» Chiesa Cattolica Italiana » Documenti »  Documentazione
Le migrazioni campo di prova della giustizia

Fondazione Migrantes

di Silvano Ridolfi

Continuando nella scelta tradizionale da noi fatta di "leggere" il documento CEI per il primo decennio 2000 "Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia" sotto l´aspetto ed in funzione delle migrazioni abbordiamo in questo numero le "domande di giustizia degli uomini" (n. 29). E quando si abborda un tema così fondamentale si avverte facilmente di rispondere ad una esigenza profonda dell´uomo, ma poi viene subito un senso di smarrimento per l´ampiezza dell´argomento e le non poche ambiguità in cui viene sommerso e spesso confuso.
Per la Bibbia la giustizia è una connotazione riassuntiva di rapporti corretti con Dio, la santità, come Giuseppe, sposo di Maria, che era "giusto" (Mt 1,19) nella più lineare e limpida tradizione mosaica al popolo dell´Esodo: "la giustizia consisterà per noi nel mettere in pratica tutti questi comandi, davanti al Signore Dio nostro, come ci ha ordinato" (Dt 6,25). Ma quando si passa alla sua applicazione nei tanti aspetti della vita umana - la politica, l´economia, il lavoro, ecc. - si avvertono la complessità ed il disagio accennati.
Noi, come ci conviene per il nostro servizio ecclesiale, consideriamo la giustizia in rapporto alla mobilità umana che pone problemi ed offre opportunità tutte particolari nel quadro delle relazioni umane, dei rapporti sociali e religiosi, delle interdipendenze e complementarietà culturali.
Certo, alla base e come riferimento normativo generale resta sempre la Parola di Dio, la grande ispiratrice come quando viene detto per bocca di Mosè: "Nei vostri giudizi non avrete riguardi personali, darete ascolto al piccolo come al grande; non temerete alcun uomo poiché il giudizio appartiene a Dio..." (Dt 1,17). E con questo vengono rimossi privilegi ed immunità come anche esclusioni ed emarginazioni a somiglianza di Dio, "che non guarda alla persona né accetta regali" (Dt 10,17). Non meraviglia quindi - anzi come potrebbe essere altrimenti? - che la giustizia venga collegata alla pace come suo fondamento (vedi Colzani) ed al perdono che ne è l´anima (vedi Petris) ed allo sviluppo che lo conferma (vedi Molari). In questo spirito e con le riflessioni che ne scaturiscono e lo manifestano si possono enucleare alcune considerazioni generali:
1. le migrazioni obbligano anche i diritti positivi ad allargare sguardo e mentalità, cioè a non essere prevalentemente alla difesa di diritti, che non di rado sanno di privilegio, quanto - e sempre maggiormente - essere di promozione verso un concetto allargato di comunità civile che ha a fondamento la persona umana senza qualifiche né restrizioni;
2. lottare per l´allargamento graduale e reale di ogni diritto partecipativo per ogni membro della comunità è un servizio all´uomo, alla pace, alla giustizia, perché toglie esclusioni e/o privilegi che dividono e scatenano rivendicazioni non sempre pacifiche;
3. la Chiesa - che ha nella comunione il suo principio di appartenenza e di collaborazione - deve essere emblematica e promozionale disponendo atteggiamento e strutture di partecipazione paritetica e specifica: per i gruppi cattolici in prima istanza, ma poi anche per quelli cristiani prioritariamente e quelli religiosi in genere.
Sono formulazioni semplici e generali che trovano nei molti e qualificati articoli di questo numero della nostra rivista applicazioni e motivazioni specifiche per raggiungere quella giustizia che dà a ciascuno il suo posto responsabile ed a tutti l´attenzione allo sviluppo armonico della intera società civile ed ecclesiale, al bene comune, fondamento e ragione dei beni particolari.