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Una memoria che impegna
Basilicata terra di emigrazione

Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 5/02


UNA MEMORIA CHE IMPEGNABASILICATA TERRA DI EMIGRAZIONE
di Michele Palumbo
´Io son di quell’Italia che è meno Italia, quella terra che si estende fra sorgenti ameni e faggete eterne, quella terra che fu ostello di molti Signori e mai di nessuno…´. Con queste parole Don Giuseppe De Luca, letterato, storico e prete romano (nato a Sasso di Castalda-PZ), parlava della sua amata Lucania. Sicuramente col pianto nel cuore molti emigrati hanno conservato lo stesso ricordo di questa terra tanto amata, ma che da madre si è trasformata in matrigna che lascia, nella disperazione, partire i suoi figli. La Basilicata che conta oggi circa 600.000 abitanti all’interno dei confini regionali, ne conta altrettanti fuori fra emigrati e discendenti: “un’altra Basilicata”.La sua storia è storia di emigrazione. “Nel risorgimento si manifesta già embrionalmente, il rapporto storico nord sud come un rapporto di una grande città e una grande campagna, con l’economia settentrionale in continuo rafforzamento e un sud ridotto a mercato semicoloniale…” Gramsci: “Il Risorgimento”. L’unità d’Italia non è avvenuta su una base di eguaglianza. Vi sono state diversità di capitali, di investimenti, di lavoro, di impiego della mano d’opera. L’arretratezza dei sistemi agricoli, la crisi artigianale, l’impossibilità ad essere competitivi, la concreta mancanza di lavoro e le conseguenti condizioni di estrema miseria portano gli Italiani e in particolare i Lucani ad un vero e proprio esodo che ha connotazioni bibliche. Basti pensare che da 1876 al 1905 lasciano la Basilicata oltre 200.000 persone e altrettante nei primi 13 anni del nuovo secolo. Gli anni del 1° dopoguerra, con il loro carico di morte e distruzione, non conoscono certo una situazione migliore. Il fascismo nel coltivare la politica imperialistica e l’arte bellica non favorisce certo le classi povere. L’incremento del capitalismo e dell’accumulo di ricchezze nelle mani di pochi aumentano la povertà della popolazione. Nonostante le leggi contrarie, tanti prendono la via dell’emigrazione. La seconda guerra mondiale lascia una Europa e una Italia tutte da ricostruire con una economia in ginocchio. Il futuro appare tutt’altro che roseo e l’unica strada resta ancora quella di tentare la fortuna oltre oceano.Lo sviluppo industriale del nord Italia favorisce, negli anni ’60, la mobilità interna. Molte famiglie della Basilicata si trasferiscono verso le fabbriche del torinese e milanese. La ripresa economica della Germania e di altri paesi del centro Europa favoriscono una nuova fase di emigrazione tra la fine degli anni ’50 e ‘80. Ancora oggi la Basilicata non ha finito di essere terra di emigrazione. Si parla di forte spopolamento dei piccoli centri. Sia il lavoro che lo studio (nonostante la nascita dell’Università), sono ancora veicoli di allontanamento dai paesi.Sicuramente la storia dell’emigrazione lucana è storia di sofferenza di distacco, di sradicamento, di vera e propria schiavitù, di coraggio, di lavoro, di impegno umano e sociale, di solidarietà, di progresso, di riscatto, di integrazione e di successo. Gli emigrati sono stati e sono una grande risorsa umana che non va dimenticata. Il tema dell’emigrazione attraversa il panorama politico italiano e della Basilicata e tanto si sta facendo per riscoprire i legami che ancora uniscono le “due Basilicate”. Tante le iniziative e le proposte a favore degli emigrati, ma tanto resta ancora da fare perché da “Emigrati” si diventi “Cittadini”.Un paese dell’America Latina come l’Argentina che ha ospitato tanti emigrati, oggi è in difficoltà economica. Molti vorrebbero tornare in Italia, ma non sempre questo è possibile. La Regione Basilicata ha stanziato in favore dei lucani lì residenti, circa 500.000 Euro per l’anno 2001 e altrettanto farà per il 2002. Le Chiese della Basilicata hanno espresso la loro solidarietà con delle raccolte di fondi devolute in loro favore.La Migrantes celebrerà la prossima Giornata delle Migrazioni proprio in Basilicata. C’è da augurarsi che questo sia un altro momento proficuo di approfondimento, di conoscenza e di analisi di questa regione e della sua storia di emigrazione.La Basilicata nel frattempo è diventata terra di immigrazione e tante sono le risorse umane che cominciano ad arrivare. Se è vero che (anche se nostro malgrado) siamo diventati esperti di emigrazione e di umanità, abbiamo il dovere di valorizzare i nostri emigrati e la loro storia, riscoprire legami profondi che a loro ci legano, ma dobbiamo anche imparare ad accogliere chi arriva proprio ricordando che ´anche noi siamo stati forestieri in…Egitto…´.