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I circensi e i lunaparchisti: più accoglienti che accolti?


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 5/02


I CIRCENSI E I LUNAPARCHISTI: PIÙ ACCOGLIENTI CHE ACCOLTI?
di Piergiorgio Saviola
“Il pane dell’ospitalità non viene mai cotto in precedenza: viene invece preparato insieme da coloro che arrivano e da coloro che accolgono. Ognuno vi mette la propria quantità di farina e la propria misura di lievito” (Charles Meraud).Oltre mettervi tutti gli ingredienti, l’incrociarsi di mani nell’impasto di un unico pane consente la creatività e la consapevolezza di costruire il bene comune.Il Circo in questo ci è di esempio! Si legge dei “Barabba’s clowns”, una équipe di artisti di strada: “…lavorando insieme sono costretti dall’interno del loro ‘Io’ ad eliminare le forze negative che impediscono di stabilire un rapporto con altri, ad affrancarsi dal loro ‘Io ribelle’ per accettare il lavoro ‘in’ e ‘con’ il gruppo, che a sua volta valorizza le qualità nascoste del singolo, altrimenti inesplorate”.Con la preghiera detta “semplice” di San Francesco (“…perché amando si è amati,…” è accogliendo che si è accolti) si nota che la reciprocità si gioca nella misura in cui si esce dall’io-Narciso, accogliendo l’altro e ponendolo al centro; e tanto più si vive tale atteggiamento, tanto più ci si sente accolti e amati.è sì importante essere dono per l’altro, ma è altrettanto determinante porre le condizioni perché l’altro sia un dono per noi, a riconoscimento della sua umanità e dell’insufficienza della nostra.Il segno davvero coinvolgente della presenza del Signore nella storia è la Comunità: “Siano una cosa sola!…Perfetti nell’unità!…Perché il mondo creda!...” (Gv 17,21).E la comunità è autentica quando ha come caratteristica predominante l’accoglienza e la solidarietà che permettono di superare la tendenza a chiudersi; inducono all’ascolto, strumento importante per la conoscenza reciproca; rilanciano la fiducia come percorso obbligato per costruire la fraternità; risvegliano la meraviglia delle “ricchezze” riscoperte nelle differenze dell’altro, meraviglia che suscita poesia e gusto delle piccole cose che la società di massa tende a soffocare.La gente del Circo e del Luna Park è una comunità, forma “una grande famiglia”, che sente come un valore insostituibile e la vive, ovviamente come il centro della propria identità e del proprio equilibrio umano. La famiglia è salda perché ancorata su valori fondamentali quali l’accoglienza e la solidarietà. Nel Circo e nel Luna Park infatti si lavora insieme, si soffre insieme, si viaggia insieme: e sono germi questi che producono inevitabilmente frutti di autentica comunione.L’intolleranza e il razzismo così diffusi nel mondo attuale e nella nostra società e che appaiono addirittura in crescita, nel loro ambiente non esistono.L’abitudine quotidiana è infatti quella della convivenza tra etnie, lingue, religioni, culture differenti e della reciproca accettazione sulla base della collaborazione nel lavoro e della passione comune per il Circo e lo stile di vita che esso propone. E la Chiesa, che trova l’armonia e l’autenticità nella sua unità in quanto più valorizza le diversità, e che si considera “comunione”, quali vie percorre per adempiere la propria missione divenendo “comunità” anche ‘per’ la gente e ‘con’ la gente dei Circhi e dei Luna Park?Purtroppo i circensi e i lunaparchisti sono ancora e rimangono degli estranei rispetto alla comunità residente; ma forse non sarebbero così estranei alla Chiesa locale che li ospita, se questa Chiesa avesse migliore attenzione verso di loro?Basterebbe forse considerarsi in vera comunione ecclesiale con gli ospiti, ed evitare quel concetto o quella mentalità di estraneità, che tanto spesso ingenera rifiuto e diffidenza.Si potrebbero più facilmente superare le difficoltà circa un servizio organico nel “cammino di fede” con i circensi e i lunaparchisti dovute alla mobilità che, genera, a tutti i livelli, forme di disambientazione, che si riflettono negativamente sulla prassi religiosa, sulla frequenza ai sacramenti, sul dialogo per la fede. Ciò avviene per tutti i migranti ed ovviamente ancor più in questo tipo di migrazione, che appare singolare rispetto a tutte le altre forme di itineranza.E pensare che li abbiamo già in casa!…Nelle loro soste i circensi e i lunaparchisti fanno già parte a tutti gli effetti della Chiesa locale, della comunità ecclesiale locale… ma non vengono accolti: non una visita, non una stretta di mano, non un saluto di benvenuti, non l’offerta di sacramenti e, a loro richiesta, addirittura, a volte, negati o amministrati in tutta fretta.“I circensi e i lunaparchisti che vivono il disagio della continua separazione da un contesto sociale e culturale sono, pur nel breve periodo di permanenza, membri della comunità cristiana. Per questo è importante educare le nostre comunità ad assumere anche nei loro confronti quegli atteggiamenti e quei rapporti di vita che sono chiesti da Gesù alla sua Chiesa. La presenza di circensi e lunaparchisti è dunque un forte richiamo a tutte le Chiese locali affinchè superino tentazioni e insidie in contrasto con il Vangelo”. Così si esprimeva anni fa l’allora Segretario Generale della CEI, Sua Ecc.za Mons. Ennio Antonelli.
Il Vangelo è annunzio di gioia! Un inno all’accoglienza! Dio che si fa uno di noi per accogliere noi peccatori (Il Samaritano, Lc 10,25-37; Marta e Maria, Lc 10,38-42; Zaccheo, Lc 19,1-10; La peccatrice, Lc 7,36-50; ecc.).E la gioia quando è piena va annunciata! Per questo occorre “girare il mondo”, essere in continua itineranza, proprio come fanno i fratelli del Circo e del Luna Park!E sono sempre loro, i circensi e i lunaparchisti, a prenderne l’iniziativa!“In cammino per portare gioia e festa” è il loro motto e nel loro continuo vagabondare portano con le loro attrazioni e i loro spettacoli un po’ di serenità, un po’ di allegria, un po’ di gioia e non mera evasione.Era il pensiero di San Giovanni Bosco, il Patrono dello Spettacolo viaggiante e dei Circhi, che era stato da ragazzo bravo giocoliere. è stato scritto di lui che “non riteneva, i teatrini, un’evasione ma un mezzo per rallegrare, per educare, per istruire moralmente i giovani”.E Papa Giovanni così si esprimeva in una udienza concessa ai circensi e fieranti: ”L’attività degli spettacoli viaggianti diviene elemento di pace interiore, di tranquillità dello spirito; e, nel contempo, di serietà, dignità sino a diventare utile apostolato, poiché favorisce l’accordo dei migliori sentimenti e perciò una seconda armonia”.E ai sedentari, agli illusi, ancorati alle loro fittizie sicurezze, i circensi e i lunaparchisti con le loro soste più o meno lunghe, abbandonando una piazza per mettere tenda in un’altra piazza, girando, viaggiando ci ricordano che non abbiamo qui una dimora fissa, ne cerchiamo bensì una futura; viaggiano, i circensi e i lunaparchisti e ci ricordano che la vita la viviamo autenticamente se la viviamo come un cammino verso una liberazione sempre più piena, verso la festa della Pasqua eterna.