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COP, gli immigrati interpellano la comunità cristiana, EDB, Bologna 2001
Bibliografia e recensioni

Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 2/02


Gli Atti di una settimana di studio spesso dicono qualcosa solo a chi ha partecipato e diventano un ricordo da mettere nel cassetto. Spesso sono una registrazione anche di momenti secondari che parla ancora solo a chi vi ha partecipato. Non è questo lo stile degli Atti in oggetto. La trattazione è ordinata ed è divisa in due sezioni: gli studi e gli approfondimenti, e in una appendice. GLI STUDILŽimmigrazione non è più oggi una emergenza o un insieme stabile di emergenze, ma un fatto strutturale della società in cui viviamo, per cui non è da affittare a specialisti, ma da assumere con piena responsabilità come comunità cristiana. Ci si vuole interrogare sul compito e sullŽimpegno quotidiano di una parrocchia o comunità di fronte alle sfide dellŽimmigrazione. Serve allora uno sguardo storico-pastorale (Bonicelli), il mettersi di fronte a una esperienza normativa per il cristiano, quale è lŽesperienza biblica dellŽaccoglienza (Fabris), una lettura non sensazionalistica, ma documentata della portata del fenomeno e dei problemi e risorse che pone in campo (Pacini), una consapevolezza che non siamo allŽanno zero, ma che nella comunità cristiana lŽimmigrazione è da tempo una sfida e un impegno (Gruppuso, Pittau, Galli), una offerta di principi teologico-pastorali che aiutano la comunità a fare un salto di qualità del suo essere e del suo agire in questo vasto campo (Lanza). La Chiesa Italiana da tempo si è data strutture e progetti attraverso la Migrantes e opera con strumenti anche istituzionali ecclesiali per lŽaccoglienza, la vita cristiana e lŽevangelizzazione; ha impiantato una pastorale specifica e cura i collegamenti anche istituzionali (Petris). Esistono in Italia chiese particolari in cui il fatto immigrativo ha intessuto la vita della diocesi e lŽha trasformata a ondate successive, ponendo sfide e offrendo risorse nuove. La Chiesa di Torino ha al riguardo una storia esemplare (Poletto). Da questo sguardo dŽinsieme è importante trarre alcuni punti di non ritorno che permettono a una comunità cristiana di avere obiettivi precisi e piste di azione tracciate. APPROFONDIMENTILŽimmigrazione pone anche dei problemi che vanno affrontati in se stessi perché nella complessità del fatto definiscono scenari particolari. Una settimana si divide quindi in tante piccole sessioni per affrontare con la guida competente di specialisti le varie problematiche. è il caso dellŽIslam e delle religioni cristiane non cattoliche (Righi), dellŽimmigrazione al femminile (Colombo Svevo), del primo annuncio ai giovani immigrati (Quadri), della illegalità legata allŽimmigrazione (Tarantino), della accoglienza concreta in famiglia o scuola (Soso). Ne emerge un quadro di problemi, ma anche di grandi possibilità e di piste di impegno chiare per un cristiano, sia nellŽaccoglienza, che nella integrazione rispettosa di tempi e di culture, sia nella coscienza di testimoniare la propria fede. LŽaccoglienza nella Repubblica di S. Marino lascia la sua traccia negli Atti sia nelle omelie del Vescovo (Rabitti), sia nei significativi saluti, anche riguardo al tema affrontato, da parte delle autorità (capitani reggenti e sindaco).Potrebbe essere visto come un altro libro sulla immigrazione, ma forse anche come uno dei pochi che ha la capacità di parlare semplice agli operatori di una comunità cristiana che ha a cuore concretamente le persone che chiedono ospitalità, che si responsabilizza non solo in una generosa accoglienza, ma che si preoccupa di tutto il cammino di dialogo, interazione, integrazione che le nuove popolazioni accolte in Italia si avviano ad affrontare. La parrocchia sullo sfondo è vista ancora come la prima comunità in cui gli immigrati si possono sentire a casa loro, accolti come persone e aiutati a ricostruire nuove prospettive di vita, la Chiesa che dispiega il volto della sua umanità e le "prove" di una adesione quotidiana al progetto di Dio.(a cura di Domenico Sigalini)

1°, ANGELO NEGRINI, UOMINI E FRONTIERE, EDIZIONI LAVORO, ROMA 2001
La presenza in Europa di diciotto milioni di immigrati sta a dimostrare che al di là delle frontiere nazionali esiste una forza che spezza i confini naturali, sradica gli uomini e li inserisce in un processo che ha come unico obiettivo la produzione. Un sistema complesso e sempre più articolato che considera lŽuomo come una funzione puramente produttiva: lo tratta con attenzione, ma sempre sulla base di quel fine unico che è la produzione. è la forza anonima che chiamiamo "modello capitalistico di sviluppo" che detta e regola, ormai incontrastato, le leggi della nostra società. Produttore docile e consumatore obbediente, lŽemigrato è il "cittadino modello" di questa società per la quale gli uomini non hanno altro valore.Dal dopoguerra ad oggi, periodo difficile per i cittadini tedeschi e drammatico per gli immigrati, la condizione dei lavoratori stranieri appare in tutta la sua precarietà: cancellati dai libri paga, non contano più nulla. Accolti finché servono, sono dimenticati o liquidati quando le loro braccia diventano superflue: il sospetto e la diffidenza così riaprono continuamente gli antichi fossati tra gli immigrati e i cittadini tedeschi.è la vicenda dei nostri emigrati in Germania, che il volume intende documentare. Nel quadro di riferimento complessivo del fenomeno migratorio in Europa e nel mondo, vengono descritte le tappe principali dellŽimmigrazione in Germania, le diverse fasi di politica migratoria del governo tedesco e i numerosi problemi della collettività italiana negli ultimi cinquantŽanni: la disoccupazione, il dramma scolastico dei figli degli italiani, lŽincerta configurazione culturale dei giovani, la solitudine della donna, lŽemarginazione degli anziani, lŽisolamento della famiglia in una società indifferente e spesso ostile.

2°, ANGELO NEGRINI, MEMORIA VISSUTA, EDIZIONI LAVORO, ROMA 2001
Ma il volume intende documentare anche la lenta trasformazione della società tedesca in cui gli immigrati, da una parte, prendono coscienza del loro insostituibile ruolo nella costruzione di una vera comunità di persone e i cittadini tedeschi, dallŽaltra, acquistano la convinzione che solo accettando lŽestraneo, lo straniero, sapranno accettare anche le profonde diversità che attraversano la loro identità.Oggi in Europa assistiamo a una crescente frattura tra economia, tecnologia, cultura di massa e di consumo da una parte, e i processi di identificazione culturale degli individui, dallŽaltra. Mentre infatti lŽeconomia, la finanza, la tecnologia dellŽinformazione e della comunicazione si planetarizzano sempre più, gli individui hanno tendenza a "localizzarsi", in un certo senso a "tribalizzarsi", a mettere in moto processi di esclusione, di discriminazione, di intolleranza. La referenza etnica (appartenenza nazionale) o la referenza a un determinato territorio ritornano in forza nella coscienza collettiva. Sembra che lŽinternazionalizzazione economica e politica richiami (come anticorpo?) lo sviluppo dei nazionalismi.Di questo fenomeno gli immigrati costituiscono il miglior rilevatore: essi infatti ne sono simultaneamente lŽeffetto (il loro afflusso e il loro insediamento in Europa seguono le leggi del mercato del lavoro internazionale) e le vittime (il loro arrivo provoca gli sciovinismi locali). Da qui, i due grandi pericoli incombenti: dalle migrazioni per motivi economici, la marginalità (razzismo economico) e dalle migrazioni per motivi culturali, la paura del diverso (razzismo culturale). Sono questi i rischi che anche lŽemigrazione italiana in Germania ha corso in questi ultimi cinquantŽanni.Il volume percorre i tratti salienti, a volte drammatici di questo percorso: lŽequivoco concetto di integrazione adottato dalla politica migratoria del Governo federale; lŽincerta configurazione culturale dellŽassociazionismo italiano; il ruolo formativo della stampa italiana; la presenza dellŽislam come stimolo a una più precisa configurazione culturale e identità religiosa; i mille volti del razzismo e della xenofobia che hanno reso drammatica la vita di tanti immigrati.Un accenno particolare è riservato al problema e alla situazione scolastica dei nostri alunni: guardare al problema dellŽidentità e dellŽintegrazione dei figli degli emigrati italiani in Germania infatti aiuta a leggere per contrasto un problema che è anche dellŽItalia stessa e dellŽintero mondo occidentale: come può una società fortemente disaggregata offrirsi come immagine plausibile di integrazione? E quale ruolo può svolgere la scuola? Tale problema non si potrà risolvere semplicemente con interventi socio-assistenziali, ma soprattutto con coerenti politiche culturali.LŽimmigrazione italiana in Germania si rivela sempre più come un vero e proprio veicolo di cultura perché destinata a evidenziare i valori più alti della persona: sul piano individuale, la conquista di ampi spazi di libertà; sul piano interpersonale, il senso della solidarietà; sul piano sociale, lŽesigenza di promozione; sul piano politico, la coscienza dei propri diritti; sul piano religioso, lŽacquisizione di una fede sempre più convinta e personale.

3°, ANGELO NEGRINI, UNA QUESTIONE DI CHIESA, EDIZIONI LAVORO, ROMA 2001
AllŽinizio della rivoluzione industriale del XIX secolo cominciarono ad emigrare oltreoceano ingenti masse di europei. Nel riassetto politico dellŽEuropa alla fine della seconda guerra mondiale gli spostamenti di popolazione coinvolsero decine di milioni di persone. Oggi un altro capitolo di storia è incominciato con il crollo del Muro e la presa di coscienza dellŽinterdipendenza tra i popoli e le nazioni. Ancora una volta, a rilevare i cambiamenti in corso, ci sono oggi massicce migrazioni: la globalizzazione ha velocizzato la mobilità, allargando le frontiere e accentuando nello stesso tempo le chiusure giuridiche e la marginalizzazione di intere masse di migranti alla ricerca di lavoro.La Chiesa, da più di un secolo, segue con molteplici interventi - sociali, assistenziali, culturali e religiosi - il fenomeno migratorio in Europa e oltreoceano. Anche la Chiesa che è in Germania ha percepito fin dallŽinizio la grande importanza dei flussi migratori e mai come oggi essa è convinta che le migrazioni mettono in questione i fondamenti stessi della società e gli sviluppi della convivenza civile e che pertanto la pastorale migratoria non comporta solo il fatto di occuparsi di una semplice categoria di persone, ma ci impegna tutti nella costruzione di una società nuova in cui si allarghino gli spazi di appartenenza e di partecipazione e si restringano quelli di esclusione. Il volume ripercorre le fasi del lavoro pastorale, inteso a rispondere alle varie esigenze che lŽevoluzione storica dellŽimmigrazione ha posto via via alla Chiesa in Germania. La presenza delle Missioni Cattoliche Italiane costituisce un capitolo importante nella storia complessiva dellŽassistenza religiosa dei nostri emigrati in Germania. Esse infatti hanno evidenziato alcune istanze fondamentali: il ruolo delle Missioni linguistiche nel mondo del lavoro, della scuola, del quartiere, del tempo libero; il valore pedagogico della formazione religiosa per una presa di coscienza del pluralismo nella comunità cristiana; i rapporti tra le strutture locali e le specifiche istituzioni pastorali per una gestione meno settoriale e più comunitaria dellŽassistenza religiosa agli emigrati. LŽemigrazione è dunque "una questione di Chiesa". LŽunità tra Missioni linguistiche e Chiesa locale vuol essere soprattutto comunione di atteggiamenti, di messaggi, di progetti, di soggetti: condizione indispensabile per evangelizzare la nuova società che sta emergendo dallŽimmigrazione e mettere in luce i valori che ogni nazionalità è chiamata a sviluppare per porre le basi oggi della Chiesa di domani.