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A che cosa serve il "Rapporto annuale"?


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 3/02


di Silvano Ridolfi
Ogni rapporto ha aspetti di aridità con le sue cifre spesso comprensibili soltanto agli addetti ai lavori e sa anche di narcisismo perché la istituzione si piega su se stessa e parla di se stessa.Ma, stando attenti ad evitare questi ed altri pericoli insiti in ogni rapporto generale e riassuntivo, un resoconto sulla propria attività ha anche aspetti positivi e spesso riveste un carattere di necessità.Nella fattispecie il Rapporto Migrantes è un dovere verso i lettori ed in particolare verso gli operatori pastorali, per giustificare e documentare il cammino di un anno di attività, su cui fare e chiedere riflessioni, critiche e suggerimenti per migliorare il servizio informativo e formativo, specifico della istituzione.In più permette di vedere l’evoluzione sia dello stato della mobilità umana sia sulla natura ed adeguatezza degli interventi in merito, ossia offre una visione dinamica degli avvenimenti.C’è anche il vantaggio comparativo, che consiste nella possibilità di fare raffronti tra i diversi anni nei rispettivi settori della mobilità umana ed in alcuni suoi particolari aspetti comuni ed individuare le tendenze.Il Rapporto annuale non è quindi soltanto né principalmente documentazione, bensì è ben più dialogo collaborativo con i lettori e collaboratori.In questo numero di Servizio Migranti c’è qualcosa di più. Una riflessione su un significativo “avvenimento”, purtroppo tenuto nel silenzio dai mezzi di comunicazione, che ha coinvolto le Chiese del Maghreb e quelle dell’Europa. Un incontro caratterizzato da uno scambio delle esperienze che le varie Chiese fanno con l’Islam. è importante ascoltare chi vive nei paesi in cui la sharia è regola di vita religiosa e civile. Quelle Chiese, minoritarie e deboli, possono veramente per noi essere maestre, indicarci attenzioni e metodo per una valida testimonianza di fede agli immigrati musulmani.Questo numero si chiude con un aggiornamento statistico sugli italiani nel mondo, presentato nella sezione Contributi e ricerche, che vuole ricordare ancora una volta che l’emigrazione per l’Italia non è un capitolo chiuso, ma una realtà con cui le nostre Chiese devono confrontarsi ancora, assumendo le proprie responsabilità. Il che significa coltivare i contatti con chi è costretto a rimanere lontano dalla patria e con le Chiese di accoglienza e, soprattutto, aiutare queste Chiese - non in grado di offrire una pastorale specifica - con l’invio di sacerdoti che siano pastori e guide per un inserimento ecclesiale degli emigrati che sia originale e corresponsabile.