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Il diritto dei circensi e dei lunaparchisti all'evangelizzazione


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 5/03


IL DIRITTO DEI CIRCENSI E DEI LUNAPARCHISTI ALL’EVANGELIZZAZIONE
di Piergiorgio Saviola
Il diritto alla evangelizzazioneIl Concilio Vaticano II attesta: “Dio ha convocato tutti coloro che guardano con fede a Gesù, autore della salvezza e principio dell’unità e della pace, e ne ha costituito la Chiesa, perché sia per tutti e per i singoli strumento visibile di quella unità salvifica” (Lumen Gentium, 9).Questo testo ci aiuta a ritenere che l’evangelizzazione non è riservata ad una sola società particolare che ha già conosciuto il Vangelo e lo ha storicamente accolto e assimilato, ma a tutti gli uomini indistintamente, a qualsiasi razza e cultura appartengano; senza dubbio anche a coloro che appartengono al mondo del Circo e del Luna Park.L’esperienza che tutti abbiamo dello stile di vita della gente che lavora in questo settore ci rivela una popolazione estremamente diversa alla gente comune. Si tratta di gente assai mobile, dedita ad uno stile di vita che può sembrare profano e, per qualcuno, addirittura di frivolezza.
Mobili per lavorareBen sappiamo invece che la presenza nelle comunità cristiane parrocchiali di codeste strutture di divertimento si attua ordinariamente nelle feste, nella maggior parte dei casi, proprio in occasione delle solennità religiose più radicate nella tradizione degli ambienti cristiani; una presenza che fa da corollario importante alle feste e, nello stesso tempo, un segno concreto della sociale partecipazione al loro clima gioioso, anzi un incentivo del quale occorre tenere conto, affinchè esse non perdano di interesse o non cadano in disuso.E ovvio e logico che la presenza di tali strutture sia connotata da una vivace mobilità: un giorno per piantarsi, un giorno per ripartire, il resto del tempo è preso totalmente dal servizio, dal lavoro, dalle esigenze dell’attività.E, nonostante abbiano i circensi e i fieranti raggiunto un livello economicamente rispettabile (le attività ludiche sono infatti considerate come professioni lavorative, con strutture giuridiche che regolano il trattamento, le retribuzioni, l’assistenza e, per i ragazzi, la scuola), tuttavia, buona parte di essi, i più umili soffrono per la pesante psicologia di emarginazione e del disadattamento rispetto al resto della società.
Vincere i pregiudiziInfatti se il lavoratore migrante appare uno straniero assimilabile alla cultura che lo accoglie, il “migrante” di queste strutture estremamente mobili appare assai meno accettato dalla popolazione residente: anzi, si manifesta proprio in questo settore una duplice reazione degli utenti dei Circhi e dei Luna Park: da una parte la simpatia ammirata e curiosa per attori, spettacoli, svaghi; dall’altra una diffidenza acuta, che stimola attenti e preoccupati meccanismi di difesa.Di qui anche una certa disattenzione, quasi in alcuni casi una secca estraneità, non solo delle Istituzioni civili ma anche della Chiesa locale a questo mondo, che appare poco aperto alla partecipazione alla vita della comunità stanziale e al messaggio cristiano.In questo ultimo caso, la singolare mobilità dei Circhi e dei Luna Park sottrae di per se stessa la cura spirituale all’attività ordinaria dei parroci, i quali, del resto, dovrebbero trovare ugualmente occasioni per venire incontro ad eventuali richieste di cura spirituale. E intuibile comunque la difficoltà di stabilire una qualche relazione duratura per la pastorale, per la catechesi, ecc… tramite la parrocchia.Attualmente il mutato stato di condizione sociale dei Lunaparchisti segna una tendenza ad una certa stabilizzazione. La quasi totalità di essi, pur continuando a vivere nella condizione della mobilità, vuole realizzare, o nelle terre di origine o in località di elezione, una dimora alla quale accedere nelle stagioni “morte”, ad esempio, nel periodo invernale.Ma anche in questo caso il contatto con la parrocchia per motivi di carattere pastorale rimane sporadico e difficilmente inseribile nell’organicità di una formazione cristiana e di una sistematica evangelizzazione.Il mondo dei Circensi e dei Lunaparchisti sembra, perciò, opporre difficoltà serie al cammino dell’evangelizzazione, nonostante la sua presenza in ambienti cattolici; infatti, anche se non abbiamo, in questo specifico caso, le barriere culturali del mondo dei nomadi (zingari), ci troviamo tuttavia di fronte ad una mobilità, non certo ad una cultura, che presenta serie difficoltà da superare.
Comunità aperte alla evangelizzazioneMa, proprio per questo, dobbiamo, alla luce del mandato di Cristo, cercare un servizio pastorale per questa comunità e categoria di persone, che solo apparentemente si trova ai margini delle comunità parrocchiali, e, come si è detto, vive, sì, una vita propria, ma per lo più costantemente a contatto con le nostre feste, soprattutto con le feste religiose più significative delle parrocchie o dei santuari.La Chiesa locale non può né deve rimanere estranea al mondo dei Circhi e dei Luna Park e deve assumere un atteggiamento costante di accoglienza in modo da offrire ai circensi e dei lunaparchisti la possibilità dell’ascolto della parola di Dio e della partecipazione all’Eucarestia e alle altre tappe della vita cristiana, perché diventino a loro volta protagonisti e promotori di vitalità ecclesiale. Il problema socio-pastorale che assilla i circensi e i lunaparchisti è stato oggetto di studio nell’ultimo Convegno nazionale di pastorale tenutosi a Marola di Carpineti di Reggio Emilia il giugno scorso dal tema: “Esci dalla tua terra e va…e diventerai una benedizione”, organizzato dall’Ufficio pastorale di settore della Migrantes, fino al punto di chiedersi che cosa possa significare per la gente dei Circhi e dei Luna Park, la santificazione del giorno del Signore, quando proprio per consentire una santificazione di tale giorno ed esaltarne la “convivialità”, questa gente è costantemente costretta a star fuori dalla chiesa o dal santuario per motivi di lavoro.