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Marittimi e Aeroportuali


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 3/03


MARITTIMI ED AEROPORTUALI
Due sono i settori di competenza di questo Ufficio:1. l’Apostolato del Mare2. l’Apostolato aeroportuale.I marittimi interpellano la Chiesa per una presenza di promozione umana e di evangelizzazione. Anche se lontani da terra, i marittimi sono parte della Chiesa Universale. La comunità cristiana di una località sede di porto deve porre in essere quelle strutture minime di accoglienza umana e cristiana di cui essi hanno bisogno e diritto. In simili circostanze, diventa sempre più inderogabile per la Chiesa testimoniare l’universalità della fede attraverso la comunione e l’accoglienza. E attraverso l’Apostolato del Mare che la Chiesa diviene presenza viva della fede tra le piccole comunità di persone a bordo e tra la gente del porto.L’Apostolato del Mare è una peculiare attività della Chiesa grazie alla quale si esprime, si organizza e si sviluppa la materna sollecitudine che la Chiesa rivolge ai marittimi e naviganti, i quali non possono usufruire dei consueti servizi della cura pastorale. Scopo dell’Apostolato del Mare è l’assistenza spirituale, morale e sociale ai marittimi: un lavoro nettamente missionario, fatto su scala mondiale. Quello che le “Stella Maris” realizzano è una testimonianza della carità dell’unico Dio verso ogni persona che esse avvicinano tramite i loro operatori pastorali.Quest’anno le attività pastorali verso la gente di mare sono contrassegnate da una forte crescita d’impegno delle forze preesistenti e da alcune novità.E stato costituito il nuovo Direttivo Nazionale, primo organo esecutivo dell’ Apostolato del Mare italiano, di cui fanno parte Sacerdoti impegnati sul campo e laici come l’Ammiraglio Pollastrini e il dott. Ivo Guidi in rappresentanza, rispettivamente, delle capitanerie e degli agenti marittimi in Italia. Il mondo marittimo molto rapidamente costringendo sempre ad inventare nuovi modi di approccio pastorale. In questo anno si è tenuto conto, in particolare del fatto che:- Nei porti convenzionali cresce l’utilizzo dei containers e si velocizzano le operazioni d’imbarco e sbarco merce. Questo fa si che gli equipaggi hanno sempre meno tempo per entrare in contatto con la società civile ed ecclesiale e, quindi, anche meno possibilità di entrare in contatto con le proprie famiglie.- Continua la piaga delle bandiere di convenienza o ombra che consentono ad armatori senza scrupoli d’imbarcare persone che non hanno alcuna sicurezza di prendere il giusto salario. Fino al 15% dei marittimi imbarcati vivono una reale condizione di schiavitù. Incertezza del salario, mancanza di assistenza sanitaria, assenza di leggi a tutela del lavoratore e condizioni di pericolo per la mancanza della sicurezza a bordo- Permane il fenomeno delle navi “sequestrate” nei porti per insolvenza degli armatori. Interi equipaggi, uomini e donne, rimangono mesi e anni lontani dalla famiglia, senza cibo, vestiti, salario, riscaldamento. Negli anni 1999 e 2000 nella sola Italia ben 40 navi ed equipaggi sono stati posti sotto sequestro giudiziario con diverse conseguenze, normalmente gravi, per la gente di mare ma soprattutto per le loro famiglie rimaste senza sostentamento e affetto dei cari “rapiti” in terra straniera.- Sulle navi da carico almeno il 50% degli equipaggi sono filippini e sia dalle visite a bordo che nei centri di accoglienza Stella Maris risulta che a dir poco il 75% sono cattolici e l’85% cristiani. Tutti accolgono con grande gioia il Sacerdote ed i laici volontari richiedendo spesso il servizio della Santa Messa a bordo e dei sacramenti della Confessione e comunione, distribuita anche dai ministri straordinari dell’Eucarestia. Ottimo il dialogo ecumenico ed interreligioso. Le nazionalità maggiormente rappresentate sono: Filippine, Indonesia, India, Colombia, Perù, Cile, Guatemala, Honduras, Russia, Ucraina, Polonia, Romania, Egitto, Pakistan, Iran, Myanmar, Cina, Croazia, Italia, Francia, Inghilterra, Germania.Su queste indicazioni ci si è impegnati a:- Pubblicare un libro di fotografie per sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi forti e le emergenze del mare in particolare le navi sequestrate;- Attraverso la preparazione e diffusione su Internet si forniscono “giornali” nelle varie lingue e relative alle diverse aree geografiche a tutti i centri di accoglienza dei marittimi nel mondo. - Preparare un progetto d’informatizzazione e formazione dei volontari per rendere disponibile, in tutti i centri, il servizio di internet e posta elettronica. Nulla ripaga come lo sguardo del marittimo che, con la videoconferenza o per email, vede il viso dei suoi cari magari dopo mesi di “assenza”. Anche queste piccole opportunità che offre la moderna tecnologia sono seria fonte d’incoraggiamento alla fedeltà matrimoniale e all’unità familiare;- Promuovere ed incoraggiare la nascita di nuovi centri di accoglienza legandoli definitivamente ad una Chiesa parrocchiale già esistente affinché la pastorale marittima entri a pieno titolo nella pastorale ordinaria diocesana (vedi Taranto, Torre del Greco e Pozzallo);- Creare un clima di nuovi rapporti con le autorità civili e le agenzie marittime. Si sottolinea, in particolare, un nuovo rapporto ufficialmente sancito con le Capitanerie di porto in Italia.Il nostro apostolato contempla alcuni settori e forme di accoglienza che brevemente riassumiamo:1. Centri d’accoglienza Stella Maris in cui i marittimi ritrovano la “casa lontano da casa”. Un ambiente internazionale loro congeniale in cui l’accoglienza di Chiesa si rende concreta dall’ospitalità all’offerta della Santa Messa e presenza del Cappellano oltre che dei volontari. I centri di ospitalità sono un punto fermo per il marittimo che deve chiamare casa, svolgere pratiche burocratiche o semplicemente trovare qualcuno che lo ascolta. Complessivamente circa 7.500 navi e 150.000 marittimi vengono avvicinati ed accolti dalle Stella Maris nei porti italiani. Questo prezioso contatto è ben lungi dal raggiungere il milione di presenze di marittimi nei porti italiani nel corso di un anno. Attualmente funzionano 365 giorni all’anno solo i centri di Augusta e Genova.1.1. Nel porto siciliano di Augusta l’attività si divide tra i due porti: petrolifero e commerciale. Il primo ha solo navi in rada difficili da raggiungere se non con l’aiuto dei barcaioli e vi sono gravi difficoltà per fornire i servizi religiosi e di comunicazione con casa mentre nel porto commerciale funziona a pieno ritmo i “containers prefabbricati” come sede distaccata della Stella Maris. Si sta provvedendo al finanziamento, tramite i sindacati internazionali, di un pulmino per collegare i due centri. Un affondamento e due sequestri durante lo scorso anno ha coinvolto l’Associazione in molteplici attività caritative.1.2. Da Genova rispettivamente a febbraio e a luglio sono partite le due navi sequestrate da oltre tre anni nel porto mentre rimane sempre molto difficile creare un punto di accoglienza nel porto di Voltri dove, comunque, i volontari sono sempre presenti mentre l’attività del centro continua pur con una riduzione dell’offerta di alcuni servizi tra cui internet e telefonia (solo ridotti ma sempre presenti). E il classico momento di stasi dopo una partenza molto forte nel tentativo di darsi una maggiore organizzazione interna anche nella lunga attesa di un nuovo responsabile a tempo pieno. Si è finalmente provveduto a sistemare, in oltre trenta punti del porto, dei cartelloni con l’indicazione del numero verde e dei meeting points per il trasporto gratuito al centro. Collaborazione ecumenica con la luterana Deutsche Seemansmission dedicata ai marittimi tedeschi.1.3. A Trieste: è una piazza nuova e ben presidiata dal Comandante Vallon che lo scorso anno ha dovuto già seguire due navi sequestrate (un traghetto aveva inizialmente 51 persone da assistere). Il Centro Stella Maris si trova nel porto in una posizione strategica. Il traffico sembra attualmente diminuito e si provvederà, con il responsabile, a fare richiesta di un pulmino per facilitare gli spostamenti nel porto e il trasporto gratuito dei marittimi.1.4. A Venezia: il nuovo cappellano, don Legrenzi, ha terminato un periodo di formazione dallo scorso settembre e ha già dovuto affrontare le problematiche di una nave sequestrata con a bordo egiziani e indonesiani. Ad oggi dovrebbe essere già insediato nel nuovo ufficio e aver cominciato l’accoglienza della gente di mare in particolare i marittimi del traffico crocieristico molto forte a Venezia. L’assistenza dei marittimi nel porto viene anche garantita da un’associazione laica.1.5. A La Spezia: padre Viana, ha ricevuto grossi riconoscimenti da parte della città per il lavoro svolto. Ha seguito tre navi sequestrate solo nello scorso anno ed è quotidianamente presente nel porto. Il centro Stella Maris non è presidiato ma i marittimi incontrano facilmente il Sacerdote. Si sta lavorando per sistemare, all’entrata del porto stesso, una statua della Vergine, Stella Maris.1.6. A Savona: apre per tre giorni alla settimana, oltre ad essere sempre in funzione quando attracca una nave da crociera. Fornisce un servizio di telefonia e di internet anche se si vogliono presto implementare. Grosse difficoltà porta la forte espansione del porto di Vado con il traffico dei containers. Trasporti, accoglienza, visita a bordo sono più facilmente realizzati nel vecchio porto mentre, ad oggi, si sta ancora pensando come essere efficacemente presenti nella nuova realtà.1.7. A Cagliari: con la nomina del nuovo cappellano, p. Francesco Abis (rettore del Santuario di San Francesco da Paola) ha dato nuovo impulso all’attività che sommessamente ma con decisione, vuole ricominciare da un punto di presenza (il Box) nel porto sino alla visita a bordo oltre alla ripresa del giornalino. Anche l’attività con i pescatori non era.1.8. A Ravenna: alcune difficoltà sono generate dalla lontananza del centro dal porto e, ad oggi, si sta pensando di portare l’attività ad una delle parrocchie del porto pur con un Sacerdote sempre ad essa dedicata. Ci sono state due navi sequestrate seguite con scrupolo e carità in particolare dal Cappellano e da una suora dedicata all’accoglienza. Viene fornita attività di telefonia mentre, appunto, rimane difficile il trasporto.1.9. Torre del Greco è una realtà che, partendo dalle famiglie, sta diventando sempre più concreta sul territorio e nel porto di Napoli. L’attività prettamente spirituale e pastorale viene fatta da un gran numero di volontari spesso votati con generosità alla preghiera e alla visita, di gruppo, delle navi in porto.1.10. Taranto ha molto lavorato riuscendo a riaprire ufficialmente all’inizio del 2003. Il porto sarà presto soggetto ad una nuova ristrutturazione che favorisca i nuovi traffici delle portacontainers. Un inizio comunque in piena regola con la nomina da parte del Vescovo del nuovo responsabile, il diacono Guarino Vincenzo, che rimane collegato alla parrocchia Stella Maris di cui don Alessandro Greco è il parroco.1.11. Ancona in cui l’attività meritoria dell’anziano cappellano rimane, purtroppo, solo quella della grande festa del mare con la processione nel porto. Lodevole iniziativa che va sicuramente integrata con una comunità di volontari ed un’assistenza più puntuale e concreta alla gente di mare.1.12. Palermo, da lungo tempo sede della Stella Maris, ha sofferto la scomparsa del cappellano storico Mons. Bruno. Tale perdita ha generato una spiacevole situazione di stasi e di lunghi silenzi che ancora ad oggi non sembra sbloccarsi facilmente. Il Cardinale si è comunque impegnato affinché l’opera del Sacerdote non venga persa ma garantita attraverso la continuità di presenza pastorale nel porto.1.13. Pozzallo ha finalmente la nomina del cappellano, don Salvatore Denaro, attualmente molto impegnato con l’Ospedale anche se ha già cominciato alcuni incontri con le famiglie. E allo studio la possibilità di aprire un centro di accoglienza all’interno del porto che si sta trasformando pesantemente secondo le linee evidenziate già in altri scali.E un’esperienza unica nel mondo. Cappellano degli equipaggi delle navi da crociera: non stupisca questa “denominazione” apparentemente frivola. La scelta della condivisione della vita con uomini e donne di oltre 50 diverse nazionalità fa di questi sacerdoti dei veri missionari “itineranti”. L’esperienza della Chiesa italiana, unica al mondo, incoraggia a intensificare questa generosità missionaria che è anche una scelta di condivisione e di solidarietà. Ad oggi una dozzina di sacerdoti viene regolarmente impegnata nel difficile e fruttuoso compito pastorale di assistere con regolarità gli equipaggi e i passeggeri su otto navi. Ogni giorno, oltre 6.000 marittimi e 14.000 passeggeri ricevono la cura pastorale della Chiesa. Una presenza indispensabile per gente di mare con contratti lunghi da 8 a 12 mesi lontani dalla famiglie. Ad oggi una trentina di sacerdoti, di cui solo 8 in servizio permanente, viene regolarmente impegnata nel servizio pastorale dei marittimi sulle navi. Diventa tuttavia sempre più difficile trovare sacerdoti che comprendano la necessità di questo apostolato in supporto di chi naviga e, contestualmente, delle famiglie che li attendono a casa. Promozione della giustizia, del clima familiare, del dialogo ecumenico ed interreligioso. Le comunità in veloce trasformazione trovano nel Cappellano un riferimento ecclesiale ed umano certo. Una presenza indispensabile per chi non ha alcuna altra opportunità d’incontrare la Chiesa per tanti mesi.La preoccupazione della Chiesa è anche per le famiglie che rimangono “orfane” di uno od entrambi i genitori per lungo tempo. Organizzare gruppi e associazioni aiuta e conforta, anzitutto religiosamente, le famiglie. Ad oggi sono forti le esperienze di Torre del Greco e Pozzallo. In quest’ultimo porto abbiamo anche avuto la nomina del nuovo cappellano, don Salvatore Denaro, che si occupa particolarmente, appunto, delle famiglie. Tenendo conto del forte fattore dell’immigrazione, oggi, in Italia sono anche presenti molte famiglie di stranieri che, oltre ad essere accolti come immigrati, dovrebbero godere anche di un particolare occhio di riguardo in quanto particolarmente fragili e bisognosi del conforto religioso per se ed i loro cari lontani nei mari.La forte attività dell’AMI di Rimini e Cagliari è calata. La diminuzione di quello che un tempo era un settore forte di impegno pastorale è dovuta soprattutto alle non più gravi condizioni di vita dei pescatori. Oggi la pesca italiana non obbliga più a lunghe assenze da casa e neppure è più soggetta a gravi infortuni sul lavoro. Contratti particolari, inoltre, assicurano almeno un minimo salariale a coloro che un tempo vivevano solo della precarietà della pesca più o meno abbondante. Permane una sia pur giusta attenzione devozionale a questo particolare settore del mare.1. A Roma, dal 28 al 30 giugno 2002, si è tenuto, dopo la dipartita di mons. Stefanetti, il Convegno Nazionale dell’Apostolato del Mare con il tema: “Ricucire la rete”, proprio come fanno i pescatori dopo una lunga nottata di lavoro.L’incontro annuale ha individuato tre obiettivi per il prossimo piano di impegno socio-pastorale e precisamente:a. Le fasce di povertà ed abbandono nei porti italiani sono maggiormente esasperate dalla “invisibilità” dei marittimi che vi transitano. Oltre 1 milione di membri di equipaggio tocca i nostri porti con tutti i bisogni primari di chi è lontano da casa, dalla propria Chiesa e non raramente angariato da contratti capestro sotto le “bandiere ombra”. Le bandiere di convenienza occultano poi i legami tra armatori, navi ed equipaggi; di conseguenza, si sviluppa spesso una rete di corruzione e di profitto a scapito sovente degli stessi equipaggi. E da lamentare altresì il fatto che il reclutamento illegale sia tollerato da certi Governi. L’esperienza della Chiesa italiana in molti porti attraverso i centri Stella Maris di accoglienza per i marittimi (cfr. 1,1-1,13) è un segno chiaro di una Chiesa che si rivolge all’ultimo dimenticato ed abbandonato sulle navi arrestate, sulle banchine lontane dalla città, su “carrette” arrugginite appena in grado di restare a galla. E grave, a nostro giudizio, che in porti grandi come Livorno, Napoli, Civitavecchia, Bari, Brindisi, Messina, Molfetta, Pozzallo, Gioia Tauro etc. manchi la “tua casa lontano da casa”, una Stella Maris, che offra un minimo di accoglienza e un rifugio sicuro, anche per poche ore, al marittimo di passaggio senza differenza di religione, razza, lingua o cultura.b. La convenzione I.L.O. (International Labour Organization) numero 163 da molti anni richiede che siano le stesse autorità civili e portuali a garantire il “welfare” dei marittimi. Questa gente di mare rappresenta la prima fonte di ricchezza dei porti e delle città in cui passeggeri e merci imbarcano e sbarcano senza sosta. Per questo, senza demandare sempre e solo alla buona volontà della gente, viene richiesto che almeno la minima assistenza sulla giustizia, il lavoro, la sanità, la comunicazione con le famiglie e il supporto spirituale vengano garantiti istituzionalmente e non sporadicamente dagli organi preposti. Tale convenzione mondiale, purtroppo, non è ancora stata ratificata dallo stato italiano: gravissima disattenzione verso questa gente di mare “straniera in ogni porto”. sempre più ignorata da tutti. Si richiede che, quanto prima, venga fatta una ratifica e si lavori per colmare questa grave omissione pubblica.c. L’Apostolato del Mare Italiano, ufficio della Fondazione Migrantes, si è impegnato a creare alcune task forces nazionali e regionali per affrontare le gravi emergenze delle navi sequestrate e dei clandestini a bordo delle navi. Oggi in Italia oltre 20 navi, con relativi equipaggi, sono attualmente bloccate nei porti. Uomini e donne senza stipendio, senza acqua, cibo, diesel sono lontani dalle proprie famiglie da mesi ed anni. Ci si concentrerà su una Task force di avvocati marittimisti che, gratuitamente, forniscano assistenza per il rapido rimpatrio degli equipaggi e per far loro ottenere il proprio salario onestamente guadagnato. Essi, inoltre, si occuperanno dei casi di clandestini che rimangono a bordo per anni, apolidi senza speranza, che, a volte, rischiano anche di essere buttati a mare. Un’altra Task force sarà dedicata a medici, psicologi e specialisti, per l’assistenza gratuita di qualsiasi forma di disturbo particolarmente legato alle necessità della navigazione marittima (lontananza da casa, brevità della sosta in porto, povertà di mezzi economici). I centri regionali, invece, si attrezzeranno per la raccolta di cibo, vestiti e attrezzature per le centinaia di marittimi che, rimasti “prigionieri” delle navi sequestrate, hanno bisogno dello stretto necessario.2. Il XXI Congresso Mondiale dell’Apostolato del Mare si è svolto a Rio de Janeiro, in Brasile, dal 29 settembre al 5 ottobre 2002. I 240 partecipanti - Vescovi, sacerdoti, diaconi, religiosi, operatori pastorali laici, membri, volontari, marittimi e personale marittimo, osservatori e invitati - sono giunti da 60 Paesi per riflettere sul tema: “L’Apostolato del Mare nell’era della globalizzazione”. Essi hanno trattato problemi importanti, ai quali devono far fronte i marittimi della pesca, del commercio e delle crociere, le loro famiglie e il mondo marittimo in generale. I cappellani e i loro collaboratori laici si sono detti quotidiani testimoni dell’ambiente internazionale in cui la libera competizione favorisce quasi sempre i Paesi industrializzati, causando uno sfruttamento crescente dell’uomo e miseria nei Paesi in via di sviluppo. La globalizzazione sarà una benedizione soltanto quando di essa potranno beneficiare, in particolare, i poveri e i deboli. E questo non avviene oggi.Nel corso di questo Congresso, si è dunque ascoltato il grido di coloro che sono vittime dell’impatto negativo della globalizzazione. Il Vangelo e la Chiesa ci insegnano, invece, che il valore essenziale da rispettare deve essere, anzitutto, la dignità dell’uomo e che l’economia è per l’uomo, e non l’uomo per l’economia. La povertà che risulta dalla globalizzazione selvaggia è di fatto una delle peggiori violazioni alla dignità umana. Le Chiese e le comunità ecclesiali hanno perciò un dovere particolare di testimoniare, insieme, a livello ecumenico, la loro diakonia al servizio dell’uomo, al fine di controllare gli eccessi della globalizzazione. Esse devono altresì aprirsi alla collaborazione, in favore dell’umanità, con tutte le persone di buona volontà, di ogni religione. Consapevole che le regole di questa nuova economia globale del mercato fa paura a molti, ma che esse sono scritte ancora solo parzialmente, e sono soggette a considerevoli discussioni, l’Apostolato del Mare è chiamato a dare un volto umano alla globalizzazione nel mondo marittimo, a contribuire alle stesure delle regole (“governance”) di un nuovo ordine mondiale, basato su principi etici, sulla solidarietà e sull’inviolabilità della dignità umana.3. Il 12 dicembre si è tenuto a Firenze un importante incontro tra la Migrantes-Apostolato del Mare e l’International Transport Workers’ Federation - ITF (Ispettorato Italia) giungendo ad un’intesa per attuare forme di cooperazione su progetti comuni. Tale fatto riveste un’importanza strategica nella divisione delle competenze per l’assistenza dei marittimi in difficoltà ed uno sfruttamento ideale delle sinergie comuni per il raggiungimento del fine comune: l’accoglienza e la promozione umana della gente di mare. In particolare è previsto un interscambio di dati e informazioni riguardo alle visite delle navi nei porti italiani, l’attuazione di forme di pressione affinché l’Italia ratifichi la raccomandazione 173 e la convenzione C163 dell’ILO, la realizzazione di manifestazioni socio-culturali per promuovere la conoscenza della vita dei marittimi e la promozione di un seminario di informazione per gli operatori delle Stelle Maris sulle procedure, le regole e la contrattualistica dell’ITF.E inoltre prevista la promozione nei porti italiani di comitati di welfare per i marittimi contattando tutti gli operatori pubblici e privati del mondo marittimo portuale, il coordinamento di progetti di nascita delle strutture e di rafforzamento della Stella Maris nei porti italiani e l’assistenza giuridica alle strutture dell’Apostolato del Mare da parte della struttura legale dell’ITF in Italia.Rispettivamente a Genova dall’8 al 12 luglio e a Roma dal 18 al 20 dicembre sono stati organizzati dei corsi di formazione e sensibilizzazione (anche per i seminaristi) al rigoroso incarico di Cappellano di bordo. In particolare i primi due giorni sono stati dedicati a quanti desideravano conoscere il mondo marittimo e avvicinarsi all’Apostolato del Mare in tutte le sue forme, dai centri d’accoglienza Stella Maris, alle cappellanie a bordo e a terra. I Cappellani a bordo sono dei veri e propri missionari, annunciatori del Vangelo tra le genti di diverse lingue, culture e razze. La particolare dedicazione ai marittimi stabilmente imbarcati (su alcune navi ci sono oltre 1.200 persone d’equipaggio) rende questo apostolato estremamente richiesto e fruttuoso.La lontananza dalla famiglia prolungata per mesi sino ad oltre un anno, la “separazione” assoluta dai passeggeri con le conseguenti disparità di trattamento (dal vitto all’alloggio, allo svago) una vita sacrificata fatta di 12-16 ore di lavoro al giorno senza soste settimanali, l’impossibilità fisica di incontrare e ancor di più frequentare una Chiesa o una comunità cristiana, tutte queste circostanze rendono questo apostolato “ad gentes” importante e necessario.La presenza del sacerdote è presenza del pastore, è, anche per i non cristiani, un punto di riferimento spirituale imperativo per gli uomini di tutti i tempi e luoghi.La Chiesa italiana attraverso la Fondazione Migrantes, offre questo servizio da oltre 50 anni. Attualmente in un mondo sempre più orientato alla materialità, a bordo delle navi da crociera che, per alcuni aspetti, rappresentano l’antitesi della sobrietà e condivisione evangelica, sempre maggiormente sono richiesti veri e propri testimoni delle Fede. Anche gli stessi passeggeri imbarcano, spesso, per sfuggire a qualcosa che poi ritrovano imperiosamente nel silenzio del mare e nei paesaggi sconfinati che la vita di bordo offre ed anche per loro può essere garantita una presenza qualificata, fedele di Chiesa.La maggiore richiesta di sacerdoti di bordo, da parte di armatori intelligenti che comprendono la promozione della vita umana nella sua interezza per quanti lavorano per loro, ci chiama tutti ad una maggiore disponibilità, oltre ad una certa sana curiosità di esplorare nuove forme di evangelizzazione, per rispondere adeguatamente a chi, pur visitando molti porti, non ha tempo di scendere dalla nave e visitare una Chiesa, incontrare un Sacerdote, frequentare una comunità neppure per il poco tempo in cui sta a casa, pronto a imbarcare nuovamente alla chiamata dell’armatore. Ai corsi hanno partecipato complessivamente una ventina di Sacerdoti. Queste occasioni hanno dato un nuovo slancio pastorale con un folto gruppo di giovani che sono attualmente impegnati stabilmente in questo ministero.Questo apostolato si estende a un numero vastissimo di persone che non possono beneficiare della pastorale ordinaria offerta nelle loro parrocchie, e che si possono suddividere in tre gruppi: il personale di volo, il personale aeroportuale e a terra, i passeggeri.Ogni categoria richiede una diversa attenzione ecclesiale passando dalla pastorale del turismo per chi viaggia a quella del lavoro stanziale per gli aeroportuali sino ad un accompagnamento ed un’accoglienza occasionale delle esigenze materiali e spirituali degli equipaggi.Mentre per i passeggeri l’impossibilità è temporanea, per gli altri è prolungata e continua a causa del genere di attività a cui sono legati. In caso di necessità, o quando ritenuto utile, questa pastorale si rivolge anche a categorie particolari quali i rifugiati, nei centri di detenzione negli aeroporti, le persone in difficoltà e i senzatetto che trovano riparo nell’aerostazione.A tutte queste persone le Cappellanie aeroportuali rivolgono la loro attenzione in tre modi concreti: la presenza, la proclamazione e la testimonianza. Il punto di riferimento visibile di questa pastorale è normalmente la cappella e il cappellano con l’équipe della cappellania.O, specialmente dopo i tragici avvenimenti dell’11 settembre 2001, c’è una crescente consapevolezza dell’importanza e del bisogno del ministero aeroportuale. I disastri aerei di Milano-Linate e di Zurigo hanno messo in evidenza il ruolo del cappellano, il cui servizio è richiesto anche in momenti di crisi occupazionale.Si segnala l’inaugurazione della nuova Cappella nell’aeroporto di Venezia attualmente amministrata dal parroco del luogo. Mentre Genova rimane la sola sede che manca interamente non solo della Cappella ma anche di un piccolo ufficio dove il Cappellano possa almeno accogliere confidenze e Confessioni dei lavoratori e dei passeggeri.In Italia presenze di sacerdoti e laici sono garantite negli aeroporti di: Milano Linate, Milano Malpensa, Venezia, Torino, Genova, Roma Fiumicino, Palermo (al momento siamo in attesa di una comunicazione della diocesi per la nomina del nuovo cappellano).