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Autenticità e pluralismo


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 2/02


di Gianni Colzani
Il n. 37 di Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia si impegna in un discernimento pastorale dellŽoggi ed indica nel "desiderio di autenticità" uno degli elementi del nostro mondo, specie giovanile, del quale investigare potenzialità ed ostacoli.Nonostante sia una delle parole, più usate, non è facile intendersi su quello che intendiamo per autenticità. Grosso modo, si può dire che la caduta delle ideologie, che - in quanto interpretazioni totalizzanti - custodivano il senso della vita ed orientavano il consenso sociale, non ha soltanto lasciato un vuoto ma ha provocato anche un restringimento dellŽorizzonte valoriale: là dove vengono meno valori comuni, lŽunico punto di riferimento rimane la persona, lŽindividuo. Autentico è ciò che fa sentire vivi, che fa fremere, che dà valore allŽistante.Come tutti i grandi fatti sociali, questa trasformazione può piacere o non piacere ma difficilmente può essere messa in dubbio. In realtà va assunta, educata ed evangelizzata. Ma, prima ancora, va indagata e conosciuta.LA FORZA DELLŽAMORE PER SE STESSI ED IL FALLIMENTO NARCISISTICOI due estremi del nostro tema sono stati ampiamente studiati da S. Freud e da E. Fromm ma, mentre il primo riconduceva questo amore per se stessi alle pulsioni della libido, il secondo lo inquadra nelle dinamiche libere e progettuali della personalità. Ne sono venuti due valutazioni profondamente diverse. La prima vede questa attenzione per sé come antitetica allŽamore per lŽumanità e, di conseguenza, parla di questo ripiegamento su di sè come di una forma di narcisismo, di individualismo asociale che - per questo stesso - si stacca dalla cooperazione, dalla fraternità, dalla ricerca di una più vasta solidarietà. La seconda si sforza di mettere questa dinamica al servizio di un umanesimo personalistico: lŽamore per se stessi è come un serbatoio di energie psichiche che bisogna avere la pazienza di educare e di formare ad una progettualità aperta ed impegnata.Non ho né la capacità né la possibilità di discutere qui queste diverse valutazioni; vorrei soltanto provare a descriverne alcuni caratteri. Il dato più importante di questa svolta verso lŽautenticità mi sembra un modo nuovo e diverso di guardare la vita: viste sotto il filtro del proprio interesse, le vicende della vita - gioie e problemi - non sono colte nella loro oggettività e nella loro verità ma nel loro valore per lŽindividuo. I valori diventano valori-per-me, nel senso che è lŽindividuo ad attribuire significato od interesse solo a ciò che soddisfa le sue aspirazioni o va incontro ai suoi bisogni. Ne viene un profondo cambiamento nel modo di strutturarsi della personalità che mette al centro lŽinteresse per lŽindividuo, la sua affermazione e la sua realizzazione, fino ad integrare in un tuttŽuno i bisogni personali con il carattere progettuale della libertà e con la felicità. La maturazione di se stessi è la forma più alta di creatività e di felicità.Scaturisce da qui una singolare valorizzazione della vita quotidiana. Tradizionalmente presentata come ripetitiva e monotona, la vita quotidiana appare oggi lambito di una effettiva costruzione della propria identità. La vita, le relazioni, la cultura di massa forniscono il materiale di questa identificazione e la determinazione di un proprio ruolo sociale cattura tutto lŽinteresse dellŽindividuo: è come ripiegato sulla ricerca dei propri difetti, del proprio affaticamento o decadimento. Nasce così un autocontrollo che porta la persona a curare i dettagli della vita più che lŽinsieme del progetto, il giudizio degli altri più che la propria coerenza.Nasce così una padronanza di nuove tecniche di socialità che, se accresce il proprio soddisfacimento estetico, vede nascere nuove forme di disagio e di angoscia, frutto di pressioni e condizionamenti sociali.La stimolazione dei desideri infantili ed elementari da parte della pubblicità, lŽusurpazione della autorità paterna e materna da parte dei media, la omogeneizzazione della vita interiore accompagnata dalla falsa promessa di una facile autorealizzazione creano unŽindividualità che vive in modo diverso lŽapertura sociale. Le nevrosi sono oggi diverse dal passato; nascono da una continua stimolazione e da un contemporaneo pervertimento delle pulsioni, delle dinamiche di autocontrollo tramite lŽintelligenza e la libertà, della stessa possibilità di autotrascendimento. Il rischio è quello di dar vita ad una interiorità/rifugio, magari capace di un pizzico di ironia sui propri sogni o, più in genere, sul complesso passaggio dal virtuale al reale ma soprattutto segnata da una perdita di interesse per le grandi mete sociali.Questa personalità possiede più di un aspetto che giova al successo di istituzioni burocratiche così che il disagio personale non è necessariamente lŽopposto una carriera professionale. In effetti la mancanza di profonde responsabilità/solidarietà tra le persone favorisce la manipolazione delle relazioni interpersonali, decisiva sotto il profilo burocratico; allo stesso modo la finalizzazione al risultato del controllo delle proprie emozioni e dei propri sentimenti favorisce il passaggio da uno slancio di fedeltà alle persone o allŽazienda ad una corsa al successo. LŽuomo di successo è recettivo di ogni idea ma privo di convinzioni, salvo il risultato.IL NODO: LA SEPARAZIONE TRA LIBERTAŽ E VERITAŽQuesto primato dellŽapparire e dei ruoli sociali, questo teatrino della vita ha al suo centro una drammatica separazione tra libertà e verità. Giovanni Paolo I lo ha più volte segnalato. In Veritatis Splendor 32. 34 ha deplorato lŽesaltazione assoluta di una libertà separata dalla verità; in Centesimus Annus 46 ne ha richiamato il positivo legame fino a concludere che "nel dialogo con gli altri uomini egli (il cristiano), attento ad ogni frammento di verità che incontri nellŽesperienza di vita e nella cultura dei singoli e delle Nazioni, non rinuncerà ad affermare tutto ciò che gli hanno fatto conoscere la sua fede ed il corretto esercizio della ragione ".LŽimportanza di questa affermazione è evidente se si ricorda che, nel nostro tempo, la libertà è intesa come libertà di autodeterminazione, come scelta decisiva di fronte alla autenticità della vita, come dinamica in cui la persona perde o conquista se stessa. Accettando un simile impianto, molti credenti hanno ritenuto che una simile nozione di libertà fosse formale e neutra e, perciò, contenutisticamente determinabile anche in termini cristiani. In realtà non è così. La nozione di autodeterminazione è intesa dal pensiero moderno in termini assoluti ed illimitati: là dove questo ambito è messo al servizio del soggetto, là si approda ad una libera autosignoria in cui non vi è alcuno spazio per Dio e per la trascendenza in genere. Per questa via lŽuomo è reso padrone della verità.Per questo la nozione di verità va ripensata e la stessa autodeterminazione va posta su basi diverse. Se, con Dei Verbum 2, concentriamo la verità attorno a Cristo "verità sia di Dio sia della salvezza degli uomini". Questa concezione cristologica della verità implica un suo profondo ripensamento; da una parte lŽapertura al senso e la ricerca della sua pienezza andranno intesi come apertura e ricerca di Cristo, dallŽaltra le caratteristiche di finitezza e di libertà - che appartengono alla condizione umana assunta da Cristo - appartengono anche allŽessenza della verità. Come ha scritto Heidegger, "lŽessenza della verità è la libertà" ed, in Cristo, la verità appare come una "verità che si dona", come una verità contrassegnata dallŽamore. La verità della libertà consiste nel tenersi aperti a Dio ed alla sua rivelazione di misericordia e di amore; la libertà della verità consiste in una vita vera, configurata ad immagine della verità e dellŽamore del Dio di Gesù.
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Si può allora intuire il valore di queste prospettive allŽinterno di una società pluralista e multiculturale come la nostra, allŽinterno di una società sempre più costruita sulla mobilità e sullŽincontro tra diversi. Non si tratta di ipotizzare una società di basso profilo, dalle identità deboli, per far così posto a tutti; occorre piuttosto richiamare a quella identità che, coniugando verità e libertà, sa mostrare il suo profilo di amore e di misericordia.Questa identità è ciò che i cristiani devono annunciare oggi, assumendo il punto di partenza così comŽè ma operando per evangelizzarlo, per aprirlo a quel dono di sè che è la forza di ogni personalità autentica, capace di misericordia e di amore. Di questo vangelo e di questa antropologia abbiamo oggi bisogno.