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Incontro bilaterale italo-svizzero


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 2/02


"Non si può pensare di prestare un buon servizio a favore degli immigrati in Italia senza prima conoscere la storia degli emigrati italiani...": a ricordarlo è stato mons. Antonio Spadacini, delegato nazionale delle Missioni Cattoliche Italiane in Svizzera, in occasione dellŽincontro bilaterale delle Commissioni Episcopali per la pastorale delle migrazioni di Svizzera e Italia."...e se anche gli italiani prendono unŽaltra cittadinanza - ha sempre affermato mons. Spadacini - non si rinuncia al proprio specifico e a portare un contributo di ricchezza alla Chiesa e alla società locale".Queste due affermazioni evidenziano due dei tanti aspetti delle migrazioni affrontati in un importante incontro delle Chiese di Svizzera e di Italia, di cui riportiamo qui il comunicato stampa emesso alla fine dei lavori. COMUNICATO STAMPA
Martedì e mercoledì 5 e 6 febbraio 2002 a Roma, nella "Domus Sanctae Marthae" in Vaticano, si sono incontrati i delegati delle Commissioni Episcopali per le Migrazioni della Svizzera e dellŽItalia, insieme ai responsabili dei rispettivi organismi, Migratio e Migrantes, che seguono la pastorale per i migranti dei due paesi. Questi incontri bilaterali permettono, con ritmo triennale, di fare il punto sullŽevoluzione della comunità italiana in Svizzera e della pastorale che ne scaturisce.I vescovi presenti erano S.E. Mons. Norbert Brunner di Sion per la Svizzera e S.E. Mons. Alfredo M. Garsia, di Caltanissetta, per lŽItalia. Della delegazione svizzera facevano parte lŽabbé Jean-Paul De Sury, presidente della Pastoralkommission della Svizzera, il dr. Urs Köppel, direttore di Migratio, assieme al delegato nazionale delle MCI in Svizzera, Mons. Antonio Spadacini. Quella italiana era composta da Mons. Luigi Petris e don Elia Ferro, direttore generale e direttore dellŽUfficio nazionale Pastorale italiani nel mondo di Migrantes, e da suor Clecy Baccin, che cura i rapporti tra lŽUSMI e la Migrantes.La comunità italiana, pur essendo la più antica, resta anche la più numerosa delle immigrazioni in Svizzera: più di 400.000 abitanti della Confederazione possiedono ancor oggi il passaporto italiano. Molti fanno parte della terza e quarta generazione di immigrati e altri sono nuovi residenti nella Confederazione. Di qui lŽimportanza riconosciuta dalle due Chiese della loro presenza e della pastorale che lŽaccompagna. Ma questo invita anche a ricordare che le comunità e le Missioni Cattoliche Italiane presentano un volto ben diverso da quello che possedevano alla loro creazione. Esse sono diventate parte vivente della Chiesa locale in un mondo sempre più multiculturale. Le due delegazioni hanno riconosciuto il contributo con cui le comunità cristiane di lingua italiana hanno arricchito il tessuto umano e cristiano del paese ed hanno sottolineato il cammino compiuto dalla pastorale che le ha accompagnate. Anche il recente rinnovamento del gruppo dei sacerdoti - attualmente sono attivi nelle missioni 78 missionari - con il conseguente ringiovanimento, e gli stages di preparazione, sia in Italia che in Svizzera, sono nella linea di una aggiornata cooperazione tra chiese sorelle.LŽevoluzione delle comunità spinge sempre di più alla collaborazione tra agenti pastorali di diverse provenienze e inizia a tradursi nella messa in opera di équipe o di team pastorali plurilingue e plurietnici a servizio di un settore o di una zona con più parrocchie. La costituzione di queste équipe, formate da sacerdoti, religiose e laici, è da incoraggiare perché costituisce una soluzione di avvenire in un mondo che si globalizza.In questo contesto i partecipanti allŽincontro bilaterale si sono particolarmente soffermati:- sullŽaggiornamento della pastorale per rispondere alle attese del mondo e della chiesa dŽoggi e sullŽesigenza di un rinnovato stile di comunione e missione da parte delle Missioni Italiane e di tutte le altre istanze ecclesiali;- sullŽimportanza del Delegato nazionale e del Consiglio di Delegazione per pensare lŽavvenire in un dialogo permanente con le altre comunità immigrate e con le altre componenti della stessa Chiesa;- sulla presenza della vita consacrata femminile nellŽazione pastorale, nel compito diaconale e nella testimonianza che, da una parte, interpella le comunità e, dallŽaltra, richiede un supplemento di qualificazione in vista di nuovi compiti da affidare alle religiose;- sullŽimportanza del coinvolgimento dei laici in generale e di quelli con un mandato specifico nella pastorale che richiede la necessaria formazione con dei corsi sostenuti dalle autorità per aiutare a prendere responsabilità più ampie in seno alle comunità;- sullŽutilità del settimanale "Corriere degli Italiani" come legame delle comunità.LŽincontro bilaterale ha reso più forte nei partecipanti la convinzione dellŽutilità di simili incontri e della ricchezza nella collaborazione tra Chiese sorelle, chiamate ad essere fermento di speranza in un nuovo mondo complesso e confrontato a nuove sfide migratorie.