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Solidarietà e legalità nella bibbia


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 5/03


SOLIDARIETÀ E LEGALITÀ NELLA BIBBIA
di Rinaldo Fabris
Giustizia e solidarietàLa «solidarietà» e la «legalità», che nella opinione pubblica attuale appaiono non solo dialettiche, ma difficilmente conciliabili, nella tradizione biblica sono integrate e inseparabili. Tutto dipende dalla nozione fondamentale della «giustizia», espressa nei testi biblici dell’AT con i termini ebraici sedeq e sedaqâh.Nella traduzione greca della Bibbia questo lessico biblico della «giustizia» viene reso con il termine dikaiosyne. Nel libro del Siracide il vocabolo ebraico sedeqâh è tradotto con eleemosyne, «elemosina», per indicare la solidarietà pratica nei confronti dei poveri. Questo esempio di trasposizione linguistico-culturale corrisponde a quello che avviene per agápe del NT, resa in latino con charitas e in italiano con «carità». Nel linguaggio comune «fare la carità» è il modo concreto di attuare la solidarietà che dovrebbe essere ispirata dall’agápe, charitas-amore. Nelle traduzioni moderne della Bibbia la categoria di «giustizia» si fonda sul principio definito dal giurista Ulpiano del III secolo: «dare a ognuno il suo». In tale prospettiva la «giustizia» è intesa come conformità alla legge che garantisce l’ordine sociale. Anche la giustizia di Dio obbedisce al principio della giustizia retributiva. Infatti nel giudizio finale Dio condanna i malvagi e premia i buoni.Invece nella Bibbia la «giustizia» designa il giusto rapporto e la benevolenza tra le persone. Essa risponde all’aspirazione umana più profonda a vivere in una rete di relazioni positive a livello personale, familiare e sociale. Perciò con la categoria della «giustizia» nella Bibbia si indica la fedeltà di Dio che si impegna a liberare il suo popolo. Nel racconto che sta alla base dell’esperienza della fede biblica il Signore dice a Mosè: «Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sorveglianti; conosco infatti le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dalla mano dell’Egitto e per farlo uscire da quel paese verso un paese bello e spazioso…» (Es 3,7-8).La «giustizia» di Dio si manifesta nella storia di liberazione dei figli di Israele dall’Egitto. Egli è «il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe» con i quali ha stretto un’alleanza eterna. Con il suo intervento a favore degli oppressi nella terra di Egitto il Signore è «giusto», cioè fedele al suo impegno di alleanza. In altri termini la «giustizia» di Dio coincide con la scelta libera di solidarietà con gli oppressi per la loro liberazione.Anche la giustizia di carattere giuridico e forense nei testi biblici è subordinata a questa prospettiva della «giustizia» come qualità dei rapporti tra le persone. Il «giudizio» di Dio esprime la sua signoria sul mondo. Egli interviene per difendere i giusti oppressi. Perciò nel giudizio «giusto» condanna i malvagi oppressori e violenti. In breve la «giustizia» nei testi biblici indica un atteggiamento di fedeltà e stabilità di rapporti verso gli altri nell’ambito della comunità.Anche il concetto di «diritto» - in ebraico mishpát - indica l’attitudine pratica a stabilire e conservare le giuste relazione reciproche all’interno della comunità. Perciò là dove regna il diritto e la giustizia si hanno le condizioni per l’integrità e l’equilibrio dei rapporti che costituiscono la pace, shalôm o salvezza.
Giustizia solidale e leggeIl rapporto della «giustizia» con la «legge» nei testi biblici dell’AT si colloca nel contesto dell’alleanza. La legge trascrive, sviluppa e applica le clausole di alleanza. Le dieci parole - decalogo - sono riassunte nel principio dell’amore a Dio come unico e dell’amore del prossimo, come se stessi (Dt 6,4; Lev 19,18). Il termine ebraico torâh, tradotto in genere con «legge», significa l’istruzione teorico-pratica in vista della edificazione e rafforzamento della comunità dell’alleanza. Essa ha un contenuto etico, giuridico e sociale, espresso nei diversi codici biblici. Quelli riportati nel Pentateuco sono raccolte di leggi che applicano nelle diverse e mutate condizioni di vita del popolo di Dio le clausole dell’alleanza. In questi codici vi sono le leggi che tutelano il «diritto dei poveri» nella terra di Israele, perché Dio si fa garante della libertà e dignità dei poveri nella comunità dell’alleanza. Nel codice deuteronomistico si afferma che Dio è «il Signore dei signori, il Dio grande, forte e terribile che non usa parzialità e non accetta regali, rende giustizia all’orfano e alla vedova, ama il forestiero e gli dà pane e vestito». Questo modo di agire di Dio è il paradigma della giustizia nei confronti dei poveri: «Amate dunque il forestiero, perché anche voi foste forestieri nel paese d’Egitto» (Dt 10,17-19).A questa giustizia garantita dalla «legge» si richiamano i profeti. Da una parte essi denunciano l’ingiustizia come violazione dell’alleanza e dall’altra annunciano un futuro di pace e giustizia sulla base della «fedeltà di Dio». In particolare i profeti si rivolgono al re e ai magistrati che hanno il compito di garantire la giustizia. Il profeta Geremia riceve da Dio l’incarico di portare al re di Giuda e ai suoi funzionari questo messaggio: «Praticate il diritto e la giustizia, liberate l’oppresso dalle mani dell’oppressore, non fate violenza e non opprimete il forestiero, l’orfano e la vedova…» (Ger 22,3). Questa è la condizione per restare nella terra promessa ai padri e donata dal Signore ai figli di Israele liberati dall’Egitto.Dunque nella tradizione biblica la «solidarietà», che è la dimensione positiva della giustizia nei confronti dei poveri e degli oppressi, è inseparabile dalla legalità intesa come rispetto e applicazione della legge sul modello dell’agire di Dio che rende giustizia ai poveri. Questa particolare attenzione per i poveri nella prospettiva dell’esodo di liberazione non giustifica nessuna parzialità nel giudizio. Infatti nel codice di santità del Levitico si dice: «Non commetterai ingiustizia nel giudizio; non tratterai con parzialità il povero, né userai preferenze verso il potente, ma giudicherai con giustizia il tuo prossimo» (Lv 19,15). In breve il rapporto tra solidarietà e legalità si stabilisce all’interno della giustizia definita come qualità dei rapporti garantita dalla legge e dalla sua applicazione.