ora se se ne aggiunge un altro. L’incontro periodico anche se raro è necessario, ma lo si può stabilire in concomitanza con altre riunioni, lo si può rendere rapido, soprattutto se l’ordine del giorno con tanto di proposte concrete è stato inviato in anticipo. Oggi poi molte cose si possono concordare, oltre che per corrispondenza, anche per via telematica, magari aprendo un apposito sito a livello diocesano e regionale.
I problemi e programmi da porre sull’unico tavolo, quale materia di decisione comune o almeno di informazione, dovrebbero spaziare su tutto l’arco di servizi ai migranti, da quelli caritativi, socio-assistenziali, legali e culturali a quelli strettamente pastorali. Si dovrebbe inoltre stabilire un interlocutore privilegiato con gli enti pubblici, un unico punto di riferimento per indagini e raccolta di dati, una previa intesa per eventuali prese di posizione.
Ci sono poi i momenti forti da gestire assieme: come la Giornata delle Migrazioni, la Giornata Missionaria, la Giornata della Pace, l’Epifania e la Pentecoste, la Festa dei popoli. E infine da tutti dovrebbe essere sostenuto qualche segno forte, emblematico per destare l’attenzione, dare testimonianza e scuotere le coscienze. Anche fuori della Sicilia si sente parlare con ammirazione, come ho già detto, di Mazara del Vallo, della Stella Maris di Augusta, si sentiva parlare anche del centro di accoglienza S. Chiara a Palermo. Ma certamente tante altre sono le iniziative, alcune ben note, altre scritte nel libro della vita.
Termino, ma fisso forte lo sguardo su questo libro, perché chi ha colto il messaggio di Gesù “Ero straniero e voi mi avete accolto” può vivere nella beata speranza che il suo nome è già scritto in quel libro a caratteri d’oro.