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Riflessione biblica sul tema della Giornata Nazionale delle Migrazioni
'Accoglietevi come Cristo ha accolto voi' (Rom 15,7)

Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 5/02


RIFLESSIONE BIBLICAsul tema della Giornata Nazionale delle Migrazioni«Accoglietevi come Cristo ha accolto voi» (Rom 15,7)
di Luigi Petris
Il tema dell’accoglienza mai come in questi anni è all’ordine del giorno. è difficile trovare chi la cancelli espressamente dal suo vocabolario, ma in pratica sono molti, individui, gruppi, movimenti ideologici o politici, che la rifiutano, anzi le muovono guerra con una grande varietà di pretesti che si sforzano di presentare come motivi legittimi.
UN IMPERATIVO CATEGORICOPer il cristiano l’accoglienza non si pone sul fronte del facoltativo e dell’opinabile, dove si può stare di qua o di là, non è nemmeno un esortativo, ma un imperativo categorico, ossia non ammette condizioni o limitazioni. è versione più concreta, più ravvicinata alla realtà quotidiana dell’altro imperativo: “Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato” (Gv 15,12).In altre parole con l’accoglienza non si scherza, non è una delle tante opere buone da aggiungere o togliere senza peraltro che cambi la mia opzione fondamentale. Ne va di mezzo la stessa opzione fondamentale, l’identità cristiana, la fedeltà al Vangelo, l’imitazione di Cristo. Accogliersi appunto “come Cristo ha accolto noi” e, per aggiunta, come egli stesso attende di essere accolto da noi. Non è una lontana deduzione, ma una esplicita affermazione, anzi quella finale, conclusiva e decisiva di tutta la storia mia personale e dell’umanità: “Ero straniero e voi mi avete accolto” (Mt 25,35).
´COME CRISTO´Accogliere “come Cristo” detta anche lo stile di questa accoglienza. Qui ci sarebbe da scorrere ad una ad una tutte le pagine del Vangelo e confrontarsi direttamente con Cristo per cogliere lo stile dell’accoglienza cristiana. Il contesto della Lettera ai Romani in cui è collocato l’appello all’accoglienza ci suggerisce almeno queste modalità fondamentali:- la gratuità: Cristo accoglie perché è grande cosa, divina cosa accogliere, a prescindere dal vantaggio che posso trarre: non c’è alcun calcolo di interesse, nemmeno quello del contraccambio o della gratitudine, è pura gratuità;- il prezzo versato: per Lui è tinto di sangue e di lacrime, ha la sua suprema espressione nella croce;- l’universalità, senza limiti ed esclusioni, perché proprio “quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me” (Gv 12,32);- non è gesto episodico, ma si coestende alla vita, anche se fin dall’inizio della vita egli ha fatto personalmente tristi esperienze: Betlemme è solo il primo esempio, perché è stato cacciato anche dalla sua Nazareth ed ha pianto su Gerusalemme perché non gli ha consentito di accoglierlo come fa la chioccia con i suoi piccoli. Per fortuna ha gustato anche bei momenti di accoglienza, come quelli in casa di Lazzaro e sorelle.
LE MIGRAZIONI: UN BANCO DI PROVABanco di prova oggi classico e quotidiano dell’accoglienza sono le migrazioni e ci sarebbe stato un grande pericolo di scordarcelo, anche all’interno della Chiesa, se non fossimo richiamati dalla parola forte, chiara, insistente del Santo Padre, in particolare dai suoi messaggi annuali per la Giornata Mondiale delle Migrazioni. I temi che egli tratta sono i più disparati, ma il richiamo all’accoglienza è sempre presente. Anche il messaggio per quest’anno - che sembra portare in altra direzione, quella appunto espressa dal titolo: “Dialogo inter-religioso” - può essere tutto letto in chiave di accoglienza, presentata in termini molto concreti. Vediamone qualche spunto:a) Il Papa si introduce con l’immagine dell’umanità che ormai ha assunto “il volto di un grande villaggio”, quel villaggio che, in quanto globale, dovrebbe essere luogo di accoglienza per tutti; ma per i più è luogo di esclusione: solo a una parte privilegiata oggi è consentito attingere alla fontana e tanto più sedere alla mensa di questo villaggio. Ma forse questa ingiustizia “globale” non è che commuova o smuova più di tanto anche noi: la compresenza, il semplice incontrare “il diverso” per strada, sul tram o al bar ci dà un certo fastidio.b) Dalla compresenza alla convivenza: siamo “chiamati a convivere, gli uni accanto agli altri”. C’è un bel salto da fare, facile forse in teoria ma che qualcuno si rifiuta di fare: chi ad esempio non si rassegna che gente di pelle diversa abiti nel suo stesso condominio o che proprio in chiesa si permetta di sederglisi accanto. Quante barriere tentiamo di alzare! “è indispensabile che cadano... le barriere della diffidenza, dei pregiudizi e delle paure, purtroppo ancora esistenti”. Un monito che il Papa rivolge non solo ai potenti della terra.c) Dalla teoria alla pratica: a poco servono qui i grandi discorsi, “servono - è ancora parola del Papa - gesti quotidiani posti con semplicità e costanza, capaci di operare un autentico mutamento nel rapporto interpersonale”. Questi gesti sono alla portata di tutti, singoli e gruppi.
UN IMPEGNO DI COMUNITA´Devono accogliere questa “sfida” (parola ricorrente nel messaggio pontificio) soprattutto le parrocchie, che possono “divenire palestra di ospitalità”, anche per fare da stimolo ai grandi agglomerati umani, “le metropoli” ad essere “veri laboratori di civile convivenza” e così valorizzare la “mobilità umana come fucina... di dialogo fecondo”. Sembra che il Santo Padre voglia spendere tutte le parole possibili, “fucina, palestra, laboratorio”, perché le migrazioni vengano coraggiosamente colte anzitutto come grande opportunità, come risorsa, e gli impatti talora traumatici tra immigrati e la nostra società non siano tali da renderci convenzionali o menzogneri nel definirla società di accoglienza. Comunque come cristiani siamo ben consapevoli che l’accoglienza rimane punto irrinunciabile della nostra fedeltà al Vangelo. Ce lo richiama la Lettera ai Romani con parole inequivocabili: “Accoglietevi gli uni gli altri come Cristo accolse voi, per la gloria di Dio” (Rm 15,7).