» Chiesa Cattolica Italiana » Documenti »  Documentazione
Rinnovato impegno della Chiesa Italiana contro la tratta delle donne straniere

Fondazione Migrantes

, di questa
situazione e non prendessero atto che la globalizzazione in corso può prendere anche queste forme deteriori. Inoltre un minimo di responsabilità e di assennatezza sta nel non confondere l´immigrazione dai paesi poveri con questa frangia di straniere deviante non per colpa loro ma di quelli di casa nostra.
4. Comunque al fine di non rendere unilaterale questo discorso e di non correre il rischio di vedere in queste straniere soltanto delle vittime cui non è rimasto alcun residuo di libertà e pertanto di responsabilità, bisogna tenere aperta l´ipotesi che in tanti casi questa libertà non si sia in loro del tutto spenta. è proprio su questo presupposto, qualcosa di più che un´ipotesi, che si deve far leva. Sarebbe cosa molto seria se non si potesse contare su una fiammella di libertà e di responsabilità rimasta, nonostante tutto, in loro perché in tal caso anche l´opera di ricupero e di riabilitazione dovrebbe far leva su automatismi messi in atto da esperti in sociologia, in psicologia e psichiatria e non anche e soprattutto sull´iniziativa personale della donna che, consapevole del degrado in cui la si è fatta cadere, vuole uscirne e riabilitarsi, mettendo in atto anche le sue risorse personali di consapevolezza, di libertà e di chiara progettazione, alla luce dei valori anche religiosi. è sempre grande cosa la liberazione, ma cosa molto più grande è l´autoliberazione, l´autoriscatto in cui è la vittima stessa che prende l´iniziativa, sia pure col sostegno degli altri. La vittima allora con più consapevolezza si rende conto dell´abisso in cui la si è fatta cadere forse non senza il suo concorso più o meno consapevole e libero e prende le distanze dalla sua condizione precedente; si sente inoltre più carica di motivazioni per aiutare altre compagne di sventura, ossia di strada, a prevenire la disavventura o a cavarsene fuori. In termini più espliciti può cominciare un cammino di scoperta o riscoperta dei valori morali e religiosi. b) IL CLIENTE
Se le donne prostitu
ite sono molte, i clienti sono molti di più. Non sono rara eccezione. Sia però detto tra parentesi che sembra imprudente azzardarsi a quantificare ed alimentare quello che potremmo chiamare il terrorismo delle cifre. Non so come si possa affermare e ribadire con tono di sicurezza e non so con quale documentazione che in Italia i clienti sono 9 milioni; ci si renda almeno conto che, prendendo la penna in mano e depennando le donne, depennando poi tra i maschi la frangia della minore età e quella molto senile, ci si trova davanti a 18-20 milioni di individui: metà di questi, in base alla affermata cifra, si darebbero alla prostituzione, abitualmente sulle strade.
Comunque i clienti sono molti, ma ciò che maggiormente colpisce è il fatto assodato da indagini accurate oltre che dall´esperienza che il cliente tipo non è un menomato, uno scompensato, frustrato dalla vita, è persona normale. è l´uomo comune della nostra società ed anche della nostra comunità parrocchiale. Questa constatazione pone l´inquietante interrogativo se per lui, uomo e cristiano comune, il frequentare le donne straniere, l´alimentare con piena consapevolezza la tratta delle straniere sia una cosa da considerare abbastanza normale, tale da non costituire eccessivo problema religioso e morale.
2. La Chiesa almeno con quei clienti che considera in forza del battesimo suoi figli, deve far presa in via prioritaria sui valori morali quali ci sono presentati dalla Parola di Dio e dalla sana tradizione. Educare sì ai valori (anche al valore della sessualità), ma educare insieme al discernimento e al rifiuto del loro contrario, ossia dei disvalori, quelli in particolare compresi nella trilogia giovannea: la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, che in parole di più immediata comprensione possiamo chiamare sesso, denaro, dominio sugli altri.
Il cliente, disponibile o reso disponibile al discorso morale e di fede, va aiutato a rendersi conto che la sessualità, f
orza vitale, arricchente, generatrice di vita, va gestita secondo razionalità, e non abbandonata ai meccanismi ciechi dell´istintualità senza regole morali; è come il torrente che scende con forza impetuosa verso la pianura, che va contenuto dentro gli argini, perché se rompe questi argini dilaga ovunque in forma devastante.
Altrettanto il denaro: questo non dà un potere d´acquisto a qualunque costo; per il fatto che hai il denaro, non ti è consentito comperare il corpo della donna, considerandolo merce tua, da usarne e abusarne a tuo capriccio e piacimento, non è una cosa, non è nemmeno un corpo, è una persona di un valore che non ha prezzo.
Vi si aggiunge l´istinto del dominio del maschio sulla donna, già preannunciato nella Genesi, testimoniato amaramente lungo la storia, confermato oggi in questa forma di prostituzione, che diciamo coatta non soltanto in riferimento ai mercanti di carne umana, ma pure dei clienti che si impossessano della straniera, come dice mons. Pasini, secondo "la peggiore tradizione maschilista".
è ovvio che un simile discorso col cliente va pazientemente preparato, non può essere improvvisato al primo incontro, tanto meno può assumere il tono magisteriale e minatorio e nemmeno moraleggiante. Ma deve pur rifarsi ai grandi principi della morale che chiamiamo cristiana perché trova conferma nel Vangelo e nella dottrina della Chiesa, anche se scaturisce dalla natura dell´uomo ed è insediata nel suo cuore; occorre tatto e saggezza, (quella che Platone chiama arte maieutica), per condurre il cliente alla scoperta o riscoperta di questi valori che sono già insediati dentro di lui. c) LA COMUNITA´ CRISTIANA
Entra in campo anche la comunità cristiana (e di riflesso la stessa comunità civile) quale terzo protagonista. Tre cose si devono chiedere alla comunità nel suo insieme: educazione più profonda e interiorizzata, come prima si è detto per il cliente, a tutte le età, in tutte le occasioni, in tutte le sedi (catechesi, liturgia, azione social
e); mobilitazione compatta e decisa non velleitaria; solidarietà con gli addetti al lavoro: già, gli addetti al lavoro non devono sentirsi ignorati e isolati o, peggio ancora, raggiunti da giudizi severi da parte dei benpensanti facili a pronunciare verdetti e condanne, sempre pronti a lanciare la prima pietra. d) E IL MONDO POLITICO
Lo si deve far rientrare nell´ambito di questa "azione pastorale" come del resto si è fatto in modo insistente e incalzante in questi anni, col risultato di vedere inserito nel Testo Unico sull´immigrazione l´articolo 18; una bella tappa, decisamente positiva, anche se il lavoro febbrile che è seguito per l´applicazione razionale della norma fa concludere che quell´articolo non era un traguardo ma solo una tappa per quanto importante. E chissà nei prossimi anni per quante altre tappe ci si dovrà allenare con pazienza e perseveranza.
GLI ORIENTAMENTI PASTORALI PER IL PRIMO DECENNIO DEL 2000
Di fatto la Chiesa italiana in questi anni cercherà di muoversi sulla scia tracciata da queste linee pastorali ed è pertanto utile intravedere su quali punti del documento può far forza il nostro impegno di contrasto alla tratta delle straniere. A proposito occorrerebbe uno studio approfondito e dettagliato, ma già a un rapido sguardo ci si può rendere conto che gli spunti da valorizzare possono essere molteplici. Ne segnaliamo alcuni.
1. Il testo prende inizio dall´annuncio "Al servizio della gioia e della speranza di ogni uomo" (nn.1-2). Chi ha seguito la lunga elaborazione degli Orientamenti sa bene che questa parola "speranza" stava ormai per figurare nello stesso titolo del documento. Comunque è rimasta una parola chiave, perché "Comunicare il Vangelo", che è bella notizia, significa comunicare speranza, proprio a chi ha più ragioni per sentirsi spesso sull´orlo della sfiducia o della disperazione.
Non ci si riferisce soltanto alle donne prostituite, ma pure al nostro Coordinamento e a quanti sono impegnati sul fronte del contrasto alla tr
atta: lo scoraggiamento e la sfiducia può presentarsi anche a loro con l´insidioso interrogativo: perché sprecare tante energie per raggiungere un risultato modesto o quasi nullo? Se in qualche caso particolare questo stato d´animo può essere non dico giustificato ma almeno comprensibile, non lo è quando si allarga lo sguardo a livello diocesano, regionale e nazionale, dove si constata che non si lavora proprio invano. Certo, non si valuta la bontà della causa dal successo, ma se attorno a noi risultati positivi non mancano, questo incoraggia a proseguire nel lavoro, nel continuo aggiornamento, nel confronto e nell´aiuto reciproco fra quanti si trovano sullo stesso fronte, nello sforzo addirittura di costituirsi in rete, insomma a darsi speranza e incoraggiamento reciproco. A dare speranza in definitiva è il Vangelo di Cristo: comunicando agli altri il Vangelo e comunicandoci tra noi il Vangelo diventiamo anche noi gli uni per gli altri ragione di speranza e mediatori di speranza. Ne consegue che il nostro Coordinamento ha ben più di un servizio tecnico da svolgere; è un servizio evangelico, Suggerirei di leggere in quest´ottica l´introduzione di "Orientamenti pastorali", dove si fa presente come "compito primario" della Chiesa sia testimoniare la gioia e la speranza originate dalla fede nel Signore Gesù Cristo, vivendo nella compagnia degli uomini, in piena solidarietà con loro, soprattutto con i più deboli.
2. Il n. 34 tratta delle priorità pastorali e si indica il doppio criterio per individuare queste priorità con "discernimento evangelico". Il primo è "ascoltare le attese più intime dei nostri contemporanei, prenderne sul serio desideri e ricerche, cercar di capire che cosa fa ardere i loro cuori e cosa invece suscita in loro paura e diffidenza". Credo che queste parole rimandano senza forzature alle vittime della tratta. Il secondo criterio punta sulla "trascendenza del Vangelo" e precisa: "il messaggio cristiano, pur additando un cammino di piena umanizzazi
one, non si limita a proporre un mero umanesimo": pensiamo a chi accosta queste creature con tanto senso e calore umano e portano dentro di sé l´ansia di aprirle, come dice ancora il testo, ad "una nuova e più piena umanità".
3. Al n. 41 si parla dì "una vera e propria eclissi del senso morale": credo che lo squallido fenomeno della prostituzione e ancor più della tratta sia uno dei segni più crudi di questa crisi del senso morale, con conseguente retaggio, come dice lo stesso numero, di relativismo, di indifferenza e di smarrimento, nonché di predominanza delle emozioni sulla razionalità. Nel numero precedente si accenna alle aberranti visioni "della sessualità..., della facoltà di intervento dell´uomo sull´uomo" e di "ogni altra forma di idolatria" e si invita a tal riguardo ogni cristiano ad una "vigilanza profetica", ma non è forzatura vedere in prima fila i volontari impegnati a contrastare questa invadenza della corruzione morale che miete in abbondanza le sue vittime tra le donne straniere.
4. Queste donne sono vittime della prepotenza. Si dice al n. 43 che "il cristiano non può accettare la logica del più forte, l´idea che la presenza di poveri, sfruttati e umiliati sia frutto dell´inesorabile fluire della storia: Gesù ha annunciato che saranno proprio i poveri a regnare, a precederci nel regno dei cieli". è un richiamo quasi letterale a Matteo 21, 31: "Le prostitute vi precederanno nel regno di Dio", soprattutto quelle che tali sono non per libera scelta ma per malvagità umana. Gli "Orientamenti pastorali" appena pubblicati, ripropongono la "scelta preferenziale per i poveri" già adottata negli Orientamenti del decennio precedente: si tratta non tanto di una povertà economica quanto di marginalità di chi è posto tra gli ultimi nella scala sociale.
5. Si potrebbe continuare ad attingere con abbondanza da tanti altri numeri del documento. Valga come conclusione la prospettiva che la drammatica avventura subita da queste donne straniere, in alta percentual
e molto giovani, si trasformi, per nostra mediazione, in un provvidenziale incontro con Cristo e il Vangelo. Leggiamo al n. 58: "Un capitolo sostanzialmente inedito del compito missionario (è) quello dell´evangelizzazione di persone condotte tra noi dalle migrazioni in atto… Seppur con molto rispetto e attenzione per le loro tradizioni e culture, dobbiamo essere capaci di testimoniare il Vangelo anche a loro e, se piace a Dio ed essi lo desiderano, annunciare loro la Parola di Dio, in modo che li raggiunga la benedizione di Dio promessa ad Abramo per tutte le genti (cf Gn 12,3)".
CONCLUSIONE
Non è dunque marginale nella Chiesa italiana il servizio di quanti operano contro la tratta delle straniere: ci si trova al centro anche del suo progetto pastorale per questo primo decennio del 2000. Ci rimane da esprimere un duplice desiderio. Il Vescovo Presidente della Migrantes in un´ampia relazione sulla pastorale per le migrazioni tenuta all´Assemblea Generale dei Vescovi nel 1998, ha accennato anche "all´audace e rischiosa opera che va estendendosi a rete per riscattare le donne straniere dalla tratta della prostituzione". Ci auguriamo che questo breve accenno abbia un suo logico sviluppo e porti la Chiesa che è in Italia, come hanno già fatto altre Chiese, a prendere forte posizione nella forma più esplicita e autorevole su questo triste fenomeno, vera vergogna della nostra società italiana, e a dare un riconoscimento ufficiale che il nostro Coordinamento, sorto per spontanea iniziativa di tante forze ecclesiali, opera a nome e per esplicito mandato della Chiesa italiana.