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Dossier Giornata Nazionale delle Migrazioni 2003


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 5/03


GIORNATA NAZIONALE DELLE MIGRAZIONI“MIGRAZIONI: VANGELO, SOLIDARIETÀ, LEGALITÀ”16 novembre 2003 - XXXIII domenica del tempo ordinario

Quale idea abbiamo di Dio? Quale opinione abbiamo su di Lui? A volte si ha l’impressione di credere e di pensare un Dio a nostra misura… un Dio custode dell’ordine e della legge, che manda avanti le cose e la storia dell’uomo con decisione e determinazione, che gradisce l’osservanza delle leggi e si rammarica delle trasgressioni. Si pensa che la giustizia di Dio sia a misura delle cose che facciamo: non trasgredire la legge, osservare i comandamenti, andare in chiesa, non fare del male a nessuno, essere persone per bene. La parabola del fariseo e del pubblicano (Lc 18, 9 -14) smentisce questa idea di Dio. La giustizia che ci viene chiesta deve “superare” quella dei farisei e degli scribi (Mt 5,20) ed entrare nella dimensione del Vangelo. L’unica Legge che troviamo nel Vangelo è quella dell’amore, della accoglienza reciproca, della solidarietà, della gratuità, della misericordia. “Cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno” (Mc 13,31) ci dice il Vangelo di oggi.Dio non è indifferente di fronte al bene e al male, ma in modo misterioso “entra in scena nella storia dell’umanità col suo giudizio, che prima o poi smaschera il male, difende le vittime, indica la via della giustizia”. Queste parole pronunciate da Giovanni Paolo II durante l’udienza generale di mercoledì 10 settembre 2003 in piazza San Pietro illustrano bene il tema della Giornata di quest’anno.Il fenomeno migratorio fa parte, da sempre, dell’esperienza storica dell’uomo, ogni epoca ed ogni terra ha conosciuto il movimento di singoli e di popoli; la ricerca e la curiosità, la fame e l’espansionismo fanno parte della storia di tutti. Il nomadismo stesso in modo diverso ha sfiorato tutte le popolazioni e questo fenomeno ha prodotto reazioni diverse di accoglienza e di rifiuto, di simpatia e di odio, di arricchimento e di impoverimento… Non si può non pensare che Dio sia assente da questa esperienza dell’uomo proprio perché è Colui che costantemente invita a lasciare la propria terra e mettersi in cammino (Gen 12,1).E proprio perché Dio non è assente da questa esperienza storica dell’umanità che questa è posta sotto il suo giudizio che prima o poi smaschera il male. Dio si mette dalla parte dei più poveri, di chi subisce violenza, di chi è vittima.Degli ultimi, di chi è povero e subisce violenza, di chi è vittima, il cristiano deve farsi solidale. A volte la violenza è subdolamente nascosta in tanti atteggiamenti che ci sembrano normali e corretti ma che ci fanno guardare all’altro con diffidenza o superiorità. Essere solidali significa, prima di ogni facile azione di volontariato, conquistarsi una mentalità di superamento delle differenze, uno sguardo unificante sull’umanità, riconoscere ogni uomo come fratello.
PRIMA LETTURA (Dn 12,1-3)Ci troviamo in un’epoca di violenti scontri fra il bene e il male. Daniele annuncia la fine degli imperi del mondo. Michele è il capo dell’esercito di Dio e, dopo l’ultima battaglia particolarmente dura, verrà il giorno della liberazione. Vittime e oppressori si risveglieranno: si vedrà così chi era dalla parte della giustizia. La giustizia non è un atteggiamento personale e privato che ci salvaguardia dagli altri, ma una operatività che concretamente ci mette in comunicazione con gli altri per indurli alla giustizia.
SALMO RESPONSORIALE (15,5-8; 9-10; 11):Canto di incrollabile fiducia in Dio che fa guardare oltre la morte. Il Signore sembra accettare questa sfida dell’uomo giusto impregnato di speranza che vede come fine ultimo la dolcezza della vita “senza fine” vissuta alla presenza di Dio.
SECONDA LETTURA (Eb 10,11-14.18)Mentre i sacerdoti, “in piedi” davanti a Dio, devono offrire continuamente gli stessi sacrifici, Egli è “assiso per sempre alla destra di Dio”, poiché ha compiuto, una volta per tutte, il sacrificio di cui non gli resta che distribuire il frutto nel perdono dei peccati. C’è contrapposizione tra l’agitazione del sacerdote e la calma assoluta del Cristo, tra la preoccupazione di ottenere il perdono e l’attesa tranquilla di vedere i risultati della vittoria, tra l’ansia dell’obbedienza legale al rito e il raggiungimento della giustizia che si fa dono.
VANGELO (Mc 13,24-32)Nella precarietà e fragilità delle cose terrene, che passano inesorabilmente, si vedono i segni della venuta del Signore: uno sconvolgimento completo dell’ordine del mondo, il passaggio dal temporale al definitivo. Allora si manifesterà la giustizia divina: tutti saranno riuniti “dall’estremità della terra all’estremità del cielo”. Tutto è provvisorio, la nostra vita ed anche la storia millenaria dell’uomo; tutto è destinato a passare, solo la Parola del Signore è destinata a non passare e tutto quello che sulla sua Parola trova fondamento.
PREGHIERA DEI FEDELICelebrante: Fratelli e sorelle, tutto quello che fa parte della storia umana è destinato a terminare: i nostri pensieri, le nostre azioni, le nostre decisioni, la stessa nostra storia; il giudizio di Dio dura in eterno. Chi confida nel Signore non resterà deluso perché il suo amore e la sua misericordia superano le dimensioni del tempo e sono più forti della morte. Pieni di speranza rivolgiamoci a Lui e diciamo:Lettore: Mostraci, Signore, il sentiero della vita.- “Coloro che avranno indotto molti alla giustizia risplenderanno come le stelle per sempre”: dona, Signore, alla Chiesa la fame e la sete di giustizia, suggerisci parole ed iniziative a sostegno degli ultimi, dei migranti, di coloro che sono di passaggio, di coloro di cui i nostri occhi non riescono a percepire la presenza. Preghiamo:Mostraci, Signore, il sentiero della vita.- “Mi indicherai il sentiero della vita, gioia piena nella tua presenza”: provoca, Signore, sentimenti di verità e non di parte nei governanti e nei legislatori, fa che sappiano scrivere leggi secondo giustizia perché non può esserci legalità senza giustizia e non può esserci giustizia senza perdono. Preghiamo:Mostraci, Signore, il sentiero della vita.- “Riunirà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo”: nella prospettiva dell’incontro di tutti i popoli alla fine dei tempi, donaci, Signore, la forza della solidarietà e dell’accoglienza, della fraternità e della cooperazione. Preghiamo:Mostraci, Signore, il sentiero della vita.- “Cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno”: metti, Signore, nei cristiani il desiderio di una Chiesa sempre più fedele al Vangelo, suscita profeti e santi che aprano cammini di rinnovamento. Preghiamo:Mostraci, Signore, il sentiero della vita.- (altre intenzioni).
Celebrante: O Dio nostro Padre, che hai posto nell’uomo il tuo Spirito di vita, donaci la forza del Vangelo perché superato ogni egoismo possiamo essere solidali l’un l’altro e nella prospettiva del tuo Regno capaci di operare secondo giustizia illuminati dalla Legge dell’amore e del perdono. Per Cristo nostro Signore.
SPUNTI DI RIFLESSIONE PER L’OMELIAVangelo - L’affermazione di Gesù: “Cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno” ci illumina fortemente sulla potenza della sua parola che supera la dimensione del tempo e della storia. Il grande peccato dell’uomo è quello della indipendenza e dell’autonomia da Dio: questo ha sempre portato a discordie ed incomprensioni tra gli uomini, guerre e sopraffazioni, la perdita di ogni regola di vita e l’inconsistenza di ogni legge. L’egoismo fa vedere l’altro come nemico ed il nemico come persona da odiare e combattere. “Vi sarà un tempo di angoscia, come non c’era mai stato dal sorgere delle nazioni fino a quel tempo” dice Daniele. Questa è la conseguenza dell’azione sconsiderata dell’uomo che si allontana dalla Parola che Dio gli ha affidato.Solidarietà - La prospettiva dell’unificazione escatologia, della riunione di tutti i popoli, che il Vangelo ci richiama è fondamento della solidarietà (essere una cosa sola). Il cammino nella solidarietà ha necessariamente bisogno della capacità di perdono. Per i cristiani questo non dovrebbe costituire un grande problema perché già Cristo ha fatto tutto quanto è necessario perché nel mondo “con un’unica oblazione egli ha reso perfetti per sempre quelli che vengono santificati”. Dovremmo essere più capaci di riferirci a Cristo ed al suo dono per scoprire in noi quella libertà che ci rende capaci di relazioni autentiche e solidali con ogni uomo per quanto ci possa apparire diverso, invadente, straniero, sconosciuto, nemico.Legalità - Lo straniero, l’emigrato, lo zingaro sembrano rompere l’equilibrio tranquillo delle nostre comunità e quelle forme di legalità che ci siamo dati. La domanda, invece, che ci dovremmo porre non è su cosa è legale e su cosa no, ma su ciò che è giusto - cioè secondo l’amore di Dio e la sua Parola - e cosa no. Nei rapporti con gli altri uomini dovremmo sempre tenere presente quella che la rivelazione ci fa conoscere come fine ultimo della storia: “Egli manderà gli angeli e riunirà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo”. Le decisioni dei credenti, le Leggi che i cristiani propongono alla comunità degli uomini, perché possano dirsi giuste, non possono prescindere da questa consapevolezza storica. Noi siamo chiamati a fare di tutti i popoli un unico popolo. Nessuno deve aver paura di perdere la propria identità o la propria cultura… questo è già scritto (Galati 3,28: “Non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù”). Ogni passo della storia non può non tenere conto di questo punto di attrazione e chiede a noi una costante attenzione: “Vegliate e state pronti, perché non sapete in quale giorno verrà il Signore”.