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Messaggio del Presidente della Commissione Episcopale per le Migrazioni (CEMI)


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 5/03


MESSAGGIO DEL PRESIDENTE DELLA CEMIPER LA GIORNATA NAZIONALE DELLE MIGRAZIONI
Alfredo Maria Garsia
La prima nel 1914Il 16 novembre ricorrerà la Giornata Nazionale delle Migrazioni, la 90ma. La prima infatti si celebrò nel 1914 sotto il Pontificato di San Pio X. Nell’anno precedente, con oltre 850.000 espatri, si era registrata la punta massima di un esodo incontenibile e patologico che nell’ultimo decennio aveva portato fuori d’Italia sei milioni di connazionali.
Dagli emigrati italiani a tutti i migrantiMentre la Giornata, istituita allora dalla Santa Sede benché sotto la spinta di questo drammatico fenomeno che interessava particolarmente l’Italia, assumeva sempre piu il suo connaturale carattere “cattolico” ossia mondiale, in Italia l’annuale celebrazione si andava configurando nei suoi obiettivi e programmi sempre più “nazionale”, rispondente cioè alla specifica situazione del nostro Paese. Fu così che la Giornata Nazionale, che per tanti anni si era concentrata esclusivamente sugli emigrati italiani, negli ultimi decenni ha esteso l’attenzione e l’impegno delle nostre comunità cristiane verso ogni forma di mobilità, comprendendovi anche marittimi e aeroportuali, rom e sinti, circensi e lunaparchisti, oltre a immigrati, rifugiati e richiedenti asilo politico o umanitario.“Migrazioni: Vangelo, solidarietà, legalità” è il tema della prossima Giornata Nazionale, che si ispira a quello più ampio proposto dal Santo Padre nel suo messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante 2003: “L’impegno a vincere razzismo, xenofobia e nazionalismo esasperato”. In questo messaggio si pone al centro della riflessione quell’autentico “amore evangelico” che si esprime nello “spirito di solidarietà”, in “programmi di solidarietà a favore dei migranti e profughi in ogni parte del mondo”. Simili formule ricorrono con martellante insistenza nei messaggi del Santo Padre, ma non manca un chiaro riferimento anche al “dovere… di rispettare la legge”, cioè quella legalità che vincola sia i migranti, sia quanti per compito istituzionale o per spontanea dedizione si interessano dei migranti.
Solidarietà e legalità nello spirito del VangeloSolidarietà e legalità, nel nome del Vangelo: dunque, nel logo prescelto, non si enuncia una trilogia. Sono due termini che si confrontano, ma - ripeto - nel nome del Vangelo. Vedo questo grande libro e nelle sue pagine vedo scritte, l’una dirimpetto all’altra, le due parole: solidarietà e legalità. La bella notizia è proprio questa: ambedue i termini vanno riconosciuti e valorizzati, anzi l’uno va affermato dell’altro, cosicché legalità autentica non esiste se non in funzione della solidarietà e la solidarietà non è autentica se non nel solco della legalità. Purché ci si intenda sul significato dei due termini e si tenga presente, in particolare, quanto il Papa dice a conclusione di un altro suo messaggio: “La solidarietà è assunzione di responsabilità nei confronti di chi è in difficoltà. Per il cristiano il migrante non è semplicemente un individuo da rispettare secondo le norme fissate dalla legge, ma una persona la cui presenza ci interpella e le cui necessità diventano un impegno per la sua responsabilità. “Che ne hai fatto di tuo fratello? (Gn 4,9). La risposta non va data entro i limiti imposti dalla legge, ma nello stile della solidarietà”. Tali parole non possono essere fraintese, perché - come si dice poco sopra - “quest’opera di solidarietà” va perseguita “nel rispetto della legge… nel rispetto della legalità”. Una legalità, d’altra parte, che “non consente sconti sulla dignità del migrante, il quale è dotato di diritti inalienabili, che non possono essere violati né ignorati”. E chiaro qui il riferimento a quella legge naturale e divina alla quale ogni norma umana deve conformarsi per meritare il carisma della legalità.Certamente nella situazione concreta della vita quotidiana non è sempre facile, anzi diventa spesso scabroso e angosciante armonizzare i due valori. E allora d’obbligo fare appello al valore supremo che è “l’amore evangelico”: essendo l’amore la sostanza stessa del Vangelo, dalla prima all’ultima pagina, lo si deve scoprire in ambedue le pagine che per la Giornata ci vengono proposte, stimolandoci a fare sintesi di legalità e solidarietà. Per noi credenti in Cristo la parola ultima è sempre il Vangelo, quel Vangelo che siamo chiamati ad annunciare in ogni circostanza ad ogni creatura, sia essa italiana e stabilmente inserita nella nostra convivenza civile ed ecclesiale o solo di passaggio e di diversa origine.
Esperienza che mi ha cambiatoMentre vado scrivendo, provo una certa emozione, perché, con la prossima Ordinazione del mio successore a Vescovo di Caltanissetta (il 27 settembre p.v), non sarò più Presidente della Commissione Episcopale per le Migrazioni e della Fondazione Migrantes. Ho amato il mondo delle migrazioni quanto ho amato la mia Chiesa di Caltanissetta. In questi anni, grazie ai contatti personali e densi di calore umano, ho potuto scoprire da vicino il vero volto dello zingaro, del marittimo, dell’uomo dello spettacolo viaggiante, e fare esperienza diretta delle loro complesse e spesso insostenibili condizioni di vita. Gli immigrati, poi, ultimamente, si sono resi presenti anche nella mia diocesi, nel cuore della Sicilia. Ma penso soprattutto agli emigrati, che sono partiti per il vasto mondo da ogni parte d’Italia e da ogni comune della mia diocesi.In trent’anni di servizio episcopale alla Chiesa di Caltanissetta, spinto dalla carità pastorale, sono andato tante volte in giro per il mondo, in Europa, nelle Americhe e fino in Australia, a incontrare i nostri emigrati, e ho ardentemente desiderato poter inviare tra di loro almeno uno dei miei sacerdoti, come missionario tra gli emigrati.
Un dono della Chiesa di Caltanissetta agli emigrati italianiLa bontà del Signore compie questo mio desiderio al termine del mio servizio. L’ultima celebrazione solenne che farò come Vescovo di Caltanissetta (il 20 settembre p.v.) sarà un’Ordinazione presbiterale: due nuovi sacerdoti per la Santa Chiesa. Uno dei due andrà nella Missione Cattolica Italiana di Enfield, nei pressi di Londra, ad aiutare mons. Agostino Gonella. Sono convinto di fare un buon investimento, per il servizio ai tanti italiani della zona di Londra ma anche per la mia diocesi.Sono certo che la dedizione ai nostri fratelli migranti continuerà ad animarmi e a tenermi in comunione con quanti si sentono mobilitati, nella legalità e nella solidarietà, alla luce e con la forza del Vangelo. Uniti e gioiosi anche nella ferma speranza che il Cristo dell’ultimo Giorno ci spalancherà le braccia e la porta del Regno nella misura in cui ora abbiamo spalancato le braccia e il cuore per accoglierlo, sulla via di Gerico e su quella di Emmaus sotto la veste dello straniero.