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Tutte le genti verranno a te!


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 1/03


di Silvano Ridolfi
L’annuncio profetico di Giovanni (Ap 14,4) risuona ripetutamente in tutte le Chiese specialmente nel periodo natalizio ad indicare orizzonti di attuazione del Regno annunciato dal Cristo ed in continua realizzazione: nell’ansia ed impazienza di chi vorrebbe vederne la piena e pronta attuazione, nell’impegno e nella speranza di chi attende anche per questo una “pienezza dei tempi”.E comunque un annuncio ed una tensione condivisi da quanti si sentono chiamati in modo particolare a promuovere le condizioni dell’annuncio e le sue modalità di attuazione.Opportunamente quindi tre uffici ecclesiali - Migrantes, Catechesi, Cooperazione tra Chiese - si mobilitano insieme per impostare un concordato impegno pastorale nelle nuove condizioni della globalizzazione che comporta anche una spinta alla mobilità umana, resa più confusa e mortificata dalle guerre e divisioni (profughi) e dalla necessità (miseria e carestia).1. Questo terreno comune ed i compiti istituzionali differenziati consigliano - e quasi si potrebbe dire urgono - strategie diverse e complementari nell’unico piano di intervento e finalità, ossia la proposta del Vangelo di Gesù il Cristo, risposta piena all’uomo ed alla sua storia, ad ogni uomo e per tutte le culture. Tale fu il primo discorso del primo Papa, Pietro, nella Pentecoste dell’anno Uno:“Pietro si alzò... e parlò così... questo Gesù che voi avete crocifisso, Dio lo ha fatto Signore e Messia...” (Atti 2 passim). E i “popoli diversi” adunati in Gerusalemme hanno udito l’annuncio “ciascuno nella propria lingua” (ivi).2. Comunanza di vita e convivenza, uguaglianza in dignità umana e differenza delle culture e del credo religioso esigono di evidenziare le convergenze, che si concentrano nell’uomo vivente con la sua tipica ed esclusiva dignità e conseguenti diritti e di chiarire le differenze, evidenti nelle tradizioni e nella scala di valori diverse, senza nascondere la propria identità religiosa, anzi vivendola con limpidezza e proponendola con onestà.La stupenda enciclica di Paolo VI sulla evangelizzazione, la “Evangelii nuntiandi” (1975), mentre invita ad un profondo rispetto della identità religiosa altrui, ricorda che è insito nella natura del cristiano fare nei modi corretti e possibili un diretto annuncio della fede (n. 53; cfr. anche n. 32). La Chiesa non è una associazione caritativo-assistenziale né un organismo di pura promozione umana, bensì la società che annuncia Cristo come salvezza piena dell’uomo “nel nome di Gesù Cristo il Nazareno” (At 3,6). Anche in occasione del primo Convegno ecclesiale del 1976 venne sottolineato che la Chiesa evangelizza promuovendo e promuove evangelizzando.3. Bisogna anche chiarire senso e limiti della ricorrente osservazione di provvidenzialità nell’attuale situazione immigratoria in Italia ad evitare ogni mistificazione ed inammissibili giustificazioni verificatesi nei tempi passati quando si accentuò la provvidenzialità della emigrazione italiana in paesi non cattolici e/o non cristiani.L’economia può, dal suo punto di vista, benedire le immigrazioni, ma noi non possiamo ignorare le ingiustizie che ne stanno a monte e quelle che si possono verificare a valle.La società può essere rinvigorita da nuovi e giovani gruppi etnici ed è stimolata a mettersi onestamente in discussione su valori positivi negletti o mancanti, ma questo comporta un serio dialogo. La Chiesa a sua volta deve ora vivere una rivoluzione copernicana: dall’invio (ad gentes) all’accoglienza (dei “gentili”) nella condivisione, testimonianza ed annuncio, ben sapendo che “Dio può far sorgere figli di Abramo anche dalle pietre” (Mt 3,9).4. Non mancano certamente i “punti forza” da cui partire e su cui poggiarsi per un comune e differenziato intervento pastorale (oltre ovviamente all’accennato aspetto esistenziale: valore della vita, dignità della persona umana, unità della famiglia dei popoli), anche nel campo delle convinzioni religiose (la credenza in Dio, la fede di Abramo, la giustizia di Dio, la bontà di Dio che remunera, la famiglia…) e negli interventi di solidarietà (che superano le divisioni o differenze culturali e religiose) rivolti all’uomo nella sua integralità.In definitiva la Chiesa che vive in Italia si interroga in definitiva sulla sua missione evangelizzatrice nell’attuale contesto migratorio sul suo territorio e guarda con stima ed attesa a tanti popoli prima lontani ed ora qui accanto a noi. Non è forse il caso di rivivere lo stupore e la speranza di Paolo, quando scrive che….. “al Vangelo si stanno aprendo nuove porte”?