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SINTESI DEL LAVORO GRUPPO DI STUDIO N° 9

Servizio Nazionale per la pastorale giovanile

SERVIZIO NAZIONALE PER LA PASTORALE GIOVANILE
VII° Convegno Nazionale, Isola delle Femmine (PA), 21 - 23 febbraio 2002
"Comunicare il Vangelo ai giovani in un mondo che cambia"

GRUPPO DI STUDIO N° 9

TEMA
"Idee e percorsi per comunicare il Vangelo ai giovani "marginali": carcere, dipendenze, malattie. Nessuno escluso "
COORDINATORE: Salvatore Rizzo, Palermo

Premessa
Gli adulti mostrano difficoltà a comprendere le nuovi generazioni. Qualche volta tentano di definirle finendo col ridurre l´irriducibile complessità delle culture giovanili. Analogamente questa difficoltà finisce col prevalere quando si cercano spiegazioni, ragioni, cause e ancor di più soluzioni a forme di disagio o di malessere che interessano le giovani generazioni.
D´altro canto i giovani, all´interno delle culture occidentali, vivono la profonda contraddizione di essere al centro dell´attenzione dei media e delle politiche di mercato e marginali rispetto alle politiche sociali e culturali.
Qualche esempio: gli spazi televisivi e su altri mezzi di comunicazione di massa più appetiti dai pubblicitari sono quelli dedicati ai giovani in quanto più attenti ai trend ed alle novità del mercato. Consumatori ideali di musica, nuove mode e tendenze. Al contrario i governi delle città o delle regioni dedicano pochissima attenzione alle nuove generazioni. Questo si tramuta in esigue somme di bilancio destinate alla creazione di luoghi e servizi per le culture giovanili. Al governo della normalità delle culture giovanili si preferisce piuttosto l´intervento terapeutico straordinario quando emerge la patologia: piuttosto che progetti per, progetti contro.
Così, finiscono con l´occuparsi di giovani quasi esclusivamente il mercato globale, impegnato a vendere merce a giovani/consumatori ovvero gli esperti/tuttologi in patologie giovanili (psichiatri, assistenti sociali, opinion leader televisivi) ai quali la società ha ormai delegato ogni tentativo di analisi. La normalità non ha spazio, non fa notizia, non entra nelle agende politiche.
Il disagio giovanile finisce con l´essere interpretato come malattia da cui difendersi isolando i malati "incapaci di intendere e volere" ovvero come sintomo di un problema che è altrove o su un diverso livello (la società che produce malessere o problemi di personalità più profondi).
Se assumiamo invece il significato di disagio come segnale occorre provare a comprenderlo (nel significato autentico di assumerlo, prenderlo con sé) al di là di rappresentazioni di questo semplificanti e stereotipate: Due premesse ci sembrano fondamentali:
q assumere la complessità del fenomeno come dato a priori;
q la lettura possibile del disagio non può che essere relazionale.

METODOLOGIA
L´assemblea - dopo una breve introduzione per definire l´oggetto del lavoro - è invitata a suddividersi in piccoli gruppi (8-12 persone).
Ad ogni gruppo sarà affidato un segnale del disagio sul quale lavorare.
Noi possiamo proporre: l´utilizzo di droghe; l´abuso di alcol; il coinvolgimento in atti criminali; la violenza di gruppi organizzati (tifosi, bande ecc.)
Ciascuno, in 30 minuti di riflessione individuale, dovrà cercare di individuare le tre cause che rendono difficile per la propria comunità ecclesiale (la chiesa locale) svolgere un lavoro di pastorale giovanile adeguato alla prevenzione di quel segnale di disagio.
Ciascuno esporrà il proprio lavoro. Il gruppo dovrà quindi scegliere le tre cause principali comuni e individuare gli obiettivi/strategici che in quanto gruppo di pastorale giovanile può perseguire.












Ciascun gruppo eleggerà un animatore, un segretario, un custode del tempo. Il gruppo presenterà all´assemblea il proprio lavoro attraverso un cartellone commentato da un portavoce.

BIBLIOGRAFIA
1. Generazione in ecstasy di Fabrizia Bragozzi. Edizioni Gruppo Abele.
2. Indipendenze, alcol, cibo, farmaci e droghe… di Paolo Rigliano. Edizioni Gruppo Abele.
3. Nuove Droghe: oltre l´allarme di Roberto Camarlinghi in Animazione Sociale n° 1 anno 2000.
4. Quinto rapporto IARD sulla condizione giovanile in Italia. Edizioni Il Mulino in pubblicazione in questi giorni. E´ possibile scaricare dalla rete alcuni capitoli all´indirizzo: www.iard.it/fset_sociologia.htm.

IN RETE
www.minwelfare.it/default2.asp.
Il sito del Ministero del welfare ospita ricche sezioni destinate alle leggi ed alle iniziative in favore di minori, giovani e famiglie e di contrasto alle dipendenze.
www.gruppoabele.it.
E´ il sito ufficiale dell´organizzazione fondata da don Luigi Ciotti a Torino.
www.fuoriluogo.it/.
Tutto sul pianeta droga: i problemi della globalizzazione, schede informative sulle sostanze ed i prezzi sulle piazze italiane ed europee.
www.emcdda.org/mlp/ms_it-1.shtml
E´ il sito ufficiale dell´Osservatorio Europeo sulle droghe e le tossicodipendenze dell´unione Europea. Qui (http://annualreport.emcdda.org/multimedia/Annual_Report_2001/ar01_it.pdf) è possibile scaricare l´ultimo rapporto europeo sulla diffusione delle droghe e le principali strategie di contrasto.
www.giustizia.it.
Il sito del Ministero della Giustizia ospita un´ampia sezione dedicata alle statistiche sui reati ed i provvedimenti in cui sono coinvolti i minori.



SINTESI DEL LAVORO GRUPPO DI STUDIO N° 9

"Idee e percorsi per comunicare il Vangelo ai giovani "marginali": carcere, dipendenze, malattie. Nessuno escluso.

Coordinatore: Salvatore Rizzo, Palermo

Il disagio degli adulti
Gli adulti sembrano mostrare difficoltà a comprendere le nuovi generazioni. Qualche volta tentano di definirle e finiscono col ridurre l´irriducibile complessità delle culture giovanili.
Analogamente, questa difficoltà a capire le ragioni ed i significati delle culture giovanili finisce col prevalere quando si cercano spiegazioni, cause e ancor di più soluzioni a forme di disagio o di malessere.
I giovani, d´altronde, all´interno delle culture occidentali, vivono la profonda contraddizione di essere al centro dell´attenzione dei media e delle politiche di mercato, e marginali rispetto alle politiche sociali e culturali.
Qualche esempio: gli spazi televisivi e su altri mezzi di comunicazione di massa più appetiti dai pubblicitari sono quelli dedicati ai giovani in quanto più attenti ai trend ed alle novità del mercato: consumatori ideali di musica, nuove mode e tendenze. Al contrario, i governi delle città o delle regioni dedicano poche attenzioni alle nuove generazioni. Questo si tramuta in esigue somme di spesa destinate nei bilanci delle amministrazioni locali alla creazione di luoghi e servizi per le culture giovanili. Al governo della normalità e delle potenzialità intrinseche alle culture giovanili si preferisce piuttosto l´intervento terapeutico straordinario quando emerge la patologia. Così, si finiscono col riproporre piuttosto che progetti per i giovani, progetti contro alcuni comportamenti e problemi dei giovani.
Inevitabilmente finiscono con l´occuparsi di giovani quasi esclusivamente, salvo alcune eccezioni, il mercato globale, impegnato a vendere merce a giovani/consumatori ovvero gli esperti/tuttologi in patologie giovanili (psichiatri, assistenti sociali, opinion leader televisivi) ai quali la società ha oramai delegato ogni tentativo di analisi. La normalità non ha spazio, non fa notizia e quindi non fa vendere giornali e programmi televisivi (con i relativi spazi pubblicitari) e soprattutto non entra nelle agende politiche-amministrative.

Marginali o esclusi
Il disagio giovanile, così, mediato dai mezzi di comunicazione di massa che tendono inesorabilmente alla spettacolarizzazione, quale significato assume in questo tempo per il resto della comunità?
In qualche caso viene letto come malattia da cui difendersi isolando i malati, "incapaci di intendere e volere" ovvero come sintomo di un problema che è altrove o su un diverso livello: è la società o la famiglia che produce il malessere. Questo atteggiamento de-responsabilizza e favorisce un atteggiamento di delega agli esperti. Sarà il giudice, la polizia o lo psichiatra di turno a doversene occupare.
Così i giovani vivono le contraddizioni della cultura del tempo che vuole tutti socialmente adeguati e performanti salvo poi organizzarsi secondo una logica di mercato che inevitabilmente produce esclusione sociale, attraverso una sostanziale iniquità nella distribuzione delle ricchezze e delle opportunità.

Una realtà ecclesiale come la Pastorale Giovanile, espressione della Chiesa Locale che sa amare e condividere la storia e la vita degli uomini e delle donne del proprio tempo, vuole assumere invece il significato del disagio come segnale. Occorre allora mettersi in gioco e accettare la sfida della comunicazione per la piena comprensione dei tanti segnali che le culture giovanili esprimono e non tutti sono negativi. Pensiamo alla creatività ed all´impegno dei tanti giovani, anche vicini alle realtà ecclesiali che contestano gli errori e gli eccessi della globalizzazione o si impegnano nell´associazionismo e nel volontariato. Quando parliamo allora di comprensione intendiamo il significato più pieno ed autentico del processo di comprensione, che nella sua dinamicità presuppone il desiderio di assunzione di responsabilità nella relazione: comprendere il segnale del disagio significherà allora prendere con sé le ansie e le speranze di chi lo trasmette. Al di là di rappresentazioni di questo semplificanti e stereotipate.

Due attenzioni allora ci sembrano importanti:
· assumere la complessità dei fenomeni di disagio come dato a priori:
· assumere l´unica lettura possibile del disagio nella sua dimensione relazionale.

Sarà quindi necessario sviluppare per la PG progettualità pastorali ricche di contenuti culturali ed allo stesso tempo in grado di lavorare con i giovani piuttosto che per i giovani che vivono il disagio.

Le Chiese Locali
Anche le realtà ecclesiali locali, ed in esse la Pastorale giovanile, vivono alcune contraddizioni: talune sono capaci di grande energia e creatività nel proporre servizi socio-assistenziali (si pensi all´esperienza di alcune Comunità Terapeutiche, ai Centri di Ascolto e ad alcune esperienze educative), ma nel contempo altre hanno difficoltà a cogliere pienamente i segnali di disagio e lavorare per la promozione dell´agio. Quali sono, per quanto di competenza della Pastorale Giovanile, le cause di queste difficoltà? Nel corso dei lavori di gruppo tre ne sono state evidenziate e ritenute più importanti rispetto ad altre:
1. La difficoltà delle Comunità ecclesiali di assumere pienamente l´identità ed il ruolo di comunità educante.
2. Gli atteggiamenti di delega: di fronte al mutare dei volti del disagio giovanile: nuove droghe, la violenza di gruppi organizzati (bande minorili, gruppi di ultras, ecc.) ci si sente inadeguati, ci si dice che spetta ad altri più esperti e qualificati intervenire. Il disagio fa paura.
3. Le semplificazioni riduttive: nel tentativo di comprensione della complessità dei fenomeni sociali giovanili ci si limita ad una lettura semplicistica e riduttiva spesso influenzata dalla disinformazione dei mezzi di comunicazione di massa (talvolta strumento nelle mani della politica: si pensi a quanto avviene ad esempio nelle politiche sulle droghe).

Se queste sono le principali cause di difficoltà per la Pastorale Giovanile quando affronta questi temi, gli obiettivi-strategici più adeguati ci sembra possano essere:

1. L´elaborazione di un serio progetto culturale di Pastorale Giovanile diocesana per assumersi la responsabilità di divenire una autorevole agenzia informativa e formativa sui principali temi delle culture giovanili. Un luogo dei giovani e per i giovani dove si integrano esperienze e saperi. Dove nessun autentico bisogno/domanda individuale o di gruppo è fuoriluogo

2. Assumere come stile di lavoro la promozione di reti virtuose nella comunità locale collegandosi con quelle agenzie formative e con i servizi pubblici e privati, intorno a temi centrali nell´esperienza dei giovani. Così, come, tra l´altro prevede la recente Legge quadro di riforma dei servizi socio-assistenziali (Legge 328/2000)

3. Favorire l´elaborazione di rappresentazioni originali del disagio, in quanto non stereotipate o semplicistiche. Pensiamo a momenti di confronto, approfondimento, di studio e di ricerca sul campo dei fenomeni sociali anche attraverso l´utilizzo di canali alternativi e diversificati di informazione. Un autentico atteggiamento di ricerca riuscirà a cogliere la dinamica del disagio e delle sue manifestazioni. Questo potrà consentire la comprensione della dinamicità e della mutevolezza dei fenomeni sociali e quindi sarà possibile evitare risposte solo emotive o dettate dall´abitudine.
Concludendo ci sembra opportuno proprio sul piano culturale ed operativo lavorare per il superamento della logica duale che vede contrapposto l´agio al disagio; la normalità alla devianza: si tratta di costrutti che hanno contribuito ad alzare barriere di comunicazione e quindi di relazione tra chi si autoproclama normale e quindi integrato e chi veniva etichettato come marginale finendo di fatto con l´essere troppe volte escluso dalle opportunità e dalla comunità.