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Migrazioni, donna e famiglia


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 5/02


MIGRAZIONI, DONNA E FAMIGLIA
di Ina-Siviglia Sammartino
Il fenomeno macroscopico delle migrazioni ha assunto, nel nostro tempo, dimensioni mondiali: per questo interpella con urgenza sia la comunità degli uomini sia la comunità ecclesiale per i diversi profili che esso presenta.Se è vero che la Chiesa è costituita per essere Sacramento di unità di tutto il genere umano, essa deve avvertire la responsabilità pastorale di favorire ogni forma di integrazione umana tra i popoli, nel rispetto e nella valorizzazione delle differenze.L’ambito delle migrazioni costituisce per la Chiesa una frontiera sulla quale si gioca in buona parte il futuro dell’umanità.Dentro il dinamismo migratorio è possibile sempre leggere in filigrana una ricerca, più o meno consapevole, di maggiore dignità, di giustizia, di pace, di vera libertà.Ogni uomo e ogni donna, di qualunque razza, di qualunque religione, che lotta per poter vivere questi valori, anche implicitamente esprime la sua aspirazione a vivere come figlio di Dio e a realizzare l’immagine del Creatore.Uno dei problemi cruciali, in quanto snodo decisivo di tante altre problematiche, è quello della donna e della famiglia.La figura femminile, forse più di quella maschile, infatti rappresenta un elemento di stabilità o di disgregazione, a seconda della sua posizione e delle sue scelte.Essa infatti costituisce un punto saldo per l’equilibrio degli uomini ma soprattutto per la trasmissione della vita e della cultura della propria gente: in altre parole l’equilibrio della donna genera la stabilità del nucleo familiare ma anche la continuità tra le generazioni e la sicurezza di non perdere radici ed identità peculiari, con tutto quello che questo comporta sia a livello personale che a livello di gruppi etnici.Tutta questa problematica interpella la cura pastorale della Chiesa, che, presente in tutte le parti del mondo, può dare un contributo molto significativo se si assume il compito di difendere, custodire e promuovere la dignità della donna e l’unità delle famiglie.Non è un caso che la Familiaris consortio al n. 77, dedicando un paragrafo alle “circostanze particolari” che alcune categorie di persone vivono, in quanto “abbisognano non solo di assistenza ma di un’azione più incisiva sulla pubblica opinione e soprattutto sulle strutture culturali, economiche e giuridiche, al fine di eliminare al massimo le cause profonde dei loro disagi”, cita al primo posto “le famiglie dei migranti per motivi di lavoro”.Il documento precisa poco oltre che “le famiglie dei migranti, specialmente trattandosi di operai e di contadini, devono poter trovare dappertutto, nella Chiesa, la loro patria....,” e devono essere “prese in considerazione nella loro identità culturale, trattate al pari delle altre...”.Molte e di varia natura sono le ragioni del disagio femminile. Le donne giovani non sposate, frequentemente inconsapevoli dei rischi e dei pericoli a cui vanno incontro, incorrono nel losco traffico della prostituzione.Molte donne poi vivono drammaticamente la solitudine in situazioni di maternità indesiderate. Le donne sposate che si spostano da sole, poi, finiscono talvolta con l’abbandonare le famiglie di origine e dar luogo a situazioni ambigue.Quelle poi che si spostano con tutta la famiglia, alla ricerca del lavoro, non trovano spesso strutture sociali di appoggio per i figli e soffrono disagi nel difficile processo di integrazione.Da questi pochi cenni si comprende l’urgenza di un’azione pastorale mirata ad alleviare e risolvere i problemi dei migranti, ma anche a denunciare e lottare per le carenze sociali esistenti.Un’azione di liberazione vera e propria è ciò che appare urgente ma questa diventa possibile anche a partire da competenze precise, da progettualità puntuali e da uno spirito autenticamente evangelico.Si tratta infatti di una di quelle antiche e nuove povertà al tempo stesso che richiede una riflessione attenta e un’azione pastorale corale ed omogenea.E all’orizzonte ricco e fecondo della convivialità delle differenze che la Chiesa deve mirare per il nuovo millennio!