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La pastorale migratoria nelle metropoli d'Europa


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 2/02


di Odile Michelat
UN SINGOLARE APPUNTAMENTO IN VATICANODal 2 al 6 marzo scorso si è tenuto a Roma, e precisamente in Vaticano, un singolare appuntamento di 12 grandi città dŽEuropa: sarebbe improprio chiamarlo "convegno internazionale", dato che i convenuti non superavano la trentina, tutta gente che già si conosceva e da molti anni è abituata a incontrarsi in qualche angolo dellŽUnione Europea; si è trattato anche questa volta di un simposio o colloquio quasi a numero chiuso tra amici che si sono dette tante cose interessanti, si sono scambiati esperienze, hanno ascoltato relazioni da personalità di prestigio, hanno emesso un comunicato finale e si sono già dati appuntamento per il prossimo anno. Insomma un incontro che gli interessati ritengono importante e arricchente, e non soltanto per loro. Ma come è nata questa iniziativa, da quanto tempo prosegue?AGLI INIZI DEGLI ANNI Ž90Proprio negli anni in cui lŽUnione Europea intensificava la sua costruzione, i responsabili della pastorale dei migranti di alcuni Paesi europei hanno cominciato a percepire il bisogno dŽincontrarsi per mettere in comune le loro esperienze tra i migranti. A Bruxelles o a Francoforte, a Madrid o a Ginevra, a Parigi o a Londra o a Roma… la situazione dei migranti nelle grandi città si presenta ovunque con aspetti comuni, ma pure con differenze notevoli.Siamo nel dicembre 1989: si progetta il primo incontro semplicemente per conoscersi meglio e per allacciare più stretta amicizia. Segue altro incontro a breve distanza, nel maggio 1990. Sono piacevoli esperienze, perché è interessante conoscersi e scambiarsi qualche idea allŽinsegna della spontaneità e dellŽimprovvisazione, ma ciò non basta; si accantona lŽidea di dare allŽiniziativa il carattere di un convegno allargato a un grande pubblico, ma si prende coscienza che questi incontri vanno strutturati e preparati ogni anno attorno a un tema specifico; occorre insomma un minimo di organizzazione e un qualche centro cui fare riferimento. è nato così "Le Secrétariat pour la pastorale des migrants dans les grandes villes dŽEurope" che ha sede presso il "Vicariat de la Solidarité della diocesi di Parigi ". E la sottoscritta funge da segretaria, tiene i contatti con lŽéquipe costituita da una ventina di membri, predispone quanto necessario per lŽincontro dellŽanno seguente. Si è progettato di far lievitare, ma non troppo, il numero, particolarmente estendendo lŽinvito a qualche operatore pastorale dellŽEuropa orientale, sempre più interessata al movimento migratorio. PANORAMICA DEGLI INCONTRIQueste le sedi e i temi dei dieci appuntamenti annuali che si sono succeduti dal 1992 (ad eccezione del 1994):- 1992 a Parigi: "Per una pastorale nelle grandi città in una Europa interculturale"- 1993 a Parigi: "Migranti in età giovanile nelle nostre Chiese"- 1995 a Bruxelles: "Sotto il soffio dello Spirito rischiare lŽincontro con i fratelli che vengono da lontano"- 1996 a Parigi: "Pastorale dei migranti: strutture e orientamenti"- 1997 a Berlino: "La pastorale della Chiesa per i migranti: Quali i destinatari? Quali i mezzi? Quali i risultati?"- 1998 a Madrid: "I migranti soggetti attivi nella Chiesa diocesana"- 1999 a Milano: "Duemila anni di Vangelo: quale il posto del migrante in unŽEuropa in cantiere?"- 2000 a Marsiglia: "Perché la libera scelta di vivere assieme?"- 2001 a LŽAja: "I migranti mendicanti o protagonisti?"- 2002 a Roma: "Le realtà delle nuove migrazioni"I temi possono sembrare piuttosto generici, ma è di notevole interesse e utilità quanto vi emerge, sia ciò che accomuna le varie città nelle problematiche e nelle strategie per affrontarle, sia ciò che le diversifica. Di grande stimolo sono pure gli interrogativi che emergono e che non trovano sul momento facile soluzione. Ad esempio: come concentrare lŽattenzione nelle grandi città senza dimenticare "la periferia"? Come impostare una pastorale che abbia una cura particolare per i nostri fratelli nella fede ma allo stesso tempo non rallenti la tensione missionaria e la disponibilità di porsi a servizio di tutti i migranti a prescindere dalla loro fede? Come tenere alto il dialogo interculturale e interreligioso in migrazione? Quali i valori comuni che sostengono la volontà di "vivere assieme" tra i migranti? Quale rapporto porre tra globalizzazione o mondializzazione, così evidenti nelle grandi città, e migrazione? E quale rapporto tra mondializzazione e cattolicità della Chiesa? Come dare alle nostre comunità pastorali in migrazione il carattere internazionale e interculturale? Come valorizzare i migranti come soggetto e non semplice oggetto della nostra pastorale? Come la Chiesa può dire nel mondo delle migrazioni una sua parola profetica, una parola di speranza che superi tutte le paure? Sarebbe ingenuo attendersi che questi incontri abbiano una risposta magica a interrogativi così forti, ma è già un grande risultato prenderne chiara coscienza e rinnovare lŽimpegno per affrontarli assieme. LŽINCONTRO DI ROMAParigi, Colonia, Vienna, Bruxelles, Madrid, Marsiglia, Lione, Dublino, Lussemburgo, LŽAja, Milano, Roma: queste le dodici città rappresentate al simposio del 2-6 marzo. Il tema che era già stato fissato lo scorso anno, a conclusione dellŽincontro a LŽAja, suona piuttosto generico: "Le realtà delle nuove migrazioni". A renderlo più specifico e puntuale hanno provveduto i brevi rapporti che i rappresentanti delle varie città avevano presentato su questa traccia comune: nella tua diocesi quali sono i diversi attori della pastorale e dellŽazione sociale in favore dei migranti? Quale il rapporto tra i due versanti? Quale concetto di pastorale migratoria scaturisce da questa impostazione dellŽimpegno ecclesiale?Le giornate sono state scandite anche da relazioni notevolmente impegnative, cui sono seguite vivaci discussioni: i nuovi flussi di ingresso dei migranti e loro itinerari (Franco Pittau della Caritas diocesana di Roma); provenienza e itinerari dei richiedenti asilo (Lino Bordin, responsabile dei rapporti istituzionali della delegazione Acnur in Italia); la legislazione europea sulle migrazioni in fase di definizione (Catherine de Wenden, Cnrs di Parigi); approccio teologico alla pastorale dei migranti (Gianni Fornero, dir. della Pastorale del Lavoro di Torino e del Piemonte). Interessanti anche le due testimonianze di Pino Gulia della Caritas Italiana e di Jean-Claude Brau, del Movimento Operaio Cattolico in Belgio.Il gruppo dei convegnisti nella domenica 2 marzo è stato ospite della Comunità Filippina di S. Pudenziana, avendo così occasione di un primo contatto con la realtà migratoria italiana. Allo scopo è servita anche la presenza di qualche coordinatore nazionale e direttore diocesano della pastorale migratoria. Lunedì 3 marzo ha aperto i lavori la concelebrazione presieduta da S.E. Mons. Agostino Marchetto, Segretario del Pontificio Consiglio della pastorale per i Migranti e gli Itineranti: egli, prendendo lo spunto dal Vangelo del giorno, ha rilevato come la vedova di Sarepta e Naaman di Damasco siano emblema eloquente del ruolo degli stranieri nel disegno universale di salvezza. Un rappresentante del Pontificio Consiglio ha partecipato anche al seguito dei lavori.LŽultimo giorno è stato dedicato ad una verifica del lavoro svolto, alla stesura del comunicato finale qui sotto riportato e alla definizione del tema per lŽincontro del 2003 che si terrà in Lussemburgo il 16-18 marzo: "Il rapporto con lŽIslam in Europa", in particolare per ciò che riguarda lŽazione pastorale della Chiesa e la legislazione europea. LŽindisposizione del S. Padre ha costretto a cancellare lŽincontro con lui durante lŽudienza generale del mercoledì, programmato come momento conclusivo del simposio. Non è mancata tuttavia, via radio, la sua particolare benedizione. IL COMUNICATO FINALE DELLŽINCONTRO IN VATICANOCome negli anni precedenti i partecipanti hanno raccolto alcuni spunti, ritenuti i più importanti, delle loro riflessioni nel testo che qui presentiamo e diffondiamo a utilità delle nostre Chiese particolari sul tema: le realtà delle nuove migrazioni, sia dal punto di vista socio-economico e politico che dal punto di vista pastorale. Dagli interventi e dibattiti hanno avuto particolare sottolineature le seguenti constatazioni:- le migrazioni attuali vanno comprese nel quadro della mondializzazione economica e ne costituiscono il risvolto umano. Non si può che constatare lŽillusione di una politica di immigrazione zero. LŽEuropa è polo di attrazione e lŽevoluzione della sua demografia rinforza questa attrazione, anzi la necessità di flussi immigratori;- lŽeconomia del Terzo Mondo è in continuo degrado e questo accentua la spinta a partire; lo stesso sviluppo economico di quei Paesi può, almeno in un primo momento, incoraggiare il fenomeno migratorio, a causa della diffusa conoscenza della situazione europea, del crescere del numero dei disoccupati (ad esempio in forza della meccanizzazione dellŽagricoltura) e della presa di coscienza di una possibile vita migliore. In tale contesto quelli orientati a lasciare i loro paesi non sono soltanto i poveri; - situazioni di conflitti etnici, politici o di persecuzioni religiose provocano, generano molti disperati in cerca di asilo;- i migranti arrivano in unŽEuropa in costruzione. La maggioranza dellŽopinione pubblica li percepisce come concorrenti economici sul mercato del lavoro e come minaccia per la cultura e lŽidentità propria. E questo rinforza i responsabili della politica nella loro azione intesa a consolidare la "fortezza Europa".In questo quadro la pastorale dei migranti colloca tutta lŽazione sociale in una visione teologica ed ecclesiale. Lo straniero tra noi è una provocazione a riconoscere in lui il volto di Cristo; ed è altrettanto una sfida perché lŽimmigrato possa vedere in noi questo stesso volto di Cristo. Sia nellŽAntico che nel Nuovo Testamento egli è figura dellŽalterità, attraverso la quale si rivela un Dio il cui progetto di salvezza è universale, cattolico. Le migrazioni cambiano il volto della Chiesa. La diaconia, ossia il servizio al fratello è un elemento fondamentale dellŽidentità cristiana, non solo a titolo individuale ma come espressione della comunità. E sua vocazione rendere presenti i segni del Regno.La pastorale dei migranti deve costituire un elemento importante della pastorale di ogni Chiesa locale e ci sollecita ad essere vigilanti e a destare vigilanza:- di fronte allŽopinione pubblica, aiutandola a superare le sue paure al fine di acquisire una visione più giusta e più umana della situazione dei migranti;- di fronte alla comunità cristiana, sensibilizzandola allŽaccoglienza e allŽincontro con lo straniero;- di fronte ai migranti, invitandoli a prendere il loro posto nella vita della società e, per i cristiani, nella vita della Chiesa;- di fronte ai responsabili della politica, affermando il primato, su qualsiasi interesse economico, dei diritti fondamentali della persona anche per chi si trova in condizione di irregolarità.Il cammino può sembrare lungo e difficile, ma si ha fiducia nella forza dellŽutopia e nella carica profetica di ogni intervento che si ispiri ai valori del Vangelo. E PER IL PROSSIMO ANNO?Come adempimento finale i partecipanti al simposio hanno deciso sul prossimo appuntamento: a Lussemburgo dal 16 al 19 marzo 2003. Tema: lŽincontro con i diversi islam che vivono tra noi. Una realtà estremamente attuale nelle nostre grandi città, che sollecita i cristiani ad essere in tali contesti internazionali portatori di pace. Come creare fra tutti una coabitazione armoniosa? Come procedere, in ambienti più ristretti e preparati, per instaurare un dialogo schietto e fruttuoso senza compromettere la propria identità? Anche su questi temi non ci si attende di arrivare a una piena illuminazione, ma è già molto se attraverso lo scambio di esperienze, lŽascolto di specialisti e la seria riflessione ci si aiuterà a fare un poŽ più di luce per noi stessi e per le nostre Chiese.