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Presentazione del Convegno sulle Migrazioni


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 1/03


Punto nr. 10, a) dell’Ordine del Giornodella 50a Assemblea Generale CEI(Collevalenza, 18-21 novembre 2002)CONVEGNO NAZIONALE SULLE MIGRAZIONI“Tutte le genti verranno a te” - La missione ad gentes nelle nostre terreCastelgandolfo, 25-28 febbraio 2003

S.E. Mons. Alfredo M. GarsiaVescovo di CaltanissettaPresidente della Commissione Episcopaleper le Migrazioni (CEMI)

Si è già riferito su questo Convegno Nazionale nella sessione primaverile dell’Assemblea Episcopale, quando il convegno, proposto dalle tre Commissioni Episcopali per l’evangelizzazione dei popoli e la cooperazione tra le Chiese, per la dottrina della fede, l’annuncio, la catechesi e per le migrazioni, era ancora in fase di programmazione. Ora che ha assunto la sistemazione definitiva mi permetto di ripresentarlo con qualche aggiornamento.Va premesso che in questi anni, per iniziativa di vari organismi ecclesiali si sono già celebrati diversi convegni e seminari a livello nazionale sul fenomeno relativamente recente dell’immigrazione; sarà sufficiente ricordare quello organizzato nel 2001 dal Centro di Orientamento Pastorale in occasione della 51.a Settimana Nazionale di Aggiornamento Pastorale: “Gli immigrati interpellano la comunità cristiana”. Il prossimo convegno ha una sua specificità che lo distingue dai precedenti, perché si pone su un piano strettamente pastorale; ed anche a questo livello si va oltre il problema della cura pastorale per gli stranieri cattolici. Si vuole infatti “affrontare - come si esprimono gli Orientamenti pastorali per il primo decennio del 2000 - un capitolo sostanzialmente inedito del compito missionario: quello dell’evangelizzazione di persone condotte tra noi dalle migrazioni in atto”, cogliendo la provvidenziale occasione (come ancora si esprime il citato documento) “di compiere la missione ad gentes qui nelle nostre terre”.Si tratta di approfondire in modo sistematico e di situare nel nostro contesto italiano una riflessione che è già stata ripetutamente proposta dal magistero pontificio, a cominciare dall’Enciclica Redemptoris missio, che entra a chiare parole nel nostro argomento; vi si legge infatti: “Le migrazioni hanno prodotto un fenomeno nuovo: i non cristiani giungono assai numerosi nei paesi di antica cristianità, creando occasioni nuove di contatti e di scambi culturali, sollecitando la Chiesa all’accoglienza, al dialogo, all’aiuto e, in una parola, alla fraternità” (n. 37) ed anche “alla testimonianza e all’annuncio diretto” (n. 82). Più volte il Santo Padre nei suoi messaggi per la Giornata Mondiale dei migranti ritorna espressamente su questo tema.Nella Chiesa italiana non si è trascurato di cogliere questo forte stimolo e di interrogarsi come poter aprire, nel modo più efficace ed opportuno, questo nuovo fronte dell’evangelizzazione, sotto la spinta di quella medesima vocazione missionaria che ha portato e continua a portare fuori d’Italia, nelle “terre di missione”, migliaia di sacerdoti, religiosi e laici delle nostre Chiese locali. Basti segnalare il seminario promosso dalla Fondazione Migrantes nel 1996 dal titolo: “Migrazioni, areopago di evangelizzazione” e il grande Convegno Missionario di Bellaria del 1998, dove il tema delle migrazioni come evento missionario è stato frequentemente riproposto.Questo il contesto in cui si colloca il prossimo convegno, che nel dépliant allegato viene presentato in dettaglio e si articola in sei momenti fondamentali:1° - La prolusione del Cardinale Presidente della CEI, nel pomeriggio di martedì 25 febbraio, in cui già viene proposto e affrontato il tema di fondo: “I migranti: occasione per la Chiesa italiana di annuncio del Regno”. 2° - Il discorso viene ripreso nelle tre relazioni dei giorni successivi: una di carattere descrittivo, sociologico, con attenzione di andare oltre il dato numerico per mettere in luce quanto interessa più direttamente l’ambito pastorale; la seconda sulle possibilità di annuncio, anche del primo annuncio, in un contesto migratorio plurireligioso; la terza sulla comunione e cooperazione tra le Chiese, a partire dalle migrazioni dei cristiani.3° - La tavola rotonda “Esperienze di evangelizzazione e di annuncio” pone di fronte ad alcuni spazi e ad alcuni operatori qualificati dentro al grande orizzonte missionario: l’impegno della Caritas presentato da un Direttore diocesano, l’impegno del dialogo interreligioso presentato dal Direttore del Centro Peirone di Torino, l’impegno della condivisione di vita con i non cristiani presentato da una suora missionaria di Mazara del Vallo, l’impegno di dimensione marcatamente ecumenica in occasione dell’afflusso di stagionali nelle campagne pugliesi durante i mesi estivi. 4° - I gruppi di studio, che si prevedono numerosi, ma impostati attorno ad alcune tematiche ben precise, desunte dalle relazioni e dai quesiti già proposti per i pre-convegni regionali. Ogni gruppo dovrà consegnare una riflessione di sintesi e alcune proposte operative, delle quali si terrà conto nel formulare le conclusioni del convegno.5° - Incontro con gli immigrati cattolici giovedì pomeriggio a Roma, in San Giovanni in Laterano, con la solenne concelebrazione, preceduta da alcune testimonianze ed animata dalle varie comunità pastorali etniche presenti in città. 6° - Alcune comunicazioni sono riservate all’ultima mattinata: sui risultati dei lavori di gruppo, sull’indagine condotta in questi mesi sul catecumenato in Italia tra gli immigrati, sulla nuova legge sull’immigrazione a sei mesi dalla sua promulgazione. Alla fine verranno presentate le conclusioni operative e verrà sottoposto all’approvazione dell’assemblea un messaggio alle Chiese in Italia.Si prospetta dunque un lavoro molto impegnativo e carico di speranza. Incoraggia questa speranza la seria preparazione che già sta mobilitando le nostre Chiese locali: in tutte le regioni si sono svolti o sono di prossimo svolgimento i pre-convegni regionali con l’attiva partecipazione dei tre uffici: missionario, catechistico e delle migrazioni. Da ogni regione dovrebbero pervenire alla segreteria generale del convegno riflessioni e contributi vari, che ne possono arricchire non solo il dibattito ma pure le proposte finali.Ho parlato di speranza ma, a conclusione, vorrei aggiungere la felice constatazione che questo convegno, prima ancora della sua celebrazione, ha prodotto i suoi positivi risultati.- Il primo di questi è la chiara dimostrazione di una pastorale unitaria fra le tre citate Commissioni Episcopali e fra i tre rispettivi uffici che costituiscono il comitato operativo; si ha la ferma fiducia che questa pastorale d’insieme realizzata a livello nazionale abbia la sua positiva ricaduta anche nelle singole regioni e diocesi.- Ne consegue un decisivo passo in avanti nel far rientrare sempre più il mondo delle migrazioni nell’attenzione dei vari settori in cui si articola la pastorale delle diocesi: pur riaffermando, in armonia con il magistero conciliare e postconciliare, l’esigenza di una pastorale specifica per la mobilità umana, con altrettanta forza si riafferma il suo inserimento nel quadro generale della pastorale ordinaria della Chiesa locale. Ormai nessun settore, in particolare quelli della famiglia, del lavoro, della catechesi, della gioventù, della carità, della cultura, del culto, ne può prescindere.- Sia consentito avanzare un’ipotesi per nulla azzardata: il fenomeno migratorio in atto e la pastorale che lo riguarda possono dare abbondante spunto per rivedere e aggiornare alcuni aspetti della nostra pastorale ordinaria, presa nel suo insieme. Chi sia il nostro prossimo, che significhi tolleranza, accoglienza, convivialità, come celebrare l’unità nella diversità, l’adesione alla propria identità nel rispetto e nel confronto con l’altro, come riflettere sulle ingiustizie e sugli squilibri del mondo, come dare più vivacità e partecipazione alle nostre liturgie, come porsi in contatto e in cooperazione missionaria con le Chiese da cui provengono questi immigrati…: a tutto questo e ad altro ancora può beneficamente provocare la presenza di questi fratelli che vengono da lontano, la quale a volte può essere scomoda e condizionante, ma in definitiva ci offre provvidenziale occasione per un Vangelo da proporre o riproporre a loro e da riscoprire da parte nostra.Ringrazio i confratelli Vescovi e i loro collaboratori per quanto stanno facendo per la buona riuscita di questo grande evento ecclesiale da porre sulla stessa linea degli altri convegni nazionali, come quello già celebrato sulla famiglia lo scorso anno e sulle comunicazioni sociali nell’anno in corso. Faccio nello stesso tempo appello a ciascuno di voi perché sia garantita l’effettiva partecipazione di tutte le diocesi, sia nella fase di preparazione che sta per concludersi, e soprattutto nello svolgimento del convegno. In fondo si tratterà di un momento di approfondimento di uno temi dei temi più importanti degli “Orientamenti pastorali per il primo decennio del 2000”: poche realtà, infatti, come le migrazioni, stanno cambiando il mondo, la società e la Chiesa. In tal modo non ridurremo il convegno ad una semplice celebrazione, per quanto solenne e bene riuscita, ma sarà un seme che troverà nelle nostre Chiese il buon terreno per fruttificare.

I - SPUNTI DI RIFLESSIONE PER L’INCONTRO REGIONALE
N.B. Vengono proposti cinque punti, prima in forma sintetica, poi nel corsivo in forma più dettagliata. L’ultimo punto può essere omesso perché viene già proposto attraverso una apposita inchiesta.
1. In via preliminare ci si pone il quesito generale: nelle parrocchie e nella Diocesi c’è consapevolezza e attenzione circa la presenza di migranti non cristiani?E presente questo problema nella catechesi, nella liturgia, nel centro missionario diocesano, nei gruppi parrocchiali impegnati? I tanti servizi di carattere socio-assistenziale e culturale della Chiesa locale si propongono in modo più o meno esplicito l’obiettivo anche di una testimonianza autentica che possa aprire all’annuncio? Di fatto questi servizi sono frequentati senza difficoltà e pregiudizi anche da non cristiani? Quale attenzione si dà al problema nel settimanale diocesano, nelle assemblee del clero? Ci sono documenti diocesani (del vescovo o della curia vescovile, atti del Sinodo) che trattano dell’argomento o almeno vi accennano?
2. Quali sono la forze pastorali disponibili nella parrocchia e nella diocesi per quest’opera di evangelizzazione?Danno effettivamente un apporto i centri missionari, gli Istituti missionari maschili e femminili, i singoli missionari o sacerdoti “fidei donum” rientrati dalla missione? In particolare come vengono valorizzati per l’assistenza religiosa ai loro connazionali cattolici e per l’opera di evangelizzazione i sacerdoti stranieri provenienti dai luoghi di missione, incardinati o comunque inseriti in diocesi? Le stesse comunità pastorali etniche danno l’impressione di essere solo attente a dare risposta alla domanda religiosa dei cattolici oppure mostrano una apertura, una tensione missionaria verso gli altri migranti non cristiani della medesima nazione o etnia? Ci si è posti il problema di un certo raccordo interdiocesano per un’opera di evangelizzazione più efficace?
3. Quale visibilità hanno i migranti non cristiani?Si può in qualche modo quantificarne la presenza secondo le varie appartenenze religiose? I dati forniti dalla Migrantes sembrano obiettivi o vanno corretti e come? I non cristiani hanno specifici luoghi di incontro e di culto? Quanti? Di che tipo? Per quali confessioni religiose? C’è la presenza dell’iman in loco o viene da fuori? Sono a loro disposizione delle pubblicazioni periodiche? Tra gli adepti ci sono anche cittadini italiani “convertiti”? Che presenza e risonanza hanno i non cristiani nei mezzi di informazione locali?
4. E vivo in diocesi il problema del dialogo e di altre forme di rapporto con i non cristiani e in particolare con i musulmani?C’è freddezza od anche diffidenza in parrocchia e in diocesi sulla questione del dialogo? Questo dialogo tende a rimanere una “astrazione” di carattere culturale o ad incarnarsi nel programma pastorale e in qualche particolare iniziativa? Come vi rispondono gli interlocutori non cristiani? C’è da parte delle pubbliche istituzioni (scuola compresa) o di associazioni laiche qualche loro iniziativa in questo campo e come viene coinvolta o si lascia coinvolgere la nostra realtà ecclesiale?
5. E attivo in diocesi il servizio di catecumenato per adulti? E aperto anche agli stranieri?Com’è di fatto impostato? Con quali sussidi? Come sono accompagnati i catecumeni e poi i neofiti e con quale coinvolgimento della comunità parrocchiale? Da quando è entrato in funzione? Quanti hanno percorso il cammino fino al battesimo? Quanti l’hanno interrotto? Si nota dopo il battesimo una soddisfacente perseveranza? Quali nazionalità o etnie vi sono maggiormente interessate? L’interesse per la religione cristiana è nato qui in Italia o era già presente nel Paese di origine? Ci sono casi di minori stranieri che desiderano il battesimo col consenso dei genitori non cristiani e come ci si comporta?N.B. - Il Servizio Nazionale per il catecumenato invierà su tale tema un questionario specifico.

II - ALTRI QUESITI INTEGRATIVI DEI PRECEDENTI
N.B. Si è invitati a rispondere anche a questi quesiti, a tutti o in parte. Le risposte possono essere chiuse (sì, no, in parte, non so, ecc.) o aperte e in tal caso in foglio allegato si fa una descrizione più ampia e documentata.

1. Ci sono alunni non cristiani nelle scuole (anche materne) cattoliche? Come si esprime l’attenzione evangelizzatrice, pur nel rispetto della libertà degli alunni e dei loro genitori?
2. C’è stato qualche problema per i luoghi di culto non cristiani? Ci sono particolari sostegni o ostacoli da parte dell’amministrazione locale? E da parte dell’opinione pubblica o dei partiti politici? E della comunità parrocchiale o diocesana?
3. Visto che molto si fa in sede scolastica ed in altre forme diverse (anche in ambito ecclesiale) per far conoscere agli italiani e ai cristiani l’Islam e le religioni orientali, viene spontanea la domanda: che cosa si fa, che cosa si pubblica per far conoscere qualcosa del cristianesimo e della Chiesa ai non cristiani, almeno ai fini di allargare la propria cultura e facilitare l’integrazione nel nostro Paese?
4. Si riscontra in datori di lavoro qualche attenzione alle esigenze religiose dei musulmani (feste, preghiera, ramadan)? C’è qualche reazione positiva o negativa negli altri lavoratori?
5. Sono rari o frequenti i matrimoni fra cattolici e non cristiani, in particolare con non cristiani? Qual è di fatto la prassi pastorale? Quali le eventuali disposizioni a livello diocesano o regionale? Quanti i casi di dispensa per disparità di culto? Quale la sorte, a breve o lunga scadenza, di questi matrimoni e della prole?
6. Ci sono minori non cristiani che frequentano o sono invitati a frequentare ambienti e istituzioni parrocchiali, come oratori, gruppi sportivi o di scout? Quali gli eventuali riscontri positivi o negativi?
7. Musulmani e altri non cristiani manifestano forme di protagonismo e di propaganda della loro religione? Si fanno notare per iniziative di contestazione o di rivendicazione, e di che cosa?
8. Si notano altri movimenti religiosi (testimoni di Geova, evangelisti, pentecostali) che approfittano della condizione di mobilità per fare degli adepti?
9. C’è allarme in genere nella comunità cristiana per la presenza e l’aumento dei musulmani e in genere dei non cristiani? La si vede come una minaccia per la propria identità cristiana o almeno per l’identità nazionale?