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“Comunicare il vangelo agli stranieri in Italia”
L’impegno dei sacerdoti stranieri inseriti nelle diocesi italiane

Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 3/03


“COMUNICARE IL VANGELO AGLI STRANIERI IN ITALIA”
L’IMPEGNO DEI SACERDOTI STRANIERI INSERITI NELLE DIOCESI ITALIANE

Dal 28 aprile al 1° maggio 2003 la Fondazione Migrantes e la Fondazione CUM hanno promosso un seminario di studio sul tema: “Comunicare il Vangelo agli stranieri in Italia”, in continuità del Convegno nazionale sulle migrazioni del febbraio scorso a Castelgandolfo. Obiettivo principale del seminario era l’approfondimento di quanto si riferisce al servizio degli operatori pastorali provenienti da altri Paesi e inseriti nella pastorale ordinaria nelle nostre comunità parrocchiali e diocesane.I 67 partecipanti, in maggioranza presbiteri, rappresentavano 18 diverse nazionalità; erano pure presenti sacerdoti “fidei donum” e missionari rimpatriati, direttori diocesani e coordinatori nazionali della pastorale migratoria, suore e laici.Nel corso dei lavori, dopo la presentazione del quadro aggiornato sia della presenza degli immigrati in Italia che della loro appartenenza religiosa, si sono prese in considerazione le opportunità di evangelizzazione offerte dalle migrazioni. Quindi è stata comunicata l’esperienza ecclesiale della diocesi di Milano nel servizio pastorale agli immigrati e, dopo una nota informativa sui sacerdoti italiani “fidei donum”, si è approfondito il tema dell’accoglienza agli immigrati in Italia quale coerente continuazione dell’impegno missionario “ad gentes” delle nostre comunità cristiane. Infine sono state presentate le esperienze del Direttore dell’Ufficio diocesano Migrantes di Roma e del Coordinatore nazionale di pastorale etnica per gli albanesi.Le riflessioni emerse dalle relazioni, dai dibattiti e dai gruppi di studio si possono enucleare attorno a quattro punti nodali:
COMUNICATO FINALE
1) Obiettivo primario: inserire la pastorale etnica nella pastorale ordinaria diocesana.Ci sono elementi che favoriscono tale inserimento:a) il ritorno in patria dei missionari italiani, in modo particolare dei sacerdoti “fidei donum”, che portano con sé la ricca esperienza di incontro e la conoscenza di altri popoli;b) la presenza di cappellani per la pastorale specifica con i cattolici immigrati e di molti altri sacerdoti stranieri impegnati nella pastorale ordinaria delle parrocchie italiane;c) il possibile coinvolgimento a tempo parziale di molti fra le decine di migliaia di stranieri presenti per motivi religiosi, di culto o di studio;d) il notevole persistente flusso di immigrati fra i quali è forte la presenza di cattolici;e) l’opera del volontariato che si traduce in testimonianza viva del Vangelo della Carità.Si è convinti che l’integrazione della pastorale etnica nella pastorale ordinaria è a beneficio della Chiesa locale italiana e delle stesse comunità etniche e non mancherà di avere riflessi positivi nella società civile.Si rilevano tuttavia anche difficoltà che ostacolano questo processo di integrazione e ritardano l’obiettivo della piena comunione ecclesiale:a) la mancanza di informazione e di conoscenza reciproca che causa pregiudizi sia degli italiani nei confronti dell’una o dell’altra etnia, sia degli stranieri nei confronti degli italiani o tra loro;b) la cultura “laica”, tipica dell’Occidente, che tende a fare della fede un fatto privato;c) il fatto che le Chiese locali in genere non hanno ancora investito in modo adeguato risorse umane ed economiche nonché in luoghi di culto ed altre strutture nell’evangelizzazione degli immigrati.
2) Agenti pastorali - Sono le nostre comunità cristiane, in primo luogo le parrocchie con i rispettivi parroci, e i cappellani della pastorale etnica con i loro centri pastorali di varia natura; si aggiungano inoltre i coordinatori nazionali della pastorale per le varie etnie, nominati dalla CEI.A supporto di questa pastorale specifica, a livello nazionale e diocesano esistono organismi ecclesiali o comunque di ispirazione cristiana: la Migrantes, la Caritas, l’Ufficio Missionario per la Cooperazione fra le Chiese, l’Ufficio per la catechesi e il catecumenato ed altri uffici, associazioni e movimenti interessati al servizio pastorale o socio-pastorale agli immigrati.Essi dovranno compiere ogni sforzo in spirito di collaborazione per promuovere un’azione pastorale integrata, anche costituendo un apposito segretariato o comunque un efficiente “coordinamento”.Occorre in particolare favorire il servizio pastorale etnico nelle parrocchie, sostenendo le iniziative dei rispettivi parroci. Spetta al Direttore della Migrantes della diocesi questo compito, in stretta collaborazione con le realtà ecclesiali sopra ricordate, nonché con le diocesi vicine e con i coordinatori nazionali.La Chiesa italiana è all’inizio di questo processo di integrazione che, pur comportando alcune difficoltà del resto superabili, garantisce molteplici e benefici risultati, fra i quali un’impronta più concreta di cattolicità e di universalità alle nostre Chiese locali. Il fenomeno delle migrazioni ha tuttavia tali dimensioni che risulta urgente conoscerlo più nel dettaglio ed accoglierlo tra le priorità pastorali delle comunità cristiane.
3) Strumenti - Presupposto fondamentale è che le comunità parrocchiali italiane e le comunità etniche hanno in comune i pilastri della vita cristiana, la Parola, la Liturgia e la Carità; ne consegue che la vita interna di queste comunità e la comunicazione fra di loro avviene naturalmente in questi tre ambiti.Come conferma l’esperienza, da questo contatto e scambio reciproco anche le nostre parrocchie possono ricevere stimoli e arricchimenti, poiché le comunità straniere hanno modi diversi e non meno autentici dei nostri per esprimere la loro fede e la loro vita cristiana.E facile infatti cogliere tra le comunità etniche la Liturgia come celebrazione festosa della vita, come è facile trovare nella casa degli immigrati la Bibbia collocata nel posto d’onore dove la famiglia si riunisce attorno alla Parola di Dio. L’ascolto della Parola e la partecipazione alla Liturgia si traducono nella Carità, che si esprime in gesti concreti di accoglienza specialmente dei nuovi arrivati, di condivisione a favore dei poveri dei propri Paesi d’origine, di rispetto verso altre etnie come pure verso la società italiana con rispetto alla sua cultura e alle sue regole di vita sociale e civile.
4) Formazione - Per giungere all’obiettivo suddetto è necessaria una formazione generale e specifica degli agenti pastorali, che si fondi sulla convinzione che la Chiesa è comunione per la missione.In particolare, per la formazione specifica si propone la costituzione di una équipe formativa, coordinata da Migrantes in collaborazione coi Centri di Formazione missionaria (Cum, Ciam, ecc.) e le altre forze ecclesiali cui si è già fatto riferimento.A livello nazionale e regionale si propone l’organizzazione o la segnalazione, se altri già programmano, di:- convegni e altri incontri per operatori pastorali italiani su tematiche inerenti alla pastorale migratoria;- corsi anche residenziali per operatori di pastorale etnica, anche divisi secondo le varie etnie. Gli organi di informazione del Cum e della Migrantes daranno tempestiva notizia delle opportunità che si offrono.A livello diocesano si propone:- che ogni Vescovo provveda all’istituzione dell’Ufficio Diocesano Migrantes e al coordinamento delle forze pastorali attive in campo migratorio. Ci si attende inoltre che egli assicuri le risorse umane ed economiche nonché i luoghi di culto ed altre strutture necessarie per un adeguato svolgimento della pastorale etnica;- che il Direttore diocesano Migrantes, d’intesa con predetto “coordinamento” e, se è il caso, con altri direttori di diocesi limitrofe, promuova percorsi formativi rispondenti alle esigenze del territorio.
N.B. - Il presente comunicato è stato trasmesso ai Direttori regionali e diocesani degli Uffici missionari e della Migrantes, con la richiesta che ne venga messo a conoscenza l’Ordinario diocesano.