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Mare senza confini


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 5/03


MARE SENZA CONFINI
di Giacomo Martino
Mondo da sempre globalizzatoIl mondo marittimo è per natura sua un mondo, da sempre, globalizzato portando uomini e donne “scalzati” dalle loro realtà culturali a vivere in un ambiente internazionale in cui la libera competizione favorisce quasi sempre i Paesi industrializzati, causando uno sfruttamento crescente dell’uomo e miseria nei Paesi in via di sviluppo. Quando parliamo, in Italia, del problema marittimo lo possiamo facilmente assimilare a tutta la settorialità della Migrantes. Italiani che vivono la maggior parte del tempo in terre straniere come veri e propri emigrati. Decine di nazionalità che si alternano in un gioco di supremazie secondo un reclutamento illegale e sempre più selvaggio causato dalle bandiere di convenienza che occultano i legami tra armatori, navi ed equipaggi.
Un milione di presenzeNella sola Italia rappresentano una immigrazione “a singhiozzo” (in quanto le navi si fermano solo poche ore) che supera un milione di presenze.E incredibile non rendersi conto che questi drammi si consumano a due passi da casa nostra, in un’indifferenza che è figlia della non conoscenza. Come può succedere che almeno nelle città di mare si continui a vivere il rapporto con il proprio porto, la sua realtà, i suoi problemi come con un mondo parallelo e separato dalla propria realtà?Sulle navi passeggeri, poi, artisti di strada o del circo sono spesso ingaggiati per l’intrattenimento dei passeggeri sommando alle difficoltà dell’immigrazione o della mobilità umana anche una mobilità oceanica che rende ancora difficile la comunicazione con la famiglia e la comunità religiosa di appartenenza.Viene a mancare, nella mobilità marina, il concetto stesso di comunità che varia di settimana in settimana, di mese in mese, lasciando l’individuo davvero solo di fronte a tanta gente “che passa”, senza mai un punto fermo, un gruppo di riferimento. Sempre sballottato come la nave in tempesta.
La missione della ChiesaLa missione della Chiesa assieme a questi equipaggi esprime la convinzione che esiste un denominatore comune, un filo rosso che lega i diversi soggetti. è l’uomo, l’uomo di mare protagonista della sua vita. Da questo nasce l’esigenza e l’impegno di coloro che vedono nel marittimo in difficoltà, o anche solo di passaggio, non un cliente, un utente o, talvolta, un fastidio, ma una persona, un fratello, con necessità e speranze, sogni e malinconie, bisogno di contatti umani. Fratelli e uomini a tutto tondo che c’interpellano con le loro necessità ed al tempo stesso ci donano qualcosa.La globalizzazione “malvagia” colpisce doppiamente, dunque, coloro che vivono il dramma di una emigrazione trasversale e parallela. Famiglie che vivono lo sradicamento culturale ed economico dal loro paese e rimangono ancora “mutilate”, in terra straniera, del capo famiglia, della madre o dei figli costretti ai lunghi mesi di assenza che richiedono gli imbarchi sulle navi.Vengono in mente le grandi e piccole concentrazioni di cinesi e filippini (che hanno un’altissima percentuale nazionale di naviganti) in zone del territorio italiano che, pur non avendo il porto, richiedono un’attenzione particolare ed una vicinanza specifica a queste famiglie.Nella dimenticanza di un mondo che continua la sua corsa travolgendo i più deboli e quanti vivono il fenomeno della mobilità estrema, il Vangelo e la Chiesa ci insegnano che il valore essenziale da rispettare deve essere, anzitutto, la dignità dell’uomo e che l’economia è per l’uomo, e non l’uomo per l’economia. La povertà che risulta dalla globalizzazione selvaggia è di fatto una delle peggiori violazioni alla dignità umana. Le Chiese e le comunità ecclesiali hanno perciò un dovere particolare di testimoniare, insieme, a livello ecumenico, la loro diakonia al servizio dell’uomo, al fine di controllare gli eccessi della globalizzazione. Esse devono altresì aprirsi alla collaborazione, in favore dell’umanità, con tutte le persone di buona volontà, di ogni religione.
Dare un volto umanoConsapevole che le regole di questa nuova economia globale del mercato fa paura a molti, ma che esse sono scritte ancora solo parzialmente, e sono soggette a considerevoli discussioni, l’azione della Migrantes - Apostolato del Mare - è chiamata a dare un volto umano alla globalizzazione nel mondo marittimo, a contribuire alle stesure delle regole di un nuovo ordine mondiale, basato su principi etici, sulla solidarietà e sull’inviolabilità della dignità umana.