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Il convegno nazionale delle MCI in Gran Bretagna


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 6/01


di Ettore ZentileLŽimpegno pastorale per gli italiani in Gran Bretagna sta attraversando un momento difficile. Attualmente a servizio di circa duecentomila nostri emigrati sono a disposizione dieci missionari dŽemigrazione, nove dei quali attivi a Londra o comunque nel sud dellŽInghilterra (Bedford, Peterborough). Grandi città come Birmingham, Manchester, Nottingham, Glasgow, ecc. con decine di migliaia di italiani non hanno più un sacerdote italiano. La situazione, già grave da anni, si è complicata con le recenti partenze. Praticamente in tutto il Middland e nel nord della Gran Bretagna, compresa la Scozia, con la sola eccezione della città di Bradford, le comunità italiane sono prive di una assistenza pastorale specifica. E sono ben lontane da quellŽinserimento originale e corresponsabile nelle Chiese locali che la pastorale della Chiesa si propone di raggiungere.Questo contributo non intende riportare quanto il Convegno nazionale delle Missioni cattoliche in Gran Bretagna ha trattato ad Alba (1-15 ottobre 2001). Esso offre solamente alcune osservazioni ed impressioni come sono state vissute da un missionario che dopo venti anni di lavoro tra i nostri emigrati nel Regno Unito proprio in questi giorni è stato richiamato in Italia, a Milano.E stato bello vivere insieme alcuni giorni di fraternità tra sacerdoti, suore e laici (25 in tutto) nellŽannuale Convegno che si è tenuto, dal primo al cinque ottobre, ad Alba, ad Altavilla, nella casa adibita per esercizi spirituali ed attività pastorali della diocesi di Alba. Abbiamo beneficiato di unŽaccoglienza e ospitalità veramente cordiale che ci ha fatto sentire come a casa nostra.Tutti i giorni sono stati ritmati dalla recita delle Lodi, dalla celebrazione eucaristica e dalla recita del santo Rosario.Per felice coincidenza vi è stato un singolare abbinamento di presenze e di relatori: due vescovi, due vicari generali, due fratelli relatori (mons. Alfredo Bona e il fratello Diego, vescovo di Saluzzo), due della Migrantes da Roma, mons. Luigi Petris e don Elia Ferro, e last but not least due missionari in Inghilterra, don Giorgio e mons. Agostino Gonella, due fratelli originari di Alba! Su questo singolare, molteplice "duetto" si sono intrecciati vari temi e relazioni che qui presentiamo brevemente.Il convegno è stato aperto da mons. Agostino Gonella, delegato nazionale delle Missioni cattoliche italiane in Gran Bretagna. Egli più che tenere una relazione ha voluto sottolineare alcuni aspetti e problemi appariscenti ed attuali del nostro lavoro ed ha posto subito la domanda di fondo: "Sono ancora necessarie le Missioni cattoliche italiane?".Nella mente di molti, compresi molti vescovi e sacerdoti in Italia, la risposta è "no"! Oggi in Italia il problema è lŽimmigrazione, chi è lontano ed emigrato, purtroppo, conta di fatto ben poco, per non dire nulla. LŽemigrazione allŽestero sembra ai più un capitolo chiuso o comunque che non comporta dei problemi. Il che non risponde al vero. Stando ai dati dellŽISTAT ancora oggi lasciano ogni anno lŽItalia circa 50.000 persone e molti emigrati non hanno certamente fatto fortuna!In ogni caso per capire che le Missioni sono necessarie, ha affermato il delegato nazionale, bisognerebbe venire allŽestero non da turisti, vedere e constatare di persona quanto i nostri italiani, specie quelli di una certa età, sono integrati nelle Chiese locali. Non è sufficiente conoscere un poŽ la lingua per capire unŽaltra mentalità ed entrare in una cultura diversa.è in crescendo il problema degli anziani che non possono essere abbandonati a se stessi. Qualcosa per loro si è fatto e si sta facendo, ma si è lontani dal rispondere ai bisogni reali.CŽè poi il problema dei giovani che meriterebbe essere approfondito. Mi limito a constatare che essi, eccetto le solite belle ma poche eccezioni, non sono attaccati a nessuna chiesa e la loro pratica religiosa è quasi nulla. Come recuperarli alla Chiesa? Non certo lasciandoli alla deriva, ma aiutandoli a riscoprire le loro origini culturali che sono fortemente cristiane. La sparizione delle nostre Missioni non li aiuta certamente in questa ricerca.Accenno al problema dei giovani drogati italiani. Ne sa qualcosa p. Carmelo. Sono alcune migliaia con una forte concentrazione a Londra. Al riguardo sarebbe urgente una qualche forte iniziativa sulla quale tante volte abbiamo discusso, ma che non ci è riuscito di realizzare appieno.Ricordo infine il problema degli operatori pastorali: dei missionari e delle suore. Siamo ancora 12 sacerdoti, due sono in partenza, uno è ammalato. VentŽanni fa eravamo 30. Tra noi cŽè una riflessione ed uno sforzo per inventare qualcosa di nuovo, soprattutto in ordine alle forze laicali sinora rimaste forse un poŽ ai margini. Resta comunque fondamentale lŽassicurare una presenza sacerdotale nelle grandi città e a livello regionale, pena la dispersione delle nostre comunità e la perdita della fede in molti nostri cristiani. Per assicurare questi essenziali punti di riferimento ci auguriamo un rafforzamento della cooperazione tra le Chiese di partenza e quelle di arrivo.Mons. A. Gonella ha invitato poi una suora ed un laico a dare una testimonianza.Suor Maria Teresa (Peterborough) sollecita una maggior collaborazione tra le missioni e tra le componeneti di ogni Missione: sacerdoti, suore e laici.Il signor Martino Cranchi (Enfield) ha riaffermato con convinzione la validità delle nostre Missioni, soprattutto a sostegno degli anziani.Prende poi la parola Mons. Alfredo Bona con unŽampia panoramica sul Piemonte ed espone geografia, storia, politica, arte, costume e santità dei suoi figli migliori.Mons. Franco Peradotto, rettore del Santuario della Consolata (Torino), in due conferenze presenta lŽattualità del messaggio evangelico e mette in rilievo la risposta pastorale della Chiesa piemontese nei vari periodi storici attraverso lŽopera dei suoi Santi (la "cronotassi dei nostri Santi", così la denomina), specialmente i "Santi sociali" dellŽOttocento e Novecento: Pio Lanteri, il Cafasso e il Cottolengo, Don Bosco, S. Leonardo Murialdo, B. Faà di Bruno, B. Allamano, B. Piergiorgio Frassati, B. Don Orione e Don Giacomo Alberione. Di queste figure mette a fuoco i variegati carismi e influssi anche in campo sociale.Il vescovo di Alba, Mons. Sebastiano Dho, svolge unŽampia relazione sul tema "Le unità pastorali come metodo di apostolato nel futuro delle Chiese locali" e il vescovo di Saluzzo, Mons. Diego Bona, parlando sullo stesso tema ha dato preziose indicazioni pratiche per ovviare alle difficoltà create soprattutto dallŽattuale crisi delle vocazioni. Occorre valorizzare con saggio discernimento le unità pastorali in montagna, pianura e nelle città, promuovere il diaconato permanente, introdurre la "Celebrazione della Parola con la Comunione" dove non è possibile assicurare ogni Domenica la Santa Messa, puntare maggiormente sulla collaborazione dei laici, seri, preparati e motivati.Intervengono, infine, i due responsabili della Migrantes di Roma. Mons. Luigi Petris presenta, a grandi linee, il documento pastorale approvato dai vescovi italiani nel maggio scorso "Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia". Questi orientamenti pastorali - che ricalcano le idee-guida tracciate dal Papa nella Esortazione apostolica "Tertio Millennio ineunte" - hanno anche cinque espliciti riferimenti alle migrazioni. Specialmente nel n. 58 si parla del compito di testimoniare il Vangelo in una società multietnica e multireligiosa tenendo presente il compito primario della Chiesa che è lŽevangelizzazione.Don Elia Ferro richiama alcuni punti concreti: la prossima Giornata Nazionale delle Migrazioni (18 novembre), la cospicua rappresentanza degli emigrati al loro Giubileo nel giugno dellŽAnno Santo; informa circa il movimento dei sacerdoti per lŽemigrazione (partenze e rientri). Ricorda, con dati alla mano, che, sia pure in misura più ridotta rispetto al passato, lŽemigrazione degli italiani allŽestero continua e non solo per motivi di commercio o di studio. Sostiene che occorre dare maggiore visibilità agli italiani allŽestero sia sul piano politico come su quello della storia insegnata nelle nostre scuole, come pure attraverso i mezzi di comunicazione sociale.Il convegno non si è esaurito nellŽambito della sala-conferenze: ci siamo mossi anche fuori delle pareti di Altavilla prendendo contatto con numerose istanze della Chiesa locale.E stato interessante visitare il Centro "Bakhita", intitolato alla schiava africana, affrancata e venuta in Italia, fatta suora e santa. Qui don Paolo Rocca, direttore del locale Ufficio Migrantes, ci ha fatto una breve relazione sulle molteplici attività che il Centro svolge, con una fitta rete di volontari, a servizio degli immigrati di varia etnia e religione.Altrettanto istruttiva è stata la visita alla sede centrale dei Paolini, dove si stampa il settimanale "Famiglia Cristiana", fondato da don Alberione nel 1931. Quanta strada da allora! Un paolino ci ha illustrato con competenza le complesse fasi della stampa del periodico: pensate che una rotativa stampa quarantamila copie allŽora!Trovandoci in Piemonte non poteva mancare una sia pur rapida visita alla "regal Torino, incoronata di vittoria", come cantava Carducci e la visita alla Basilica di Superga, carica di memorie storiche, regali e, ahimè, anche sportive con i 18 giocatori ivi caduti con lŽaereo il 4-5-1949.Da Piazza Castello ci portiamo al Santuario della Consolata, cuore della devozione mariana dei torinesi ove rivediamo il rettore, mons. F. Peradotto.Nel pomeriggio ci siamo spinti a visitare un singolare monumento, ignoto alla maggior parte di noi, ma che è stato scelto a simbolo religioso, storico-artistico della Regione Piemonte: la Sacra (non sagra!) di S. Michele. E unŽantica Abbazia che si erge imponente sulla cima del Monte Pirchiriano allo sbocco della Val di Susa e si presenta con lŽaspetto di un agguerrito baluardo. Pensate che la chiesa è costruita sulla cima del monte, a 1.000 metri di altezza. La guida, il p. Antonio, rosminiano, ci informa che nel periodo più florido lŽAbbazia ospitava fino a 100 monaci. Dallo strapiombo di oltre 600 metri lo sguardo spazia dalla Val di Susa alla città di Torino.A Bra, la cittadina natale di S. Giuseppe Cottolengo, abbiamo visitato il Santuario della Madonna dei Fiori, dove vi è un pruno che fiorisce miracolosamente in pieno inverno.Al nostro convegno ha dato un tocco particolarmente felice e festoso la celebrazione del 50mo di sacerdozio del nostro delegato nazionale, mons. Agostino Gonella. Momenti salienti della ricorrenza sono stati la concelebrazione della Santa Messa col vescovo di Alba e poi la cena al suo paese natale, Torre Bormida, con i familiari del festeggiato.Nel nebbioso mattino di sabato 5, tornando a Torino-Caselle, siamo passati a Montà dŽAlba, il paese natale di un altro nostro caro missionario dŽInghilterra (Nottingham), don Giacomo Morone, tornato recentemente al Signore. Costeggiando il cimitero dove riposa don Giacomo abbiamo recitato un Requiem per questo valoroso operaio della vigna del Signore.Ritornati in Gran Bretagna, al lavoro quotidiano nelle nostre Missioni, abbiamo ripreso con lena gli impegni pastorali tra la nostra gente, semplice, buona, ma spiritualmente debole e bisognosa di guide spirituali forti e sicure.Come trasmettere questa nostra esperienza quotidiana alle nostre Chiese di partenza? Come far comprendere che non si può abbandonare a se stesse queste persone che tanto hanno lavorato e sofferto nel silenzio? Come chiarire che pur inseriti nel mondo del lavoro e nella locale società questi nostri cristiani sono ben lungi dallŽessere integrati nelle comunità delle Chiese locali? Questi ed altri interrogativi vorremmo far pervenire ai Pastori delle Chiese dŽItalia da cui provengono questi nostri cristiani fratelli, che vieppiù, almeno qui in Gran Bretagna, si vedono privati di quellŽunica presenza sacerdotale che, grazie alla lingua ed alla cultura, può assicurare la comprensione reciproca, il sostegno spirituale e la perseveranza in quella fede che dà forza e speranza nella vita.