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L’impegno di Fatima nella società e nella Chiesa
Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 1/03
di Fatima Nata in MaroccoSono nata in Marocco da genitori arabi musulmani; mio padre era militare francese. All’età di tre anni sono arrivata in Francia, ove sono cresciuta insieme a tutta la mia famiglia. Ricordo la premura di mia madre nell’insegnarmi a pregare e a perseverare. Dentro di me sentivo viva la fede in Dio e spesso mi piaceva soffermarmi con la famiglia a parlare di cose religiose.Crescendo, però, mi resi conto della presenza della religione cristiana intorno a me. Era così diversa da quella musulmana, ma allo stesso tempo vicina, che decisi di saperne di più. All’inizio la mia non fu una ricerca di valori, ma piuttosto di cultura. Tutto quello che parla di Dio m’interessa, dicevo spesso e volentieri.Il fascino della figura di Gesù mi turbò e non poco, tanto da provocare in me una chiusura al punto di non voler più parlare di cristianesimo. Non volevo seminare il dubbio dentro di me.Ho cominciato dunque a leggere il Corano redatto in lingua francese e lo traducevo ai miei genitori. Era una cosa bellissima e molto affascinante. Poi scoprii che anche il Corano parla di Gesù. Ero molto curiosa perché “giocavo in casa” e avevo la possibilità di sentire anche la versione musulmana di Cristo. Non era Dio, ma il Messia, non era nato da una coppia ma da una vergine chiamata Maria. Tutte queste cose ed altri riferimenti mi condussero a pensare che “non poteva essere un profeta come gli altri” e più leggevo più ne ero certa. Tuttavia non potevo parlare di questo con i miei genitori per non essere di scandalo, ma continuavo le mie riflessioni da sola, guidata, come dicevo allora, dallo Spirito di Verità di Dio.Quanti affanni, quante lotte spirituali, quanti disagi e sofferenze ho incontrato sulla mia strada, dentro di me si era creato un vuoto così grande che non sapevo più cosa pensare. Decisi così di staccarmi dalla mia ricerca per un po’ di tempo.Dopo aver conseguito la maturità, ho frequentato per due anni l’università e ho avuto l’occasione di venire in Italia con un gruppo di studenti. In quella circostanza ho conosciuto un giovane italiano di religione cristiana e abbiamo maturato la decisione di sposarci, pur sapendo di dover affrontare l’ottusità dei miei genitori. Infatti, secondo loro, avrei dovuto sposare un arabo, stop.Difficoltà previsteCome era prevedibile, la notizia non fu accolta con gioia. Mio padre non voleva sentirne parlare e mia madre temeva per la reputazione della famiglia. Significativa, in particolare, fu una frase che mi disse mia madre: “Figlia mia, se questo è il destino lo accettiamo, ma non aiutiamo il destino”. Tutti i parenti si opposero energicamente al fatto, ma davanti alla nostra determinazione, decisero, loro malgrado, di organizzare una cerimonia semplice in Comune.L’unione era accettata, ma molto discussa. A noi non poteva importarci di più. Siamo tornati a vivere qui in Italia e con il passare degli anni tutto si è normalizzato.Ho ripreso con molto fervore il mio cammino spirituale, benché mi trovassi in una famiglia cristiana non praticante. Rimproveravo volentieri il fatto che non si praticasse la religione. Mi dicevo musulmana e discutevo di fede con mio marito quasi quotidianamente.Finalmente avevo il confronto che mi era venuto a mancare in Francia e potevo esprimermi, in piena libertà.Decisi di leggere la Bibbia di Gerusalemme e di confrontarla con il Corano tradotto in italiano: fu uno studio molto interessante.Mi ritrovai al punto di partenza con Gesù e il mio c.d. “vuoto interiore”. Il Vangelo in sé, non mi diceva molto, confermava la legge, mettendola a fuoco, eppure c’era qualcosa di nuovo, di grandioso che mi attirava, ma non riuscivo a capire. Ricordo di aver pregato tanto Dio perché non mi lasciasse a metà strada, tra due sedie.L’unica cosa che mi veniva in mente era l’idea della libertà. Ecco cosa mi offriva di così nuovo: la libertà.Solo allora mi resi conto dell’abisso che esisteva tra la mia fede e la buona notizia che donava il Vangelo. Prima stavo sprofondando nel mare delle leggi e delle cose manipolate dall’uomo.Al contrario, il messaggio di Gesù è al di sopra delle scritture, tutte quante (islamismo, ebraismo, ecc.).Ho fatto tanta autoanalisi per comprendere il perché di così tanta fatica per giungere ad un esito così ovvio. Cos’è che mi blocca, che mi chiude, che mi allontana da Dio e dagli uomini?Con l’aiuto di diverse persone che mi stavano accanto, riuscii a capire che non c’è nient’altro che la paura, la paura della morte con tutte le sue sfaccettature: egoismo, vanità, presunzione, diffidenza, autosufficienza, ecc.. chi più ne ha più ne metta.Certo che ne avrei avute di cose da confessare. Invece no. Gesù ha vinto la morte e lui ha dato la sua vita per noi, per liberarci dai nostri peccati e abbracciare tutta la nostra piccolezza e umanità.Ora credo di poter vivere la mia storia, la mia vita nella pace interiore. Vedo tutto da un altro punto di vista perché ho imparato un po’ alla volta ad affidare le mie azioni, i miei pensieri, la mia esistenza a Dio e Lui mi guida sempre. La mia mente si è aperta a nuove considerazioni e mi sento ricca, ricchissima di doni sia materiali che spirituali; tutte cose che una volta avrei considerate conquiste. Alla paura è subentrato un nuovo sentimento che è quello della gioia.Il BattesimoEd è con il sostegno di tanti amici e parenti cristiani che ho deciso di ricevere il Battesimo. Dopo un cammino neocatecumenale di circa due anni, la cerimonia è stata celebrata a Pasqua di quest’anno.Certo adesso nella mia vita non mancano sofferenze ed incertezze, ma non le affronto più come disgrazie, ritenendole piuttosto parte della vita e come tali vanno sopportate e vissute pienamente con la consapevolezza che passeranno e che la morte non è altro che la porta verso la pienezza del regno di Dio.I giorni che seguirono il mio battesimo, furono intensi e il tempo volava. Praticamente non riuscivo a realizzare pienamente il dono che avevo ricevuto. Molti amici mi chiedevano di spiegare e di raccontare questa mia esperienza e io lo facevo con molta emozione.La forza della comunitàAdesso faccio parte di una comunità che mi sostiene nel mio cammino. La cosa più importante è l’opera che Dio compie in me. Sto sperimentando la vera fede. Una volta ritenevo che la fede fosse roba da preti; scelte drastiche di cambiamento che non mi ispiravano molto. Tuttavia una volta cessate le lotte spirituali, le difficoltà e le incertezze, una volta fatto il passo tutto ritorna alla calma e si ricomincia ad ascoltare, a respirare.Ho avuto l’impressione che qualcuno guidasse i miei pensieri e mi sono sentita togliere un velo davanti agli occhi; finalmente ho potuto vedere. Vedere cosa? La mia vita benedetta da mille doni e ricca di mille speranze.Tutti i miei giorni hanno avuto un significato proprio, ogni istante da godere.Ora posso fare quello che ho sempre fatto, dire quello che ho sempre pensato senza fatica, ma con un “Amico” che cammina con me e che porta il mio “zaino” sulle Sue spalle, che mi sussurra all’orecchio le cose dritte per condurre una vita in pace con me stessa e con gli altri. Finalmente sto realizzando cosa significhi sentirsi amata: non ti senti mai sola e quando sei triste ti senti sorretta, tutto sembra più facile.Questo è il più significativo messaggio che ci porta Gesù: l’Amore è il regno di Dio, l’Amore è Dio.Talvolta ci sono giorni in cui dimentico che Egli cammina al mio fianco, mi sento forte, tanto da sostenere con le mie forze il peso dello “zaino” e proseguire da sola la strada, ma il risultato è inevitabile: l’autosufficienza mi allontana dalla vera luce e arriva prepotente la tristezza e l’abbandono. è il limite che il Signore mi ha dato per farmi ragionare. Avendo esaurito le mie risorse, le mie forze vengono meno e mi fermo. Certo si sta male perché si realizza di essere lontani dalla nostra casa, dal nostro Padre: “manca l’acqua, il pane, la vita e la via”…Chiedo perdono e il Signore mi parla, mi consola e io l’ascolto più che mai.Non mi giudica e nemmeno mi condanna: dice che sono fatta così e che mi ama così come sono e se non fossi così non sarei più io. Anche io sono la sua figlia.Queste parole sono linfa vitale per me e il cuore mi si gonfia di gioia. A cosa serve un Dio misericordioso se non ci fossero i peccati, almeno così ci può mostrare tutti i giorni la Sua misericordia.Grazie Signore di averci dato appuntamento nel giorno della nostra sofferenza e del nostro dolore. Se non ci fosse stato quel punto d’incontro non so dove sarei finita; probabilmente sulla strada della perdizione e della solitudine. Penso che sarei morta.Ogni qualvolta ci perdiamo e “moriamo” un po’, grazie all’ascolto, cosa che ci riesce più facile vista la situazione, risuscitiamo ad una nuova vita e questo solo Gesù ce l’ha detto; non bisogna cedere al peccato se non vogliamo diventarne schiavi, bisogna “morire” al peccato se vogliamo liberarcene. Senza questa esperienza nessuno avrebbe potuto capire il cristianesimo fino in fondo: morire per rinascere in Cristo e con Cristo.Tutte queste cose mi rafforzano ogni giorno di più e tutto mi diventa più vivo e più facile.Mi affido a Dio e Dio provvede: lo ha promesso e lo fa! Basta ascoltare.Saper ascoltareAscoltare sempre ed ad ogni istante. Si comincia con il fare silenzio dentro di noi: via tutti i cattivi pensieri, i rumori, le voci che ci sviano e poi, ascoltare. Questo difatti è il primo comandamento. Fidati e ascolta. E se non riesci a fare silenzio dentro di te, cosa che non è sempre facile, mettiti nelle mani del Signore e vedrai che provvederà Lui. Fidati e ascolta.Avrei molte altre cose da dire, ma non ho il tempo materiale. L’unica cosa che vorrei aggiungere è che la nostra è la fede più umana e più Divina che ci sia, ma vuole essere figlia dell’esperienza e non solo della teoria. Non bisogna pensare di non essere degni: è per noi! Abbraccia tutta la nostra umanità e tutta la nostra vita personale con le nostre belle cose ma sopra tutto con tutte le nostre vergogne.Peccato che tanta gente non lo sa e non viene nemmeno istruita. Ecco io ringrazio il Signore per la situazione in cui mi trovo e per avere la fortuna di essere assistita da persone care che mi sostengono; conosco, tuttavia, tanti neobattezzati che non sono stai visitati da nessuno e che si sentono orfani nella fede.Chiedo alla Santa Chiesa e a voi fratelli di aiutare le persone ad andare verso Cristo e verso un battesimo di conversione per dopo sorreggerli e non fare come fossero un numero in più a lode del punteggio di fine partita. Qui si vive o si muore fratelli miei! Diamo dunque la Vita nel nome del Signore, ma sosteniamola anche. In questo modo possiamo pure dire di essere compartecipi all’opera di grazia del Signore. Ecco, questa è una verità che non può essere tenuta nascosta se siamo figli della luce.Dio ci salva da tutto, aiutiamoci ad accoglierlo nella nostra vita ed Egli ci ricolmerà di ogni bene; lo ha promesso e lo farà! Rendiamo grazie a Dio.
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