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"Non sono venuto a portare pace, ma una spada" (Mt 10,34b)


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 6/03


“NON SONO VENUTO A PORTARE PACE, MA UNA SPADA” (MT 10,34B)
di Rinaldo Fabris
Queste parole di Gesù sono riferite nel Vangelo di Matteo, nel contesto del discorso rivolto ai discepoli inviati ad annunziare il regno di Dio con gesti di liberazione e di salvezza: «Strada facendo proclamate che il regno dei cieli è vicino: guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demoni» (Mt 10,7-8). Una sentenza dello stesso tenore si trova nel Vangelo di Luca: «Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione» (Lc 12,51).Queste dichiarazioni di Gesù sembrano in contraddizione con il suo insegnamento e il suo impegno per la pace e la riconciliazione in situazioni di ingiustizia e violenza. Infatti nel discorso del monte ai discepoli egli propone di praticare la «giustizia» sovrabbondante come condizione per entrare nel regno dei cieli (Mt 5,20).Gesù rovescia il criterio della giustizia intesa come equilibrio tra delitto e pena - «occhio per occhio e dente per dente» - e invita a non resistere al malvagio violento, ma esorta i discepoli a cambiare la situazione di ingiustizia con gesti di amore attivo. A conferma di questa scelta di «non-violenza attiva», ispirata dall’amore che abbraccia anche il nemico, Gesù rifiuta la difesa armata e affronta la morte. Al momento del suo arresto nel giardino del Getsemani uno dei discepoli mette mano alla spada per opporvisi, ma Gesù gli dice: «Rimetti la spada nel fodero, perché tutti quelli che mettono mano alla spada periranno di spada» (Mt 26,52). L’arresto e la condanna di Gesù a morte sono la conseguenza delle sue prese di posizione nei confronti delle istituzioni e delle autorità che tollerano o favoriscono la ingiustizia e la discriminazione dei più poveri e indifesi. Egli denuncia la ipocrisia di quelli che dicono e non fanno, impongono pesi insopportabili sulle spalle della gente, ma essi non li muovono neppure con un dito (cf. Mt 23,3-4). Di fatto Gesù con i suoi gesti a favore dei disabili e dei peccatori, degli stranieri e delle donne, diventa «segno di contraddizione» come ha preannunziato il vecchio Simeone rivolgendosi a sua madre nel tempio (Lc 2,34). Con la sua azione e con le sue parole Gesù porta allo scoperto le forme di ingiustizia e di violenza mascherate dalla facciata di perbenismo e di osservanza formale della legge. Sotto questo profilo egli si colloca nell’alveo della tradizione dei profeti biblici che denunciano l’ipocrisia dei capi e delle guide del popolo di Dio. Il profeta Michea, a metà del settimo secolo a.C., traccia questo ritratto del falso profeta:«Così dice il Signorecontro i profeti che fanno traviare il mio popolo,che annunziano la pacese hanno qualcosa tra i denti da mordere,ma a chi non mette loro niente in boccadichiarano la guerra» (Mc 3,5). Egli denuncia la corruzione di quelli che in nome della legge dovrebbero difendere i diritti dei poveri:«Udite questo, capi della casa di Giacobbe… che aborrite la giustizia e storcete quanto è rettoche costruite Sion sul sanguee Gerusalemme con il sopruso:i suoi capi giudicano in vista di regali,i suoi sacerdoti insegnano per lucro,i suoi profeti danno oracoli per denaro» (Mic 3,9-11). Questo rimando alle parole del profeta del settimo secolo per inquadrare l’azione e l’insegnamento di Gesù sulla giustizia è giustificato dal fatto che egli conferma la sua parola sulla spada proprio con le parole del profeta Michea che parla della corruzione generale che precede il giudizio di Dio: «L’uomo pio è scomparso dalla terra, non c’è più un giusto fra gli uomini: tutti stanno in agguato per spargere sangue;ognuno dà la caccia con la rete al fratello. Le loro mani sono pronte per il male; il principe avanza pretese, il giudice si lascia comprare, il grande manifesta la cupidigia e così distorcono tutto…. Il figlio insulta suo padre, la figlia si rivolta contro la madre, la nuora contro la suocera e i nemici dell’uomo sono quelli di casa sua» (Mic 7,1.3-6; cf. Mt 10,35).Gesù dunque con la sua sentenza sulla spada non fa altro che portare alla luce le radici profonde della divisione che spezza anche i legami vitali e sacri della famiglia. Con una parola provocatoria di stile profetico Gesù invita a smascherare le situazioni di ingiustizia e di violenza per costruire la pace su rapporti nuovi tra le persone.